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La Bancarella (Piombino): Biblioteca di storia

I fantasmi di Ekaterinburg. 1918-2018 cento anni di misteri intorno all'uccisione dell'ultimo Zar e della sua famiglia

Barbara Mori

Libro: Copertina morbida

editore: La Bancarella (Piombino)

anno edizione: 2018

pagine: 298

Uno spettro si aggira per la Russia. Nicola II, l'ultimo zar assassinato dai bolscevichi nel luglio del 1918 e condannato in epoca sovietica alla damnatio memoriae, negli ultimi anni si è preso la sua rivincita postuma riemergendo prepotentemente dall'oblio. Spesso la Storia scritta dai vincitori genera luoghi comuni difficili da sfatare. Per decenni la vicenda dell'ultimo zar di Russia ha appassionato il mondo intero per i suoi caratteri romanzeschi, una trama che sembra scritta apposta per un poema epico, o meglio, per una tragedia greca che non poteva non appassionare generazioni di persone. Dopo un secolo di misteri, tra cadaveri mancanti e leggende di sopravvissuti, oggi c'è una grande esigenza di verità intorno a questo monarca al quale è stato riconosciuto lo status di vittima del comunismo. Massacrando i Romanov il Bolscevismo ha creato dei martiri la cui memoria vivrà in eterno. L'autrice ripercorre gli eventi di quegli ultimi mesi anche dal punto di vista dei cosiddetti "servitori fedeli" del deposto zar, di estrazione e nazionalità diverse, basandosi su diari, lettere e testimonianze di chi è riuscito a sopravvivere alla rivoluzione e alla guerra civile.
18,00 17,10

Una manifestazione operaia contro il fascismo, Rosignano Solvay 27 luglio 1943

Matteo Caponi

Libro: Copertina morbida

editore: La Bancarella (Piombino)

anno edizione: 2015

pagine: 140

"Il saggio di Matteo Caponi si occupa di una pagina di storia locale, il 25 luglio 1943 a Rosignano e i giorni successivi alla caduta del fascismo o meglio alla crisi del Gran Consiglio con il seguente arresto di Mussolini. Furono giornate nelle quali, in numerose piazze d'Italia, si ebbero manifestazioni di giubilo [...] La fine purtroppo del fascismo si sarebbe avuta solo due anni più tardi con l'esperienza della Repubblica sociale e attraverso una lunga scia di sangue versato e di sacrifici immani. Prende corpo sotto i nostri occhi la problematicità dello schieramento antifascista, della sua divisione interna, talvolta della sua immaturità, seppur giustificata da oltre vent'anni di regime. Ma emerge anche riconfermata la maggiore opposizione che contro quel regime la classe operaia era in grado, più di altri soggetti sociali, di mettere in campo. Anche se alla Solvay di Rosignano il controllo delle maestranze era sempre stato molto pressante e non si erano verificate adesioni di nessun tipo, neppure in ritardo, alle mobilitazioni del marzo '43, comunque era certo che anche lì serpeggiava un malumore sotterraneo contro il regime e le sue vessazioni..." (Catia Sonetti)
12,00 11,40

Il giardiniere di Napoleone. Vita e avventure di Claude Hollard

Il giardiniere di Napoleone. Vita e avventure di Claude Hollard

Tiziano Arrigoni

Libro: Copertina morbida

editore: La Bancarella (Piombino)

anno edizione: 2014

pagine: 72

Nel 1854 il giovane Henri Drummond Wolff (1830-1908), destinato ad una brillante carriera nella diplomazia britannica, fino a divenire uno dei maggiori esperti nelle questioni riguardanti il Medio Oriente, sbarcava all'isola d'Elba, mettendosi sulle tracce di Napoleone. Proprio in un angolo appartato dell'isola, in una casa di campagna vicina a Portoferraio, Wolff doveva trovare quella che considerava la testimonianza vivente dell'imperatore all'Elba. La strada ventosa, che portava alla casa, era ornata da piante di giglio e aiuole di gerani rossi, che testimoniavano la cura verso gli spazi verdi. La casa si trovava su un declivio di fronte al mare, dal quale era separata da un giardino terrazzato, ornato da ombrosi boschetti di quercia nana. Un tempo, l'abitazione era appartenuta al signor Lapi, uno dei notabili dell'isola, poi era stata venduta alla famiglia inglese dei Knapp, adesso era di proprietà del potente principe Anatoli Demidoff. Nel giardino c'era anche un antico geranio, che era cresciuto smisuratamente, con il tronco simile a quello di un alberello. Un vecchissimo geranio che doveva avere l'età dell'abitante della casa: Claude Hollard, il giardiniere di Napoleone...
10,00

L'antica accademia dei ravvivati i teatri e il carnevale di Piombino

Nedo Tavera

Libro: Libro in brossura

editore: La Bancarella (Piombino)

anno edizione: 2025

pagine: 140

«L'opera di Tavera descrive dettagliatamente l'attività dell'Accademia piombinese dei Ravvivati, a partire dal 1834, quando fu inaugurato, grazie alla loro iniziativa, il Teatro Vecchio di Cittadella secondo l'idea già coltivata dai principi Baciocchi nel 1813. I Ravvivati si impegnarono da quel momento per svolgere una meritoria attività educativa nel campo della musica e del teatro. La loro intenzione era anche quella di scuotere la città dal grigiore che l'aveva pervasa dopo la caduta di Napoleone e l'annessione del Principato di Piombino al Granducato di Toscana. L'Accademia dei Ravvivati raccoglieva le famiglie più note, di estrazione nobiliare e borghese. Alcuni di questi nomi fanno parte della memoria storica del territorio e sono stati tramandati anche dalla tradizione orale. Esiste ancora oggi una targa che ricorda i Ravvivati, ma non fa bella mostra di sé all'ingresso del Metropolitan, tanto per richiamare alla mente la storia del teatro. È relegata nell'ingresso laterale, all'estrema destra della facciata, lungo le scale che portano alle sedi delle associazioni. Forse è il momento di riportare alla luce l'attività dei Ravvivati. Una città normale necessita di conoscere bene la sua storia. E a Piombino c''è molto da sapere. [...] » .(Valerio Perna). Il volume riporta, poi nelle ultime pagine, la storia del Carnevale Piombinese dove si scopre ad onor della nostra città che "i Piombinesi sperimentarono la creazione di carri con fantocci di cartapesta nel 1927. A Viareggio li avevano inventati da poco."
15,00 14,25

Jacopo V Aragona d'Appiano Elena Salviati Jacopo VI e l'ombra di Cosimo I De' Medici. Lettere dal 1538 al 1559

Nedo Tavera

Libro: Libro in brossura

editore: La Bancarella (Piombino)

anno edizione: 2025

pagine: 88

Le novità svelate dai carteggi che andiamo ad esporre sono tali che per se stesse meritavano una messa a punto storiografica, in quanto modificano alcune pagine della letteratura che conosciamo e che ci è stata trasmessa replicatamente da opere ormai classiche di vari storici, e consecutivamente, da molti altri. La storiografia ufficiale, infatti, ha indotto a presumere un dissidio profondo fra Elena Salviati e Cosimo I a seguito della pretesa del Medici di impossessarsi di Piombino, a discapito del legittimo Signore, Jacopo VI. Pertanto, viene fatto concepire un odio implacabile e una frattura insanabile sorti fra zia e nipote, intorno al 1548, a causa del conferimento del dominio piombinese a Cosimo I da parte di Carlo V; conferimento, poi revocato, che avrebbe indotto la Reggente spodestata, Elena, colma di sdegno e di rancore, a ritirarsi col figlio a Genova, dove vi sarebbe morta. Frutto di questa ricerca è stato, quindi, il sincerarsi delle vicende avvenute ed accertare che sulla scorta delle suddette opere classiche si è continuato a scrivere fantasiosamente pagine di notizie inesatte: ossia, che Elena Salviati e Jacopo VI furono costretti a rifugiarsi in esilio nella città di Genova, dovendo abbandonare il loro feudo nelle mani di Cosimo: niente di più non veritiero, come si riscontrerà, andando avanti nella lettura.
15,00 14,25

Jacopo VI Aragona e la «signoria» di Piombino di Cosimo I de' Medici. Lettere dal 1552 al 1588

Nedo Tavera

Libro: Libro in brossura

editore: La Bancarella (Piombino)

anno edizione: 2025

pagine: 124

È notorio, ed acclarato dagli storici, che la Città di Piombino, "chiave di Toscana" in epoche passate, secondo autorevoli commentatori, destò bramosia negli antichi potentati, grandi e meno grandi. La Capitale dello Stato dei D'Appiano, col suo territorio circostante ed insulare, vantando prerogative naturali uniche per riconosciuti requisiti di posizione geografica, in ordine a pecularietà strategiche, portualità e abbondanza di giacimenti minerari, fu al centro di disegni di annessione, in seguito ai quali subì più d'una occupazione straniera, anche di non lunga durata. […] Come si può ben comprendere, chi fra le varie potenze aveva speciale interesse ad assoggettare Piombino era lo Stato ad esso confinante, il Ducato del Medici, il quale anelava ad acquistare uno sbocco al mare e un porto efficiente con cui sviluppare la propria potenza marittima e intensificare l'attività mercantile connessa. Proprio ai traffici della navigazione nel Tirreno era di grande e temibile ostacolo la selvaggia pirateria di cui sopra, che metteva in allarme le popolazioni costiere, terrorizzadole, ivi comprese quelle di Piombino e delle sue isole.
15,00 14,25

Alessandro Aragona D'Appiano signore di Piombino fra indici assolutori e accuse infamanti, sulla scorta di carteggi inediti nell'Archivio di Stato di Firenze

Nedo Tavera

Libro: Libro in brossura

editore: La Bancarella (Piombino)

anno edizione: 2025

pagine: 162

Il giovane Alessandro Aragona d'Appiano, Signore rinascimentale di Piombino, incolpato di tirannia e libertinaggio, esiliato da Genova, fu vittima di intolleranza politica e di eversione, e la congiura orditagli fu impietosamente fatale: una squadraccia di ribelli sovversivi lo assalì per strada, nel suo regno, ferendolo a morte e infierendo sul corpo concolpi di pugnali e alabarde. Ciò accadde la sera del 28 settembre 1589, 1590 allo stile piombinese. Una cosa inimmaginabile, un monarca del Cinquecento soppresso da un manipolo di sudditi congiurati: fatalità plausibile solo nella finzione teatrale o melodrammatica. l'eco dell'inaudito assassinio, comparabile quasi, per intensità, con la "congiura dei Pazzi", scosse tutti i potentati italiani, il Re di Spagna e l'Imperatore... Rispondendo alla necessità di indagare documentalmente la figura storica di Alessandro I, con nuove ricerche condotte presso l'Archivio di Stato di Firenze, si è ricorsi al responso di carteggi editi e inediti, in particolare di uno dal contenuto risolutamente accusatorio e di altri, viceversa, dal sapore e dalla valenza induttivamente liberatori. Del carteggio critico e diffamatorio rinvenuto, oltretutto contestuale alla circostanza della morte del detto Signore, fu autore un notabile cittadino, un'autorità presente a Piombino nei giorni in cui cadde vittima lo stesso Alessandro I. Tale cittadino testimone rispondeva al nome di Niccolò Calefati, appartenente ad una delle più abbienti, influenti e note famiglie piombinesi, di estrazione nobiliare ed una delle molte, di origine pisana, che si trasferirono a Piombino, nel 1406, dopo la caduta di Pisa in mano a Firenze.
15,00 14,25

San Paolo della Croce e le clarisse piombinesi

Nedo Tavera

Libro: Libro in brossura

editore: La Bancarella (Piombino)

anno edizione: 2024

pagine: 124

L'11 dicembre 1256, con sua Bolla, Papa Alessandro IV concesse alle Monache Clarisse di Massa Marittima, che l'avevano richiesta a sollievo della loro estrema povertà, la famosa Abbazia di San Giustiniano di Falesia, o Faliegi, alle porte di Piombino, con tutti i suoi beni, ormai abbandonata dai Monaci Beendettini. «Appena un anno dopo, il 5 dicembre 1257, Fra Rinaldo da Tocco negli Abruzzi, Cappellano e Penitenziere del Papa, che doveva essere Delegato, almeno in Toscana, per i Monasteri, per autorità del medesimo Papa esonera una tale Suora B., Abbadessa del Monastero di Massa, da tal carica, e la elegge Abbadessa di Faliegi, dove si recherà con alcune altre Monache ad aprire il nuovo Monastero, che dichiara del tutto indipendente da quello di Massa». L'Abbazia assunse in seguito la nuova dedicazione a Santa Maria, dal nome di altra Chiesa suburbana appartenuta ai Monaci e più vicina alla città, presso cu le Religiose stabilirono il proprio Monastero. Sicuramente alcune avversità e difficoltà non mancarono nella vita consuetudinaria del Monastero, il quale, fra gli alti e bassi causati alle vicende politiche di Piombino, e con fasi di alta luminosità, come l'esperienza apportata dalle predicazioni di San Paolo della Croce, portò avanti onorevolmente la propria esistenza fino al 1806, cioè fino alla soppressione decretata dalla Principessa Elisa Bonaparte e dalle leggi napoleoniche.
15,00 14,25

Lavoro, lotte sociali, presenza cristiana in Piombino (1900-1950)

Giuseppe Fabiani

Libro: Libro in brossura

editore: La Bancarella (Piombino)

anno edizione: 2024

pagine: 102

La storia del movimento operaio piombinese si può trovare in qualche pubblicazione che rispecchia però ideologie opposte alle nostre. Volutamente vi si trascura di accennare, nei momenti di crisi delle fabbriche, in occasione di scioperi e, perché no, anche nello scorrere dei giorni sereni, sia alla voce che all'opera di concordia e di giustizia della Chiesa locale che, con i suoi Circoli, era sempre presente, sempre solidale con i più deboli, i più indifesi, dolente di non poter arrivare a sanare le ferite di tutti a causa di scarsità di mezzi. La rivisitazione di questo lavoro di G. Fabiani consente un excursus storico dei principali fatti avvenuti nella città di Piombino nella prima metà del secolo scorso. Dalla narrazione delle vicende politiche e dei rapporti fra Istituzioni, Associazioni e Partiti, emergono la asprezza e talvolta la violenza che si sono verificate nelle relazioni della vita comunitaria, prima durante il fascismo e poi nell'immediato dopoguerra. L'autore sofferma la sua attenzione soprattutto sulla presenza attiva e responsabile dell'ambiente cattolico, evidenziando la efficace testimonianza di uomini di cui ancora si conserva la memoria. Fortunatamente, da allora il clima è cambiato: le ideologie sono scomparse, le relazioni fra i politici sono diventate più serene, anche se i cittadini di oggi manifestano meno sensibilità nei confronti della politica attiva.
18,00 17,10

I Ludovisi principi di Piombino (1634-1733), in carteggi inediti nell'Archivio di Stato di Firenze

Nedo Tavera

Libro: Libro in brossura

editore: La Bancarella (Piombino)

anno edizione: 2024

pagine: 86

Niccolò Ludovisi, nacque, nel 1610, in una famiglia che ha dato alla Chiesa cardinali e Papa Gregorio XV, del quale egli era nipote. Nel 1633, si unì con Polissena, ultima Principessa ereditaria di Piombino, figlia di Isabella Aragona d'Appiano e Giorgio de Mendoza. Ciò che è dato evincere dall'analisi delle sue lettere, seppure vergate da segretari non sempre del medesimo livello di preparazione, è che il Principe non presenta affatto un'impronta di sé assolutamente autoritaria, tipo ancien régime, come si poteva sospettare con quel poco che è stato indagato e scritto di lui, ma semmai egli manifesta tratti personali che prefigurano l'immagine di un monarca permeato di più blando dispotismo illuminato, avente rimarchevole propensione alla considerazione ed al rispetto dei sudditi. Viceversa, coloro che non eccellerebbero al massimo dai contenuti epistolari, in fatto di complessive prerogative amministrative, sarebbero gli Anziani piombinesi, i rappresentanti della Comunità, che in alcuni casi emergerebbero non sempre all'altezza delle aspettative, esponendosi alla critica del Ludovisi, come sovente era capitato prima sotto Jacopo VI.
15,00 14,25

Antichi ordini mendicanti a Piombino. Gli Agostiniani piombinesi, Piombino francescana

Nedo Tavera

Libro: Libro in brossura

editore: La Bancarella (Piombino)

anno edizione: 2024

pagine: 120

La tradizione eremitica fu fortissima un po' ovunque in Toscana, come nell'antica Diocesi di Populonia [...] Sarà proprio dalla Toscana, insieme alla Romagna, Marche e Lombardia, che le diversificate e nutrite presenze eremitiche daranno origine all'Ordine dei Frati Eremitani Agostiniani, e non dobbiamo dimenticare i Frati Minori Conventuali che sono l'unica Famiglia Francescana maschile che sul suo stanziamento a Piombino ha lasciato una piuttosto considerevole documentazione. Va precisato, però, che l'eccezione è dovuta anche al fatto che tale, inclita, Famiglia visse molto a lungo in Piombino, divenendo espressione, in pratica, di tutto il movimento francescano che vi aveva operato. I Conventuali, insomma, impersonarono i continuatori, fino al 1806, della missione cominciata verso la metà del Duecento dai primi Frati Minori della città.
15,00 14,25

Alessandro d'Aragona d'Appiano principi suoi congiunti e autorità piombinesi dell'epoca. In carteggi inediti giacenti nell'Archivio di Stato di Firenze

Nedo Tavera

Libro: Libro in brossura

editore: La Bancarella (Piombino)

anno edizione: 2024

pagine: 234

La presente ricerca archivistica, svolta presso l'Archivio di Stato fiorentino, è incentrata essenzialmente sulla conoscenza delle figure mai indagate documentalmente di Alessandro Aragona d'Appiano e dei suoi congiunti, mediante il supporto delle lettere che hanno lasciato: il padre, Jacopo VI; la presunta madre, Virginia Fieschi; la moglie, Isabel de Mendoza; la figlia, Isabella; il suocero, Jorge de Mendoza; lo zio, Alfonso. Altre figure di contorno contribuiscono alla rievocazione dei personaggi suddetti e dell'atmosfera storica. Lo stimolo iniziale e l'intento prioritario dell'esplorazione sono far luce sulla vita di Don Alessandro, giovane Principe sventurato, in riferimento al suo efferato assassinio avvenuto nel 1589, a Piombino, ad opera di congiurati di una individuata cerchia oligarchica cittadina. Mediante le lettere e il pensiero degli scriventi Signori e Principi avremo modo di acquisire elementi atti ad elaborare un concetto del loro grado di umanità e di scoprire aspetti significativi riguardo al loro carattere, indole, cultura, abitudini. Potremo meravigliarci, pertanto, dell'idea di un Don Alessandro quale normalissimo ragazzo quadrato e serio, animato da buoni sentimenti, acculturato, dedito alle discipline musicali e alla letteratura, grande appassionato di animali domestici; un tipico esempio dei suoi tempi, nella realtà, di intellettuale aristocratico rinascimentale, tutto l'opposto, dall'etichettatura di uomo sviato e corrotto in cui l'ha rinserrato immotivatamente un filone letterario pseudostorico.
18,00 17,10

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