Aletti editore: Gli emersi

Como, 2 aprile 2020: la pandemia di Covid-19 è fuori controllo. L'ispettore Leonardo Leoncini, però, non si vuole fermare, ha dei casi aperti che lo tormentano. Nella sua testa, su tutti, riecheggia un nome: Bianca Giusti Gualtieri, scomparsa in circostanze misteriose, inghiottita dalla natura della Spina Verde, l'immenso parco naturale che attraversa la città. All'improvviso, nel tetro silenzio figlio della pandemia, ecco la svolta: bussa alla porta don Marco Rovi, il parroco di San Carpoforo. Una sconosciuta gli ha lasciato una busta, con all'interno una foto di Bianca sorridente. Sulla destra, in calce, una scritta: “Non ho null'altro da chiedere”. Ecco il principio di un viaggio che condurrà le indagini fino in un altro continente perché, finalmente, il mistero abbia la sua soluzione.

La scontentezza nasce con noi, cresce con noi e muore assieme a noi. Per questo bisogna farne una virtù, cavalcandola come fosse una tigre, dominandola giorno dopo giorno, in modo che non sia lei a dominare, ma noi.

In questo momento di scrittura fruttifera il poeta passa le giornate passeggiando per offrire in vendita ai passanti conoscenti il suo ultimo libro “Gli occhi del poeta”. Nelle lunghe camminate serali spesso scrive intuizioni al volo. Da questo periodo di piena individualità in mezzo alla società, nasce questo testo “Vento di poesia” che segue le altre due pubblicazioni del 2022.

Rum & miele nasce da un viaggio e da un conseguente innamoramento del paesaggio, della cultura e della tradizione dell'Isola di Fuerteventura. I due protagonisti, Laura e Manuel, molto diversi all'inizio, incontrandosi iniziano a diventare molto simili, in un luogo che per entrambi è stato da supporto per un cambiamento di rotta di vita. Emozioni soffocate, ricordi dolorosi e un presente che deve trovare un equilibrio, entrambi dovranno allontanarsi per scoprire chi sono realmente e per risolvere i loro problemi emotivi.

In questa sua piccola raccolta di racconti l'autrice, Rita D'Apice, mostra di avere un'ispirazione più lirica che narrativa e si esprime sempre in prima persona, come se i fatti narrati fossero legati a vicende vissute da lei medesima e non frutto della sua fantasia, come, in effetti, sono. L'attenzione data ai protagonisti è massima, dato che ne viene fuori una piccola galleria di personaggi ben disegnati con brevi, ma suggestivi, tratteggi in continua dialettica tra l'essere e l'apparire, tra il bene e il male; ma nelle vicende narrate non sempre il bene ha il sopravvento, anche se è sempre intuibile dalle brevi affermazioni dell'autrice stessa che, velatamente, punta l'accento non solo su ciò che è accaduto, ma anche su ciò che sarebbe dovuto accadere, perché c'è sempre il “rovescio della medaglia” in tutte le manifestazioni dell'esistenza.

Dedicato a tutti coloro, fatti e persone che, come le foglie, a volte riapprodano al fastigio del ricordo e come le foglie s'involano perdendosi nel nulla della dimenticanza.

Shoganai è la sintesi del continuo scontro tra "noi" ed il "destino" nel quale non esiste mai un solo vincitore ed un solo vinto. È lo sforzo nel credere che la realtà è spesso apparenza e viceversa. Questi pensieri li rendo concreti mediante il racconto della vita di due bambini dove queste forze e pensieri si scontrano per tutto il percorso evolutivo di Pietro e Lisa fino al sorriso finale.

Quando scrivo ho la sensazione di portare a spasso la mia noia. Mi lascio prendere a braccetto da sensazioni strane che, a volte, mi sono donate dalla solitudine, a volte dalla malinconia. A volte anche dalla tristezza. Cammino, scrivo e, immediatamente, da dietro gli angoli dei miei pensieri, emergono ricordi e, con essi, si manifestano i rimpianti. Poi i dolori. Poi le paure. Si distillano in me litanie di splendore, anche di lacrime, che gorgogliano in ampolle colme a metà di liquidi, credo magici, non sempre trasparenti, non sempre limpidi. La tristezza ha il sopravvento e mi rendo conto che, spesso, splendore e lacrime si eguaglino e assomiglino alle parole che sporcano i fogli, vergini nel loro candore, appena infilati nel carrello della mia Olivetti Studio 44. […] Qualcuno mi racconta strane storie, qualcun altro delle favole. Altri ancora delle fiabe. Scopro che la gioia è una strana forma di disperazione. Una volta, era il 10 agosto di un anno lontano, in attesa di stelle cadenti, scoprii anche che la pioggia e le lacrime hanno la stessa voce. Scoprii anche che i profumi hanno sapori diversi. Pensai anche che, al di là del buio, si celino luci diverse e nuove. Forse è proprio in quel luogo che nascono o vanno a perdersi i miei pensieri? Allora li scrivo, perché i miei pensieri rimangano e non vadano perduti, consapevole di quanto sia facile che i pensieri si dissolvano come le promesse di amore eterno. Li scrivo i miei pensieri! Prima o dopo qualcuno li leggerà! O forse no, perché i miei pensieri sono fatti di silenzi.

Costantinopoli, l'antica Bisanzio, è invasa il 29 maggio 1453 dai giannizzeri del sultano ottomano Maometto II. Libidine e insana rabbia riversano i vincitori sull'inerme vittima, oggetto di scempio o di schiavitù. L'autore espone in versi il tragico evento con la speranza del ritorno di un nuovo segno vincente che possa convitare ogni uomo o donna in una nuova città di fratellanza.

Le storie corrono indipendenti tra loro e sono una riflessione sulla vita, sul rapporto tra destino e libero arbitrio, ma hanno anche a che vedere con il particolare legame tra scrittore e personaggi nati dalla sua fantasia. Insomma, per dirla alla Pirandello, la storia racconta di dieci personaggi alle prese con il loro autore.