Il Mulino: Istituto storico italo-germ. Annali
La documentazione dei vescovi di Trento (XI secolo-1218)
Libro: Copertina morbida
editore: Il Mulino
anno edizione: 2011
pagine: 781
Per conoscere la storia dell'area trentina tra il XII secolo e l'inizio del XIII - quando era ancora particolarmente forte la capacità dei vescovi di esercitare il potere temporale - era stata pubblicata dalla Fondazione nel 2007 una nuova edizione del Codex Wangianus, il cartulario della Chiesa trentina voluto dal vescovo Federico Wanga. Ora viene presa in esame dai curatori di quel Codex la documentazione relativa all'epoca precedente e contemporanea a quella in cui nacque il cartulario, conservata però al di fuori di esso. L'interrelazione tra documenti "sciolti" e cartulario è evidente, anche se spesso piuttosto complessa. Nel presente volume si trovano dunque sia documenti vescovili che non furono inclusi nella raccolta e che sono altrimenti noti solo attraverso edizioni molto invecchiate, parziali o difficilmente reperibili, sia i documenti che furono in essa copiati (vi è così la possibilità di una dettagliata analisi delle forme di redazione e conservazione archivistica). Le 279 unità sono corredate da accurati indici; in apertura si fa il punto circa le modalità di produzione della documentazione vescovile trentina tra XII e XIII secolo, in puntuale confronto con altri esempi di "diplomatica vescovile".
I processi informativi per la nomina dei vescovi di Trento nell'Archivio Segreto Vaticano (secoli XVII-XVIII)
Libro: Copertina morbida
editore: Il Mulino
anno edizione: 2011
pagine: 771
Con il concilio di Trento, il "processo informativo" sui candidati all'episcopato, reso obbligatorio da Leone X nel 1514, diventa un elemento qualificante della procedura di nomina dei vescovi, in modo da assicurare al governo delle chiese locali persone degne, sia moralmente sia per formazione e cultura. In questo volume vengono editi i testi dei "processi informativi" sui principi vescovi di Trento a partire da Ernesto Adalberto d'Harrach (1665-1667) fino a Pietro Vigilio Thun (1776-1800), conservati presso l'Archivio Segreto Vaticano. Ad introdurli è un ampio saggio che illustra il "processo" nelle varie fasi: dalla sua istruzione ad opera del nunzio apostolico in Vienna dopo l'elezione del nuovo vescovo da parte del capitolo della cattedrale di Trento, alla verbalizzazione delle deposizioni dei testi convocati circa la persona dell'eletto e lo stato della diocesi, fino ai documenti prodotti dall'eletto stesso. Lo scopo dell'indagine era quello di stabilire se il promovendo si trovasse in possesso di tutte le condizioni richieste per ottenere la conferma apostolica. Autenticati dal cancelliere e dal nunzio, gli atti del "processo" erano inviati alla Curia romana, dove venivano esaminati da una commissione di quattro cardinali per la conferma dell'eletto, che aveva luogo in un concistoro segreto, presieduto dal papa. I "processi informativi" offrono un utile termine di raffronto e di integrazione con le "relazioni" dei vescovi tridentini alla Sede Apostolica.
L'entrata in guerra dell'Italia nel 1915
Libro: Copertina morbida
editore: Il Mulino
anno edizione: 2010
pagine: 211
Gli italiani hanno un rapporto difficile con la guerra. Anche con la guerra che hanno sentito più intimamente, nel bene e nel male: la Grande guerra. Essa è rimasta nella memoria collettiva come "la nostra guerra". Così l'hanno chiamata gli interventisti nel 1915, ma è diventata tale soltanto quando l'hanno fatta propria milioni di uomini, magari maledicendola, nelle trincee. Una guerra che avrebbe creato un enorme potenziale di identificazione nazionale ma che non era desiderata. Ciò che spinge nella primavera del 1915 alla guerra il governo nazional-liberale di Antonio Salandra e di Sidney Sonnino è soprattutto la volontà di conquistare per l'Italia lo status di "grande potenza" nell'area adriatica e balcanica. È un gesto di politica di potenza forte e pieno. È un atto del tutto legittimo secondo la logica geopolitica del tempo. La guerra è dunque voluta e imposta dall'alto dalle autorità istituzionali sotto la pressione di minoranze attive e prepotenti, al limite della legalità. Ma l'operazione di attivazione e mobilitazione dall'alto a favore dell'intervento funziona. La popolazione, inizialmente in gran parte perplessa e incerta, si mostra alla fine disponibile, remissiva, disciplinata. Fa un atto di fiducia nella propria classe dirigente. C'è l'attesa di una guerra breve, risolutiva, vittoriosa. Invece lo "sbalzo offensivo" promesso e atteso dai militari e dai politici nell'estate 1915 manca o fallisce miseramente. La guerra si rivela un azzardo.