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Quando il fascismo dettava la dieta. La propaganda a tavola, tra sovranità alimentare e autarchia

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Quando il fascismo dettava la dieta. La propaganda a tavola, tra sovranità alimentare e autarchia
Titolo Quando il fascismo dettava la dieta. La propaganda a tavola, tra sovranità alimentare e autarchia
Autore
Argomento Scienze umane Storia
Collana Storie
Editore People
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 184
Pubblicazione 03/2025
ISBN 9791259793058
 
15,00 14,25

 
risparmi: € 0,75
Ordinabile
Sempre più spesso sentiamo parlare di "sovranità alimentare" e veniamo invitati a consumare solo prodotti nazionali. Temi che inevitabilmente rievocano un certo passato, durante il quale, con le stesse formule, fu mobilitata la società italiana. Nel 1935, infatti, dopo l'invasione dell'Etiopia e le sanzioni da parte della Società delle Nazioni, il fascismo trasformò le cucine italiane in trincee, contro un presunto "assedio economico". Già i futuristi avevano tentato, con scarso successo, di rivoluzionare la gastronomia italiana, mettendo al bando la pastasciutta. Il regime, dal canto suo, provò a delineare una vera e propria cucina "antisanzionista", fatta di riso, polenta, polli, conigli, karkadè e piatti dal sapore patriottico (come la trota salmonata alla Badoglio, il polpettone Macallè o il dolce alla Graziani). Una sorta di preludio alla cucina di guerra fondata sul niente, alla quale tutti dovettero forzatamente adattarsi a partire dagli anni Quaranta.
 
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