Pacini Giuridica
Le azioni di responsabilità nel confronti degli amministratori di società di capitali
Romagnoli, A. De Poli
Libro
editore: Pacini Giuridica
anno edizione: 2020
Le clausole sociali nell'ordinamento giuridico italiano. Concorrenza e tutela del lavoro negli appalti
Fabio Pantano
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Giuridica
anno edizione: 2020
pagine: 224
L'espressione «clausola sociale» ricorre in modo frequente nel dibattito scientifico e giurisprudenziale, senza che emerga, tuttavia, un quadro ricostruttivo chiaro sulla sua definizione e sulle sue implicazioni giuridiche. Da qui muove l'itinerario di questa ricerca, e si snoda attraverso un'ampia ricognizione delle previsioni cui la dottrina e la giurisprudenza si riferiscono con tale locuzione. Ne emerge un quadro ordinamentale complesso, nel quale le clausole sociali contribuiscono a definire le condizioni alle quali si svolge la competizione economica negli appalti pubblici e privati, anche al fine di garantire maggiore sicurezza all'azione delle amministrazioni e delle imprese. Attraverso questa tecnica regolativa l'ordinamento giuridico indirizza i comportamenti strategici degli operatori economici verso esiti conformi alle finalità che esso persegue. In tale prospettiva, il tema incrocia un ambito di centrale importanza nel diritto del lavoro moderno, cioè la sostenibilità dei costi legati alla tutela del lavoro rispetto alla necessità di favorire lo sviluppo economico e di garantire standard qualitativi adeguati alle opere e ai servizi forniti ai cittadini. Questo studio propone un contributo teorico-sistematico all'identificazione di soluzioni giuridiche razionali ai principali problemi ermeneutici sollevati dalle clausole sociali.
La privatizzazione del diritto di famiglia
Cristina Caricato
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Giuridica
anno edizione: 2020
pagine: 176
Nel tempo, molti istituti del diritto di famiglia hanno conosciuto un progressivo ammodernamento, che ha condotto a una privatizzazione dei rapporti di coppia, anche se non di tutte le relazioni familiari. Tale processo si è snodato attraverso alcune tappe, che hanno condotto a una evoluzione impensabile all'indomani dell'emanazione del codice civile. Soprattutto le ultime riforme, che hanno creato una scissione tra la materia delle relazioni di coppia (connotata da maggiore autonomia) e quella della filiazione (tesa alla tutela dell'interesse del minore), hanno segnato un punto di svolta. Il moltiplicarsi dei modelli familiari ha portato a un'accentuazione della libertà di determinare i diritti e i doveri reciproci. La crisi della famiglia è apparsa il terreno preferenziale, in cui si esplica la suddetta privatizzazione. Attraverso l'esame del quadro normativo e giurisprudenziale, si è cercato di descrivere tale complesso e mutevole processo evolutivo nelle sue manifestazioni più rilevanti.
Il dolo del giudice quale motivo di revocazione della sentenza civile
Ignazio Zingales
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Giuridica
anno edizione: 2020
pagine: 128
Il "dolo del giudice" costituisce elemento perturbatore del processo che espone la pronunzia adottata al rischio di revocazione ex art. 395, n. 6, cod. proc. civ. Tale modello di tutela - attivabile nei confronti della sentenza "partigiana" solo successivamente alla formazione di un giudicato contenente l'accertamento di detto dolo - è stato recentemente oggetto di rivisitazione da parte della dottrina e della giurisprudenza. In questo quadro (caratterizzato da rinnovato interesse), nel volume si sono prevalentemente affrontate tre delicate questioni. La prima riguardante l'enucleazione degli elementi costitutivi del dolo del giudice. La seconda concernente l'individuazione delle sedi in cui tale elemento psicologico può essere utilmente accertato ai fini della revocazione della sentenza. L'ultima, infine, attinente al nesso di causalità tra la condotta dolosa del giudice e la sentenza, e quindi al tipo di giudizio (di certezza o di ragionevole probabilità) che deve sostenere tale possibile sequenza causale.
Le mobili frontiere della filiazione
Angela Mendola
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Giuridica
anno edizione: 2020
pagine: 288
Il principio di unicità dello stato di figlio, introdotto dalla L. n. 219 del 10 dicembre 2012, recante “Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali”, sembrerebbe aver realizzato una sensibile rottura con il passato, percepibile nello scollamento del rapporto di filiazione dal vincolo matrimoniale, alla luce della diffusa emersione di modelli familiari alternativi a quest'ultimo. Lo statuto giuridico di figlio non dovrebbe, quindi, più mutare a seconda del tipo di legame esistente tra i genitori ma, al contrario, adattarsi e uniformarsi ad una pluralità di sistemi familiari. Il “diritto della filiazione” si lega, infatti, sempre più ad una concezione “funzionale” della famiglia, che guarda al rapporto, prima che all'atto, con l'effetto che le frontiere della filiazione diventano sempre più mobili e che l'esistenza di legami familiari consolidati depone a favore della rilevanza giuridica di qualunque tipologia familiare, ove si accerti che in essa si estrinsechi lo sviluppo della personalità del minore. Fine precipuo del presente lavoro risulta, pertanto, quello di accertare se l'intento di unificazione avuto di mira dal legislatore, nella sostanza, possa ritenersi attuato o se, invece, la disciplina della filiazione si sia soltanto, nella forma, adeguata alle nuove esigenze etico-sociali, senza, tuttavia, disancorarsi dai tradizionali dettami.
Criminal investigations on corporate liability. A comparative account on Italy and the United States
Elena Militello
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Giuridica
anno edizione: 2020
pagine: 240
La caparra e la clausola penale tra autonomia privata e potere correttivo del giudice
Matilde Ratti
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Giuridica
anno edizione: 2020
pagine: 208
Diritto matematico. Diritto con verità e Diritto senza verità
Marco Versiglioni
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Giuridica
anno edizione: 2020
pagine: 240
Il digitale e l'intelligenza artificiale conferiscono una dimensione nuova a relazioni antichissime, quali uomo = macchina e diritto = macchina. Un modo per risolvere queste relazioni è il 'dirittomatematico', un algoritmo di metodo, e non di merito, softwarizzabile, ma naturale, reale, semplice, antico, utile tanto a scrivere quanto ad applicare la legge. In uno, un algoritmo estratto dal diritto che c'è, sia esso con verità, sia esso senza verità, e animato dalla consueta «logica aristotelica », applicata però, e questa è l'innovazione, a quattro esaustivi tipi di verità, nessi, nomi, concetti, segni, non numeri, ricavati analogicamente dalla matematica. Si tratta di un modo alternativo rispetto al «modo» della «correlazione», che è invece costituito da un algoritmo imperscrutabile basato su big data e che giustamente preoccupa perché i casi della vita di ogni persona, a sé considerati, non sono e non saranno mai scambiabili, essendo essi destinati a rimanere singoli, unici. Se il fine del diritto è dare a ciascuno il suo e ricevere da ciascuno il suo, cioè rendere uguali i rapporti tra ciascuno e il suo caso, allora il «modo» della «correlazione» non può essere applicato al vero diritto con verità, a meno che non si rinunci al principio di uguaglianza, ossia di scambiabilità, e si torni miseramente a un falso diritto con verità o a un vero diritto senza verità. Questo libro fornisce un'introduzione guidata ai lineamenti del 'dirittomatematico' e una raccolta di applicazioni pratiche della sua versione 1.0. Ma, soprattutto, ne prefigura la versione 2.0, il Diritto Matematico, come Unione di insiemi di una Famiglia forse idonea a contenere e spiegare tutto ciò che comunemente chiamiamo diritto.
Le attività pericolose nel settore bio-medico. Spunti per una rilettura dell'art. 2050 c.c.
Francesca Di Lella
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Giuridica
anno edizione: 2020
pagine: 176
La «soluzione intermedia» pensata dal legislatore del 1942 nell'introdurre l'art. 2050 c.c. si è rivelata nel tempo duttile e capace di contemperare le esigenze di una società complessa e in veloce trasformazione con quella di protezione dei soggetti esposti all'esercizio di attività pericolose, ma spesso indispensabili alla comunità. Il vasto campo delle scienze della vita, soprattutto in quei segmenti nei quali assai stretto è il connubio tra medicina e tecnologia, è divenuto terreno di sperimentazione e di costruzione di un sistema della responsabilità civile composito, nel quale possono convergere e operare molteplici regole, al fine di assicurare piena tutela a un valore primario dell'ordinamento quale il diritto alla salute. È in questo punto di intersezione che la norma di cui all'art. 2050 c.c. è riuscita a ritagliarsi un proprio spazio, con riguardo alle attività sanitarie maggiormente caratterizzate dalla procedimentalizzazione e dall'utilizzo di mezzi o materiali pericolosi. Più recentemente, biotecnologie della salute e procreazione medicalmente assistita sembrano dischiudere altre possibilità applicative alla norma. Il lavoro ripercorre la genesi dell'art. 2050 c.c. e delinea gli elementi strutturali e i profili funzionali della norma, emersi dalle ricostruzioni della dottrina e della giurisprudenza, per poi indagarne le linee evolutive e prospettarne l'applicabilità a nuove ipotesi di eventi dannosi.
Gli incerti confini dell'esterovestizione nell'economia globalizzata
Nicolò Zanotti
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Giuridica
anno edizione: 2020
pagine: 200
L’obiettivo del volume è valutare l’adeguatezza del sistema impositivo alle esigenze di un’impresa operante nel mercato internazionale, focalizzando l’attenzione sui criteri di localizzazione e sull’applicazione che questi ricevono in uno scenario in cui le singole sovranità nazionali subiscono il predominio di un’economia aperta. A questo scopo, dopo aver affrontato una ricostruzione delle linee essenziali della fiscalità italiana nel contesto tributario internazionale ed europeo, con particolare attenzione alla residenza fiscale delle società dotate di personalità giuridica, occorre ripensare l’ormai obsoleto principio per cui l’imposizione è strettamente correlata alla presenza fisica dell’imprenditore, concepito quando i mercati erano chiusi e l’economia digitale non esisteva, promuovendo una nuova prospettiva maggiormente conforme all’attuale realtà economica mondiale.
Carcere senza fabbrica: povertà, lavoro forzato e welfare
Giuseppe Caputo
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Giuridica
anno edizione: 2020
pagine: 320
La teoria e la storia della moderna penalità sono riconducibili a due letture che si presentano come antitetiche: quelle riformiste e quelle revisioniste. Quelle riformiste vedono nella nascita della prigione, basata sulla pratica del lavoro forzato, una tappa centrale per l’adozione di un sistema punitivo “umano” volto alla correzione morale e sociale dei condannati. Quelle revisioniste considerano il carcere-fabbrica un laboratorio per la trasformazione del povero ozioso in operaio docile, individuando nel lavoro forzato carcerario uno dei tratti distintivi della penalità moderna, un dispositivo di generalizzazione della cultura borghese lavoro-centrica. Entrambi gli approcci convergono nell’enfatizzare il ruolo del lavoro carcerario, ma cadono nell’errore di privilegiare lo studio della retorica che ha accompagnato il modello di carcere rieducativo, rispetto all’esame della concretezza giuridica e sociologica del fenomeno che ha indubbi riflessi anche sul suo inquadramento teorico. "Carcere senza fabbrica", attraverso una articolata genealogia storica e socio-giuridica del lavoro forzato carcerario dallo Stato liberale ad oggi, mostra come il progetto correzionalista di assimilazione del carcere alla fabbrica sia rimasto, nel caso italiano, un dogma ideologico, presente nella retorica di alcuni dei riformatori, ma non recepito nella legislazione e tantomeno nelle pratiche di governo. Ne emerge un idealtipo di penitenziario molto lontano da quello elaborato dalla critica foucaultiana e dalla storiografia revisionista. Il sistema legale dell’esecuzione penale italiano, ieri come oggi, appare volto, secondo l’intramontabile principio di deterrenza, a perseguire, con modalità considerate come economiche ed umane, lo scopo della punizione della povertà, piuttosto che quello della sua correzione.

