Medusa Edizioni: Wunderkammer
Cenacolo Belgioioso. I ritratti
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2016
pagine: 173
Questa straordinaria galleria di ben centoquarantaquattro ritratti, miracolosamente sopravvissuta nella sua integrità grazie a un provvidenziale intervento di tutela e alla sensibilità del suo attuale proprietario, Giorgio Baratti, alla dispersione del patrimonio artistico della Società degli Artisti e Patriottica, rappresenta una testimonianza fondamentale non solo per ricostruire la fisionomia artistica, ma anche il volto, attraverso l'immagine dei protagonisti della vita culturale, di Milano dalla seconda metà dell'Ottocento fin oltre la Seconda Guerra mondiale. L'associazione, sorta nel 1844 con sede in via dei Bigli, si era fusa nel 1875 con la Società Patriottica, nata nel 1776 nella Milano illuminista di Maria Teresa e Giuseppe II. L'istituzione vantava una raccolta di dipinti, statue, stampe e libri d'arte che "andò man mano arricchendosi per una ininterrotta produzione di ritratti di soci, nata senza direttiva, senza scelta di persone da effigiare, senza riguardo di meriti di nome e di anzianità, sicché accanto a ritratti di maestri sommi troviamo qualche nome ignoto, accanto a pittori e scultori di fama qualche pallido dilettante". Questi ritratti ci restituiscono la memoria di alcuni dei protagonisti della propria epoca, come Domenico Inchino, Giuseppe Bertini, Eleuterio Pagliano, Sebastiano De Albertis, Federico Paraffini, Angelo Morbelli, Achille Beltrame, Giuseppe Palanti.
I Sironi di Sironi. La raccolta dello studio
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2016
pagine: 94
"Parlare di Mario Sironi è quasi come descrivere i caratteri di un fiume, tale è la sensazione di forza del suo pensiero, di possente flusso delle idee e d'inarrestabile fioritura formale seppure, al pari dell'acqua, l'artista abbia adattato il proprio elemento incentivo alle condizioni più diverse, alle occasioni e alle necessità date dai tempi e dai luoghi che ha incontrato sulla sua strada. La parabola espressiva di Mario Sironi, a guardarla allo specchio di un altro gigantesco pittore a lui contemporaneo, non appare meno libera di quella di Picasso, è vulcanica e innovativa, unica e riconoscibile quanto quella. Lo stesso Pablo Picasso riconosceva apertamente il genio artistico di Mario Sironi, eleggendolo sopra ogni altro pensiero dell'epoca, e non solo tra i confini italici. Nel campo del disegno, che è materia specifica della presente mostra, che presenta 55 disegni in gran parte inediti da una collezione londinese, questa libertà preservata è ancora più visibile, più intimamente protetta. Ma anche nel chiuso del proprio studio, nelle mani di altri artisti, giungeva visibile il condizionamento, la catena mentale, in Sironi mai, non si vedono vincoli ideologici alla fantasia fiorita di questi fogli, non si avvertono trattenimenti di opportunità. Malgrado i limiti dell'autarchia culturale si ritrovano analoghe esperienze nei migliori sperimentatori d'Europa e la ricerca che emerge dalle carte non è seconda a nessuna, per coraggio e impeto." (Massimo Pulini)
L'immagine dei milanesi nella vita quotidiana (1790-1890)
Libro
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2015
pagine: 144
Le stampe, le illustrazioni e le caricature ci hanno tramandato un'immagine poco nota dei milanesi lungo tutto il corso dei cento anni che vanno dal 1790 al 1890. Un secolo che vide un susseguirsi di vicende storiche ed economiche che portarono la città alla sua fisionomia di centro culturale, commerciale e industriale all'alba del XX secolo. Mode e costumi dei milanesi appartenenti alle diverse classi sociali vennero rappresentati spesso mettendone in risalto gli aspetti più umoristici. Tutte le tecniche di stampa vennero utilizzate, dalle incisioni in rame alla xilografia, alla litografia, per finire negli ultimi anni dell'Ottocento alle oleografie, che ebbero a Milano il più importante centro di produzione italiano e che costituirono esse stesse una particolare forma di gusto estetico. Dalle mode venute da Parigi subito dopo la Rivoluzione francese, passando sotto il regno di Napoleone e poi la Restaurazione austriaca, la libertà di esprimere le idee politiche era strettamente sottoposta a censure e trovava unico sfogo nella moderata critica sociale o nella rappresentazione della vita quotidiana. Il '48, per quanto di brevissima durata, costituì un momento culminante del secolo, dando vita a una produzione caricaturale di dimensioni sconosciute in Italia. La vita dei milanesi, con l'unificazione della nazione fu oggetto di una satira di costume sempre più legata ai modi di vivere delle classi borghesi ed espresse i suoi risultati migliori nei decenni tra il 1860 e il 1880.
Degas e la sua modella
Alice Michel
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2015
pagine: 101
"Nel ritratto che Alice Michel scrisse e pubblicò nel febbraio 1919 sul "Mercure de France", un paio d'anni dopo la scomparsa di Degas - nota Jean-Loup Deville nella Postfazione a questo documento d'epoca, si capisce fino a che punto si rispecchi quanto Focillon scrive nella sua storia della pittura del XIX e XX secolo: "Un istante di sensibilità fatto dei suoi lineamenti di un attimo"; e non è eccessivo ciò che lo storico afferma poco dopo, vale a dire che "Degas inaugura una nuova epoca del genio e del gusto francesi, fatto di disincanto, di costruzione austera, di ripiegamento su se stessi". Si sente, dal racconto della modella, quanto di fisico, di costretto, di vincolato all'infermità del corpo, alle sue debolezze indotte dall'età e dalla malattia, si celi nella concezione di una scultura che ormai Degas esegue a tastoni, trasferendo la sensazione immediata della mano che palpa il corpo della modella, nella materia plastica, cera o creta che fosse: "Mentre lei posava, Degas, gli occhi quasi immobili dietro gli occhiali, seguiva i contorni del corpo nudo per confrontarli con quelli della piccola scultura. Ma per quanto fosse seduto molto vicino a Pauline, non distingueva che vagamente le sue forme e si alzava ogni momento per seguire con la mano la linea dell'anca o l'inserzione di un muscolo che il suo pollice modellava nella materia plastica".
Mi ha dato nell'occhio. L'arte contemporanea e la sua schizofrenia
Maurizio Cecchetti
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2015
pagine: 251
"Se è la costanza quotidiana del lavoro a fornire il nutrimento migliore all'ispirazione di un artista, al punto che Baudelaire non poneva distinzioni tra l'una e l'altra, ancora di più, tale assunto, vale per un critico d'arte. Una singolare forza inventiva sembra davvero scaturire dallo stimolo esterno e dall'applicazione giornaliera, scorrendo le pagine dense del libro di Maurizio Cecchetti, che appaiono frutto di uno sguardo allenato a cogliere, anche negli episodi del presente, gli argomenti estetici che meritano scandaglio e sedimentazione. Partendo da singoli 'prelievi istologici', come l'autore stesso li chiama, il testo riesce a dispiegare precise e illuminanti analisi intorno a quelle che possono definirsi le patologie ricorrenti nell'arte, contemporanea e non. Maurizio Cecchetti traccia il percorso dei sintomi, ne insegue le abitudini e riesce a stanare i tic nervosi del sistema artistico, senza la pretesa di impartire terapie o prescrizioni, ma offrendo un vasto corredo interpretativo del fenomeno. Un episodio di cronaca, che vede protagoniste l'installazione di un artista di grido e un'anziana signora addetta alle pulizie del museo, può costituire il termometro più semplice ed eloquente di un distacco, di una mutazione genetica in atto. Il sottotitolo parla non a caso di schizofrenie e di certo una scissione è avvenuta da tempo tra la liturgia delle arti visive e l'attuale 'Urbi et orbi'." (Massimo Pulini)
Come costruire la biblioteca di Babele a dispetto degli errori di Borges
Renato Giovannoli
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2015
pagine: 118
Anche se, come scrive Stefano Bartezzaghi nella prefazione, "dire quel che non si può è la massima aspirazione di uno scrittore, costruire l'impensabile è un nobile compito architettonico", determinare la forma della mitica Biblioteca di Babele allo scopo di valutare la possibilità della sua realizzazione materiale è un'impresa che pone difficoltà apparentemente insormontabili. Jorge Luis Borges ha infatti commesso nella prima edizione del racconto che la descrive un grave errore di progettazione, e l'emendamento da lui apportato al passo incriminato in una successiva versione del racconto è quantomeno parziale, cosicché i critici letterari, i matematici e gli architetti che si sono confrontati con il rompicapo non sono riusciti a escogitare una soluzione soddisfacente. Questo saggio, che riassume tutto il dibattito, ha la pretesa di offrire la soluzione definitiva del problema, senza per altro rinunciare ad approfondire i significati simbolici e le implicazioni filosofiche dell'ormai proverbiale edificio.
Tecnica curiosa. Dall'infanzia delle macchine alle macchine inutili
Paolo Portoghesi
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2014
pagine: 207
Questo libro raccoglie una serie di riflessioni sulle macchine e la loro storia. La civiltà macchinista, ispiratrice delle avanguardie storiche dell'inizio del XX secolo, è ormai un'etichetta obsoleta, ma i problemi dell'intelligenza meccanica, dell'automazione, della crisi ambientale connessa agli sviluppi della meccanizzazione sono all'ordine del giorno e pongono interrogativi drammatici sul futuro del nostro pianeta. Il libro invita a riflettere sul modo discreto e fantasioso in cui la macchina è entrata in scena nel mondo antico, come ampliamento e raffinamento degli arnesi del vivere quotidiano, e sulla sua graduale trasformazione da oggetto funzionale al servizio dell'uomo in forza inesauribile di trasformazione e di cambiamento, fino ad acquistare la fisionomia di essere vivente capace di riprodursi e dotato, se non di una sua volontà, di un potere sorprendente di imporre all'umanità i suoi ritmi e le sue regole. Una ciclica alternanza di illusioni e delusioni caratterizza un decennio dopo l'altro la seconda metà del secolo XX e il primo decennio del XXI. Quando l'abbandono delle campagne e la rapida crescita urbana avevano accreditato l'ipotesi di un nuovo equilibrio sociale creato dalla piena occupazione, emerge la tecnica dell'automazione che sottrae spazio al lavoro industriale e innesca un processo di crescita smisurata del terziario e la conseguente elefantiasi della burocrazia.
Il genio giapponese
Henri Focillon
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2014
pagine: 143
L'epoca coloniale, quella tra XIX e XX secolo, oltre le sue ipocrisie civilizzatrici, ha messo in luce, paradossalmente, un'apertura di credito verso le culture "altre", che hanno finito per affascinare e influenzare l'Occidente, assai più, forse, di quanto i colonizzatori non abbiano potuto fare coi colonizzati. Il fascino dell'Oriente, sulla scorta anche delle Esposizioni universali, lasciò un segno decisivo sulla cultura francese a cavallo tra i due secoli. I tre saggi sul "genio giapponese" di Henri Focillon, qui tradotti per la prima volta e riuniti in volume, ne sono una eloquente testimonianza. Focillon comincia a dar forma definitiva al suo "marchio intellettuale", messo poi a frutto da allievi d'eccellenza (da Jurgis Baltrusaitis ad André Chastel, fino a George Kubler), che consiste nell'individuazione dei caratteri di uno "stile" affrancato dagli schematismi geografico-cronologici (l'idea di struttura mobile riferita a spazio, materia, spirito e tempo che Focillon svilupperà come teoria dell'arte nel libro "Vita delle forme"). Nel "Saggio sul genio giapponese" Focillon sfonda addirittura i confini della storia dell'arte delineando una sorta di utopia antropologica. Bisognava però fare i conti con una certa declinazione culturale del japonisme che aveva giocato un ruolo centrale nella cultura artistica europea... Introduzione di Andrea Beolchi.
I denti di Michelangelo
Marco Bussagli
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2014
pagine: 175
Il libro affronta un argomento che non solo non è mai stato indagato, ma neppure considerato nella pur sterminata storiografia di Michelangelo. In alcune figure rappresentate dal genio toscano ricorre un'anomalia curiosa: il quinto incisivo. Ogni uomo dotato di una chiostra dentaria normale ha due incisivi a metà dell'arcata superiore. L'esistenza di questo tema non deve essere dimostrata perché è certo che il grande artista abbia rappresentato molti personaggi caratterizzati da quest'anomalia, che ai suoi tempi, del resto, era ben nota. Sebbene risulti evidente in alcune opere michelangiolesche, al "trentatreesimo" dente nessuno studioso ha mai fatto caso prima d'ora, eppure si tratta di opere notissime: dalla "Sibilla Delfica" al "Giona" della Sistina, sino alla "Furia" degli Uffizi, alle figure demoniache del Giudizio Universale e all'aguzzino che alza la croce nella Crocefissione di san Paolo nella Cappella Paolina. Questo vuol dire che Michelangelo, con chiara coerenza simbolica, ha usato quest'anomalia anatomica per alcuni decenni attribuendole un preciso significato, che questo libro ora porta alla luce. Il quinto incisivo connota le figure che appartengono al mondo prima della rivelazione di Cristo, ma allude anche alla violenza, alla bestialità, nonché alla natura lussuriosa.
Antoine Benoist. Lo scultore in cera del Re Sole
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2013
pagine: 138
Se è vero che natura non facit saltus, la storia invece è piena di vuoti o pezze mancanti. Capita, a un certo punto, non sai quando né perché, che venga meno una tessera del mosaico; che si perdano persino le tracce che riguardano un personaggio, un artista, la sua opera. È il caso di Antoine Benoist, a cui Luigi XIV, il Re Sole, concesse nel 1668 il privilegio di essere il suo unico scultore in cera colorata. Benoist si era guadagnata la fama di grande artefice della ceroplastica modellando un teatro di figure a grandezza naturale, che rappresentava la corte del Re Sole. E il sovrano, ammirato da tanta bravura, lo autorizzò a mostrare in tutta la Francia questo capolavoro, dove le figure, perfettamente somiglianti, erano corredate di abiti, parrucche e ogni accessorio atto a renderne l'aspetto più vero del vero. Benoist divenne celebre in Europa e altri prìncipi e sovrani vollero farsi ritrarre da lui. Ma a volte il genio e la fama non si sposano bene, così, di Benoist, già a metà del Settecento quasi si perde la memoria. Soltanto nell'Ottocento, come dimostrano i testi pubblicati in questo libro, col clamore suscitato dai Musei delle cere, alcuni studiosi ne recuperano la storia. Solo questa, perché le opere, come molte testimonianze della ceroplastica moderna, sono perdute per sempre. L'"anello mancante" della storia dell'arte. Introduzione di Maurizio Cecchetti. Con una nota di Philippe Daverio.
Giambattista Marino. La mula del Cavaliere. L'osceno da Marino a Testori
Marzio Pieri, Maurizio Cecchetti
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2013
pagine: 309
Per il lettore acculturato Giambattista Marino è il poeta della meraviglia. Non tutti sanno che l'idea non è del Marino ma del "Teeteto" e di Aristotele. Meraviglia mette in moto la filosofia prima della poesia. La vicenda vitale del Marino dopo la giovinezza napoletana copre i primi venticinque anni del secolo barocco, un tempo detto anche (per spregio) marinista. La sua carriera è quella di un Misirizzi, si alza di tre palmi e lo riabbassano di quattro. Rifiuta d'essere il Vergilius novus d'un impero che non c'è, aspira ad esserne il novello Ovidio a mostrar quel che in Camera si puote; paradossale ogni cosa che (gli) tocca, il suo esilio da Roma non è il Mar Nero ma la natia Napoli. Vi sopravvive meno di due anni e l'Indice piove sul bagnato. Solo a Venezia lo si legge con viva simpatia, nella cerchia libertina degli accademici Incogniti, dalla quale uscirà il modello dell'Opera Venetiana, non immune da godutissime letture adoniche. Per il lettore poco acculturato Gianni Testori, a vent'anni dalla sua dipartita, rischia d'essere preso ancora per un serioso pornografo, santificato dalla sofferenza e dal cinema di Visconti, e parecchio difficile da leggere. Quando dalla terra lombarda e dalla devozione borromea springò la Fonte Testoria, la squadracela dei critici andò in rotta: cercarono di "metterlo" con qualcuno, ma la serata batteva la fiacca e la fine eran cocci: reciproci sbadigli col timorosissimo Gadda, fin de non recevoir con Arbasino...
Caravaggio. Dov'è Matteo? Un caso critico nella Vocazione di San Luigi dei Francesi
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2012
pagine: 105
Per quattro secoli ha goduto il privilegio di essere lui il "vero" Matteo. Da quando Giovan Pietro Bellori, il biografo di Caravaggio, ne aveva accreditato l'identità, nessuno più ne aveva messo in dubbio le credenziali. Poi, a metà degli anni Ottanta del Novecento, alcuni storici manifestarono un dubbio amletico: chi è il "vero" Matteo che Caravaggio ha raffigurato nella Vocazione di San Luigi dei Francesi? Sarà l'uomo dall'aspetto ben curato, la folta barba, sontuosamente vestito, che sembra indicare se stesso rispondendo alla chiamata di Cristo; oppure è il giovane senza barba, la testa fìssa sul tavolo a contare i soldi, che sembra non accorgersi nemmeno dell'entrata di Gesù in scena? Questa seconda ipotesi è stata recentemente riproposta, e nonostante il dibattito svoltosi a metà degli anni Ottanta sia caduto ben presto nel dimenticatoio, l'idea che il "vero" Matteo sia il personaggio a capotavola, rimane suggestiva, ricca di spunti interpretativi e tutt'altro che peregrina. Si tratta di un caso di dissimulazione, non insolito per l'epoca di Caravaggio, oppure di un abbaglio critico? Questo libro raccoglie i testi principali del dibattito svoltosi negli ultimi trent'anni su questo caso, per lo più inediti in Italia. Presentazione di Maurizio Cecchetti.