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Angelo

Angelo
Titolo Angelo
Autore
Argomento Narrativa Narrativa di ambientazione storica
Collana Parerga
Editore Edizioni Efesto
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 270
Pubblicazione 02/2025
ISBN 9788833816517
media voto
5/5 su 1 recensione
 
15,00

 
È il 1947. In un’Italia che ancora si sta leccando le ferite della guerra appena terminata, Matteo Simonetti conduce la sua tranquilla vita di edicolante romano, quando il suo passato di partigiano torna con prepotenza a fargli visita. Contattato dal suo comandante in montagna, dovrà ritornare a Santa Marinella, sua città natale, per individuare e distruggere il canale di comunicazione che fornisce agli americani i segreti del governo italiano, utilizzandoli come arma di ricatto per fornire gli indispensabili aiuti alimentari. L’ufficio informazioni italiano ha individuato tre possibili sospettati, e Matteo, che riprenderà il vecchio nome di battaglia di Angelo, dovrà indagare su di loro. Per lui, costretto a lasciare il mestiere di agente perché non sopportava di vedere l’assassino di sua moglie, ex repubblichino, ancora dirigente del Servizio Informazioni, è come ripiombare in un incubo. Ma scoprirà che una volta diventato di nuovo Angelo, si sentirà molto più realizzato e felice, e si troverà costretto a continuare la sua personale guerra contro chi non vuole la giustizia sociale.
 

"Angelo" è un romanzo complesso, di seguito dirò il mio pensiero al riguardo.

Il 4 gennaio 1947. Angelo - nome partigiano di Matteo edicolante a Roma - viene ricontattato da Gianfranco, comandante partigiano di Vecciarella per una operazione delicata a Santa Marinella. Sarà il maestro Angelo De Cupis, vivrà in un convento, avrà amici, nemici e amori. A metà del romanzo, il finale mi è parso evidente.

La complessità cui faccio cenno all'inizio è data dalla DOPPIEZZA che si trova in ogni personaggio, in ogni situazione e che possiamo dire è l'anima del romanzo e la ragione della complessità. La doppiezza non intende essere un termine dispregiativo, anzi, è l'ambiguità fondativa del racconto.
Ho riflettuto a lungo prima di scrivere e ho lasciato “riposare” il testo prima di pubblicarlo.

Più rifletto su questo libro e più mi pare non un romanzo, ma una sceneggiatura teatrale e lo dico con ammirazione. I personaggi infatti sono descritti ripetutamente in modo approfondito e questo scavo dei protagonisti è funzionale alla recitazione. Recitare significa ESSERE il personaggio e non FINGERE. Conosco bene questo per aver seguito un corso negli anni sessanta con la Comuna Baires.

Mi piacerebbe conoscere il punto di vista dell’autore con il quale condivido l’amore per la lettura.????

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