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Officina Libraria: CATALOGHI DI MOSTRE

Mauro Bolognini. Un nouveau regard. Il cinema, il teatro e le arti

Libro: Libro in brossura

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2022

pagine: 416

Il regista pistoiese Mauro Bolognini (1922-2001) è stato un protagonista della cultura italiana del secondo dopoguerra. Nel centenario della nascita si propone una riconsiderazione complessiva della sua opera, capace di spaziare tra cinema, televisione, teatro e opera lirica, sottolineando in particolare i fecondi rapporti intrattenuti con il cinema francese e con la cultura italiana a lui contemporanea (in particolare con Pasolini). Regista di decine di pellicole, con lui hanno recitato tra gli altri Claudia Cardinale, Ottavia Piccolo, Isabelle Huppert, Jean Paul Belmondo, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi. Nel catalogo verrà riproposta l’ampia selezione di opere (manifesti, bozzetti, costumi, fotografie, oggetti di scena...) presente in mostra, che consente di seguire, anno per anno, i momenti più significativi della vita e dell’opera del regista. Ma il catalogo ha anche un’ambizione più vasta: ricostruire il rapporto intrattenuto da Bolognini con le arti. Si proporrà una riconsiderazione ad ampio raggio dei suoi gusti artistici, a partire dalla formazione toscana, a contatto con i capolavori della pittura macchiaiola e con le esperienze della scuola pistoiese del primo Novecento, e dal periodo di studio con Ottone Rosai, presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. I saggi in catalogo avanzeranno anche un approfondimento sulle sue preferenze estetiche, attraverso lo studio degli oggetti e le opere di cui amava circondarsi nelle sue case (ritratte nelle fotografie di Aurelio Amendola), nonché sui rapporti intrattenuti con vari artisti contemporanei, con un focus specifico su Mario Ceroli. Un’ulteriore riflessione sarà dedicata a rievocare la passione storico-artistica che ha caratterizzato l’intera opera del regista, inducendolo ad arricchire molte sue pellicole – e in particolare La Viaccia del 1961 e Metello del 1970 – di vere e proprie citazioni figurative di capolavori della pittura italiana e francese, puntualmente illustrate in mostra e in catalogo.
40,00 38,00

Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento

Libro: Libro rilegato

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2022

pagine: 302

Nella Vita dedicata a Sebastiano del Piombo, Giorgio Vasari scrive: [] «ha lavorato sopra le pietre di peregrini, di marmi, di mischi, di porfidi e lastre durissime, nelle quali possono lunghissimo tempo durare le pitture; oltre che cio ha mostrato, come si possa dipingere sopra l’argento, rame, stagno e altri metalli». Nel breve passaggio appare la motivazione attribuita a questo uso innovativo dei materiali: la possibilità di protrarre la vita dell'opera, di renderla, come scriveranno altri autori, «poco meno che eterna». A questo tipo di pittura, ai suoi sviluppi e alle sue implicazioni storiche e semantiche nel corso del Seicento, la Galleria Borghese dedicherà una mostra nell'autunno del 2022. Nel corso del Cinquecento, la discussione sulla durabilità delle opere d’arte si era inserita nel dibattito sul paragone, opponendo i pregi della scultura a quelli della pittura. Il confronto fra le due arti, all’inizio del Seicento, avviene all’interno delle collezioni, nuovi spazi del dibattito storico artistico. Si infittisce il gioco fra le arti sorelle: gli scultori usano marmi colorati e i pittori dipingono su pietra (lavagna, lapislazzuli, pietra paesina, ecc.), mentre metalli e legni preziosi concorrono alla creazione di oggetti straordinari, come piccoli altari, stipi e orologi, dalle forme architettoniche complesse e adorni di sculturine, rilievi e pittura. Alcuni di questi oggetti, nei quali pietra e metalli erano impiegati non solo per la durabilità dei materiali, ma per il loro valore e per la loro stupefacente fattura, la cui bellezza stessa dava il senso di trascendere le epoche, saranno parte della mostra, integrandosi con quelli che facevano parte della collezione di Scipione Borghese, oggi ancora in galleria.
40,00 38,00

Timeless wonder. Painting on stone in Rome in the Cinquecento and Seicento

Libro: Libro rilegato

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2022

pagine: 302

Nella Vita dedicata a Sebastiano del Piombo, Giorgio Vasari scrive: [] «ha lavorato sopra le pietre di peregrini, di marmi, di mischi, di porfidi e lastre durissime, nelle quali possono lunghissimo tempo durare le pitture; oltre che cio ha mostrato, come si possa dipingere sopra l’argento, rame, stagno e altri metalli». Nel breve passaggio appare la motivazione attribuita a questo uso innovativo dei materiali: la possibilità di protrarre la vita dell'opera, di renderla, come scriveranno altri autori, «poco meno che eterna». A questo tipo di pittura, ai suoi sviluppi e alle sue implicazioni storiche e semantiche nel corso del Seicento, la Galleria Borghese dedicherà una mostra nell'autunno del 2022. Nel corso del Cinquecento, la discussione sulla durabilità delle opere d’arte si era inserita nel dibattito sul paragone, opponendo i pregi della scultura a quelli della pittura. Il confronto fra le due arti, all’inizio del Seicento, avviene all’interno delle collezioni, nuovi spazi del dibattito storico artistico. Si infittisce il gioco fra le arti sorelle: gli scultori usano marmi colorati e i pittori dipingono su pietra (lavagna, lapislazzuli, pietra paesina, ecc.), mentre metalli e legni preziosi concorrono alla creazione di oggetti straordinari, come piccoli altari, stipi e orologi, dalle forme architettoniche complesse e adorni di sculturine, rilievi e pittura. Alcuni di questi oggetti, nei quali pietra e metalli erano impiegati non solo per la durabilità dei materiali, ma per il loro valore e per la loro stupefacente fattura, la cui bellezza stessa dava il senso di trascendere le epoche, saranno parte della mostra, integrandosi con quelli che facevano parte della collezione di Scipione Borghese, oggi ancora in galleria.
40,00 38,00

Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta

Libro: Copertina morbida

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2021

pagine: 184

La Giuditta decapita Oloferne di Caravaggio, della Galleria di Arte Antica di Palazzo Barberini, è uno dei dipinti più famosi del maestro, entrato per la sua forza e la sua bellezza nell'imagerie contemporanea. Tuttavia pochi sanno che il quadro, realizzato per il banchiere ligure Ottavio Costa, tra i più appassionati collezionisti di Caravaggio a Roma, ebbe una scarsissima visibilità nel Seicento, essendo tra le opere che Costa custodiva gelosamente, tanto che non se ne conoscono vere e proprie copie antiche. La mostra intende svelare i misteri del capolavoro, indagando le possibili origini iconografiche del dipinto e analizzando le componenti storiche e antropologiche che diedero vita all'opera e ne determinarono l'incondizionata fortuna. Questa non rimase confinata alla storia della pittura barocca: la Giuditta di Caravaggio costituì invece un effettivo punto di svolta nell'immaginario collettivo del suo tempo, vera e propria eroina, ed esempio di donna virtuosa nella Roma del Seicento. Nonostante il proliferare di iniziative dedicate a Caravaggio, la scelta di concentrare l'attenzione su uno solo dei suoi capolavori, nel tentativo di testare la rivoluzione pittorica, storica e culturale attuata dall'artista, è del tutto inedita.
29,50 28,03

Una rivoluzione silenziosa. Plautilla Bricci pittrice e architettrice

Libro: Libro in brossura

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2021

pagine: 360

Il catalogo presenta i risultati delle ricerche di alcuni dei maggiori specialisti dell’artista e del suo contesto culturale: oltre ai saggi di Melania Mazzucco e di Yuri Primarosa – autore di contributi fondamentali sulla produzione pittorica e grafica della Bricci –, gli studi di Aloisio Antinori, Carla Benocci, Maria Barbara Guerrieri Borsoi, Riccardo Gandolfi, Gianni Papi e Magda Tassinari e il restauro dei progetti di Plautilla conservati presso l’Archivio di Stato di Roma, la scoperta di documenti inediti sulla sua vita e l’identificazione di nuove opere dell’artista permettono di fare nuova luce sulla sua carriera e sulla sua ampia produzione, pittorica e architettonica, anche dal punto di vista tecnico e stilistico. Come quasi tutte le sue colleghe, anche Plautilla era figlia d’arte, e nella bottega romana del padre Giovanni, attivo nell’entourage del Cavalier d’Arpino, acquisì molto di più che i soli rudimenti nel disegno e nel colorire. Oltre a dipingere insegne di botteghe e a impiastricciare muri e tele, il Briccio era un erudito militante in diverse accademie letterarie romane, musicista e compositore dilettante, poligrafo e poeta, attore e commediante. Il sodalizio con l’abate Elpidio Benedetti fu decisivo per Plautilla, che accanto al ricamo e alla pittura “in piccolo”, poté cimentarsi nell’esecuzione di diverse pale d’altare, nell’ideazione di importanti apparati decorativi e nella progettazione di altre «opere insigni». Servitore romano del cardinale Mazzarino e poi di Colbert nelle funzioni di «agente del Re Christianissimo », Benedetti fu per oltre un cinquantennio una figura chiave nel fervido dialogo politico e artistico tra Roma e Parigi. L’abate, inoltre, era uno scaltro marchand-amateur e artista dilettante egli stesso, in rapporti di familiarità con alcuni dei più famosi maestri dell’epoca (Bernini e la sua bottega, Pietro da Cortona, Sacchi, Grimaldi, Romanelli).
35,00 33,25

Giovan Battista Moroni. Ritorno ad Albino

Giovan Battista Moroni. Ritorno ad Albino

Libro: Libro in brossura

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2021

pagine: 64

La mostra e il relativo catalogo celebrano il quinto anniversario della nascita di Giovan Battista Moroni (c. 1521 - 1579/80), presentando una selezione di opere legate per ragioni diverse al borgo natale dell’artista, Albino. Nella prima sezione, intitolata Inizi, sono raccolte alcune sue prove giovanili. Si prosegue con Ritratti e personalità albinesi, una sezione dedicata al genere in cui il pittore eccelleva (quello del ritratto), anche tramite personaggi che hanno intrecciato la loro storia con quella di Albino. In questa sezione, ad esempio, sarà esposto il Ritratto di Bartolomeo Colleoni che servì da modello all’incisione pubblicata nell’Historia della vita et fatti dell’Eccellentissimo capitano di guerra Bartolomeo Coglione, scritta da Pietro Spino, umanista di origini albinesi. Infine, una sezione dedicata ai Ricordi, quadri destinati alla devozione privata eseguiti a partire da opere pubbliche che hanno riscosso particolare successo nella vicenda artistica di Moroni.
9,00

Tempo Barocco

Tempo Barocco

Libro: Copertina morbida

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2021

pagine: 176

La mostra e il catalogo Tempo Barocco propongono di riappropriarsi della possibilità di usare il termine barocco per indicare la concezione di un sistema unitario delle arti e del loro potere empatico nei confronti dello spettatore, che vede la luce a Roma nei primi decenni del XVII secolo, quando Pietro da Cortona, nell'Allegoria della Divina Provvidenza, affrescata a Palazzo Barberini, portava a sintesi gli aspetti di teatralità, magniloquenza, meraviglia, rielaborazione della tradizione antica e rinascimentale. Questi stessi aspetti sono individuati seguendo il filo conduttore della riflessione sul concetto di "Tempo", da quello degli orologi a quello del mito, attraverso le opere di artisti italiani e stranieri vissuti a Roma nel corso del Seicento. È in epoca barocca infatti che il repertorio mitologico, le conseguenti personificazioni allegoriche del Tempo, con le metafore del tempo calcolabile (le Ore, le Stagioni, le Età dell'uomo), sono rivitalizzati e rinnovati dal ricorso a fonti inusuali, dalla gara con l'immaginifica poesia contemporanea, dall'uso del modello vivente, dalla commistione con il tema della Vanitas. Sono presenti in catalogo più di quaranta opere, tra dipinti, sculture, disegni e preziosi orologi, in un percorso di cinque sezioni che evidenziano diversi temi: dalle allegorie del Tempo nel palazzo, all'accezione di Tempo come Vanitas, all'antagonismo fra il Tempo e l'Amore, alla nozione di Tempo come narrazione all'interno dell'opera d'arte.
29,50

L'elica e la luce. Le futuriste 1912-1944. Catalogo della mostra (Nuoro, 9 marzo-10 giugno 2018)

Libro: Copertina rigida

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2018

pagine: 192

Le donne cambiano. Le donne-oggetto [...] illogiche, inconsistenti, irresponsabili [...] avvertono gli uomini che [...] esse stanno per acquistare [...] un metacentro astratto, inconquistabile [...] la coscienza di un libero «Io» immortale che non si dà a nulla e a nessuno Rosa Rosa («L'Italia Futurista», II, 27, 26 agosto 1917). "L'indagine sulla questione femminile nell'ambito dei movimenti dell'avanguardia storica prosegue con questo nuovo e coraggioso progetto espositivo dedicato alle donne futuriste (...). Illustrare quanto le donne siano state una presenza creativa costante all'interno del movimento, soprattutto nella sua fase avanzata, emendandone così il frainteso maschilismo, e dimostrare come queste abbiano di fatto messo in pratica le premesse di interdisciplinarietà della ricostruzione futurista dell'universo, riuscendo a fondere le diverse vocazioni in una visione e in un'attività coerenti, sono stati, sino dall'inizio, gli obiettivi principali del nostro percorso di indagine, avviato più di due anni fa. Un percorso che - grazie alla lungimiranza del Museo MAN, che ha deciso di portare avanti la ricerca nonostante la fine del mio incarico come direttore artistico, e all'impegno di Raffaella Resch e Chiara Gatti, da subito coinvolte nel progetto - ha condotto alla creazione della più ampia mostra mai realizzata su questo argomento, con il maggior maggior numero di figure rappresentate e un'estensione capace di abbracciare l'intero territorio nazionale, che il futurismo aveva conquistato negli anni della sua massima affermazione, tra il 1912 e il 1944. Un progetto che può dirsi certamente frutto di un lavoro collettivo, sviluppato a stretto contatto con i diversi archivi del futurismo, sia pubblici sia privati, con gli eredi delle artiste coinvolte e con i tanti ricercatori che, generosamente, hanno messo a disposizione le proprie conoscenze, su tutti Luigi Cavadini, Massimo Duranti, Matteo Fochessati, Emanuele Panzera, Filippo Piazzoni, Anna Maria Ruta, Maurizio Scudiero, oltre a Giancarlo Carpi ed Enrico Bittoto, che hanno partecipato con uno scritto al catalogo della mostra, insieme a Lea Vergine ed Enrico Crispolti.(...)". (dall'Introduzione di Lorenzo Giusti)
29,00 27,55

Boldini. Ritratto di signora. Catalogo della mostra (Milano, 16 marzo-17 giugno 2018)

Libro: Copertina morbida

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2018

pagine: 86

"La gran vita mondana che sfila a Parigi sino alla vigilia della Prima guerra mondiale diventa un suo harem privato e obbediente, un mondo speciale ammesso alla manifestazione e mediazione del suo genio, con un esclusivismo nella concessione di patenti che quasi fa impallidire le offerte a D'Annunzio e quelle al giovane Gordon Craig." (Carlo Ludovico Ragghianti)
12,00 11,40

Genovesino e Piacenza. Catalogo della mostra (Piacenza, 4 marzo-10 giugno 2018)

Libro: Copertina morbida

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2018

pagine: 105

Sulla traccia della recente esposizione cremonese, questa mostra si propone di accrescere le conoscenze su Luigi Miradori detto il Genovesino (Genova?, 1605 circa-Cremona, 1656) illuminando gli anni farnesiani, quando - tra il 1632 e il 1636 - il pittore risiede a Piacenza; ponendo l'accento anche sulle successive relazioni che mantiene con la città. È un lustro di crisi per Piacenza, uscita stremata dalla peste del 1630: sono ormai chiusi i grandi cantieri pittorici degli anni Venti che avevano visto la presenza nel Duomo di Morazzone e Guercino, mentre in Piazza Grande si è conclusa la spettacolare impresa dei monumenti equestri di Ranuccio e di Alessandro Farnese, opera di Francesco Mochi. A Piacenza Genovesino vivacchia, si lega al conterraneo letterato Bernardo Morando, che gli fa da mentore, ma probabilmente non riesce a garantirne il successo. Nel 1635 infatti il pittore supplica la duchessa Margherita de' Medici di poter abbandonare i territori farnesiani perché è "in necessità con la sua povera famigliola" e le "faccende di detta sua arte" sono "mancate". Non gli resta dunque che "andare in altre parti" a cercare quella fortuna che comincerà ad arridergli solo dopo il definitivo approdo a Cremona, avvenuto entro il 1636. Da quel momento, paradossalmente, andrà crescendo anche la sua fama a Piacenza: negli anni Quaranta infatti Genovesino eseguirà diverse opere per le famiglie più in vista dell'aristocrazia piacentina. È poi documentata negli inventari delle principali raccolte cittadine la presenza di svariati dipinti da cavalletto, tra i quali numerose nature morte, un genere ancora tutto da riscoprire. Nella circostanza, oltre a quelle già note, sono riemerse tre importanti tele eseguite nel 1643 per alti esponenti della vita politica farnesiana. Rispetto alla mostra di Cremona, inoltre, risulta privilegiato il rapporto del Miradori con il mondo della grafica, grazie all'esposizione di alcune stampe da cui il pittore trae ispirazione per le sue composizioni; ma anche dall'unico disegno sicuramente attribuibile al Genovesino. Prefazione di Vittorio Sgarbi.
23,50 22,33

Tiepolo segreto. Catalogo della mostra (Vicenza, 3 novembre 2017-17 giugno 2018)

Libro: Copertina morbida

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2018

pagine: 79

Sette straordinari affreschi di Giandomenico Tiepolo (1727-1804) da oltre cinquant'anni anni erano conservati nelle residenze dei proprietari che coraggiosamente li salvarono dalle distruzioni belliche. Oggi gli eredi, convinti dell'opportunità di un godimento pubblico di tali capolavori, li hanno destinati al Palladio Museum di Vicenza. Questo libro è dedicato ai dipinti, alla loro iconografia e alla loro storia: la storia della straordinaria arte dei Tiepolo, in grado di trasformare dalla radice la tradizione frescante veneta; quella della difesa del patrimonio artistico negli anni cupi della Seconda guerra mondiale; e una terza storia che lega in modo indissolubile gli affreschi già in Palazzo Valmarana Franco a Vicenza all'architettura palladiana. Testi e illustrazioni sono il frutto di nuove ricerche condotte dal Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio insieme alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza.
16,90 16,06

Altro Rinascimento. Il giovane Filippo Lippi e la Madonna di Tarquinia. Catalogo della mostra (Roma, 16 novembre 2017-18 febbraio 2018)

Libro: Copertina morbida

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2017

pagine: 174

Nel 1917, lo storico dell'arte Pietro Toesca riconosce nella commovente Madonna col Bambino conservata nella chiesa di Santa Maria in Valverde a Tarquinia la mano del grande artista fiorentino Filippo Lippi (1406 circa - 1469). In occasione del centenario di questa importante scoperta, alle Gallerie Nazionali d'Arte Antica Barberini Corsini, dove oggi si conserva la pala lippesca, si è organizzata un'importante esposizione: la Madonna di Tarquinia diventa così lo spunto per analizzare, attraverso un ristretto ma ben selezionato numero di opere (tra le altre, provenienti da importanti musei e collezioni di Parigi, New York, Berlino), la figura di questo frate pittore, personaggio chiave di quella fucina eccezionale che fu la Firenze di metà Quattrocento. Il catalogo, a cura di Enrico Parlato e redatto da importanti storici dell'arte italiani e stranieri (Anna Modigliani, Laura Cavazzini, Carlo Bertelli, Carl Strehlke, Keith Christiansen...), si sviluppa in cinque parti: nella prima, viene analizzata la figura dell'arcivescovo di Firenze Giovanni Vitelleschi, committente della pala di Tarquinia, sua città natale. Nel 1437 (data che ritroviamo nella pala stessa, sul cartiglio ai piedi della Vergine), Vitelleschi decide di tornare nella sua città d'origine, portando la pala del Lippi e facendosi edificare un sontuoso palazzo (oggi sede del Museo Nazionale Etrusco). Nella seconda parte del volume, l'analisi "al microscopio" del capolavoro fulcro della mostra consente di esaminare gli esordi di Lippi. Entrato giovanissimo nell'ordine dei carmelitani di Firenze, gli affreschi di Masolino e Masaccio sono la sua prima scuola, ma non mancano influenze diverse come quelle di Donatello, Domenico Veneziano, Lorenzo Monaco e i fiamminghi. La terza sezione del catalogo è dedicata al già menzionato storico dell'arte Pietro Toesca, pioniere della «documentazione fotografica» intesa come riproduzione di opere d'arte, ad uso e supporto dei suoi studi, in particolare sul Quattrocento, e all'archeologo Giuseppe Cultrera, fondatore del Museo di Tarquinia e figura centrale negli studi storico-artistici della zona dell'alto Lazio. Infine, dopo la quarta sezione che presenta le schede delle opere esposte e un regesto documentario, l'ultima parte è dedicata al restauro e alla conservazione della Madonna di Tarquinia, di particolare interesse perché uno dei rari casi in cui si sia conservata la cornice originale.
22,50 21,38

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