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Medusa Edizioni

Novecento addio. La Risoluzione europea sui totalitarismi: un dibattito

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2020

pagine: 116

"La storia dell'umanità è piena di sentenze collettive. Che spesso lasciano il tempo che trovano. Così come le comparazioni fra epoche storiche o, nel caso che ci riguarda, fra due sistemi totalitari come il nazismo e il comunismo. Che hanno avuto sostanziali differenze ma anche innegabili analogie. La sentenza che in un certo senso ha messo sullo stesso piano nazismo e comunismo, attraverso la Risoluzione del Parlamento europeo approvata il 19 settembre 2019, ha diviso gli storici e i politici ma, seppur carente in vari passaggi, ha avuto il merito di rilanciare la questione di una memoria storica condivisa a livello europeo rispetto ai totalitarismi del Novecento. Varie domande sorgono: se accanto al nazismo si colloca il comunismo si finisce per relativizzare il "male assoluto" della Shoah? Oppure, si sottrae il presunto monopolio della rappresentanza del bene a una parte che partecipò attivamente alla costruzione del "male" del Novecento europeo e occidentale? Si tratta di fare i conti con una mentalità che fino a oggi ha voluto concedere al comunismo una dignità che gli altri totalitarismi non hanno mai trovato nel giudizio storico: un giudizio che fa male a molti ma che può diventare parte del terreno comune che deve condurre l'Unione Europea al necessario superamento del Novecento, anche in vista di ciò che attende l'umanità di fronte ai "nuovi totalitarismi" tecnologici. Sono alcune delle questioni che emergono da questo volume, che ha voluto mettere a confronto un numero cospicuo e rilevante di storici, filosofi e politologi del nostro tempo." (Roberto Righetto)
14,50 13,78

La colomba dell'arca. Poesie 1922-1945. Testo francese a fronte

Robert Desnos

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2020

pagine: 178

La poetica di Robert Desnos allestita in Italia, curato da Pasquale Di Palmo mettendo a frutto un più che decennale confronto col poeta francese, si configura come un viatico prezioso per ripercorrere idealmente l'intero percorso creativo dell'autore di "Corps et biens". Dall'iniziale adesione al surrealismo con la conseguente scoperta dei "sonni ipnotici" e dell'écriture automatique si approda alla successiva fase in cui il dettato poetico di Desnos si compromette maggiormente con le istanze etiche e, soprattutto, amorose. Poeta tra i più complessi e sofisticati del Novecento, Desnos con il passare del tempo ha acquisito uno spessore e una rilevanza nella poesia del Novecento sempre più ampia, in virtù di quel processo di rastremazione del logos che lo porterà dalle sperimentazioni ludiche che contrassegnano il désordre formel della prima fase alle tematiche politiche delle poesie clandestine, spesso pubblicate sotto pseudonimo in tempo di guerra. Ma rimane inalterata la vocazione a una pronuncia autentica, sottesa alle dinamiche più moderne, che sembra incarnare quella beauté convulsive concepita da Breton, anche se tesa al graduale recupero di una facilità, di una felicità inventiva che presuppongono una dirittura morale non comune. Si tratta di un anelito alla rivolta, coniugato a una joie de vivre mai rinnegata, di cui Desnos era quanto mai consapevole: «In definitiva, non è la poesia che deve essere libera, ma il poeta».
19,50 18,53

La ghigliottina. Riflessioni sulla pena di morte

La ghigliottina. Riflessioni sulla pena di morte

Albert Camus

Libro: Copertina morbida

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2018

pagine: 107

È del 1766 il discorso dell'avvocato generale al Parlamento di Grenoble, Servan: «Drizzate le forche, accendete i roghi, portate il colpevole nelle pubbliche piazze, chiamatevi il popolo a gran voce: voi l'intenderete allora applaudire alla proclamazione dei vostri giudizi, come a quella della pace e della libertà: voi lo vedrete accorrere a questi terribili spettacoli come al trionfo della legge». Alla perorazione dell'avvocato, ripresa in seguito nei fatti e nel tono dal Terrore rivoluzionario, Albert Camus contrappone l'appello all'Europa: «Senza la pena di morte Gabriel Péri e Brasillach sarebbero forse ancora tra noi, e noi potremmo emettere senza vergogna un giudizio su di loro, secondo la nostra opinione, mentre invece sono essi che ora ci giudicano, e noi dobbiamo tacere». Sì, per il grande scrittore francese i condannati a morte ci giudicano, loro che già sono stati giudicati da una giustizia che si vuole definitiva e risarcitoria, senza comprendere che la simmetria degli omicidi annulla la possibilità stessa del risarcimento e della necessaria prevenzione dei delitti. La pena di morte non scoraggia gli assassini, si limita a moltiplicarli. A tal punto che «non è più la società umana e spontanea che esercita il suo diritto alla repressione, ma l'ideologia che, regnando, esige i suoi sacrifici umani». Un testo, quello di Camus, la cui attualità è vivissima, oggi che l'erogazione della morte per mano del boia è del tutto scomparsa in Europa ma rimane ancora nella piena disponibilità di Stati e comunità nei quali l'irriducibilità della vita umana sembra perdere il valore che aveva acquistato subito dopo l'immensa carneficina delle guerre mondiali.
13,00

Milano e l'Islam. Conoscenza e immagine di arabi e turchi tra primo '800 e primo '900

Massimo Guidetti

Libro: Copertina morbida

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2016

pagine: 364

Il rapporto tra Milano, l'Islam e le sue popolazioni è una pagina di storia rimasta finora inesplorata. L'apertura della città ai grandi temi dell'illuminismo europeo, poi il suo progressivo coinvolgimento nelle vicende mediterranee con il Risorgimento e la politica coloniale del giovane Regno d'Italia, ebbero l'inevitabile conseguenza di metterla in contatto con i molteplici mondi dell'Islam, in precedenza qui poco o nulla conosciuti. Nel corso del libro, attraverso gli occhi di studiosi, viaggiatori, esuli, esploratori, artisti e pellegrini, ritroviamo l'Islam che essi si rappresentarono, che raffigurarono nei loro libri, nelle scenografie e nella pittura, che apprezzarono negli oggetti delle loro collezioni e vollero imitare nella decorazione e nell'architettura, che presentarono all'opinione pubblica sulla stampa e nelle grandi esposizioni. Non ne venne un'immagine coerente, come uno stile della città nel rapporto con questi mondi, piuttosto una molteplicità di giudizi, spesso tra loro contraddittori. Prevalsero le descrizioni distaccate, prive di coinvolgimento, cariche di pregiudizio, qualche volta potentemente negative; vi furono tuttavia anche donne e uomini capaci di andare oltre il muro dell'estraneità e costruire con le realtà incontrate un rapporto di reciproco scambio, ricco di possibili sviluppi. La doppia eredità di quel lungo Ottocento è ancora attiva nell'opinione pubblica e nelle istituzioni.
24,00 22,80

Da qualche parte, nella foresta. Lettere 1897-1939

L. Milosz O.V. De

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2025

pagine: 248

Una delle porte di accesso privilegiate a un autore è l'epistolario. A maggior ragione nel caso di un personaggio come Oskar Vladislas de Lubicz Milosz (1877-1939) che dalle terre slave arrivò in Francia e per vari decenni fu rappresentante culturale della Lituania a Parigi. Il poeta Joë Bousquet lo definisce negli anni Trenta «il più grande spirito di questo tempo». Gli oscuri passaggi dei suoi scritti mistico-metafisici e le sue etimologie che gettano sguardi sul messianismo; la sua poesia visionaria e romantica; l'opera diplomatica per la neonata Lituania dopo la Grande Guerra; e i suoi amori: tutto sembra dipanarsi in un lungo e appassionato racconto. Presentando l'antologia "Sinfonia di Novembre", Milan Kundera confessò di non aver mai trovato prima di Milosz «l'archetipo di una forma della nostalgia che si esprime, grammaticalmente, non attraverso il passato ma attraverso il futuro. Futuro grammaticale della nostalgia». Milosz era stato, per Kundera, uno degli autori letti da adolescente accanto a Rimbaud, Nerval, Apollinaire o Desnos. La poesia, per Milosz, fu come il "cuore messo a nudo" di Baudelaire. Il "re solitario", lo definisce Christophe Langlois presentandone le "Œuvres" pubblicate nel 2024 da Gallimard. E quel cognome: Milosz, così vicino, pur senza la grafia polacca, a quello del cugino Czesław, Nobel per la Letteratura, che non manca di riconoscerne la «prosa cartesiana disseminata di trappole poetiche»... slave. E non solo, vista la sua padronanza poliglotta. Quello strano profumo che promana dal suo tardo romanticismo supera le barriere degli ismi poetico letterari, per acquietarsi nella cura degli esseri che gli sono più vicini, nei boschi di Fontainebleau, quegli uccellini dietro il cui volo inquieto troverà la morte. Una storia personale e letteraria fatta di stili e modelli narrativi mescolati al suo essere sempre fuori posto, in esilio da una patria che troverà, forse, ai margini del bosco.
22,00 20,90

Il perché del pellicano

John Ciardi

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2024

pagine: 104

Queste "favole in versi" furono scritte una settantina di anni fa da John Anthony Ciardi, poeta, docente universitario di letteratura inglese, critico letterario, etimologista, curatore di numerose antologia di poesia americana contemporanea, traduttore e intellettuale finissimo - si deve a lui, fra l'altro, una delle più stimolanti e diffuse traduzioni della "Commedia" di Dante. Ciardi (Boston 1916 - Metuchen, New Jersey 1986), figlio di emigrati italiani negli Stati Uniti provenienti da Manocalzati, un paesino della nostra Irpinia, fu tra le menti più dotate e versatili del Novecento americano. Sono versi, quelli qui raccolti, di tono fiabesco-didattico, che conservano ancora oggi, intatto, il fascino sorprendente della maestria linguistica dell'autore, nonché il suo fecondo interesse verso il mondo fantasioso dei bambini. Fu proprio questo fortunatissimo libretto (ben sette edizioni nel giro di quattro anni), corredato dalle gustose illustrazioni di Madeleine Gekiere, a costituire la prima raccolta di children books, di Ciardi. A "The Reason for the Pelican" seguirono parecchie altre raccolte che ebbero un'enorme diffusione in tutto il Nordamerica. Se si sfoglia la sua imponente bibliografia si scopre che ben tredici dei sessanta libri da lui pubblicati sono dedicati al mondo dei bambini, al quale Ciardi (amico e rivale di Robert Lowell: ambedue bostoniani) si dedicò con entusiasmo. Si tratta di una succulenta primizia per il pubblico italiano, un vero gioiello per fantasia creativa e amore verso la lingua con la quale giocare insieme con i bambini. Vi compaiono animali particolari: primo fra tutti il pellicano (dal lungo e fantastico becco che certo non è né un cucchiaio per mangiare una minestra né una scarpa di riserva); draghi, molluschi giganteschi, gufi, civette, foche e trichechi che ciarlano fra di loro; e ancora: lucciole, pitoni, orsi polari, aironi, leoni, e perfino animali fantastici, nati dall'inesauribile fantasia linguistica di Ciardi. Sta proprio in questo il fascino di queste piccole fiabe-in-versi, che costituiscono da un lato uno stimolo mentale, per figli e nipoti (ma anche per noi adulti), ad ampliare la propria capacità immaginativa, dall'altro, pedagogicamente, un avviamento alla migliore conoscenza della lingua. Perché solo una efficace e ricca conoscenza della lingua potrà farci - bambini e adulti - meglio capire, e dunque migliorare, la realtà in cui viviamo e nella quale chi verrà dopo di noi vivrà. (Luigi Fontanella)
15,00 14,25

Dialoghi infami

Gian Ruggero Manzoni

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2024

pagine: 231

Il cosiddetto "mestiere delle armi" come mercenari (oggi contractor) al soldo di questo o quel "signore della guerra", re, governo di una repubblica, più o meno democratica, o uomo d'affari, è antico come il mondo. Nella sua vita, quale informatore dei Servizi Segreti Militari italiani, Gian Ruggero Manzoni ne ha incontrati molti e in questo libro ne parla. L'autore ha raccontato trentadue di quegli "uomini d'arme" coi quali ha avuto modo di dialogare, entrando nel profondo delle loro menti e delle loro personalità. Parte di quei colloqui, assieme alle "vite" dei combattenti, sono riportati in queste pagine ci aiutano a comprendere il lato psicologico che li ha spinti a intraprendere una professione pericolosa, spesso crudele, spietata e sanguinaria. Anche il profano di questo mondo potrà rendersi conto di queste esistenze particolari, di cui ben poco si sa; inoltre capirà cosa sta succedendo nei numerosi conflitti che ancora divampano su questo pianeta quando ci si serve delle milizie a pagamento.
15,00 14,25

Destini incrociati. Montale e la fantascienza

Renato Giovannoli

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2024

pagine: 366

I "Destini incrociati" che danno il titolo a questo saggio non vogliono essere (se non indirettamente) un riferimento a Italo Calvino e al suo "Castello dei destini incrociati", ma una citazione da un racconto di Montale di più di vent'anni prima, in cui il poeta e premio Nobel esprimeva un concetto che in una sua poesia del 1968 si sarebbe sviluppato in una vera teoria degli universi paralleli. Sullo sfondo si possono sentire Borges e, in particolare, il suo "Giardino dei sentieri che si biforcano", oltre, ovviamente, la fantascienza anglosassone che con Borges da un decennio stava notevolmente influenzando la letteratura italiana: Calvino, appunto, ma anche Buzzati, Landolfi, Primo Levi, Zanzotto, Eco e, soprattutto, Solmi, tutti autori che in queste pagine si rincorrono, incrociando i propri destini con quello di Montale e tra di loro, attorno a questo e ad altri temi di fantascienza della poesia montaliana. Perché nell'ultima fase della produzione poetica di Montale, da "Satura" in poi, di fantascienza ce n'è molta, e a ben vedere la si poteva trovare già nelle raccolte precedenti, così come nelle sue prose scritte tra gli anni Quaranta e Cinquanta, le quali, benché ignorate dagli storici della fantascienza italiana, non hanno nulla da invidiare alla "science fiction" anglosassone del tempo. Completa l'indagine una messa a punto della discussa questione del rapporto tra Montale e lo Gnosticismo, che costituisce uno dei lati di un triangolo comparativo il cui terzo vertice è occupato dalla fantascienza "neognostica" di autori come Fredric Brown e Philip K. Dick.
24,50 23,28

Nel paese dei contrasti. La rappresentazione letteraria di Parigi

Riccardo Campi

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2024

pagine: 157

Se è incontestabile che il "mito moderno" di Parigi è indissolubilmente associato al nome di Honoré de Balzac e alle sue "Scene della vita parigina" ‒ da "Père Goriot" alla "Fille aux yeux d'or" ‒, dimenticare il contributo che alla costruzione di tale mito fornì, sul finire del XVIII secolo, Louis-Sébastien Mercier sarebbe un'omissione imperdonabile. Nella genealogia del mito, infatti, il suo "Tableau de Paris" occupa una posizione di rilievo in quanto esso può essere letto come un enorme mosaico, le cui tessere sembrano essere state disposte a caso, ma l'effetto che tale disordine crea è precisamente quello che la metropoli produce sul flâneur che l'attraversa, senza meta, seguendo la deriva degl'incontri fortuiti e delle sorprese che qualunque angolo di strada gli può riservare. E così certamente lo lesse Baudelaire, che, tra i primi, ne riconobbe la modernità. Alla fine dell'età classica della letteratura francese, il "Tableau di Mercier" segna il passaggio a una nuova percezione della metropoli, lasciandosi alle spalle oltre un secolo di rappresentazioni satiriche della città come quella che ne avevano dato Nicolas Boileau, Antoine Furetière o i viaggiatori persiani di Montesquieu, e di discorsi tenuti da moralisti, riformatori, philosophes sul modo migliore d'amministrarla. Solo con l'apparizione della figura del flâneur, in virtù della "seconda vista" di cui egli è dotato, Parigi ha potuto essere osservata, per la prima volta, in modo diverso, e si è aperta a peregrinazioni insolite, esplorazioni impreviste, assurgendo per la letteratura a luogo eletto di esperienze familiari nella loro banalità e, al contempo, di ogni possibile avventura dell'immaginazione romanzesca.
17,50 16,63

Sua eccellenza Eugène Rougon

Émile Zola

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2024

pagine: 392

Sesto volume del ciclo dei Rougon-Macquart, "Sua Eccellenza Eugène Rougon", viene pubblicato da Émile Zola nel 1876. Le vicende narrate hanno per milieu il mondo della politica: sul palcoscenico si svolgono gli eventi ufficiali, sedute della Camera e riunioni del governo all'epoca del Secondo Impero di Napoleone III, mentre il retroscena è occupato dai meschini affari, dai miseri intrighi in cui è coinvolta la "banda" dei clientes che attornia il protagonista, Eugène Rougon. Lasciata la cittadina di Plassans - l'Aix en Provence dove Zola aveva vissuto l'infanzia -, Eugène può dare sfogo a Parigi alla sua brama di potere: come ministro dell'Interno, realizza il sogno di governare gli uomini a colpi di bastone, prova la gioia di essere superiore agli altri, in cui non vede che imbecilli e mascalzoni. Eugène incarna la politica al suo grado zero, "gioco" di forza (l'ultima parola del romanzo), in cui la vittoria finirà però per arridere alla giovane Clorinde Balbi, la cui figura rimanda, per bellezza e sfrontata audacia, alla contessa di Castiglione, arruolata da suo cugino, il conte di Cavour, per sedurre Napoleone III. "Miseria della politica", teatrino dove uomini e donne senz'anima e dignità attendono favori e cariche, pronti a schierarsi con il vincitore di turno per ottenere un'eredità contesa, la concessione di una tabaccheria o profitti di una nuova linea ferroviaria. Mario Porro
28,50 27,08

Come fu che la Biennale di Venezia diventò un circo. Le metamorfosi dell'aura e i giochi di potere nell'arte contemporanea

Maurizio Cecchetti

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2024

pagine: 176

Torna, rivisto e aumentato, il pamphlet che ha messo alla sbarra l'era Baratta della Biennale di Venezia nell'anno in cui si è chiusa un'epoca dove l'arte è stata nelle mani dei manager. Da quando Paolo Baratta è salito alla Presidenza dell'istituzione e ne ha gestito per vent'anni le sorti come palcoscenico delle arti internazionali, il mondo artistico è cambiato radicalmente, trasformando le grandi questioni estetiche del nostro tempo in un circo mediatico, dove la sociologia, l'economia, la politica hanno occupato lo spazio che un tempo era dedicato alle questioni formali ed espressive dei linguaggi artistici. Uno dei critici più lucidi e severi oggi verso chi controlla i destini dell'arte attraverso i media e le sue istituzioni espositive, aggiorna e sviluppa questo saggio che, dopo il Covid, le derive della globalizzazione, l'imporsi delle finzioni dell'IA e le minacce che stanno crescendo con le guerre che si allargano sul Pianeta, diventa uno strumento, libero e necessario, per orientarsi dentro una delle più gravi crisi culturali che l'arte abbia mai vissuto nei secoli moderni. Perché continuare a prestare fede a un sistema dell'arte che spaccia nelle grandi kermesse mondiali soltanto le logiche falsanti di un mercato che prospera sulla crisi delle idee, dei valori e delle presunte verità preconfezionate dal politically correct?
18,00 17,10

Quasiarte

Franco Toselli

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2023

pagine: 170

Franco Toselli è un pezzo di storia dell'arte italiana e non solo. Dal 1967 la sua galleria è sempre stata al centro delle dinamiche internazionali. Toselli ha lavorato con i più grandi nomi dell'arte italiana, da Agnetti a Zorio passando per Boetti, De Maria, Merz. E ha portato in Italia autori come Daniel Buren, Gordon Matta-Clark, John Baldessari, Richard Serra, Tony Cragg. Germano Celant ha curato nel 2019 il monumentale volume "+spazi Le gallerie Toselli", che fa la storia dell'azione e degli artisti che questo formidabile globe trotter ha portato nel sistema ìnternazionale dell'arte. Ora con "Quasiarte" Toselli, alla soglia degli ottant'anni scrive in brevi prose di una pagina i ritratti anticonvenzionale degli artisti con cui ha lavorato lungo circa sessant'anni. Prose fra il reale e il surreale che confermano l'immagine sui generis di questo gallerista dell'approccio all'arte fuori dagli schemi.
15,00 14,25

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