Edarc Edizioni: Calliope

Platone, nel "Fedro", tra le quattro forme di follia, con il delirio, la profezia e l'amore, colloca la "poesia visionaria". Qui vorrebbero esserci tutte e quattro. Ma c'è sicuramente l'amore, che è in ultimo ricerca, tramite il poeta visionario, di quello che io chiamo Dio.

Un animo romantico, sognatore, che contempla e riflette sulla natura e sull'uomo. Una mente vivace che si diverte a cimentarsi in varie lingue e in diverse forme, partendo dagli esempi di grandi poeti, da Guittone d'Arezzo a Petrarca, da Leopardi a Pascoli, per reinventare e per creare qualcosa che rimanga, nella sua essenza, intimamente originale. Un ragazzo che, in un mondo dove la poesia rischia di essere dimenticata, si interroga sul valore dell'arte, sulla forza dei sentimenti e sul significato profondo della vita, proteso come un surfista verso quel "limite che fugge".

"Qui e ora" e "là e allora". I ricordi di un viaggio nei luoghi del passato, quello lontano e quello più recente, ma che mantiene sempre nell'intimo impressioni nitide, acute. Attraversando il tempo e percorrendo le distanze Manuela Carpinelli riavvolge, come Arianna nel labirinto, il filo dei ricordi, facendo affiorare negli interstizi della memoria antiche emozioni, momenti di infinite dolcezze e di cupe inquietudini.

All'ombra der banano non si sta comodi, ve l'assicuro, ma quando si torna alla luce del sole ci si scopre più consapevoli. Colorito e sferzante come solo il romanesco del Belli, di Trilussa, di Pascarella ha saputo essere.

«Le poesie qui raccolte sono solo alcune fra quelle scritte in un periodo che va dal 1997 al 2004. Ho scelto di affiancarle alle realizzazioni fotografiche del mio caro amico e collega Alessandro, con l'intento di avvicinare la poesia alla fotografia e viceversa… creando due distinte sequenze di sensazioni, non necessariamente studiate a tavolino, dove il testo spesso contrasta con l'immagine. Sono infatti scatti realizzati a New York e sul Passo della Futa… due mondi incredibilmente diversi, uniti su queste pagine.» (Gabriella Fabbro)