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Mmiez'e pparole se fermàie 'a parola (Si vuo' ‘o ciardino)

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Mmiez'e pparole se fermàie 'a parola (Si vuo' ‘o ciardino)
Titolo Mmiez'e pparole se fermàie 'a parola (Si vuo' ‘o ciardino)
Autore
Curatore
Argomento Poesia e studi letterari Poesia
Collana Foglie e radici, 8
Editore Book Editore
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 96
Pubblicazione 09/2025
ISBN 9788872328286
 
15,00 14,25

 
risparmi: € 0,75
Ordinabile
Pubblicare questo volume è dare finalmente compimento ad una intenzione comune - dell'editore e mia - sorta spontaneamente alla notizia della scomparsa di Annamaria De Pietro, avvenuta nel novembre del 2020. Se, da una parte, vuol essere un modo per rendere un dovuto omaggio a una delle voci più intense della nostra poesia, tanto potente e sofisticata quanto fu appartata e riservata la persona, dall'altra è l'occasione per riproporre, ora in una collana deputata alla cura della parola dialettale, una luminosa raccolta di testi in napoletano della De Pietro che Book Editore aveva già pubblicato nel 2005 nella collezione di scritture extra ordinarie "Fuoricollana" con il titolo Si vuo' 'o ciardino. Si tratta di un libro prezioso, raffinato e cόlto, come sempre è la poesia della De Pietro, e anche sorprendente, proprio per l'uso di una lingua (quella paterna) udita dall'Autrice nella prima giovinezza ma mai parlata, eppure radicata nelle sue fibre: inaspettatamente per lei - nella sua nota ne fa cenno con quel "non so come e perché" - a un certo punto, nel 2004, questa lingua sorgiva si è imposta "a cascata" per fiorire e assumere - davvero - la forma di un giardino: un giardino di rose. Lo ripresentiamo con un titolo diverso, concorrente con quello infine scelto per l'edizione del 2005, ma accarezzato già dall'Autrice come possibile. Ora, infatti, "Mmiezz'ê pparole se fermàie 'a parola", per la forza evocatrice della sua significanza, ci sembra perfetto punto di sintesi e rivelazione in cui convergono l'essenza della ricerca poetica della De Pietro e il mistero dell'eloquenza eterna della vera poesia che si rinnova fin dal silenzio della morte fisica: che "ferma", non perché "chiude" o impedisce, ma perché "fissa" e trattiene ciò che è Necessario. (dalla nota di Nina Nasilli)
 
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