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L'orma: Fuoriformato. Nuova serie

Il fiato dello spettatore e altri scritti sul teatro (1966-1984)

Il fiato dello spettatore e altri scritti sul teatro (1966-1984)

Elio Pagliarani

Libro: Libro in brossura

editore: L'orma

anno edizione: 2017

pagine: 407

«'A teatro è il fiato dello spettatore che dà fiato all'attore. Lo so per via che ogni tanto recito versi: io vario, essi variano, in funzione di chi ascolta, e viceversa.' Così scrive Elio Pagliarani nel 'Teatro come verifica': il primo dei saggi e articoli una cui scelta ordinò, nel '72, col titolo appunto ‘Il fiato dello spettatore’ (scelta qui ampliata e proseguita sino al termine della sua attività di critico teatrale, nell'84, grazie a un approfondito scavo bibliografico). Un'interazione da sempre presupposta dal teatro, certo, ma che per Pagliarani è solo un aspetto di quello che più gli interessa: 'la socialità dell'arte come capacità di provocazione immediata'. In quegli anni, più radicalmente, 'intervento del pubblico come elemento costitutivo dello spettacolo' (per esempio col Living Theatre) e annullamento, dunque, della separatezza sacerdotale tra il performer solo al comando e un'audience passiva e gastronomica: in una fusione simile, invece, al 'ritmo corale' dei 'braccianti del mare' evocato dal poeta nella Ballata di Rudi. L'incontro di Pagliarani col teatro non fa che dar seguito, infatti, alla componente pubblica, cioè sociale, di una parola, come la sua, da sempre declamata sulla strada prima che sulla scena. Una parola in 3D, già 'spettacolo come quei libri per l'infanzia, che oggi diremmo in qualche modo pop, donde salta fuori un bosco un castello i sette nani, a ogni pagina'. Assistiamo allora all'incontro fra i numi di Brecht e Artaud in un teatro che fa appello insieme all'intelletto e ai sensi: quello che si potè vedere, sulle scene italiane, nei mitici Sessanta e Settanta. Le 'cronache' teatrali di Pagliarani, come le chiama con un termine a lui caro, restano oggi non solo la testimonianza più appassionata di quelle stagioni, ma anche la «cronaca» più fedele, ancorché o proprio in quanto frammentaria, di un tempo che volle sfidare le convenzioni e le convenienze di sempre per 'tirare su la schiena', una buona volta. E proporsi, in tutti i sensi, all’aperto.” (A.C.)
35,00

L'opera poetica

L'opera poetica

Emilio Villa

Libro: Copertina morbida

editore: L'orma

anno edizione: 2014

pagine: 792

Come qualcun altro nei secoli che lo hanno preceduto, ma quanto nessun altro nel suo, Emilio Villa ha scritto per un altro secolo. Ora, giusto a cent'anni dalla sua nascita, finalmente è venuto il suo tempo. Villa: il clandestino del Novecento italiano (come lo ha definito Aldo Tagliaferri, suo storico sodale e interprete); il dinamitardo di ogni accademia e di ogni canone; il passa-muri disciplinare che ha ibridato fra loro, in un'unica folgorante avventura letteraria, avveniristica ricerca poetica (al passo con le grandi avanguardie europee), rabdomantica erudizione antichistica (traduttore critico dell'Antico Testamento e dell'Odissea), leggendario "occhio" per l'arte odierna (i cui "attributi" indagò in un libro memorabile), padronanza universale del patrimonio linguistico indoeuropeo (per decenni perseguì l'impresa d'un dizionario etimologico in solitaria). Villadrome, come lo "parabattezzò" Duchamp, è sempre rimasto ostinatamente, orgogliosamente fuori da ogni confine, da ogni partizione, da ogni identità. Ora Cecilia Bello Minciacchi, la studiosa che nell'ultimo quindicennio si è votata con tutte le sue forze a quest'opera impossibile, l'ha ricostruita in tutte le sue pieghe enigmatiche, in tutte le sue svolte anche clamorose, in tutte le sue idiosincrasie. Per la prima volta dunque il corpus poetico villiano si trova qui riunito in un unico, documentatissimo volume che raccoglie tutti i suoi testi pubblicati, in vita e dopo la sua morte. Postfazione di Aldo Tagliaferri.
45,00

Una profonda invidia per la musica. Invenzioni a due voci con Paolo Terni

Una profonda invidia per la musica. Invenzioni a due voci con Paolo Terni

Giorgio Manganelli, Paolo Terni

Libro

editore: L'orma

anno edizione: 2014

pagine: 157

Nell'ambito di un ciclo dal titolo "La musica e i dischi di...", dal 14 al 18 luglio 1980, Paolo Terni si trovò a ospitare negli studi di Radio 3 uno scrittore che mai aveva fatto sospettare una particolare inclinazione per la musica: Giorgio Manganelli. E invece, come un appuntamento a lungo atteso, rappresentò un'esplosione pirotecnica l'incontro fra il Manga (che alla sua morte lascerà una collezione discografica non meno ricca della sua leggendaria biblioteca) e una serie di brani "incontournables" del Canone Occidentale - da Haydn a Mahler, passando per Schubert e Verdi: senza trascurare le operette di Gilbert and Sullivan o la musica tradizionale del Giappone. La reazione chimica fra ascolto e commento a caldo produce un monumento all'arte della conversazione - brillante come poteva essere, forse, in un salotto del Settecento. Ma anche l'affondo più rivelatorio nella poetica di un autore pervicacemente astratto, quale voleva essere Manganelli, che a sorpresa fa i conti con "l'onta del significato" e la sua "ferita": che il miracolo della forma traduce in "un contrassegno nobiliare". Sette anni dopo, all'ascolto e alla sua interpretazione, Manganelli dedicherà uno dei suoi capolavori: "Rumori o voci".
24,00

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