Cosa ha da dire Omero sulle migrazioni d'oggi? Quale messaggio è cifrato nelle avventure del suo eroe, Ulisse? Forse 'nulla' è la risposta più esatta. Entrambi ormai tacciono. Ma è la storia a far riecheggiare le loro parole trascorse. A distanza di 2700 anni dal tempo del padre-poeta dell'Occidente, il migrare si è fatto condizione intrinseca persino dell'essere stanziali, e il muoversi, per riflesso, significa attraversare mondi già resi familiari dalla comunicazione globale. Essere migrante è divenuta insomma connotazione universale dell'esperienza umana. Retrospettivamente, come in un esercizio fantastico di archeoantropologia letteraria, è possibile e in un certo senso inevitabile rintracciare nelle avventure di Ulisse il prototipo dell'odierna grammatica dello spostamento e dell'incontro, del fuori e della casa, dell'anelito attraverso l'altrove alla creazione di una propria dimora. Tutto è condensato nel paradigma dell'ospitalità, trasfigurato e perciò scarnificato nel confronto tra Ulisse e Polifemo.
Polifemo. La cecità dello straniero
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| Titolo | Polifemo. La cecità dello straniero |
| Autore | Mario Ricca |
| Argomento | Società, scienze sociali e politica Sociologia e antropologia |
| Collana | I carati |
| Editore | Torri del Vento Edizioni di Terra di Vento |
| Formato |
Libro |
| Pagine | 176 |
| Pubblicazione | 01/2016 |
| ISBN | 9788897373896 |
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