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Giappichelli: Procedura penale. Studi

Originari statuti e nuovi orizzonti dei giudizi immediati

Originari statuti e nuovi orizzonti dei giudizi immediati

Fabrizio Siracusano

Libro: Libro in brossura

editore: Giappichelli

anno edizione: 2018

pagine: VI-226

Accomunati da un medesimo nomen iuris il codice di procedura penale accoglie al suo interno diverse declinazioni del giudizio immediato: distinte quanto alla titolarità del potere di impulso; differenti circa i presupposti che lo legittimano. Animato, ab origine, da evidenti pulsioni semplificatorie dell’itinerario procedurale, sul solco di un’evidenza probatoria idonea ad attestare la superfluità di una verifica in contraddittorio sulla fondatezza dell’accusa, il rito immediato nella sua accezione ex auctoritate sembra oggi rispondere a nuove esigenze. Soprattutto nella sua articolazione “custodiale”, l’amputazione delle più ampie garanzie offerte dall'iter ordinario non è adeguatamente bilanciata da un controllo sull’azione depauperato del confronto dialettico fra accusa e difesa. Il rito immediato appare ormai rispondere solo a una discutibile pretesa di “energica repressione” e di incremento, in una prospettiva di recupero dell’efficienza, della produttività degli uffici giudiziari. Lo studio si occupa di analizzare i tratti salienti delle plurime articolazioni dei “riti” immediati; ne sottolinea le differenze; ne evidenzia le più vistose e ingiustificate deviazioni sotto il profilo della compressione delle garanzie di un imputato in balìa delle scelte strategiche del pubblico.
23,00

Habeas corpus. Manipolazioni di una garanzia
33,00

Intercettazioni e cariche istituzionali

Intercettazioni e cariche istituzionali

Chiara Gabrielli

Libro: Libro in brossura

editore: Giappichelli

anno edizione: 2017

pagine: 168

La relazione fra giustizia penale e politica costituisce il parametro più affidabile per stabilire la caratura democratica di un ordinamento; di questa relazione le scelte che governano l'esercizio dei poteri inquirenti rivolto alle cariche apicali dello Stato rappresentano un aspetto qualificante e di alto valore simbolico. L'opera ne affronta un'area circoscritta e tuttavia rilevante, la disciplina delle captazioni di comunicazioni e conversazioni che coinvolgono i titolari di munera istituzionali, approfondendo genesi, contenuti normativi, profili applicativi, anche alla luce degli interventi, particolarmente incisivi in materia, della Corte costituzionale. Dall'analisi emerge un assetto largamente insoddisfacente: opzioni legislative in difficoltà di senso e di assai dubbia costituzionalità, lacune e incongruenze sistematiche, coordinate operative di incerta interpretazione lo rendono bisognoso di una radicale rimeditazione, necessariamente affidata a una unica mano legislativa, che sappia tradurre in norme di rango costituzionale un equilibrato bilanciamento fra le esigenze dell'accertamento penale e le prerogative di parlamentari, ministri, Presidente della Repubblica. Al di là delle specifiche soluzioni che il legislatore riterrà di accogliere nel merito, eventualmente declinandole in relazione alle peculiarità delle diverse figure istituzionali, a guidare la riforma dovrà essere un'idea di fondo: nessun malinteso principio di uguaglianza può condurre a disconoscere né la legittimità né l'opportunità di speciali garanzie verso il "domicilio della parola" di quelle figure, a condizione che si tratti di provvidenze esclusivamente commisurate all'obiettivo di assicurare l'esercizio indipendente delle funzioni pubbliche di cui sono titolari.
22,00

Il diritto di difesa dell'ente in fase cautelare

Il diritto di difesa dell'ente in fase cautelare

Silvia Renzetti

Libro: Libro in brossura

editore: Giappichelli

anno edizione: 2017

pagine: VIII-295

A partire dal 2001, il processo penale si misura con una figura di imputato del tutto inedita: l'ente collettivo, di cui è chiamato ad accertare la responsabilità per gli illeciti amministrativi dipendenti da taluni reati commessi al suo interno, così come delineata dal d.lgs. n. 231 del 2001. Una scelta di campo, quella di calare la nuova e delicata materia nello scenario processuale penale, animata dall'intento di sfruttarne gli incisivi strumenti d'indagine, ma soprattutto le ineguagliabili garanzie. Ne deriva un processo caratterizzato da una sua compiuta regolamentazione, scaturente dall'intreccio tra la disciplina speciale appositamente dettata dal legislatore delegato e la normativa codicistica da essa espressamente richiamata. Un processo che, a giudicare dall'applicazione pratica di questi anni, appare proteso in uno sforzo di adattamento alla nuova realtà, rivelatosi non privo di insidie. Di qui l'idea di uno studio teso ad esplorare quel percorso di adattamento, riguardato attraverso lo scenario della fase cautelare: momento cruciale nell'architettura processuale costruita per i soggetti collettivi. L'indagine si snoda lungo la linea guida di una convinzione di fondo: il riconoscimento in capo all'ente delle garanzie processuali di matrice costituzionale, quale effetto dalla sede prescelta per l'accertamento della responsabilità collettiva, a pRescindere dalla natura che si ritenga di doverle attribuire. Alla luce di tale approccio, si è cercato di imprimere agli istituti propri della fase cautelare un volto che consenta di mantenerli entro una cornice di compatibilità con detti principi, primo fra tutti la presunzione di innocenza, con particolare riferimento alla valutazione dei presupposti delle misure cautelari interdittive e, ancor più, alla dinamica applicativa, ove si staglia il problema del peculiare regime di distribuzione dell'onere della prova in ordine agli elementi costitutivi della responsabilità degli enti. La sfida per l'interprete è, dunque, quella di sondare la praticabilità di interpretazioni costituzionalmente e convenzionalmente orientate delle disposizioni del d.lgs. n. 231 del 2001 in materia cautelare, preservandone la compatibilità rispetto alle categorie classiche del processo penale.
36,00

Ragionevole durata e prescrizione del processo penale

Ragionevole durata e prescrizione del processo penale

Claudio Marinelli

Libro: Libro in brossura

editore: Giappichelli

anno edizione: 2016

pagine: 592

Lo studio ha per oggetto il rapporto, talora avvertito come stridente, tra il canone della ragionevole durata del processo e la prescrizione del reato. La prima istanza è considerata nella sua dimensione nazionale e sovranazionale nel tentativo di fornire un quadro d'insieme che dai dati normativi trascorra a quelli di realtà, a cominciare dai tempi medi di definizione, spesso irragionevoli, del processo penale italiano. Analisi non dissimile è condotta sulla principale causa estintiva conosciuta dall'ordinamento penale, la cui disciplina è da più parti ritenuta meritevole di un profondo ripensamento, anche in funzione del rispetto del valore esplicitato dall'art. 111 comma 2 Cost. L'esame delle loro reciproche interferenze consente di dare conto delle numerose proposte di riforma incentrate sulla rivisitazione della prescrizione del reato ovvero sull'introduzione, accanto ad essa, di un analogo istituto estintivo ricadente sull'azione penale o sul processo. A tali linee dinamiche, espresse tanto dalla dottrina quanto dalla politica, si deve la definitiva acquisizione al dibattito scientifico della nozione, non normativa, di "prescrizione del processo", le cui pur diversificate declinazioni impongono un'attenta verifica onde valutarne l'impatto sul sistema.
66,00

Le formule di proscioglimento. Radici storiche e funzioni attuali

Le formule di proscioglimento. Radici storiche e funzioni attuali

Francesco B. Morelli

Libro: Libro in brossura

editore: Giappichelli

anno edizione: 2015

pagine: XIV-466

Le formule di proscioglimento nel processo penale rappresentano un istituto tipico della sola realtà italiana. Indagate a fondo, esse non rivelano radici sicure né, tantomeno, una chiara funzione giuridica o sociale. La ricerca parte proprio dal tentativo di affrontare le ambiguità che caratterizzano le molte vesti della mancata condanna, per cogliere le reali esigenze che fanno da sfondo a simile scenario. Dopo l'approfondimento di carattere storico, proteso a rintracciare i motivi dell'introduzione dell'istituto nell'ordinamento penale italiano, lo studio inizia tratteggiando il panorama delle connessioni, assai pregnanti, tra le formule e la struttura del reato, alla ricerca di punti saldi nell'applicazione di ciascun sintagma, a fronte di una giurisprudenza spesso ondivaga. In seguito, ci si è calati a fondo nell'ingranaggio del processo, individuando i reali effetti delle formule, i quali ancora oggi non sembrano chiaramente definibili, amalgamati come sono con i contenuti della motivazione della sentenza. Nell'attraversare le singole fasi del lavoro, ogni conclusione è stata posta sotto la lente della presunzione d'innocenza, quale principio costituzionale irrinunciabile nella considerazione dell'imputato, soprattutto se sciolto definitivamente dall'accusa. Ma proprio questo approccio lascia emergere quanto spesso le formule di proscioglimento, pur scongiurando la condanna, mettano in crisi l'innocenza della persona sottoposta a giudizio.
50,00

L'interesse ad impugnare nel processo penale

L'interesse ad impugnare nel processo penale

Stefania Carnevale

Libro: Libro in brossura

editore: Giappichelli

anno edizione: 2014

pagine: XV-386

Questo studio intende fornire un nuovo paradigma d'indagine, in grado di guidare l'interprete attraverso i compositi passaggi in cui l'esame di ammissibilità deve dispiegarsi. Individuati i fondamenti dell'istituto, viene delineato un modello di giudizio, articolato in una parte generale e speciale. La prima è volta a porre in luce le scansioni in cui strutturare la diagnosi di ricevibilità dell'impugnazione, con particolare riguardo alle variabili da considerare e da escludere, alla regola chiamata a dirimere i casi dubbi e ai ruoli spettanti al giudice e alle parti. La seconda è incentrata sulla disamina dei differenti modi d'operare del meccanismo selettivo, ricavati dal multiforme panorama giurisprudenziale. Sotto questo profilo, la sistematica qui suggerita si discosta dall'impostazione invalsa in materia, imperniata sull'enfatizzazione delle diverse coloriture che il presupposto assume quando riferito alle singole parti processuali. Simile visione soggettiva, che rischia di alimentare disparità di trattamento, viene sostituita con l'individuazione di alcuni caratteri oggettivi e trasversali, da considerare autentico cardine del filtro giudiziale: gli attributi qualificanti il concetto di interesse assurgono ad essenziale chiave di lettura, in grado di assicurare pari opportunità di accesso alle giurisdizioni superiori e scongiurare ingiustificate sperequazioni.
44,00

La «ragionevole durata» delle indagini

La «ragionevole durata» delle indagini

Daniele Vicoli

Libro: Libro in brossura

editore: Giappichelli

anno edizione: 2013

pagine: 350

La trama normativa che fissa limiti cronologici per lo svolgimento delle indagini preliminari, nelle linee di fondo, tuttora risponde all'originario disegno. Nell'assetto che è venuto alla luce, a giocare un ruolo significativo è il principio della ragionevole durata. Non può negarsi un nesso tra tale direttiva costituzionale e i termini posti alla ricerca delle fonti di prova; tuttavia, l'incidenza e il peso di questo legame dipendono dal modo d'intendere l'art. 111 Cost. In quest'ottica, ad offrire le coordinate di riferimento deve essere il fine di tutela della persona, valore che - nel rappresentare il fulcro del "giusto processo" - ispira anche la garanzia della ragionevole durata: un argine, dunque, alla forza pervasiva dell'art. 112 Cost. È secondo tale chiave di lettura che deve essere esaminata, nelle diverse articolazioni, la disciplina volta a circoscrivere entro un rigido lasso temporale le indagini preliminari. In tal senso, l'iscrizione della notitia criminis e i meccanismi di verifica giurisdizionale appaiono i cardini di un impianto normativo che - non immune da vizi congeniti - è spesso tradito a causa di esegesi riduttive. Il pericolo di analoghe tendenze si registra sul versante dei molteplici canali integrativi che servono a bilanciare la previsione di indagini preliminari a "tempo": qui l'obiettivo deve essere la salvaguardia dei delicati equilibri tra gli interessi antagonisti.
39,00

I giudizi direttissimi fra codice e leggi speciali

I giudizi direttissimi fra codice e leggi speciali

Silvia Allegrezza

Libro: Libro in brossura

editore: Giappichelli

anno edizione: 2013

pagine: XI-400

Misura minima del processo penale, il giudizio direttissimo attraversa i secoli, apparentemente indenne al mutato contesto costituzionale. Banco di prova del processo accusatorio sin dal primo codice post-unitario, esso rappresenta per molti uno strumento prezioso, quasi irrinunciabile. Eppure i dati indicano un costante insuccesso statistico del rito. Nell'affannoso tentativo di dare risposta alla perdurante crisi di efficienza della giustizia italiana, il legislatore moltiplica le forme del giudizio direttissimo extra codicem e ne rafforza la cogenza, imponendone l'adozione al ricorrere dei presupposti di merito. Da qui una sua rinnovata centralità nel dibattito dottrinale. Immutato nelle forme essenziali e tutto schiacciato sul dibattimento, il giudizio direttissimo tradisce alcuni principi del modello accusatorio a cui idealmente si ispira, poiché non assicura a tutte le parti le condizioni essenziali per l'esercizio di quei diritti che la Costituzione e le Carte europee dichiarano essere l'ossatura del "giusto processo". Questo studio intende rimetterne in discussione i capisaldi, prendendo le mosse dall'analisi critica dei presupposti di merito ed affrontando con realismo il volto attuale del rito speciale, nelle sue forme tipiche ed atipiche, nelle sue parti statiche e dinamiche. Arginare gli aspetti discriminatori insiti nella disciplina in esame e relegare l'esemplarità del rito ad un passato di cui non si ha nostalgia: questi gli obiettivi che ci siamo posti.
45,00

Il prelievo coattivo di campioni biologici nel sistema penale

Il prelievo coattivo di campioni biologici nel sistema penale

Chiara Gabrielli

Libro: Libro in brossura

editore: Giappichelli

anno edizione: 2012

pagine: 240

27,00

L'ammissione della prova in dibattimento

L'ammissione della prova in dibattimento

Rossano Adorno

Libro: Libro in brossura

editore: Giappichelli

anno edizione: 2012

pagine: 278

La fase di ammissione della prova in dibattimento, morfologicamente descrivibile come sequenza iniziale e autonoma del procedimento probatorio, deputata alla selezione dei mezzi da esperire per la verifica dell'ipotesi formulata dal pubblico ministero, è disciplinata da un reticolo di regole che operano su due piani diversi, ma complementari: le norme che modulano la ripartizione dei poteri di iniziativa probatoria tra le parti e il giudice; le disposizioni che tracciano il volto polimorfico del "diritto" alla prova, delineando parametri, preambolo dialettico e caratteri della decisione giudiziale, anche di quella che revochi una precedente statuizione in ordine all'ammissibilità della prova. Chi osservi in filigrana la costante interazione tra i due piani normativi nell'evolvere della sequenza ammissiva ne trae una rappresentazione, di tipo quasi geometrico, dei vari punti di contatto, identificativi, in un certo momento, della dislocazione dei poteri di impulso probatorio e della cifra del "diritto" alla prova. Da questa idea nasce l'intento, perseguito col presente lavoro, da un lato, di svelare la complessa fisionomia del thema probandum e le variabili, talora sfuggenti, che ne accompagnano la proiezione dinamica nel dibattimento, dall'altro, di ripercorrere le scansioni del subprocedimento di ammissione della prova per cogliervi le situazioni giuridiche che regolano sia i rapporti interni tra i contendenti, sia quelli esterni tra le parti e il giudice.
32,00

L'attendibilità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia nella chiamata in correità

L'attendibilità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia nella chiamata in correità

Rosa Anna Ruggiero

Libro: Libro in brossura

editore: Giappichelli

anno edizione: 2012

pagine: XI-333

La controversa figura dei collaboratori di giustizia, importante strumento di accertamento dei reati di criminalità organizzata, torna a fasi alterne alla ribalta per l'eco di talune rivelazioni che sovente aprono scenari investigativi del tutto nuovi. È noto che, proprio per le potenzialità dei racconti che promanano da coloro che hanno fatto parte delle associazioni criminali, il legislatore ha progressivamente incentivato la collaborazione processuale. Se da una parte, però, è possibile cogliere la tendenza a sollecitare la scelta di collaborare con la promessa di un premio, dall'altra è pure evidente la diffidenza per i racconti resi da chi abbia un tornaconto personale. Con l'introduzione del vigente codice di rito si era ritenuto che i rischi di inaffidabilità delle dichiarazioni del coimputato potessero essere controllati grazie alla regola posta dall'art. 192 commi 3 e 4, in base alla quale tali dichiarazioni possono essere valutate solo in presenza di adeguati elementi di riscontro. Col tempo, però, è maturata la consapevolezza dell'insufficienza di questo meccanismo quando la chiamata in correità provenga da un collaboratore di giustizia, e della conseguente necessità di dotarsi di mezzi di controllo ulteriori, che permettano di selezionare dichiarazioni attendibili per tutto l'arco del procedimento, non solo al momento della valutazione in giudizio del materiale probatorio raccolto. Lo studio analizza questi strumenti normativi di promozione dell'attendibilità.
39,00

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