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Bollati Boringhieri: Saggi.Storia, filosofia e scienze sociali

Breve storia della morte

William M. Spellman

Libro: Copertina morbida

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2015

pagine: 254

"La pietra fu usata prima per i sepolcri che per le abitazioni". Con arguzia epigrafica le parole di Miguel de Unamuno riaffermano una verità incisa su millenni di storia umana: la paradossale antecedenza della morte sulla vita. Dalla consapevolezza della fine biologica, stigma della nostra specie, muovono infatti le civiltà per allestire il loro apparato materiale e immateriale, i monumenti che sfidano la caducità, le grandiose visioni religiose che prefigurano l'inconoscibile, i sistemi di pensiero che elaborano il senso della finitezza, i codici morali che regolano la condotta personale e il vivere associato. Senza l'onnipervasività della morte non esisterebbe nulla di tutto ciò. William M. Spellman rende omaggio a questa signoria insieme drammatica e feconda, ripercorrendone i tempi e i modi dal Paleolitico a oggi. Convoca concezioni dell'aldilà e idee di immortalità, incarnata, disincarnata, sociale, ossia affidata al solo ricordo, e reincarnazione, teorie mortaliste, pratiche di congedo dei morenti, culti degli antenati, riti funerari, espressioni del lutto. Ma il grandangolo di Spellman inquadra anche un'assenza. Adesso, nel pieno di una "rivoluzione della mortalità" che ha invertito la spaventosa percentuale di morti premature o violente tipica dell'intera vicenda dell'uomo, è proprio il morire a venire occultato culturalmente. Negare la morte non ci aiuterà a vivere meglio.
23,00 21,85

Quando il verbo si fa carne. Linguaggio e natura umana

Paolo Virno

Libro: Copertina morbida

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2003

pagine: 248

20,00 19,00

Trance e possessione in Africa. Corpi, mimesi, storia

Roberto Beneduce

Libro

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2002

pagine: 323

La possessione e la trance da possessione sono state considerate a lungo fenomeni di pertinenza prevalentemente religiosa, politica o, alternativamente, psicologica. Tuttavia solo un approccio che riconosca la natura irriducibilmente polisemica e plurale dei rituali di possessione, e quelle espressioni più ordinarie che non sono necessariamente correlate al tempo rituale, permette di comprendere il dinamismo storico che caratterizza i culti di possessione, il senso dei loro paradossi e delle loro tecniche, la loro capacità infine di interrogare le nostre stesse categorie di soggetto, di coscienza, di volontà.
35,00 33,25

Nome e necessità

Saul Kripke

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 1999

pagine: 176

Le tappe principali nella storia della filosofia e della scienza sono state sempre segnate da un nuovo modo di intendere le nozioni fondamentali di "necessità", possibilità", "essenza", "verità analitica". Questo breve libro, dovuto a uno dei maggiori logici e filosofi contemporanei, rappresenta una svolta del genere. Kripke vi espone senza alcun tecnicismo le idee che hanno guidato le sue ricerche logiche o che queste gli hanno suggerito. Ne emerge una metafisica molto diversa da quella corrente, di stampo empiristico. Kripke riprende la distinzione aristotelica, a lungo rifiutata, tra proprietà essenziali e proprietà accidentali; critica gran parte delle teorie di Frege e Russell sul linguaggio e sul modo in cui i nomi si riferiscono alle cose; riesamina le concezioni di Kant, e sottopone a una critica serrata il materialismo come teoria della mente. Per la forza delle sue argomentazioni, il libro costituisce una di quelle opere con cui ogni cultore di studi filosofici è chiamato a misurarsi.
22,00 20,90

1177 a.C. Il collasso della civiltà

1177 a.C. Il collasso della civiltà

Eric H. Cline

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2014

pagine: 267

Vennero dal mare. Sappiamo il loro nome e poco altro: li chiamiamo "Popoli del Mare" e al loro arrivo caddero regni millenari e l'intera Civiltà del Bronzo collassò repentinamente. Dopo, seguirono solo lunghi secoli bui. L'Età del Bronzo era stata un'epoca di fiorenti commerci, di evoluzione tecnica e culturale, di rapporti diplomatici internazionali, di sottili equilibri politici. A lungo si è pensato che il mondo di tremila anni fa fosse un luogo primitivo, con un'economia ridotta su breve scala, ma gli ultimi decenni di scavi archeologici hanno invece portato alla luce un mondo incredibilmente organizzato e vasto, sorprendentemente simile al nostro, tanto da poterlo definire "globalizzato". Il quadro archeologico ci restituisce un'organizzazione solida e funzionale, che sembrava intramontabile, come la nostra, ma che cadde di schianto. Lo stagno, necessario per ottenere il bronzo delle armi e degli utensili, proveniva dall'Afghanistan, il rame da Cipro: come il petrolio di oggi, erano le merci più ambite, e sul loro commercio era fiorita un'intesa internazionale che coinvolgeva tutti i grandi imperi del Mediterraneo e della Mezzaluna fertile. I nomi dei regni antichi evocano avvenimenti lontani - Egizi, Ittiti, Assiri, Babilonesi, Mitanni, Minoici, Micenei, Amorrei, Ugariti, Cretesi, Ciprioti, Cananei -, ma le loro vicende sono così "moderne" che la loro storia suona ormai come un monito rivolto al nostro mondo.
24,00

Kierkegaard

Kierkegaard

Furio Jesi

Libro

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2001

pagine: 227

L'esperienza di Soren Kierkegaard cosituisce uno dei punti problematici del pensiero e della religiosità moderni. Kierkegaard denunciò in termini di eccezionale rigore la crisi dell'uomo occidentale, del cristiano in particolare, dinanzi alla filosofia e alla religione, e della stessa denuncia fece uno strumento didattico destinato a giungere in profondità per la sua durezza. In questo libro l'autore ha inquadrato storicamente il lungo prcesso in cui è radicata la posizione di Kierkaard dinanzi all'Illuminismo e al Romanticismo.
19,63

Storia del folklore in Europa

Giuseppe Cocchiara

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2016

pagine: 576

"Tra le popolazioni barbare e le civili non ci sono abissi ma trapassi: in questi trapassi è l'essenza del folklore, che diventa scienza quando si integra con l'etnologia". Prima che uno statuto disciplinare riuscisse a catturare l'"indole" del folklore, ed etnologi e folkloristi insigni come Giuseppe Cocchiara perimetrassero l'oggetto dei loro studi, dirimendone le combattute relazioni con mitologia, storia delle religioni, letteratura e filologia, dovettero trascorrere secoli di travaglio di pensiero e ricerche. Irriducibile all'esotico o al pittoresco di maniera, il grande alveo delle tradizioni popolari - fiabe, leggende, proverbi, canti, ma anche costumi, usi, credenze - cominciò a svelare il segreto del suo "continuo morire per un eterno rivivere", ossia della sua perenne rielaborazione, quando l'Europa acquisì consapevolezza storico-critica di se stessa nel confronto sconvolgente con il Nuovo Mondo appena scoperto. Da allora, l'identità culturale europea si cimentò con quanto "di più intimo" potesse racchiudere, ossia il "primitivo a casa propria". Cocchiara risale instancabilmente lungo le infinite diramazioni che da Montaigne arrivano a Tylor, da Vico a Frazer, dai romantici a Pitrè. Accorpa, distingue, illumina genealogie, e soprattutto mette in rapporto la riflessione sul folklore con le correnti filosofiche, scientifiche e letterarie che si sono susseguite.
28,00 26,60

La parte maledetta preceduto da La nozione di dépense

Georges Bataille

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2015

pagine: 224

«L'interesse che si attribuisce di solito ai miei libri è di ordine letterario … non li si può infatti classificare in un genere definito in anticipo». La consapevole inclassificabilità delle opere di Georges Bataille tocca il vertice con La parte maledetta (1949): un saggio di economia politica che con «ardito rovesciamento» scalza in radice le cognizioni basilari su cui poggia quella che viene ritenuta la scienza triste, per disvelarla come scienza tragica. Al «miserabile» principio acquisitivo dell'utile, che secondo gli economisti governerebbe la produzione, la conservazione e il consumo, Bataille antepone la dissipazione improduttiva, il bisogno di distruggere, il gesto dilapidatorio delle ricchezze di cui testimonia il potlàc, lo scambio arcaico studiato dagli etnologi e non riducibile a convenzionale antenato del commercio. È nella depénse - oggetto di un breve scritto (1933) che Bataille continuò a ritoccare, denunciandone il valore strategico per il suo pensiero - che si compie la catastrofe della ragione utilitaria. Un argomentare che «sconvolge e toglie allo spirito il riposo» ripercorre la storia della civiltà umana attraverso le nozioni di eccesso, sacrificio, dispendio e orgia. Perché «non è la necessità ma il suo contrario, il "lusso", che pone alla materia vivente e all'uomo i loro problemi fondamentali». Introduzione di Franco Rella.
24,00 22,80

Il libro dei secoli. Mille anni di storia e innovazioni

Il libro dei secoli. Mille anni di storia e innovazioni

Ian Mortimer

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2015

pagine: 485

La storia dell'umanità è costellata di avvenimenti in continuo mutamento e di punti di svolta epocali: i viaggi di Colombo, le novantacinque tesi di Lutero, l'invenzione della stampa, la Rivoluzione francese o lo scoppio della bomba atomica non sono che pochi esempi degli eventi che hanno marcato una discontinuità evidente rispetto al passato. Ma se dovessimo dire quale fra questi, - o quale secolo negli ultimi mille anni di storia -, sia stato più significativo degli altri, non avremmo modo di dare una risposta univoca e chiara. Come si misura, e cosa significa in definitiva il cambiamento nella storia? lan Mortimer si è dedicato alla risoluzione di queste domande, intrecciando mille storie con arguzia, competenza e grande smalto narrativo. Davvero Internet ci ha cambiato la vita più della penicillina? Il Rinascimento è stato più importante dell'invenzione dei bottoni? La peste nera ha causato più o meno vittime delle armi da fuoco? La capacità di rendere viva e palpabile la storia è la caratteristica di quest'opera, sia nel quadro immenso della "grande storia" - quella dei grandi imperi e dei grandi re - sia nel microcosmo della tranquilla "storia locale", dove le novità arrivano, magari in ritardo, ma arrivano e modificano la quotidianità di ogni singolo individuo.
26,00

Le virtù della menzogna. Politica e arte dell'inganno

Le virtù della menzogna. Politica e arte dell'inganno

Martin Jay

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2014

pagine: 265

«Washington non sapeva dire le bugie, Nixon non sapeva dire la verità, e Reagan non sapeva la differenza». La vecchia facezia mette allo scoperto la tensione agonistica tra verità e menzogna che attraversa la cultura politica, non solo americana. Dalla storiella edificante illustrata in copertina – un piccolo George Washington che ammette virilmente al cospetto del padre di essere stato lui ad abbattere con l'accetta l'albero di ciliegio – alle dichiarazioni di George W. Bush sulle armi di distruzione di massa irachene, va in scena qualcosa di più dell'alternanza tra limpide condotte e infingimenti plateali: a scorrere sul teatro politico è l'intera drammaturgia del pensiero occidentale intorno al governo della cosa pubblica. Grande storico delle idee, Martin Jay aggira le scarne dicotomie sincerità/doppiezza, moralismo/realismo, rettitudine/impudenza per sondare i rapporti meno convenzionali che il culto della verità, la sua distorsione deliberata e le arti del potere intrattengono tra loro. E comprova che, dall'antichità a Leo Strauss e Hannah Arendt, fustigatori e apologeti dell'inganno muovono da nozioni differenti del «politico» come dimensione specifica dell'operato umano. Se il fronte dei rigoristi arruola, non senza una certa promiscuità, Agostino, Kant e Rousseau, illuministi e romantici, è la parte avversa a fare mostra della maggiore ambivalenza concettuale, irriducibile alla sola astuzia celebrata dal suo eroe eponimo Machiavelli. L'artificio in politica infatti può appellarsi alla solennità della «nobile menzogna» platonica, trovare giustificazione nell'ipocrisia sociale rispettosa dei protocolli del tatto e del decoro, trincerarsi dietro la ragion di Stato, eludere il biasimo attraverso un uso ironico del mendacio, oppure presentarsi come virtuoso baluardo della pluralità di opinioni di fronte al carattere dispotico, monologico della verità. Abbandonando ogni pregiudiziale correttismo ideologico, Jay riconosce che la politica «non sarà mai una zona interamente libera dalla menzogna, una sfera di autenticità, sincerità, integrità, trasparenza e giustizia». E «in fin dei conti è una buona cosa».
25,00

Giuseppe Dossetti. Un innovatore nella Democrazia Cristiana del dopoguerra

Fernando Bruno

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2014

pagine: 350

"Se Dossetti avesse continuato a fare politica, la DC si sarebbe spezzata". È l'explicit lapidario che Gianni Baget Bozzo appose nel 1977 a una storia iniziata quattro decenni prima e conclusa da tempo. Quando venivano scritte queste parole, Giuseppe Dossetti era ormai un monaco di sessantaquattro anni votato allo studio e alla preghiera. Ma nell'immediato dopoguerra, da laico, fu il protagonista di una stagione di rinnovamento che coinvolse le forze più vive del cattolicesimo politico italiano e il partito in cui cercarono rappresentanza. Sembrava che di quel tentativo si conoscesse ogni singola mossa, ogni retroscena. Non è così. Lo si scopre nel saggio di Fernando Bruno, che ha il merito di guardare all'intera vicenda da un punto di osservazione finora non abbastanza messo a profitto: la rivista "Cronache Sociali" (1947-51), organo politico quindicinale del gruppo dossettiano, ossia della sinistra democristiana nella sua espressione più alta e sognoficativa. Gli articoli di Dossetti, Lazzati, La Pira, Caffè, le grandi inchieste, l'osservatorio interno e internazionale erano modelli di un giornalismo civile, colto e incalzante, dove veniva allo scoperto l'alternativa alla leadership di De Gasperi. Al tatticismo degasperiano risucchiato nella "manovra governativa" e nel "patteggiamento di gabinetto", e sospinto a destra, Dossetti contrappose un'azione "formativa e suscitatrice, in strati sempre più vasti, di uno slancio collettivo vitale".
23,00 21,85

Rivolte del pensiero. Dopo Foucault, per riaprire il tempo

Mario Galzigna

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2013

pagine: 174

Tra le insegne del nostro tempo c'è la "disperanza". Neologismo che capta, meglio del lessico convenzionale dell'afflizione, un'atmosfera collettiva della mente: non tanto il tetro scoramento che impiomba il cielo sopra di noi, quanto l'idea ormai assuefatta della sottrazione di futuro. Contro questa mansuetudine arresa allo stato di cose, il pensiero può e deve tornare alla sua vocazione insorgente, spaesante e sovvertitrice. In un saggio che riparte dalla tessitura di saperi e pratiche cara a Foucault, Mario Galzigna rianima un esercizio riflessivo che sembrava ormai consegnato agli archivi, anche a quelli della rivolta. La sua prosa di passione si innerva con le invenzioni concettuali, i regimi discorsivi, le forme estetiche e le oltranze di insorti illustri. Con i "nodi" polisemici a cui ricorre poeticamente lo psichiatra Laing per condensare le ambivalenze dell'identità, innovando l'orientamento terapeutico. Con le trasgressioni libertine alla Diderot, giochi dell'intelletto poi umiliati in malattie dell'anima o ridotti a perversioni da curare. Con le disgiunzioni creative di Magritte, che fa convivere sulla stessa tela "la chiarezza dell'ombra e l'ombra della chiarezza". Con il teatro della crudeltà di Artaud, dove la parola si dilata nel gesto e rompe l'involucro che la separa dalla vita. Tutte figure affratellate dall'attitudine a destabilizzare scenari chiusi, consolidati.
18,00 17,10

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