Edizioni della Goccia: Giallo grano

"Mi ha sempre affascinato soprattutto la possibilità dell'editoralista di divagare, l'autorizzazione concessagli a sorvolare i fatti per dare spazio alle opinioni [...] in questi gustosi articoletti, accomunati dalla passione per il pensiero e dall'allergia a ogni massificazione, ritroviamo il sorriso di un irriverente scribacchino che insegue soprattutto la virtù più alta per un intellettuale come per qualsiasi uomo: la libertà. E scusate se è poco." (dalla presentazione di Fabio Colagrande). Postfazione di Lorenzo Galliani.

Sabato 15 agosto 1903 Francesco Scaccabarozzi, ricco salumiere brianzolo, parte in piena notte da Casatenovo per recarsi a Como a incontrare Cecilia Rossi. Sopravvissuto per miracolo alla guerra italo-etiopica, ha fatto voto alla Madonna di sposare una vedova con tanti figli, e Cecilia è vedova e con quattro orfanelle, anzi, doppia vedova perché ha perso due mariti nelle acque del Lario, guadagnandosi la fama di menagramo. La donna è oggetto da mesi dei corteggiamenti di Ambrogio Colombo, giovane carrettiere originario di Mariano Comense, innamoratosi di lei dal giorno in cui ha preso alloggio nel suo stesso stabile. Inizialmente dubbiosa, la vedova accetta la proposta di matrimonio di Francesco suscitando la furiosa gelosia di Ambrogio, ma un incidente attribuito alla sua fama di iettatrice la costringerà a rimandare le nozze e a lasciare la città lariana. Tuttavia, ancora una volta, saranno il lago e le sue atmosfere a decidere il destino di Cecilia.

Una raccolta di racconti brevi in cui si spiano con occhi neutrali gli istinti primari che regolano i rapporti di coppia, si mettono a nudo fragilità, tormenti, disillusioni, paure e sogni di chi ancora, nonostante tutto, si abbandona al sentimento. Ognuno a modo suo, come può o riesce, perché nessuno è immune dalla fascinazione di una follia socialmente accettabile come l'amore.

Molti anni dopo che il Gran Re d'Irlanda ha sciolto i vincoli di amicizia e di unione che legavano i Sette Cavalieri d'Irlanda, i loro figli vengono chiamati dal Cavaliere Bianco per partecipare a una gara che li condurrà attraverso l'Irlanda fino alle Isole Aran. Chi tra loro porterà nel proprio scrigno il dono più gradito sarà il nuovo signore della tribù di Cinniùint. Úna, figlia del Cavaliere Azzurro, partecipa alla sfida sebbene sia una donna e in procinto di maritarsi; è un'anima irrequieta, che piange Cecil, il fidanzato che non ha fatto ritorno dalla Crociate, e che si è promessa a Donnche, il compagno dei giochi d'infanzia, senza amarlo. Una grande storia d'amicizia, d'amore e di lealtà tra scenari mozzafiato e colpi di scena.

Una storia vera nella Como di fine ottocento.

Dublino 1894: il matrimonio tra un ricco industriale con la bella figlia di un attore morto alcolizzato entra in crisi, diventando materiale per la stampa scandalistica. La donna frequenta altri uomini, per riempire i vuoti della propria vita e per rivalsa verso il marito che la trascura ma non vuole concederle il divorzio. Decisa ad ottenerlo, una notte lei lo segue pensando di sorprenderlo con un'amante e costringerlo alla separazione: si troverà invece di fronte a una rivelazione inaspettata.

"È la storia di una separazione, di una perdizione, di una speranza tra un uomo e una donna. Una storia come tante, il racconto di una situazione oggi sempre più usuale; ciò che la rende unica è il punto di vista non allineato al pensiero comune, è la prospettiva non consueta da cui vengono osservati e raccontati fatti e personaggi, senza falsi moralismi o ammiccamenti compassionevoli. Solo la scrittura schietta, dura e a volte ironica dell’autore (qui sotto pseudonimo) poteva esprimere con tale intensità il desiderio e la sua la necessità."

Caterina è una quindicenne che ha vissuto alcune esperienze traumatiche troppo presto. Ragazza inquieta che si sente diversa dagli altri, frequenta il secondo anno di liceo in un collegio esclusivo. Nelle vacanze di Natale, con uno stratagemma, riesce a restare da sola nell'istituto. In realtà incontrerà altri personaggi, anche loro clandestini e alcuni solo di passaggio, intrecciando con loro il racconto delle proprie esistenze. La sorella maggiore Stefania ha condiviso con Caterina parte delle esperienze più forti e nel suo racconto, alternato a quello della sorella, si comprenderà poco alla volta il percorso di vita complicato e spesso difficile delle due ragazze. La scoperta di un segreto pesante cambierà per sempre le loro vite.

Ester è una collaboratrice famigliare sulla settantina, dotata di una chiara filosofia di vita con cui affronta il quotidiano di un tranquillo paese della provincia novarese. Accetta l’impiego nella villa di una contessa sua coetanea e nell’abitazione di un insegnate con pesanti problemi coniugali. Nella villa i contrasti con l’aristocratica e con la cuoca Angelina non mancano, soprattutto quando la contessa si dichiarerà innamorata di un uomo molto più giovane di lei. Con il professore, invece, Ester assumerà un atteggiamento quasi materno provando a salvarlo dalla trappola tesagli dalla moglie: tuttavia, schierarsi dalla sua parte non le impedirà di condannare la sua ingenuità. Lo scorrere degli eventi è accompagnato dai ricordi di ester e dalle vicende dei suoi amici, con i quali si ritrova al bar ogni mercoledì pomeriggio: la maturazione personale di Annalaura, l’innamoramento di Luigi e la serenità di Vincenzo.

Si apre con un testamento la storia di Fabrizio Borgogna e della sua famiglia. Una storia in cui amore, odio, guerra, amicizia, ricchezza, povertà si intrecciano in un romanzo che da Roma a New York, passando per Venezia e la Germania, racconta le vicende di una ricca famiglia romana e di quanti ruotarono intorno ad essa. Una storia travagliata, che attraversa periodi difficili e drammatici come l’avvento del Fascismo, la crisi economica del ’29 e la Seconda Guerra Mondiale, e che segna in maniera profonda e dolorosa non solo Fabrizio, i suoi fratelli Allegra e Paolo, sua madre Elizabeth e la sua volubile moglie americana Susan, ma anche tutti quei personaggi che a quella famiglia sono uniti da legami indissolubili. “Rispetto agli altri noi avevamo un privilegio, ovvero la ricchezza; ma anche una deficienza: la disarmonia. La nostra era una famiglia in vista, che all’esterno appariva eccellente ed impeccabile, ma quello che era considerato un diamante pregiatissimo era, invece, una pietra imperfetta: opaca, di caratura modesta e piena di inclusioni”.