Istituzione economica contraddittoria e complessa in un Mediterraneo dominato da competizioni mercantilistiche, il porto franco deve tenere insieme libertà e privilegio, vantaggi per il fisco e per i mercanti, essere un entrepôt del commercio estero e favorire il commercio attivo dello stato. In una rete presto globale, e a fronte di un modello indiscusso, Livorno, Messina ottiene il porto franco a fine Seicento, e durante il lungo Settecento tenta di farne il volano del suo rilancio. Col succedersi di ripetuti stati di guerra, un assedio, una pestilenza, un terremoto e un avvicendarsi vorticoso di dinastie, il porto franco di Messina si misura con gli altri porti franchi e le trasformazioni dei commerci mediterranei. Scontando limiti fiscali e un rapporto non risolto con le capitali, Palermo e Napoli, dà spazio a contrabbandi e a intrecci di interessi di governanti, consoli, autorità doganali, e dei mercanti che ne utilizzano le opportunità pur lamentandone le mancanze.
Il porto franco di Messina nel lungo XVIII secolo. Commercio, fiscalità e contrabbandi
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Titolo | Il porto franco di Messina nel lungo XVIII secolo. Commercio, fiscalità e contrabbandi |
Autore | Ida Fazio |
Collana | I libri di Viella, 394 |
Editore | Viella |
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Pagine | 236 |
Pubblicazione | 10/2021 |
ISBN | 9788833138244 |