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Ombre Corte: Documenta

Adelmo e gli altri. I confinati omosessuali in Lucania

Adelmo e gli altri. I confinati omosessuali in Lucania

Cristoforo Magistro

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2019

pagine: 200

"Omosessualità e fascismo. Il tema è ormai da alcuni anni noto e a poco a poco conosciuto non solo dagli storici e dagli attivisti gay. È in particolar modo la vicenda dei tanti confinati per "pederastia" ad attirare l'attenzione perché tende a rappresentare emblematicamente l'essenza della repressione nei confronti degli omosessuali. Controllo e persecuzione, emarginazione e discriminazione sono gli aspetti essenziali dell'atteggiamento fascista nei confronti di questi "anormali" così diversi dall'uomo virile fascista, ma soprattutto così poco riconducibili al modello di rispettabilità borghese e alle norme della morale sessuale cattolica. Insomma il confino di polizia è quell'atto formale che condensa nella sua massima espressione tutte le altre forme di confino sociale e familiare vissute da omosessuali e lesbiche nella loro esistenza, e non solo in pieno regime. L'indagine particolareggiata su questo universo confinario permette all'autore sia di ricostruire l'azione persecutoria attuata in diverse province italiane, da Venezia a Catania, da Mantova a Livorno, sia di indagare l'operato delle autorità lucane nel gestire i confinati per omosessualità. La ricerca fornisce dunque un contributo importante per ricostruire la storia dell'omosessualità nell'Italia fascista perché, attraverso quest'indagine su scala locale, è stato possibile individuare nuovi documenti che rendono più chiaro il fenomeno della repressione della pederastia, sia a livello numerico, sia nelle strategie utilizzate dalle forze dell'ordine" (dalla prefazione di Lorenzo Benadusi).
18,00

La scuola fascista. Istituzioni, parole d’ordine e luoghi comuni dell’immaginario

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2025

pagine: 199

Organizzato in trentotto voci redatte da dodici ricercatori, il libro cerca di articolare alcune risposte a una domanda solo apparentemente ovvia: è esistita una scuola propriamente fascista? L'indagine si sviluppa da una lato attorno agli elementi istituzionali e organizzativi che caratterizzarono gli interventi del fascismo: le peculiarità della Riforma Gentile, il Liceo Classico, l'Istituto magistrale, le Leggi razziste…; dall'altro attorno la cultura materiale della scuola del Ventennio, che si modificò e subì fortissime torsioni sotto una spinta volta all'indottrinamento e alla socializzazione politica delle nuove generazioni: quindi i paragrafi sugli Elaborati scolastici, la Befana fascista, gli Arredi, la Religione, la Festa degli alberi, l'Educazione femminile, il Razzismo… Ne emerge un quadro che mostra efficacia e limiti del progetto fascista nel formare le mentalità, le aspettative e, cosa forse più importante, l'attitudine etica e civile delle generazioni che sono state destinatarie di quella educazione scolastica ed extrascolastica. Non più reperibile da anni, si è ritenuto utile rendere nuovamente disponibile questo lavoro nell'intento di fornire alle nuove generazioni, a fronte delle rinascenti retoriche sulla storia nazionale, uno strumento per affrontarne proprio gli aspetti più difficili da elaborare per la coscienza pubblica, convinti che la conoscenza del Ventennio – con la sua scuola – renda sicuramente comprensibile la nascita della Repubblica assai meglio dello studio dell'inno nazionale o della bandiera come prescritto dai nuovi curricoli di Educazione civica.
18,00 17,10

Il testo del crimine. L'antisemitismo e i Protocolli dei Savi Anziani di Sion

Francesco Germinario

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2025

pagine: 125

I "Protocolli dei Savi di Sion", il falso più famigerato della letteratura mondiale, è stato il testo fondamentale dell'antisemitismo, non solo di quello nazista. I "Protocolli" sono suscettibili di diverse chiavi di lettura. Intanto presentano una visione cospirazionista della storia: questa è il risultato di un complotto organizzato dagli ebrei per instaurare la loro tirannide mondiale. Questa visione intercetta il disagio di vasti settori di società davanti a una storia che si abbatte con i suoi disastri (crisi economiche, guerre, rivoluzioni ecc.) sulla vita degli uomini. Compito del testo è quello di trasformare il disagio in angoscia davanti alle vicende storiche. Proprio per questo, il cospirazionismo dei "Protocolli" può essere interpretato quale visione razziale del pessimismo culturale che ha attraversato il Novecento; ma, al tempo stesso, presenta una risposta alla crisi dei valori e all'affermarsi del nichilismo. Il cospirazionismo antisemita presenta, infine, un'immagine mitica dell'ebreo: come a dire che quel mito è piegato per razionalizzare una storia vista fino ad allora come enigma che schiaccia gli uomini.
13,00 12,35

Precursori dello sterminio. Binding e Hoche all'origine dell'«eutanasia» dei malati di mente in Germania

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2023

pagine: 213

Nella Germania nazista degli anni Trenta del Novecento fu all’opera un ceto di intellettuali che fornì le motivazioni razziali ed economiche alla base delle politiche criminali del decennio successivo. Tra loro si contavano colti professori universitari e brillanti tecnocrati, impregnati di un’ideologia eugenista che, teorizzando la necessità di allontanare dalla comunità tedesca il fardello rappresentato da tutte quelle esistenze considerate “zavorra”, giungevano ad auspicarne la loro estinzione. Ma ancor prima dell’avvento di Hitler al potere simili discorsi avevano circolato largamente tra l’opinione pubblica. Tra i primi sostenitori della necessità di procedere a eliminazioni programmate di vite umane erano stati, agli inizi degli anni Venti, il giurista Karl Binding e lo psichiatra Alfred Hoche. Nell’abiura dei più elementari principi umanitari, questi precursori dello sterminio, che predicavano la soppressione di tutti quei malati giudicati dalla scienza medica inguaribili, affidarono il loro messaggio a un breve testo destinato a fare scuola. Per la prima volta tradotto in italiano, Die Freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens viene presentato e commentato da Ernesto De Cristofaro e Carlo Saletti.
12,00 11,40

«Gente malfida». La critica degli intellettuali nella cultura di destra (1789-1925)

Francesco Germinario

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2023

pagine: 127

Anche se nel corso del Novecento non sono mai mancati intellettuali collocati a destra, questa ha sempre manifestato un vero e proprio rifiuto, o comunque un atteggiamento di sospetto nei confronti della figura dell'intellettuale. Cosa, del resto, presente anche nelle destre attuali. Il volume indaga le origini storiche dell'atteggiamento della destra nei confronti degli intellettuali. Questi sono stati sempre visti come l'espressione della cultura dell'Illuminismo, nonché come i difensori dei diritti dell'uomo, essendo legati ai valori del cosmopolitismo e della ragione, accusata di produrre astrazioni. L'ostilità nei confronti degli intellettuali è già visibile nel corso della Rivoluzione francese con le polemiche di Edmund Burke e Joseph de Maistre. Tuttavia, essa si manifesta in modo molto più evidente negli anni dell'Affaire Dreyfus quando, in contrapposizione agli intellettuali come Zola impegnati nella battaglia affinché fosse riconosciuta l'innocenza dell'ufficiale di origine ebraica, la destra antipluralista, con scrittori come Maurice Barrès e Charles Maurras, promuove la figura dell'"intellettuale nazionalizzato", fermo custode dei valori della nazione. Questa figura si riproduce anche negli scrittori tedeschi del primo dopoguerra, dal Thomas Mann delle Considerazioni di un impolitico allo Spengler del Tramonto dell'Occidente. La parabola dell'intellettuale nazionalizzato, figura peraltro molto diffusa nel corso della Grande Guerra, pone capo a quella dell'intellettuale del totalitarismo, la cui origine è da rintracciare nel Manifesto degli intellettuali fascisti, promosso da Giovanni Gentile nel 1925.
13,00 12,35

Un mondo estinto. La comunità ebraica di Brody e il suo destino (1941-1945)

Antonella Tiburzi

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2020

pagine: 158

Tra i sei milioni di ebrei assassinati ci sono anche i nove mila abitanti della importante e. antica comunità di Brody, che tra il 1941 e il 1944 furono quasi totalmente annientati nelle strade della loro città, e poi nel ghetto, nelle loro abitazioni, nelle loro scuole, nelle sedi delle loro associazioni giovanili, nei campi di lavoro forzato e nei campi di sterminio dí Beliec e Majdanek. Ciò fu possibile anche grazie al fondamentale collaborazionismo degli ultranazionalisti ucraini, animati da un antico e radicato antisemitismo. Nelle ultime settimane di guerra, i superstiti ebrei organizzarono una resistenza all'interno del ghetto volta ad accelerare la ritirata dell'occupante nazista, ma le Einsatzkommando delle SS risposero compiendo uno dei più grandi massacri della storia della Shoah, che non risparmiò nemmeno i ragazzi e le ragazze che si erano nascosti nei rifugi. I pochi superstiti di Brody lasciarono l'Europa orientale perché ancora nuovamente vittime dell'antisemitismo del secondo dopoguerra. Tra Israele e gli Stati Uniti costituirono il gruppo degli "Ex residenti di Brody" e diedero vita al progetto "Yitkor Sefer shel Brod" ("Il libro della memoria di Brody"), un testo indispensabile non solo per ricostruire i fatti avvenuti tra il settembre 1941 e il luglio 1944, ma anche per cogliere il profondo legame dei sopravvissuti con la loro comunità. Ripercorrendo minuziosamente le operazioni che portarono alla distruzione della comunità, l'originale lavoro di Antonella Tiburzi descrive la pianificata ferocia dei nazisti e dei loro complici ucraini, facendo contemporaneamente emergere il mondo culturale e intellettuale di quella humanitas che si è estinta con la Shoah. Prefazione di Carlo Saletti.
15,00 14,25

L'ozio coatto. Storia sociale del campo di concentramento fascista di Casoli (1940-1944)

Giuseppe Lorentini

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2019

pagine: 163

"Io sempre vissi dal lavoro e non posso più sopportare l'ozio coatto dell'internamento". Casoli, 22 settembre 1942. Casoli, cittadina abruzzese in provincia di Chieti, si erge arroccata su una collina alla destra del fiume Aventino ai piedi del massiccio della Maiella. Nell'aprile del 1940 fu scelta dal ministero dell'Interno per allestirvi una struttura per internare "ebrei stranieri"; questa divenne un campo fascista attivo dal 9 luglio 1940. Nei primi giorni di maggio del 1942, gli internati ebrei vennero trasferiti nel campo di Campagna (Salerno) e a Casoli arrivarono gli "internati politici", per la maggior parte civili "ex jugoslavi" originari delle terre di occupazione italiana in Jugoslavia. Analizzando i fascicoli personali di quasi tutti gli internati, conservati presso l'Archivio storico comunale di Casoli, e confrontandosi con la storiografia e le fonti relative al periodo, Lorentini ripercorre la storia del campo facendo emergere il profilo dei prigionieri, le loro biografie, la vita quotidiana, le pratiche della comunicazione, il rapporto con la comunità cittadina, ma anche i problemi amministrativi e organizzativi riguardanti la sua gestione. La ricerca storica del campo di Casoli ci restituisce, come in un'istantanea, una pagina finora oscura dell'internamento civile fascista come spazio delle pratiche della politica razziale e di repressione operata dal regime, come laboratorio del razzismo fascista a livello locale. Prefazione di Alberto De Bernardi.
14,00 13,30

Educati alla guerra. Nazionalizzazione e militarizzazione dell'infanzia nella prima metà del Novecento

Educati alla guerra. Nazionalizzazione e militarizzazione dell'infanzia nella prima metà del Novecento

Gianluca Gabrielli

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2016

pagine: 127

Cosa si studiava in classe durante la conquista della Libia? Cosa si leggeva sui giornalini durante la Grande guerra? Come riuscì il fascismo a mettere in divisa la gioventù italiana? Come venne spiegata a scuola e in piazza la conquista dell'Etiopia? Quando divenne materia scolastica la cultura militare? La prima metà del Novecento ha visto l'apice dello scatenamento bellico di tutta la storia dell'umanità. I due conflitti mondiali non solo hanno provocato milioni di vittime ma hanno reso la guerra un'esperienza quotidiana per gran parte della popolazione europea e mondiale. In questo contesto, l'infanzia è stata precipitata sul campo di battaglia. Per il futuro della nazione, la costruzione del sentimento nazionale doveva passare anche attraverso i bambini e le bambine, che vennero quindi progressivamente fatti oggetto di propaganda e di educazione patriottica. Gran parte di questa nazionalizzazione avvenne sotto il segno del militarismo e del bellicismo: mentre i padri e i fratelli combattevano al fronte, in famiglia e a scuola i bambini e le bambine venivano coinvolti in vario modo affinché dessero un loro peculiare contributo - che fosse la corrispondenza con i soldati al fronte o la raccolta di metalli per la nazione in guerra. Il volume intende ripercorrere le tappe di questo coinvolgimento dei bambini tra scuola ed extrascuola, nelle aule e nelle piazze, sui libri scolastici e nell'associazionismo.
13,00

Raccontami la storia del Padule. La strage di Fucecchio del 23 agosto 1944: i fatti, la giustizia, le memorie

Luca Baiada

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2016

pagine: 331

174 morti, la più piccola di quattro mesi, la più vecchia novantenne. E poi spose, contadini, sfollati. 174 italiani, massacrati dai tedeschi nel Padule di Fucecchio il 23 agosto 1944. Una strage sconosciuta, eppure è la quinta in Italia, la terza nella tremenda estate di sangue in Toscana. Tre ufficiali tedeschi processati nel 1947, poi tutto nascosto nell'armadio della vergogna sino al 1994, infine riemerso, per il processo del 2012 agli ultimi nazisti in vita. Un giudice torna sui luoghi, intervista i superstiti, dà voce a chi non l'ha mai avuta. E riscopre i ricordi della sua famiglia. Dopo generazioni, il sangue sepolto scorre, la vita palpita, sono ancora tutti qui. Ecco i mezzadri e i casolari, l'incendio, lo stupro, i fascisti mascherati, il tedesco buono, l'amore e l'adulterio, i partigiani e le spie, le armi e i nascondigli, la baronessa e il bambino, il cantastorie e le maghe, i sogni e il profumo del pane. Sullo sfondo incantato della palude interna più grande d'Italia. A settant'anni dalla Liberazione, il senso della memoria si specchia nell'ingiustizia, per rimettere alla prova la verità e l'autostima degli italiani. Ci ripete che le stragi percorrono la storia di questo paese, e che il sangue è sempre lì, a chiamarci a un'oscura bellezza. La memoria è il presente.
25,00 23,75

Totalitarismo. Storia di un dibattito

Enzo Traverso

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2015

pagine: 139

La rappresentazione del Novecento come il secolo del totalitarismo è ormai da anni un luogo comune. Questo libro ricostruisce l'itinerario di un concetto fra i più diffusi e al tempo stesso più ambigui del nostro lessico politico. Tra gli anni Venti, quando apparve nell'Italia fascista, e la fine della guerra fredda, esso ha attraversato campi ideologici opposti. Totalitarismo designa un'epoca che ha sperimentato l'eclissi della politica: la sfera pubblica in cui si esprime la pluralità degli esseri umani. Sotto questo nome sono state scritte alcune delle pagine più profonde del pensiero critico - da Hannah Arendt a Herbert Marcuse - ma sono anche state condotte campagne propagandistiche mistificatrici, quando la lotta contro il totalitarismo è servita a legittimare colpi di stato e dittature militari. Ripercorrere la storia di questo concetto significa, per molti versi, interpretare il Novecento con le sue tragedie, le sue passioni e i suoi inganni. Significa anche studiare il passaggio dalla crisi europea degli anni tra le due guerre all'età della globalizzazione, in cui il "nemico totalitario" non veste più i panni del comunismo ma quelli del terrorismo islamico. La storia intellettuale s'intreccia con quella delle mitologie politiche: questo libro cerca di decostruire entrambe.
13,00 12,35

16,00 15,20

Il mestiere della memoria. Storia dell'Associazione nazionale ex deportati politici, 1945-2010

Bruno Maida

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2014

pagine: 256

Sorta pochi mesi dopo il rimpatrio dai Lager nazisti, l'Associazione nazionale ex deportati politici (Aned) diede la possibilità a tanti di loro di tornare alla vita, anche attraverso la condivisione fisica di quell'esperienza. Furono, infatti, le sezioni dell'Associazione a offrire gli spazi entro i quali la loro memoria si sarebbe definita, tra il dolore della parola e il dovere della testimonianza. Lottando tenacemente contro la diffusa tentazione a rimuovere il passato recente, nell'Italia della ricostruzione essi dovettero porsi alcuni interrogativi sui meccanismi e sulle gerarchie della trasmissione culturale, sulla funzione della testimonianza intergenerazionale, sulla capacità di realizzare una memoria per il futuro la cui efficacia potesse essere misurata non solo nella sua dimensione pubblica e immediata, ma nella possibilità di stratificarsi e di sedimentarsi nella società e nella cultura del paese. Grazie a questo, l'Aned è stata e rimane un importante strumento di pedagogia democratica e costituzionale. Quella qui narrata e ricostruita per la prima volta, è la storia di questa associazione, delle donne e degli uomini che la costituirono, e per i quali può valere la definizione - come Primo Levi ha scritto di se stesso - di "persone normali di buona memoria".
23,00 21,85

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