Carocci: Biblioteca medievale
Ballate magiche svedesi. Testo svedese a fronte
Libro
editore: Carocci
anno edizione: 1999
pagine: 208
Le figlie di Tores è una ballata svedese in cui lo schematismo della tradizione orale dà voce a una vicenda fosca, nella quale un mondo in crisi, sospeso fra l'idea pagana della vendetta e la promessa cristiana della grazia, vede consumarsi la tragedia dell'incesto e del sangue. Il dramma è pacificato dal perdono divino, e la trama, nella lotta eterna del Bene e del Male, realizza l'essenza di un sentire arcaico, le cui pulsioni, desideri e timori primati si risolvono nella coincidentia oppositorum, la conciliazione nota a tante culture primitive e ammantata di arcane risonanze. Il grande Ingmar Bergman, da sempre ispirato dal Medioevo nordico, ha fatto della ballata che "ossessionava la sua fantasia dal tempo degli studi a Stoccolma" un film evocativo e di profonda umanità: La Fontana della vergine (l959), opera che dimostra quanto o stile mimetico a sequenze concise e giustapposte - cinematografico - di quest'antica leggenda abbia coinvolto il regista, e possa ancora colpire la fantasia del lettore moderno. Con questa storia si apre la scelta di ballate magiche svedesi qui proposta per la prima volta al pubblico italiano; la traduzione, che nell'endecasillabo vede insieme un mezzo per non violare il ritmo dell'originale e per fornire a chi legge un comodo approdo, ambisce a non tradite troppo la cadenza che marca, con una fratta paratassi, le tappe dell'incontro dell'uomo col soprannaturale, ovvero con l'ignoto, che domina con le sue lusinghe l'universo mentale del folclore scandinavo.
Cantari fiabeschi arturiani
Libro
editore: Carocci
anno edizione: 1999
pagine: 194
A partire dalla metà del Trecento i cantari costituirono una sorta di "poesia per tutti", che trionfava, codificata nella forma dell'ottava rima, sulle piazze dei comuni italiani. Questa narrativa breve conosce un ampio spettro di possibilità (epico-cavalleresche storiche, rnitologiche, agiografiche, novellistiche), ma il filone fiabesco e leggendario resta pur sempre il più antico e il più tipico. I cantari fiabeschi arturiani, per lo più irrelati rispetto ai grandi romanzi della "matière de Bretagne", appaiono saldamente legati ad un luogo (la corte di Artù), alle sue convenzioni (grandi assemblee, richiesta di soccorso,vanti, inchieste..) e alle sue situazioni topiche (impegno di vendetta, duelli per conquistare una dama, fanciulle a rischio di subire violenza, castelli incantati, giganti..). I testi che qui si presentano editi criticamente, sottratti alle occasionali e antiquate edizioni dove erano disperdi - Carduino, Il Falso Scudo, Astore e Morgana, Lasancis, Galasso dalla Scura Valle - acquistano forza e significato proprio dal fatto di essere raccolti così da sottolineare alcuni elementi comuni. Essi rivelano una sorta di narrativa "sommersa", quella delle piazze, cara agli artigiani più o meno alfabetizzati, ma nota e ascoltata anche da meno sprovveduti personaggi, siano l'autore della Tavola Ritonda o il frate Evangelista Fossa traduttore di Seneca e dì Virgilio o il conte Matteo Maria Boiardo.
I trovatori e la crociata contro gli albigesi. Testo provenzale a fronte
Libro
editore: Carocci
anno edizione: 1999
pagine: 128
L'arte della politica
Nizâm Al Mulk
Libro
editore: Carocci
anno edizione: 1999
pagine: 366
"Nessun re sovrano può sottrarsi alla necessità di possedere e conoscere questo libro, specialmente ai nostri giorni, perchè più lo sì leggerà, più sarà illuminata la condotta delle faccende civili e religiose nel mondo; più ampia si aprirà la capacità di conoscere amici e nemici..." Così affermava, orgogliosamente Nizām al-Mulk, potentissimo primo ministro, nel suo Siyāsatnāma, scritto tra il 1086 e il 1092 per Malikshāh, signore dell´immenso impero turco-persiario. Ai consigli sul buon governo si mescolano con una grande arte del racconto, che fanno di questo testo uno dei capolavori della prosa persiana antica, aneddoti dì costume, vicende storiche, gustosi episodi romanzeschi. Nei capitoli fìnali il quadro si cupo e drammatico, dominato da falsi profeti - eredi dei sovversivi del passato Bābak e Mazdak - da donne ambiziose malvage. Arroccato in una ferrea difesa dell´ordine del regno. dell´ortodossia sunnita e anche del proprio potere personale, Nizām al-Mulk verrà assassinato nel 1092, vittima degli intrighi di corte e insieme dell´opposizione sciita.
Castia Gilos. Testo provenzale a fronte
Libro
editore: Carocci
anno edizione: 1999
pagine: 156
Raimon Vidal, catalano di nascita, fu trovatore provenzale, attivo fra la fine del XII e i primi anni del XIII secolo presso varie corti occitaniche e alla corte di Barcellona, con Pietro il Grande. Il Castia-Gilos (Castiga gelosi) è tra le pochissime opere di narrativa breve provenzale che ci sia pervenuto. Il Castia-Gilos è il romanzo di una gelosia infondata, narrata a corte da un giullare, che debitamente punita, si placa proprio quando i timori che l'avevano scatenata sono divenuti concreta realtà. La novella di Raimond Vidal applica al contrario la tecnica del racconto nel racconto, intervenire all'inizio e alla fine la voce di un "io narrante" che si identifica con l'autore, e che formula la cornice entro la quale il giullare, narratore inseriva il proprio racconto che contiene un insegnamento determinante nel quadro della cultura trobadorica: il rifiuto, anzi, la condanna della "gelosia".
Le gesta di Artù. Testo inglese a fronte
Lazamon
Libro
editore: Carocci
anno edizione: 1998
pagine: 416
Le «Gesta di Artù» è la sezione arturiana «nascita e morte di Artù» dal Brut di Lazamon. Le «Gesta di Artù», che è la prima versione in inglese della storia di questo mitico re, è parte del poema Brut composto tra la fine del XII-XIII secolo. Il Brut si basa su un testo anglo-normanno composto da Wace che Lazamon non sempre segue pedissequamente, svelando in tal modo la sua cultura ed originalità. Egli difatti dilata il tema della battaglia - tema proprio della poesia in antico inglese, di cui Lazamon sembra essere un buon conoscitore - mentre riduce il tema dell´amore, sconosciuto al suo ambiente. È un test molto interessante sia dal punto di vista linguistico sia dal punto di vista semantico.
Tristano riccardiano
Libro
editore: Carocci
anno edizione: 1998
L'anonimo Tristano Riccardiano - di cui si fornisce qui la ormai introvabile edizione di E.G. Parodi uscita nel 1896 - è uno dei capolavori dimenticati della nostra letteratura medievale. Esso rappresenta la più antica rielaborazione italiana (fine ´200) della leggenda tristaniana e riflette con ogni probabilità una redazione perduta, e più arcaica di quelle conservate, del Tristano in prosa francese. Il romanzo ci presenta, in uno stile conciso e di rara efficacia narrativa, una biografia completa dell´eroe, che diventa qui il modello perfetto del cavaliere arturiano. Al centro della vicenda rimane naturalmente il suo "folle amore" per Isotta, che condurrà entrambi alla morte; ma il carattere tragico della prima grande storia amorosa dell´Occidente moderno si attenua qui un poco. In accordo con i gusti del nuovo pubblico borghese e comunale cui l´opera era con ogni probabilità destinata, l´autore ama così indugiare anche sulle gioie e sui piaceri che il destino largì, malgrado tutto, ai due infelici amanti - da quando, dopo aver bevuto il fatale filtro e abbandonata la partita a scacchi che stavano giocando sulla tolda della nave, "andarosine anbodue disotto inn una camera, e quivi incominciano quello giuoco insieme che infino a lloro vita lo giucarono volentieri".
Daurel e Beton. Testo provenzale a fronte
Libro
editore: Carocci
anno edizione: 1998
pagine: 200
Nell'inarrestabile crisi dei valori feudali, di fronte a nobili avidi e omicidi, la salvezza viene forse dal giullare, dalla letteratura. L'eroe di questa avvincente canzone di gesta provenzale (1180-1210 ca.), insieme truce idilliaca, è Daurel, che con l'esempio o con l'insegnamento, con la sua joglaria e la sua dedizione, diventa l'ultimo rappresentante degli ideali cortesi. Se il nobile Gui approfitta di una partita di caccia per uccidere il duca Bovo - l'amico e il «compagno» di cui brama i feudi, di cui insidia la moglie -, per trafiggerlo a tradimento accanto al grande cinghiale che andavano insieme inseguendo nella foresta delle Ardenne, il giullare Daurel, fedelissimo e incorruttibile, fugge con il piccolo erede, Beton, arriva a sacrificare il proprio figlio per salvarlo, lo alleva con amore per dodici anni nella lontana Babilonia, prepara lentamente la vendetta. Sarà una sua canzone di gesta sull'uccisione di Bovo, cantata da lui stesso alla corte di Gui - vero teatro nel teatro - a segnare inizio della rivolta e la fine del traditore.
Pianto sulla distruzione di Rjazan'. Testo russo a fronte
Libro
editore: Carocci
anno edizione: 1998
´Linvasione dell´Orda d´oro degli eredi di Gengis Khan, che «ruggendo e gloriandosi» prendono e saccheggiano Rjazan´ nel 1237, Kiev nel 1240, imponendo il giogo tartaro, è vissuta dalla Rus´ come una catastrofe, ma anche come segno divino che invita a ritrovare le origini cristiane. Ne è prezioso documento il Pianto sulla distruzione di Rjazan´ che, allontanandosi dai temi e dallo spirito dei cantari antichi, come il Cantare di Igor´, apre un nuovo filone epico-religioso, dominato dalla lotta tra il Bene e il Male, da un acre senso della colpa e dell´espiazione - «E scorreva / come un fiume impetuoso / il sangue cristiano / in ragione dei nostri peccati» - attraversato da un pathos sublime e lamentoso: «Giacquero sulla terra nuda / sull´erba della steppa / periron per la neve e il gelo / da nessuno accuditi / i loro corpi divorati dalle fiere / fatti a brani da un´infinità di uccelli. /Tutti giacquero infatti / e perirono insieme /e bevvero / la stessa coppa della morte». Nell´ossessiva e immaginosa trama figurale del Pianto questa coppa, tremenda e salvifica insieme, si identifica ormai con il calice della Passione.
L'immagine riflessa. Testo francese a fronte
Jean Renart
Libro
editore: Carocci
anno edizione: 1998
pagine: 120
Autore di due notevoli romanzi in versi, l'Escoufle ("Il Milvio") e il Roman de la rose o Guillaume de Dole, Jean Renart, vissuto nel nord-est della Francia, si cimentò con il Lai de l'ombre, cioè "dell'immagine riflessa" (scritto fra il 1217 e il 1222), anche con il racconto breve che era stato portato al successo da Maria di Francia. È la storia di un cavaliere che corteggia senza speranza la donna amata, finché la situazione si rovescia nello squisito finale a sorpresa grazie a una galante trovata - quasi una agudeza da poeta barocco - del protagonista; egli riesce infatti a vincere la resistenza dell'amata riottosa donando l'anello che ella aveva rifiutato alla sua immagine riflessa in un pozzo: "A voi - dice, - mia dolce amica! / Poiché la mia signora non lo vuole, / lo prenderete voi, senza contrasto". Dimensione altra, regno dell'immaginario e del sogno, il breve cerchio d'acqua del pozzo è anche un riflesso speculare del racconto, sulla cui in- consistente superficie il reale, dissolvendosi, si trasfigura.

