Bollati Boringhieri: Fuori collana
Guida alla lettura del «Libro rosso» di C. G. Jung
Bernardo Nante
Libro: Libro rilegato
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2012
pagine: 384
Un commento in genere chiosa, espone, chiarisce. Accompagna la lettura dischiudendo ciò che appariva serrato e impenetrabile, interpretando passi così densi da risultare cifrati, stabilendo correlazioni intertestuali con opere prossime o con altre che a stento si sarebbero indovinate affini. Lo studioso di Jung Bernardo Nante conosce l'arte di prendere per mano il lettore e la mette al servizio del "Libro rosso" junghiano, per il quale non esistono termini di paragone se non nelle narrazioni profetiche o nei racconti mitici arcaici. Nante ne allestisce l'unica guida integrale, indispensabile per chiunque voglia addentrarsi nel magma di visioni portentose, affidate allo splendore delle tavole dipinte e alla mercurialità della parola scritta. Ogni movimento con cui l'Io sprofonda nelle proprie tenebre per conoscere infine la realtà piena, ogni personaggio che dà voce alla fondamentale polifonia della psiche, ogni immagine che amplifica lo sgomento e la fascinazione del lungo viaggio sono messi qui nella giusta luce. Non quella troppo cruda della ragione critica, che si limita a spiegare, né quella troppo complice dell'abbandono, che fa solo balenare i significati e lascia storditi, ma quella che illumina l'assurdo senza perdere l'ancoraggio del senso e delle sue numerose valenze. L'impresa di rendere comprensibile il libro più enigmatico del Novecento ora può dirsi compiuta.
La cucina del sacrificio in terra greca
Marcel Detienne, Jean-Pierre Vernant
Libro: Libro rilegato
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2014
pagine: 269
«La cucina è politica». Non è uno slogan a ricalco di più note parole d'ordine. Anzi, rispetto ad esse può invocare a pieno titolo la primogenitura: dall'alba della nostra civiltà, e per una decina di secoli, un rituale che in terra greca aveva a che fare con l'alimentazione perimetrò addirittura i confini dell'umano, inscrivendosi nel cuore stesso dello spazio politico, ossia nella vita pulsante della polis. Si tratta del sacrificio cruento degli animali domestici – buoi, pecore, capre, maiali –, i soli commestibili per il bestiario di allora. Seconda la liturgia celebrata da un macellatore-cuoco-sacrificatore, di cui si sono conservate le sequenze nella pittura vascolare, dopo la cremazione aromatica delle ossa, parti imputrescibili della vittima riservate agli dèi, e l'arrostitura dei visceri destinati a una ristretta cerchia di officianti e dignitari, le carni bollite venivano distribuite equamente tra i commensali, i cittadini maschi unici detentori dei diritti politici. Entro questo codice cerimoniale che, con poche, significative eccezioni come le Tesmoforie, proibiva alle donne l'uccisione rituale e le relegava ai margini del pasto sacrificale, si consumava ogni atto pubblico di rilievo, tanto che si riteneva sufficiente, per fondare una colonia, portare con sé dalla madrepatria uno spiedo e un pentolone con il fuoco. Proprio quel fuoco che il Prometeo del mito esiodeo aveva sottratto al cielo, e senza il quale agli umani sarebbero stati negati al contempo il cibo e la possibilità di costituire una società. Se oggi decifriamo l'architettura religiosa e civile del sacrificio nella grecità, lo dobbiamo agli scandagli transdisciplinari della scuola francese di antichistica, qui rappresentata da due maestri, Marcel Detienne e Jean-Pierre Vernant, e da altri grandi studiosi che, insieme, offrono uno dei migliori contributi alla conoscenza di una questione nodale. In mancanza di formulazioni esplicite tramandate, sono riusciti anche a ricostruirla per differenza, attraverso le dottrine e le pratiche dissidenti di chi non si riconosceva nell'ordine culinario della polis, dagli orfici e pitagorici vegetariani ai seguaci di Dioniso, che sbranavano crudi gli animali selvatici.

