Armenio

Questo testo nasce dall'esigenza di creare un'approfondita e vasta conoscenza storico-letteraria dei paesi del Sud del mondo. Si propone come uno strumento per educare le nuove generazioni ad avere una visione decentrata del pianeta, affinché vengano abbattuti pregiudizi e miti culturali.

Rocco Di Romano è un povero ragazzo di campagna. La sua misera vita lo spinge a cercare fortuna nella grande città. Dopo tante vicissitudini, il ragazzo diviene un uomo di successo. Grazie alla sua grande passione, la bicicletta, incontra Casimiro Piccolo e fra i due nasce un’amicizia destinata a durare nel tempo. Durante la Seconda Guerra Mondiale, proprio su invito della Baronessa Teresa, Rocco e la sua famiglia si trasferiscono a Capo d’Orlando, dato che la loro casa palermitana era stata distrutta dai bombardamenti. Rocco va tutti i pomeriggi a Villa Piccolo e porta con sé la nipotina. La Villa diventa casa per la bambina e i Baroni sono per lei soltanto amici affettuosi e premurosi che la coccolano e la riempiono di attenzioni. Le sue memorie e i suoi ricordi ci mostrano Agata, Casimiro e Lucio sotto una luce nuova e ne rivelano la grande umanità.

La parola "favola" deriva dal latino fabula ovvero parlare, raccontare ed è lo strumento che l'autrice di «Sogni per bambini» ha scelto per portarci nel suo mondo e raccontarci di sé. Questa raccolta è un metodo autobiografico creativo, del tutto personale, oserei dire quasi cucito su misura per l'autrice; un'autobiografia fantastica ma che nel profondo vuole raccontare il vero e fa emergere l'essere dolce, raffinato e sognatore dell'autrice. Scegliere di raccontarsi attraverso le immagini fantastiche della favola ha aiutato l'autrice a volgere uno sguardo alla sua storia e al suo passato con dolcezza mentre lascia al lettore la libertà di fare esperienza, di cercare i propri significati e le proprie costruzioni attraverso la potenza dell'immaginazione e della fantasia, attraverso immagini universali adatte a grandi e piccini.

Una dolorosa trafila di ammazzati ritorna e si concentra ora, ne «I Cani di Didyme», in un nuovo volto dell'enigma Sicilia, quello di Martin, il protagonista, che potrebbe essere una giovane vittima di mafia. In una vicenda, frutto della fantasia dell'autore, alimentata, come nella Spoon River Anthology, dal colloquio con una persona scomparsa, è proprio questo sospetto il pungolo che, misterioso, si profila dietro il testo. Questo fertile, variegato racconto lungo, è dominato dall'idea di una giustizia messa sotto scacco da depistaggi e pressioni che agiscono nell'ombra, e fanno sì che il risarcimento giunga tardivo, inadatto a colmare l'urlo di dolore di chi è stato spazzato via, cancellato da un terrore orrendo e invisibile.

La poesia è espressione dell'animo, forza del pensiero, ricerca di sintesi, è la forma di arte fra le più nobili. Il poeta è il custode dei moti dell'animo, sentimenti ed emozioni, è colui che glorifica la poesia al punto da farla divenire espressione artistica suprema. Nella raccolta dal titolo "Cercami in una poesia" l'autrice esprime pensieri, sentimenti, emozioni e il proprio mondo interiore allo scopo di coinvolgere il lettore e fargli dono di momenti di spensieratezza e di evasione dalla realtà.

La raccolta di poesie in lingua siciliana dell'autrice Luigina Destro, vuole essere un omaggio al dialetto siciliano, alla sua intensità e alla sua forza espressiva che ne fanno uno strumento di comunicazione potente ed immediato. La lingua siciliana, lingua del cuore per antonomasia, permette di mantenere vive le tradizioni, coltivare la ricchezza linguistica, la diversità antropologica e l'amore per le proprie radici.

Parigi, una donna, un clochard. Una donna, cuore poeta, è invitata da un personaggio enigmatico, adombrato di mistero, a soffermarsi e a scrivere sulla solitudine e sul clochard… “figura poetica”, dice, anch’essa. "Lungosenna".

La storia "du Vapuri", il vaporetto "fantasma" che giace da oltre un secolo e mezzo sul fondale adiacente la spiaggia di Gliaca di Piraino, un piccolo villaggio di pescatori, non venne mai scritta, ma unicamente raccontata. "U cuntu", suscitando curiosità e mistero, venne tramandato ai bambini dai vecchi pescatori di generazione in generazione, i quali, oltre a trasferire le proprie conoscenze personali, arricchivano la storia con episodi di fantasia, alimentando una miriade di racconti differenti e generando il più delle volte vere e proprie favole.

Una microstoria letteraria, quella di Capizzi, analizzata da una prospettiva trasversale che unisce contestualizzazione politico-culturale e riflessione filologico-interpretativa. Un’indagine che focalizza un piccolo borgo dell’entroterra siciliano, geograficamente ed economicamente isolato, vocato all’attività agricola tipica dei Nebrodi, controllato dalle ricche e nobili famiglie dei possidenti, in un secolo di divisioni sociali, scontri di classe e lotte intestine. Da tale contesto si sviluppano i motivi artistici alla base dell’esperienza letteraria dei baroni capitini vissuti nel corso del XIX secolo: i poeti del Verna così, con la loro scrittura, restituiscono attimi di vita vissuta, stralci di eredità municipale, appartenenza elitaria, attivismo politico, prestigio sociale, forme e stilemi letterari originali. Attraverso lo studio di testi tratti dalle raccolte edite e dai manoscritti inediti di Palazzo Russo-Larcan (questi ultimi filologicamente trascritti per la prima volta) si origina un racconto ricostruttivo che riporta alla luce i nomi di Nicolò Russo, Filadelfo Russo, Natale Gullo, Erasmo Ferrauto, Ruggiero Larcan, Girolamo Larcan e altri. (...)

In queste pagine si racconta l’esperienza di Joice, un ragazzo del Mali che, pur lasciando la sua terra e i suoi affetti e dopo avere affrontato pericoli, sacrifici e incertezze, diventa parte di una comunità viva che lo accoglie pienamente, fino a ritrovarsi un uomo, che realizza serenamente la sua esistenza. "In questa storia vera c’è un approdo che è molto più di un porto sicuro e che si rivela più solido e al contempo più morbido e accogliente di una spiaggia in terra ferma: il mondo della scuola". (Giovanbattista Tona)

Questo progetto ha origine dal bisogno di comprendere e investigare il passato dietro a noi con l’intento di porre alcune domande relative alle ricette di un tempo, arricchite dai segreti che le donne e gli uomini del nostro territorio, conservano gelosamente. Oltre a questo, scopo ultimo dell’azione, è quello di verificare la seguente ipotesi: può il cibo oggi, come un tempo, divenire valore per ri-significare il senso di convivialità familiare e comunitaria? Possiamo ritrovare un valore d’identità sociale della nostra terra, anche attraverso la riscoperta e la continua valorizzazione delle nostre tradizioni?