Rosenberg & Sellier
Introduzione allo studio delle lingue germaniche
Vittore Pisani
Libro
editore: Rosenberg & Sellier
anno edizione: 1983
pagine: 234
L'illusione della scelta. Classe operaia e mercato del lavoro
Robert Blackburn, Michael Mann
Libro
editore: Rosenberg & Sellier
anno edizione: 1983
pagine: 384
Grammatica latina storia e comparativa
Vittore Pisani
Libro
editore: Rosenberg & Sellier
anno edizione: 1983
pagine: 308
Testi latini arcaici e volgari con commento glottologico
Vittore Pisani
Libro
editore: Rosenberg & Sellier
anno edizione: 1983
pagine: 198
Il problema della rilevanza. Per una fenomenologia dell'atteggiamento naturale
Alfred Schütz
Libro
editore: Rosenberg & Sellier
anno edizione: 1983
pagine: XL-166
Il pensiero e l'ordine del mondo. Schizzo di una teoria della conoscenza
Clarence Irving Lewis
Libro
editore: Rosenberg & Sellier
anno edizione: 1983
pagine: 256
Clarence Irving Lewis (1883-1964) è stato uno dei padri della logica «non classica» moderna, e un deciso assertore della formulabilità e legittimità di sistemi di logica alternativi rispetto a quello classico. Con la "Survey of symbolic logic" (1918) e soprattutto con la "Symbolic logic" (1932), scritta in collaborazione con C.H. Langford, egli mostrò come fosse possibile costruire sistemi matematicamente ineccepibili, in cui la relazione di implicazione aveva proprietà parzialmente diverse da quelle classiche. Ma, forse più ancora che alla pura e semplice formulazione di sistemi di logica, Lewis era interessato alle conseguenze filosofiche dell’esistenza di una pluralità di logiche alternative: e con "Lo spirito e l’ordine del mondo" (1929), egli intese trarre esplicitamente queste conseguenze, per quanto riguarda la teoria della conoscenza. L’insieme degli strumenti concettuali mediante i quali l’esperienza viene organizzata (l’«a priori») non poteva più essere considerato come unico: ci si trovava piuttosto in presenza di una pluralità, in linea di principio illimitata, di schemi concettuali alternativi di pari legittimità matematica, la scelta tra i quali andava affidata essenzialmente al criterio dell’efficacia nell’organizzazione dell’esperienza. È questo il «pragmatismo concettuale» teorizzato da Lewis, sulla scorta di James e Dewey, ma soprattutto di Peirce: lo schema concettuale da preferirsi è quello la cui applicazione nella costituzione dell’esperienza consente previsioni più attendibili, perché sistematicamente verificate. La rigidità dell’a priori kantiano si frantuma in un dialogo ininterrotto tra sistemi di costrutti, elaborati mediante una pura analisi concettuale, dati d’esperienza più o meno strutturati, e previsioni più o meno esattamente verificate. La conoscenza scientifica è il risultato – provvisorio, e in un certo senso relativo – di questo dialogo, la cui sede non è tanto un’ideale comunità di scienziati, quanto la concreta comunità umana, mossa – non senza conflitti interni – da un bisogno vitale di organizzazione dell’esperienza in vista della sopravvivenza.