Abscondita
Scritti
Alberto Giacometti
Libro
editore: Abscondita
anno edizione: 2020
"Pur proseguendo senza tregua nella sua fatica di Sisifo in quell'atelier miserabile che era la tana da cui nemmeno il successo materiale progressivamente sopravvenuto mai lo allontanò, Alberto Giacometti non era comunque un taciturno. Non lo sentii forse dire una volta – con quell'humour ambiguo che gli era caratteristico e cui corrispondeva il suo sorriso di dolce cannibale – che gli sarebbe stato indifferente essere ridotto allo stato di uomo-tronco senza braccia né gambe purché lo si posasse sul caminetto dall'alto del quale avrebbe potuto continuare a discutere con gli amici nella stanza in cui si sarebbero trovati riuniti? Conversatore impenitente come altri sono ferventi giocatori di carte o di scacchi, Alberto Giacometti non era meno portato al soliloquio come testimoniano, redatte in quella lingua francese che ben più dell'italiano dialettale del suo cantone originario dei Grigioni va considerata la matrice del suo pensiero di uomo maturo, le note sparse in numerosi taccuini in cui le si trova gettate come per caso, senza che nulla possa far pensare a un diario che l'interessato avrebbe ritenuto utile tenere. La mente costantemente desta e la mano sempre attiva, Alberto Giacometti non smetteva mai di coprire di scarabocchi le cose più diverse che si trovavano alla sua portata: tovaglie di carta di ristoranti senza pretese, margini di libri della «Série noire», fino ai muri decrepiti del suo atelier. Come se avesse voluto vivificar tutto con il suo segno e non soltanto produrre per l'altrui sguardo atemporale immagini a tre o a sole due dimensioni. Oggi appollaiato su un alto caminetto nella nera stanza della morte, Alberto Giacometti senza testa né corpo tiene, attraverso i testi e le conversazioni qui raccolti, un discorso che non smette d'essere un fuoco tambureggiante." (dalla presentazione di Michel Leiris). Presentazione di Jacques Dupin.
Ritratti
Man Ray
Libro
editore: Abscondita
anno edizione: 2020
Realizzando i ritratti delle personalità qui raccolte, il fotografo si è interessato esclusivamente al volto dei suoi modelli, senza tener conto della loro situazione o della loro celebrità, né della maggiore o minore simpatia che potevano personalmente ispirargli. Quando in seguito ha potuto fare una più approfondita conoscenza di alcune delle persone ritratte, i suoi sentimenti nei loro confronti si sono precisati, poco importa come. Per esprimere questo interesse l'autore è ricorso a un giochetto un tempo in voga fra i surrealisti: ha attribuito un 20 quando era in perfetta sintonia con la personalità e nutriva per la sua fotografia un apprezzamento senza riserve. Partendo da questa base, ha quindi classificato ciascun soggetto e ciascuna immagine da 0 a 20. Il lettore, ammesso che l'interessato sia ancora al mondo, può modificare a suo piacimento tali valutazioni. Anche il breve commento con cui l'autore ha accompagnato ogni ritratto, e che a suo avviso caratterizza il modello, esprime un giudizio del tutto personale. Esso non deve in nessun caso esser considerato come definitivo.
L'angelo della notte
Giovanni Macchia
Libro
editore: Abscondita
anno edizione: 2020
pagine: 208
«Proust resta l'esempio più grandioso di una letteratura che è entrata nella nostra vita fino a provocare fenomeni d'insidiose intossicazioni. È come un fatto privato diffuso tra centinaia di migliaia di persone, le quali, disposte in clan variatissimi, non formano mai una folla anonima. Le prospettive si spengono e si riaccendono, mutevoli, cangianti, sfuggenti. La sua immagine si aggira ancora oggi tra lettori fanatici, con un sempre aperto problema di chiavi, vere o false, in una pluralità di significati. Anche la Gloria, la sua Gloria, non ha nulla a che fare con il rigido peplo sulle forme di una statua classica, che ci fa intravedere la perfezione, ma è una Gloria impura e piena di scorie, come la vita. È difficile liberare Proust dal proustismo. E sarà anche per questo se la sua esistenza postuma è stata tutt'altro che comoda. Quasi periodicamente si formano intorno alla sua opera dei silenzi, dei vuoti. Si avvertono seri tentativi di far scorrere la storia della letteratura come se egli non esistesse: ciò che è più grave dell'aperta avversione. Se fosse ancora vivo, il volto di Proust si aggirerebbe oggi confuso, spaesato, tra le costellazioni di nomi che ruotano nei cieli sconvolti della letteratura, non soltanto francese. Si troverebbe, con i suoi occhi un po' bovini, carichi di meraviglia, tra presunti santi e intercessori, guide rumorose e intermediari sospetti. Niente di più lontano dalla sua espressione delicata e assorta, ripiegata sull'infinito della coscienza; niente di più diverso dell'asceta silenzioso e malato, che si era nutrito dei fantasmi del tempo e della morte».
La fotografia come arte
Man Ray
Libro
editore: Abscondita
anno edizione: 2020
pagine: 160
"Ho tentato di cogliere le visioni che il crepuscolo o la luce troppo viva, o la loro fugacità, o la lentezza del nostro apparato oculare sottraggono ai nostri sensi. Sono rimasto sempre stupito, spesso incantato, talvolta letteralmente "rapito". La fotografia e suo fratello, il cinema, si congiungono in tal modo alla pittura, e questo s'impone a tutti gli spiriti consapevoli delle necessità morali del mondo moderno."
Manifesti scritti interviste
Lucio Fontana
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2020
pagine: 187
«Chi dice che per fare dell’arte occorra proprio fare “cose difficili”? E chi dice che occorra servirsi dei mezzi tradizionali? Quando, per la prima volta, l’uomo ha sentito il desiderio di dipingere non aveva certamente a sua disposizione un pennello o una tela. Il primo fatto di pittura sarà stato un segno tracciato sulla sabbia. Millenni dopo quel segno si è trasformato in un gioco di colori su una tela. Ma nel futuro anche i colori sulla tela scompariranno, saranno cose del passato, consegnate alla storia e chiuse ormai alla vita. Domani l’arte può finire. Anzi io credo che l’arte del quadro finirà. Perché nelle nuove dimensioni nelle quali l’uomo vivrà, nelle dimensioni spaziali, l’arte, com’è concepita oggi, sembrerà, per forza di cose, troppo primitiva, troppo inadeguata, troppo ridicola. L’arte del quadro non è una necessità dell’uomo, come è il mangiare o il dormire. Nella sua storia, l’uomo ha vissuto millenni senza la pittura. A un certo momento ha creato il quadro. Bene, domani lo ripudierà, non saprà che farne, lo sostituirà con un’altra cosa. Non possiamo oggi sapere che cosa. Io faccio questi tagli, questi concetti. Io inizio una cosa. Rispetto all’era spaziale, io sono l’uomo che fa il segno sulla sabbia. Ho fatto questi fori. Ma cosa sono? Sono il mistero, l’incognito dell’arte, sono l’attesa di una cosa che deve succedere». (L'autore)
Piero della Francesca
Roberto Longhi
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2020
pagine: 327
«Qui dunque pare svelarsi l'inclinazione fondamentale di Piero, quella di vedere e rappresentare il mondo come eterno e spiegato spettacolo. In confronto alla condensazione drammatica del mondo di Masaccio dove un manipolo serrato di uomini colmi di energia sembra intavolare le battute essenziali di una vita attiva sopra un palcoscenico serrato fra lume ed ombra, il mondo di Piero si svolge lucido come un drappo colorato che si avvolga di una fatalità più calma, indifferente: l'ora del mattino, il meriggio, la luna piena. Sotto questa perenne protezione ogni fatto si espone con naturale solennità nel vario teatro di architettura, di figure, di monti, di nuvole, di imprese, in una placata evidenza di forme gravi, ma sempre vestite di colore.» (L'autore)
Scritti sull'arte
Piero Manzoni
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2020
pagine: 143
L'interesse di Piero Manzoni (1933-1963) per la scrittura ha origini lontane. Protagonista dell'arte del Novecento, in gioventù fu indeciso se consacrarsi alla pittura o alla scrittura. Testi teorici, manifesti, articoli, scritti programmatici, strumenti per conoscere - e far conoscere - le sue idee, a volte pubblicati e tradotti già in vita in varie lingue straniere, testimoniano l'evolversi delle scelte e delle riflessioni manzoniane. Emblemi del suo «essere totale», di un artista dalla vocazione internazionale che ha concepito e realizzato in pochissimi anni «Achromes», «Linee», «Sculture viventi», «Merda d'artista», «Socle du monde» e molte altre opere radicali sintesi di poesia e ironia, gusto del paradosso e rigore concettuale. La scrittura, permeata da un substrato filosofico, sarà parte fondamentale di tutto il suo folgorante percorso. Il presente volume raccoglie sia gli scritti sull'arte editi in vita (dal 1956 al 1963) sia un nutrito corpus di bozze, dattiloscritti, appunti, alcuni trascritti e pubblicati per la prima volta.
Officina ferrarese. Seguita dagli «Ampliamenti» e dai «Nuovi ampliamenti»
Roberto Longhi
Libro
editore: Abscondita
anno edizione: 2019
pagine: 384
"A determinare il fascino dell’Officina ferrarese è il senso, da cogliere tra le righe, di drammatico sbigottimento per un patrimonio artistico straordinario che la fine del ducato estense (1598) aveva portato irrimediabilmente a distruggere o a disperdere e di cui la mostra della «Pittura ferrarese del Rinascimento» – allestita nel 1933-1934 nelle sale del palazzo dei Diamanti a Ferrara – non aveva potuto fornire che un pallido riflesso. Oserei dire che questo aspetto si coglie anche laddove la scrittura acquista un tono volutamente ridondante e visionario. Certo, per il frequente ricorso a metafore di tipo minerale – a proposito di Tura: «una natura stalagmitica; un’umanità di smalto e di avorio con giunture di cristallo» –, Longhi si mostra debitore nei confronti degli «Italian Painters of the Renaissance» di Bernard Berenson, che da ragazzo si era persino offerto di tradurre. Ora però un tale linguaggio non si risolve in un ricalco né in un virtuosismo fine a sé stesso, ma diviene lo strumento per restituire un mondo unico e irripetibile nella sua sontuosità. Per usare parole che la nostra epoca ha ridotto a slogan, la conoscenza del fatto artistico è alla base, per Longhi, della sua tutela e della sua valorizzazione." (Daniele Benati)
Noa Noa e lettere da Tahiti (1891-1893)
Paul Gauguin
Libro
editore: Abscondita
anno edizione: 2019
pagine: 144
“«Possa venire il giorno (e forse verrà presto) in cui fuggirò nei boschi di qualche isola dell’Oceania, a vivere d’estasi, di calma e d’arte, circondato da una nuova famiglia, lontano dalla lotta europea per il denaro. Lì a Tahiti potrò ascoltare, nel silenzio delle belle notti tropicali, la dolce musica sussurrante degli slanci del mio cuore in amorosa armonia con gli esseri misteriosi che mi saranno attorno. Finalmente libero, senza preoccupazioni di denaro, potrò amare, cantare e morire», così scrive Paul Gauguin alla moglie Mette qualche mese prima di partire per i Mari del Sud. È il 1° aprile del 1891 quando Gauguin salpa da Marsiglia alla volta di Papeete, dove, tra difficoltà finanziarie, passioni, scoperte e delusioni, rimane due lunghi anni. Per Gauguin, e soprattutto per la sua pittura, è un’esperienza decisiva, è come tornare alle radici dell’esistenza, a un mondo fatto di istinto, di genuinità, di ritmi naturali e di silenzi. Ed è questa realtà che Gauguin ritrae nelle sue tele e racconta nelle pagine di un quaderno che intitola semplicemente Noa Noa, profumo. Un taccuino d’impressioni, che l’artista trascrive una volta rientrato a Parigi: «Preparo un libro su Tahiti» scrive alla moglie nell'autunno del 1893 «che sarà molto utile per far capire la mia pittura». Una sorta di memoriale, dunque, a supporto della sua arte, a rafforzare quel desiderio di purezza, quel sentimento di primitività così nuovo e così difficile da far comprendere ai moderni europei. Noa Noa è qui presentato nella versione originale – non rimaneggiata dal poeta simbolista Charles Morice, a cui Gauguin aveva affidato la revisione del manoscritto – e accompagnato da una selezione di lettere da Tahiti alla moglie e agli amici più cari.” (Lorella Giudici)
Saggio sul tragico
Péter Szondi
Libro
editore: Abscondita
anno edizione: 2019
pagine: 156
«La storia della filosofia del tragico non è priva essa stessa di tragicità. È simile al volo di Icaro. Infatti, quanto più il pensiero si approssima al concetto generale, tanto meno gli aderisce l’elemento sostanziale a cui deve il proprio slancio. Al culmine dello sguardo all’interno della struttura del tragico, il pensiero ricade esausto su se stesso. Laddove una filosofia, in quanto filosofia del tragico, diviene qualcosa di più del riconoscimento di quella dialettica cui concorrono i suoi concetti fondamentali, laddove essa non definisce più la propria tragicità, non è più filosofia. Pertanto la filosofia non sembra poter concepire il tragico – ovvero il tragico non esiste». Con una postfazione di Sergio Givone e uno scritto di Federico Vercellone.
Conversazioni con Michel Archimbaud
Francis Bacon
Libro
editore: Abscondita
anno edizione: 2019
pagine: 144
«Il problema principale, per l’artista, è riuscire a fare qualcosa che si vede con il proprio istinto, anche se non ci si riesce quasi mai. È un obiettivo cui ci si può al massimo avvicinare. Ma è questo il problema principale: arrivare a fare qualcosa istintivamente. Quanto poi a spiegare l’istinto, la questione è troppo complessa. Osservando la trasformazione della pittura nel corso dei secoli, è legittimo chiedersi se di secolo in secolo non si trasformi anche l’istinto, se non sia modificato da tutto quel che si vede, da tutto quel che si sente. Non so bene. Quel che posso dire è che l’istinto si impone. Si potrebbe forse spiegare la maniera con cui un’immagine viene creata, perché è una questione di tecnica. Le tecniche cambiano, e si può parlare di pittura scrivendo una sorta di storia delle tecniche pittoriche. Quel che però fa la pittura, l’elemento inalterabile, il soggetto della pittura, quello che la pittura è, non si può spiegare. Credo sia impossibile. Quel che posso forse dire è che, a modo mio, disperato, vado qua e là seguendo i miei istinti». Con uno scritto di Milan Kundera.
Pensieri di Antonio Canova sulle belle arti. Raccolti da Melchior Missirini
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2019
pagine: 96
Questi "Pensieri sulle arti" apparvero col titolo "Pensieri di Antonio Canova su le Belle Arti", a cura dell'abate Melchior Missirini dietro sollecitazione di Leopoldo Cicognara, a Milano presso Niccolò Bettoni, nel 1834. In quello stesso anno usciva, dello stesso Missirini, "Della vita di Antonio Canova" a Prato presso i fratelli Giochetti e l'anno successivo uscirà nuovamente a Milano presso Niccolò Bettoni. Di quest'opera i "Pensieri" sono un materiale raccolto direttamente dalla voce dell'artista, morto due anni prima dell'uscita della biografia. «Quanto il Canova era ardente promotore delle arti, tanto doleasi vedere una immensa turba di giovani consacrarsi quotidianamente alle medesime, e dicea: non può fare che questi non siano poveri ed infelici: or che l'Italia e il mondo è pieno a sazietà di opere delle arti, che faranno mai tanti alunni? il peggio è, che terranno alimentata la brutta mediocrità, ché l'eccellenza non fu mai il retaggio di molti, e per la sola eccellenza oggimai operar si vorrebbe: onde le accademie dovrebbero tutti accettare per vedere il genio di ciascuno, ma poi scoverto che uno non abbia attitudine straordinaria all'arte, inviarlo a casa, perché si applicasse a mestieri all'ordine civile più utili: perché io temo, che l'abbondanza, se incomincerà ad inchinare per torta strada, colla sua prepotenza si strascini seco gli ottimi; e ove siasi incominciato a far male si correrà ad ogni sconciezza, ché le arti volte per la mala via più non hanno ritegno, finché non precipitano alla totale ruina».

