Quodlibet: Habitat
Tutto, tutto, tutto... o quasi-Absolutely everything... or almost
Gianni Pettena
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2022
pagine: 520
Gianni Pettena, è stato uno dei fondatori dell'architettura radicale fiorentina degli anni Sessanta e Settanta insieme con Archizoom, Remo Buti, 9999, Superstudio, UFO e Zziggurat, verso i quali ha sempre mantenuto una posizione autonoma. Oltre a criticare il funzionalismo modernista, a frequentare le gallerie, gli artisti e i critici legati a quella stagione, si è distinto per una sua deliberata riottosità progettuale. Per questo può essere considerato L'anarchitetto, per citare il titolo del suo primo libro. In quest'ottica va inquadrata la sua esperienza giovanile negli Stati Uniti e l'assidua frequentazione di (an)architetti come Buckminster Fuller o James Wines, attenti all'ecologia, alle periferie e al "rendere significanti luoghi insignificanti". Più in generale l'unicità del suo lungo lavoro, anche sul piano storico, consiste nel rifiuto dei codici e canoni consueti della progettazione, nella realizzazione di interventi temporanei e in una costante ricerca di alleanze con l'arte concettuale, il radical design austriaco, la land art e la musica sperimentale. Il volume documenta tutto, o quasi, il suo lavoro e ospita un'ampia antologia dei suoi testi.
Superstudio. Opere (1966-1978)
Libro: Copertina rigida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2022
pagine: 667
Questo volume è il "meridiano" del Superstudio. Raccoglie per la prima volta tutte le opere, i testi e i progetti, del più celebre gruppo di "architettura radicale", secondo la definizione canonica di Germano Celant. Dopo cinquant'anni in cui alle rimozioni storiografiche si sono alternati continui revival sia in ambito nazionale che internazionale, il libro fa il bilancio di questa eccezionale esperienza collettiva dell'architettura del Novecento. Oggi i disegni, i modelli, i celebri fotomontaggi, le lampade, i tavoli e gli altri oggetti di design creati dal Superstudio sono esposti in molti musei del mondo, fra cui il MoMA di New York, il Centre Pompidou di Parigi, il Frac di Orléans, il Centro per l'arte contemporanea Pecci di Prato e il MAXXI di Roma. Non deve quindi meravigliare che il Superstudio sia un classico. Tutti i progetti del Superstudio, dai più noti "Il Monumento Continuo" e "Le dodici Città Ideali" a quelli più estremi generati dal ciclo della Cultura materiale extra-urbana, sono qui generosamente illustrati da un'enorme mole di disegni e documenti inediti, frutto di un lungo e accurato lavoro di ricostruzione archivistica.
Amate l'architettura. L'architettura è un cristallo
Gio Ponti
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2022
pagine: 320
«Non un libro per gli architetti, ma per gli incantati dall'architettura». "Amate l'architettura" è il libro della piena maturità di Gio Ponti. È una collezione di idee, leggera e audace, dove confluiscono, spesso in forma aforistica, i risultati delle sue esperienze: in cantiere, nelle redazioni di «Domus» e di «Stile», nelle botteghe artigiane, negli studi di artisti, in giro per le città italiane e nelle metropoli di tutto il mondo. Un classico dell'architettura qui presentato nella riproduzione fotografica integrale della prima edizione del 1957, pensata e progettata dallo stesso Ponti come una «piccola architettura da tasca».
The future is a journey to the past. Ten stories about architecture
Mario Cucinella
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2022
pagine: 113
I viaggi di formazione segnano in modo indelebile le personalità, e non solo perché letteralmente danno loro una forma, ma soprattutto perché restano un tema di riflessione costante, anche a distanza di molti anni. Secondo Joseph Conrad, che per tutta la vita ha sublimato i suoi viaggi giovanili per mare nei romanzi, «quando cominciamo a meditare sul significato del nostro passato personale, esso sembra riempire il mondo intero nella sua profondità e magnitudine». È con questo spirito che Mario Cucinella, dopo decenni spesi a sensibilizzare la propria disciplina verso i temi del rispetto della natura, raccoglie qui per la prima volta le memorie dei suoi dieci viaggi nelle città e nei luoghi che gli hanno offerto spunti di riflessione non esotici o «stilistici», bensì pragmaticamente ambientali, inducendolo cioè a ragionare sullo sfruttamento razionale delle energie disponibili - prassi comune nelle tradizioni vernacolari di ogni cultura, dall'Iran alla Cina, dal Maghreb all'Irlanda. Queste dieci storie d'architettura sono dunque proiettate in avanti, e il loro frutto raccoglie il testimone di quella linea culturale che, iniziata da Le Corbusier - il quale seppe trovare la modernità nelle città bianche del Mediterraneo -, ha attraversato tutto il Novecento, da Giuseppe Pagano a Bernard Rudofsky e Giancarlo De Carlo, e il cui lascito si potrebbe sintetizzare in un invito: imparare dall'architettura spontanea. Cucinella osserva così, con occhi al tempo stesso vecchi e nuovi, le case preistoriche scavate nel deserto, gli antichi ospedali siriani, i palazzi indiani sotterranei, le arcaiche città del vento in Cappadocia e in Pakistan: «Non racconti nostalgici, ma la scoperta di un passato in cui scovare molte informazioni che potranno aiutarci nel nostro viaggio verso il futuro».
Costruire in Francia. Costruire in ferro. Costruire in cemento
Sigfried Giedion
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2022
pagine: 192
In questo libro seminale del 1928 - qui riproposto in una edizione il più possibile fedele all'originale -, Sigfried Giedion raccoglie la lezione più alta della scuola di critica d'arte viennese di Alois Riegl, quella secondo cui non esistono periodi di decadenza e ogni epoca storica vive piuttosto una costante transizione di cui è possibile leggere nel passato i segni premonitori: «Passato, presente, futuro sono per noi un processo inscindibile». In tal modo l'analisi storica si lega ai problemi contemporanei e quindi offre una visione globale della storia dell'arte e della cultura materiale, cambiando così anche le sorti dell'architettura, perché la libera dai paradigmi stilistici o accademici. Le grandi frecce di sapore costruttivista che Giedion dispone nel libro sotto la supervisione di László Moholy-Nagy - grafico responsabile, fra l'altro, dei libri della Bauhaus - uniscono visivamente autori francesi dell'Ottocento ad altri tedeschi del Novecento (Jules Saulnier a Ludwig Mies van der Rohe, Gustave Eiffel a Walter Gropius), suggerendo in questo modo una linea evolutiva che la comparsa di nuovi materiali come il ferro aveva accelerato e orientato verso la creazione di inedite tipologie architettoniche quali gallerie coperte (i «passages» parigini), esposizioni internazionali, grandi magazzini, oltre a colossali infrastrutture. Un repertorio moderno che aveva appassionato Walter Benjamin, il quale non solo paragonò questo libro alla Spätrömische Kunstindustrie riegliana, ma lo prese come testo prediletto: grazie a Giedion aveva trovato nelle grandi costruzioni metalliche la metafora della condizione stessa dell'intellettuale critico che intendeva essere - Parigi, capitale del XIX secolo seguirà di conseguenza. Il capitolo finale, dedicato al materiale più moderno di allora («È vano parlare di nuova architettura in Francia senza toccarne l'elemento base: il cemento armato»), presenta invece solo esempi francesi: i fratelli Auguste e Gustave Perret, Tony Garnier e naturalmente Le Corbusier, campione della nuova generazione. Come rileva Jean-Louis Cohen nell'introduzione, «La narrazione spesso enfatica offerta dal libro, specialmente al "lettore frettoloso" che si limita alle didascalie delle illustrazioni, sembra combattuta fra propaganda e storia. A questo titolo, Giedion appartiene tanto (se non più) al corpus interno dell'architettura moderna quanto a quello della ricerca storica su di essa».
Dal progetto alla storia. Gli anni della critica e della nuova dimensione urbana
Manfredo Tafuri
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2022
pagine: 186
Subito dopo la laurea, Manfredo Tafuri, in parallelo all'insegnamento universitario come assistente di Ludovico Quaroni, si è impegnato nella progettazione architettonica e nella «critica in atto» sulle questioni più cogenti del primo dopoguerra, in particolare a Roma. I suoi interventi pubblici giovanili, elaborati insieme ad alcuni compagni universitari (Enrico Fattinnanzi, Giorgio Piccinato, Vieri Quilici), sono quindi equamente divisi fra i temi della scala urbana, concernenti cioè la speculazione edilizia e gli alloggi sociali messi in campo dallo Stato; la salvaguardia dei beni monumentali, per cui il giovane architetto partecipa alle iniziative di Italia Nostra a fianco di Antonio Cederna, Italo Insolera e altri; la collaborazione con la rivista milanese «Casabella-Continuità» diretta da Ernesto Nathan Rogers, per la quale si occupa della «nuova dimensione» assunta dai progetti pubblici, vale a dire la grande scala dei centri direzionali e della «città territorio» che in quegli anni di boom economico e grandi migrazioni interne infiammavano la discussione urbanistica. Secondo Tafuri, tutto ciò non poteva certo «risolversi curando lo studio dei singoli problemi edilizi, ma per le sue dimensioni, richiedeva una scala più vasta, la scala del piano regolatore comunale, se non di quello territoriale e conseguentemente la riforma totale del regolamento edilizio». A questa stagione appartengono i saggi qui riuniti per la prima volta. Ben presto, pur diventando un interlocutore abituale per tutta la nuova generazione di architetti del dopoguerra, da Carlo Aymonino ad Aldo Rossi, da Giancarlo De Carlo a Vittorio Gregotti, Tafuri si sarebbe sentito sconfitto per non aver influito sulla gestione - o meglio, sulla mancata gestione - dello sviluppo urbano della capitale e in generale di tutte le grandi aree metropolitane del Paese. Come sostiene Giorgio Ciucci, «Tafuri era giunto alla conclusione che non era dato all'intellettuale cambiare il mondo, e che tuttavia doveva inevitabilmente lavorare per quel cambiamento».
Architetture nell'Italia della ricostruzione. Modernità versus modernizzazione 1945-1960
Carlo Melograni
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2021
pagine: 438
Il quindicennio della ricostruzione postbellica è stato segnato tra tanti avvenimenti, dalla rinascita dell'architettura e urbanistica italiane che, sebbene avessero prosperato anche tra i due conflitti mondiali, si arricchirono ulteriormente di nuove componenti e varianti grazie a un più libero confronto con le esperienze internazionali. Il testo di Carlo Melograni, testimone diretto di quegli avvenimenti, è quanto di più distante da uno stile manualistico o storicistico: è infatti un saggio, forse l'unica forma letteraria in grado di restituire quel crogiuolo unico di esperienze architettoniche senza precedenti, probabilmente irripetibili, del dopoguerra italiano che ha prodotto modelli fondamentali per l'edilizia sociale e industriale, la museografia, le infrastrutture e il restauro. Nel novero di tali esperienze vanno infatti annoverate anche le corpose riflessioni critiche e i commenti sollecitati e pubblicati dalle riviste di settore («Urbanistica» di Adriano Olivetti e Giovanni Astengo, «Metron» e «L'architettura. Cronache e storia» di Bruno Zevi, «La casa», «Zodiac» o la «Domus» di Gio Ponti e la «Casabella-Continuità» di Ernesto Nathan Rogers), nonché le polemiche culturali e politiche nella stampa generalista. Inoltre l'autore, nelle pieghe del suo discorso, periodicamente porta in primo piano alcune figure - che ha avuto modo di conoscere di persona grazie alle numerosissime occasioni di confronto pubblico, oggi ridottesi drasticamente -, donando così una serie di ritratti dal vero dei principali architetti protagonisti di quegli anni, da Franco Albini a Giovanni Michelucci, da Luigi Moretti a Gino Valle, da Giancarlo De Carlo a Carlo Aymonino, da Gio Ponti a Pier Luigi Nervi. Il volume si chiude con una riflessione sulla condizione attuale, distinguendo nettamente i concetti di modernizzazione da quello di modernità che è «l'unità nella diversità a cui esortava Gropius; unità di obiettivi comuni da raggiungere, diversità di soluzioni proposte da mettere a confronto. È la linea da seguire, anche se presenta l'inquietudine delle incertezze, mentre la modernizzazione ostenta sicurezza di sé. Dal confronto tra esperienze diverse, però ugualmente rivolte a perseguire obiettivi condivisi, si ricaveranno indicazioni che sarà possibile dare per scontate e sottintese, presupposti per formare una cultura progettuale comune fra coloro che fanno il mestiere di costruire. Al contrario dell'esibizionismo individuale, il lavoro di paziente ricerca collettiva è tipico della modernità».
Testi sulla (non più) città
Rem Koolhaas
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2021
pagine: 230
Atlanta, Singapore, Dubai, Parigi, Lilla, Berlino, Tokyo, New York, Rotterdam, Mosca o ancora Londra: con il suo sviluppo disomogeneo e smodato, con la sua urbanistica apparentemente anarchica, la metropoli contemporanea disturba e mette in discussione i nostri valori più profondi, o almeno quelli più sentimentali. Come sono arrivati architetti, culture (europea, americana, asiatica), regimi politici, completamente diversi tra loro, a configurazioni tanto simili? E perché «il trionfo della città è coinciso proprio con il venir meno della riflessione su di essa»? Attraverso temi solitamente trascurati dagli architetti - la «tabula rasa», il «junkspace» o la congestione -, Rem Koolhaas ha studiato a lungo la (non più) città, in quanto spazio obbligato per la riflessione architettonica. Questo libro raccoglie dunque per la prima volta una serie di testi - quasi tutti inediti in italiano - che sono altrettante meditazioni sulla natura della città contemporanea e sulla sua «sostanza urbana» radicalmente mutata nel corso degli ultimi decenni. Suddivisi in sezioni tematiche (A definizioni, B testi autobiografici, C ritratti di città, D sguardi verso il futuro), gli scritti di Koolhaas si inscrivono nel solco speculativo e stilistico delle Immagini di città di Walter Benjamin: un repertorio di «figure di pensiero» che, abolendo le barriere convenzionali tra architettura, filosofia e giornalismo, danno corpo a una personale scomposizione e ricomposizione dei frammenti del presente senza alcun pregiudizio ideologico o estetico.
Il futuro è un viaggio nel passato. Dieci storie di architettura
Mario Cucinella
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2021
pagine: 115
I viaggi di formazione segnano in modo indelebile le personalità, e non solo perché letteralmente danno loro una forma, ma soprattutto perché restano un tema di riflessione costante, anche a distanza di molti anni. Secondo Joseph Conrad, che per tutta la vita ha sublimato i suoi viaggi giovanili per mare nei romanzi, «quando cominciamo a meditare sul significato del nostro passato personale, esso sembra riempire il mondo intero nella sua profondità e magnitudine». È con questo spirito che Mario Cucinella, dopo decenni spesi a sensibilizzare la propria disciplina verso i temi del rispetto della natura, raccoglie qui per la prima volta le memorie dei suoi dieci viaggi nelle città e nei luoghi che gli hanno offerto spunti di riflessione non esotici o «stilistici», bensì pragmaticamente ambientali, inducendolo cioè a ragionare sullo sfruttamento razionale delle energie disponibili - prassi comune nelle tradizioni vernacolari di ogni cultura, dall'Iran alla Cina, dal Maghreb all'Irlanda. Queste dieci storie d'architettura sono dunque proiettate in avanti, e il loro frutto raccoglie il testimone di quella linea culturale che, iniziata da Le Corbusier - il quale seppe trovare la modernità nelle città bianche del Mediterraneo -, ha attraversato tutto il Novecento, da Giuseppe Pagano a Bernard Rudofsky e Giancarlo De Carlo, e il cui lascito si potrebbe sintetizzare in un invito: imparare dall'architettura spontanea. Cucinella osserva così, con occhi al tempo stesso vecchi e nuovi, le case preistoriche scavate nel deserto, gli antichi ospedali siriani, i palazzi indiani sotterranei, le arcaiche città del vento in Cappadocia e in Pakistan: «Non racconti nostalgici, ma la scoperta di un passato in cui scovare molte informazioni che potranno aiutarci nel nostro viaggio verso il futuro».
Con la coda dell'occhio. Scritti sulla fotografia
Marina Ballo Charmet
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2021
pagine: 181
Il soggetto privilegiato della fotografia di Marina Ballo Charmet è il «sempre visto», ciò che rimane sulla soglia della percezione, il fuori-fuoco in cui traspare «il rumore di fondo della nostra mente». Per far affiorare questa dimensione occorre allora guardare il mondo «con la coda dell'occhio», incorporando allo sguardo la distrazione, la latenza, la multivocità dell'esperienza quotidiana. Accompagnare le immagini con la scrittura è stata una costante necessità dell'autrice lungo tutto l'arco del suo percorso. Dialogare a distanza con gli autori e i fotografi prediletti (come Gabriele Basilico e Lewis Baltz), appuntare pensieri, redigere diari di lavoro, chiarire retroterra teorici e scoprire affinità d'ispirazione (ad esempio con Robert Adams, Raoul Hausmann, Timothy O'Sullivan) si rivelano così momenti integranti della sua pratica creativa. Disposti seguendo un ordinamento insieme tematico e cronologico, i testi illuminano anche la relazione tra lavoro con le immagini e lavoro psicoterapeutico, visti entrambi come processi basati su «una particolare relazione di ascolto con il mondo o il paesaggio esterno, di sorpresa verso cose che sembrano non avere un senso particolare». Questo libro offre una riflessione sulla fotografia come strumento di conoscenza e come mezzo di esperienza che attiva l'inconscio. Il volume, a cura di Stefano Chiodi, è accompagnato da una conversazione di Jean-François Chevrier con l'autrice.
Out of the corner of my eye. Writings on photography
Marina Ballo Charmet
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2021
pagine: 181
Progettare per chi va in tram. Il mestiere dell'architetto
Carlo Melograni
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2020
pagine: 192
Con questo volume Carlo Melograni offre al lettore un prontuario sempre valido per avvicinarsi all'architettura. Il programma pratico del mestiere dell'architetto è teso a migliorare le condizioni dell'abitare, e se è vero che il bilancio delle ricerche ed esperienze più avanzate dell'industrial design compiute nell'Europa del Novecento non è affatto fallimentare, portarle avanti, nella sempre maggiore complessità e velocità delle trasformazioni dell'ambiente, non è facile. Lo sviluppo dell'industria, che è all'origine di tanti cambiamenti nella vita quotidiana, nello stesso tempo ha reso disponibili metodi e strumenti senza precedenti. Si tratta di armi a doppio taglio, capaci di produrre effetti positivi e negativi. Farne buon uso è una responsabilità di chi progetta. Ed è proprio in questo elogio della responsabilità che si legge tutta la fedeltà di Melograni ai valori del razionalismo indicati da Giuseppe Pagano (cui l'autore dedicò il suo primo libro giovanile) e da Edoardo Persico.

