Diadema: Narrativa
Se son donne fioriranno
Libro: Libro rilegato
editore: Diadema
anno edizione: 2022
pagine: 167
In un mondo in cui spesso – troppo spesso – le donne non hanno voce, la casa editrice Diadema ha deciso di raccogliere alcune di queste voci e farle diventare voci univer-sali, che parlano per chi non può, che raccontano il dolore di alcuni silenzi e lo strazio di alcune urla, ma anche infinite forme d’amore. Le donne che popolano i racconti di questa raccolta, con o senza una coscienza strettamente politica o culturale, pensano, lottano, (anche contro se stesse), cambiano e vivo-no. Lo stesso percorso fanno le autrici di queste storie – donne anch’esse – che scrivono descrivendo tanti universi femminili e dando vita a una straordinaria collezione di sentimenti variegati e, spesso, distanti tra loro. Ognuna di queste donne – protagoniste inconsapevoli dei racconti – dispone di una forza nascosta che, al momento opportuno, si palesa come un dono, come un ricco corredo emotivo lasciato in pegno dalla vita per bilanciare le dure prove alle quali, essa stessa, sapeva già di sottoporre il genere femminile. Una forza che contrasta, ma si compensa, con i dubbi, i tormenti, le indecisioni e lo scoramento di queste donne che, alla fine, inevitabilmente, sbocciano. È questo il senso del titolo, è questo il senso dell’immagine di copertina – realizzata da Elisabetta Paris – è questo il senso del fem-minismo vero, scevro da stilemi, dettami e costrutti di qual-sivoglia corrente. È fisiologico, è reale, è inevitabile: Se son donne… fioriranno!
Una piccola casa e un grande spazio
Roberta Gatti
Libro: Libro rilegato
editore: Diadema
anno edizione: 2022
pagine: 228
Il libro racconta un’Italia colpevolmente dimenticata. L’Italia dei subalterni, dei poveri, degli sfruttati, degli emigranti appunto. L’Italia del paternalismo cattolico, dell’iniquità elevata a regola universale e non scritta, del forsennato classismo annidato in certa élite, della mezzadria che affamava da una parte e ingrassava indecorosamente dall’altra, dell’ignoranza, che è la grande, insidiosa risorsa del potere. Ma anche l’Italia del riscatto, dell’uscita dallo stato di minorità, dell’articolo 3 della Costituzione, dello studio, della conoscenza, della ragione contrapposta all’irrazionalità sapientemente veicolata a favore dei pochi. «A che serve studiare la storia o la poesia di Dante, se poi farò il barista o l’operaio?», chiede uno studente a Roberta in classe, come lei stessa racconta. «A non essere uno schiavo», replica lei. E la sua risposta è più efficace di molte, inutili pagine di chiacchiere del vuoto “pedagogese”. Al barista, alla cassiera, al manovale, all’operaio, all’emigrato di seconda generazione, la Storia si rivolge a loro. Lo diceva Don Milani, uno dei pochissimi grandi, autentici maestri di questo Paese distratto. Questo libro ci mette sull’avviso: ci intima a scuoterci da questo ottundimento egoista della coscienza, a restituirci l’un altro un po’ di umanità. Perché, come l’autrice scrive in un passaggio molto bello, c’è molto più nel dare che nel ricevere. Che è una cosa che dicevano i nostri vecchi, quelli che la fame l’avevano patita.
La scelta di destino
Brunello Castellani
Libro: Libro rilegato
editore: Diadema
anno edizione: 2022
pagine: 342
Un romanzo complesso quello di Brunello Castellani, che inizia la mattina del 3 febbraio 1944, quando Destino parte dall’Appennino umbro per andare a combattere per la Repubblica di Salò. Al ritorno incontra un monaco che lo avvia alla conoscenza e lo aiuta a superare la colpa che si porta dentro. Per riscattarsi sceglie di seguire le tracce di due gruppi di deportati presi la mattina della sua partenza. Sono i Triangoli rossi dell’Appennino, nati nelle stesse terre e catturati dai nazifascisti a 1200 chilometri di distanza. Alcuni nei paesi della montagna di Foligno, altri in fondo alla miniera di Montrouge, in Francia, dove sono emigrati. Finiscono, quasi tutti, nei campi di concentramento dove gli scienziati di Hitler preparano le armi segrete per ribaltare le sorti del conflitto. Lavorano in condizioni di schiavitù e pochi tornano a casa. Mentre l’Italia rifiuta di fare i conti con le proprie responsabilità, Destino attraversa la notte del Novecento e pratica la cura della memoria contro l’oblio e i nuovi volti dell’odio. Fino all’ultimo viaggio a Gualdo Tadino dove assiste al ritorno a casa di una giovane donna, diventata importante nel Paese dove il nonno Tommaso, minatore ucciso dal lager, è emigrato quasi un secolo prima. Un’opera ambiziosa, sensibile, di estrema perizia storica e narrativa, dove l’autore unisce una ricostruzione rigorosa degli avvenimenti realmente accaduti, alla finzione funzionale del romanzo, alle impressioni e considerazioni sulle vicende italiane a partire dalla fine Seconda Guerra Mondiale in poi.
Ab nua testa, vaig sobre neu. La leggenda del santo pellegrino
Matteo Bebi
Libro: Cartonato
editore: Diadema
anno edizione: 2022
pagine: 99
Il racconto è un omaggio alla millenaria festa che si svolge da secoli nel borgo di San Pellegrino, oggi frazione di Gualdo Tadino (PG). Prima d’iniziare a tracciare il breve profilo storico di questo luogo, abbarbicato sulla collina a mezza via tra la stessa Gualdo Tadino, Gubbio e Fossato di Vico, nella montagnosa Umbria orientale, è opportuno ricordare e menzionare la tradizione del pioppo, che da più di mille anni nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio si erge, in maniera quasi misteriosa, nella piazza antistante la chiesa del borgo. Una tradizione che lega il territorio di San Pellegrino a usanze ben più antiche, di cui si riscontra traccia in altre tradizioni cittadine: una su tutte i Ceri di Gubbio, antichissimi pure loro. Lo sforzo corale della popolazione, la fratellanza, l’aggregazione e l’unione che infonde la volontà di ricordare i fatti occorsi oltre mille anni or sono non sono solo straordinari, ma debbono fare da esempio soprattutto oggi, soprattutto in questi anni difficili.
Jus sanguinis
Maria Laura Antonini
Libro: Libro rilegato
editore: Diadema
anno edizione: 2022
pagine: 210
Dall’ingresso il telefono lanciò un primo squillo allarmante. Stinco, che non amava rispondere, sentì comunque che non squillava nel modo consueto, era più l’ululato di una sirena, il grido straziante di un naufrago, un’inequivocabile richiesta di aiuto. Lo ignorò per una, due, tre, quattro volte. Al quinto squillo, quel residuo di senso di responsabilità che albergava in lui lo fece alzare dal letto. Bestemmiando tutti i santi e imprecando contro il freddo, sollevò la cornetta. Riconobbe in un istante il respiro interrotto di Miriam “Alfredo sono io…”.