Guida: Filosofie europee

I saggi raccolti in questo volume si distendono su una costellazione di temi accomunati da un’esigenza fondamentale: quella di provare a ripercorrere alcuni topoi dell’Illuminismo politico, italiano ed europeo, per individuare tracce di ricerca capaci di interrogare criticamente il nostro presente. Attraverso un doppio percorso di indagine – uno più storiografico e l’altro più teorico-critico – i contributi si propongono di riflettere sulle eredità (presenti e perdute) dell’Illuminismo politico, nella duplice accezione di una filosofia civile e di una storia critica.

L'utilitarismo febbrile che guida oggi il governo della conoscenza sta mettendo in pericolo la ricerca scientifica. Il management liberale imposto alle istituzioni scientifiche rischia di ridurre la scienza a tecnoscienza: il finanziamento a progetto, le valutazioni quantitative a breve termine, l'esacerbazione della concorrenza, l'eccellenza autoproclamata e l'insicurezza della carriera sono solo alcuni degli aspetti che oggi occorre sottoporre al vaglio. Il presente saggio non si accontenta di descrivere semplicemente queste forme di abuso, ma è un appello vivace e impegnato per la vocazione primaria dell'impresa della conoscenza, che è incompatibile con la logica del profitto e della sottomissione ai poteri economici e politici.

La nostra società sembra essere caratterizzata da una costante ingiunzione a innovare e dalla continua produzione di innovazioni. Lo stesso concetto di innovazione è spesso utilizzato in maniera autoevidente e acritica, sia nel dibattito pubblico che in quello scientifico. Pertanto, riteniamo utile continuare a riflettere sullo sviluppo e l’attuale pervasività di tale nozione: da rappresentazione di una potenza disgregatrice del tessuto politico e culturale a significante istituzionalizzato, l’innovazione è ormai un principio e un valore in sé che struttura la prassi politica e sociale. Il volume propone quindi un approccio multidisciplinare, al contempo teoretico, storico e pratico: dalla riflessione filosofica all’analisi storico-politica; dagli studi antropologici alle nuove politiche economiche e al costituirsi di nuovi processi di soggettivazione. I contributi raccolti tentano dunque di delineare un campo di indagine che possa interrogare la categoria di innovazione a partire dal suo pensare e praticare il cambiamento, verificandone la capacità di assumere fino in fondo la sfida della riflessività, della critica e della responsabilità civile ed etica.

Sono molteplici i “sentieri” filosofici che l’idea di chiaroscuro traccia in questo libro: la costruzione di un pensiero che rinuncia programmaticamente al suo manifestarsi come volontà di dominio e alla sua presuntuosa univocità per aprirsi al movimento inarrestabile dei concetti e delle cose, del libero fluire dell’intuizione e delle sue oggettivazioni nella vita personale e nella storia; la costante fedeltà a un concetto, eminentemente kantiano, come quello di limite che si misura costantemente – per richiamare una famosa distinzione cassireriana - con l’infinita gamma delle funzioni del pensare e dell’agire più che con le ontologiche sostanze dell’essere intemporale; la scelta, infine, di spostare il confronto con Kant dal piano logico e gnoseologico a quello dell’antropologia, della politica e della concezione della storia. Solo a partire da questi presupposti si comprende come possa immaginarsi – secondo la scelta argomentativa e interpretativa dell’autrice – il collocarsi delle quattro filosofe lungo un comune percorso che sposta l’idea di sommo bene dal terreno metafisico alla «fondazione di una nuova cultura dei diritti e della politica». Prefazione di Giuseppe Cacciatore.