Edizioni DivinaFollia

La magia della luce è incanto per i sognatori e l'autore fa immergere il lettore in una silloge piena, contenente ogni tematica, qualunque genere di vissuto e di emozione. Il verso è la parola d'ordine.

Nella cultura di tutte le religioni ed etnie il bambino nasce, per definizione, nell'innocenza, ma poi è la società che lo forma, la famiglia. Cosa fa diventare un uomo un inetto, un assassino, un ladro? Una madre che disconosce un figlio lo fa per tanti e tanti motivi. Soprattutto per povertà economica. Ma una madre che questo figlio se lo trova di fronte, da adulto, non può disconoscerlo, non è ammissibile... non è umanamente comprensibile...

«La poesia a volte si destina da sola al silenzio, al raccoglimento, si danna per essere nata o si dilegua nei meandri capillari dei vicoli in cui appena passano fili d'aria. Luciana Ibi è stata capace di darsi un'impronta personale, pulita, ricca di umana sensibilità. Leggerla è piacevole e induce alla riflessione. Ottima poesia!»

Stesura poetica molto lucida, che lascia carpire quelle parti che il lettore sente proprie. Passaggi lirici dai livelli altissimi; la contemplazione di un poeta maturo, saggio e coinvolgente.

La storia che il nostro Autore ha voluto raccontare è quella di Eugenio, sposato, due figli, una moglie tediosa e diffidente. Dopo anni di matrimonio la situazione d'indifferenza della moglie gli diventa insopportabile e lui è uno che ha bisogno di svago continuo, di emozioni forti, odia la monotonia e con Tonia, questo è il nome della moglie, non ha più alcuna affinità né un dialogo stimolante e costruttivo. Vanno avanti in questo squallore senza entusiasmi per non turbare i loro ragazzi. L'uomo, si sa, tende a nutrirsi di egocentrismo, necessita di sentirsi al centro dell'universo, è la sua natura, in più gli ormoni pulsanti lo deviano su strade inutili e sbagliate...

Aldo, il protagonista, è un po' come Zeno Cosini della "Coscienza di Zeno" di Italo Svevo (la sua opera più importante che putacaso uscì proprio nel 1923), il quale, sogna ben altro mentre svolge un lavoro che, pur essendogli confacente, non lo soddisfa appieno a causa delle sue ansie, paure immotivate e fragilità. Aldo si porta addosso il ricordo di un padre troppo idealizzato e quello di una madre difficile, mai indulgente, sempre ipercritica e... un poco più dolce (soprattutto con la nipote Irene) durante la fase finale della sua vita. Questi flash back sono certamente un omaggio di Colla a Svevo, così come lui li aveva pensati nel suo capolavoro "La coscienza di Zeno", disagi che rappresentavano non solo il Cosini del romanzo, ma riguardavano tutta l'umanità alienata d'arrivismo, le istituzioni dell'epoca e il concetto di progresso... Un viaggio narrativo estremamente interessante.

Il Sovrano Potere di cui parla Landini è quello che solo un sentimento vero può darci: l'amore tradotto in poesia. E se tutti cominciassimo a donarci al prossimo con amore puro, il mondo diverrebbe un posto bellissimo in cui camminare felici e vivere davvero, come Dio comandò e come l'uomo dovrebbe fare per compiere il proprio destino.

Parla d'amore senza lesinare sulle parole, è impetuoso, accalorato, passionale. Ha in sé solide radici piene di valori: la madre, gli amori, il mondo, il prossimo, gli amici, la Fede, gli animali. Un uomo che ama gli animali è uno di cui ci si può fidare, è colui a cui ci si può affidare. L'Autore ha una spiccata sensibilità e sa donarsi pienamente e senza paura.

"L'esposizione traspare in una visione positiva delle capacità dell'essere umano, tutto proiettato verso un futuro sempre migliore, però la dottrina della Nostra non si ferma qui: lei tesse una sua filosofia che sprona a nuove esperienze, poiché l'esistenza non può galleggiare sulle banalità, c'è sempre bisogno di esplorare, di capire, di conoscere. È come parlare di un viaggio: la partenza, la scoperta di nuove terre, culture, persone, religioni, sapori, profumi... Riflessione interessante."

Ci sono storie un poco autobiografiche, magari per certi versi e non del tutto, chissà. L'importante è che il lettore si senta a suo agio e abbia voglia di correre a casa per continuare a leggere il libro iniziato, è da qui che nasce il best seller. Certo è che nessuno può conoscere quel che accadrà, ma le premesse qui ci sono tutte e non viene difficile pensare che Liliana Salvatore conquisterà una bella fetta di lettori; del resto, la narrativa attuale non vanta tantissimi nomi luminosi o per così dire "di spicco", infatti sono pochi, a mio avviso, coloro che davvero ci regalano storie mai sentite, insolite, che si intersecano bene con l'esistenza attuale, rendendo veritiero e possibile quanto ci propongono.

In questo romanzo, Antonio Cuccurullo ha voluto spaziare in un filone non facile, sapendo bene che per scrivere una storia così è come creare un puzzle in cui tutti i pezzi devono poi combaciare alla perfezione. Personaggi, scene, motivi e moventi, azioni. Tutto condito sempre da tanti forse che nascono d'improvviso in un bosco una mattina. Una serie di eventi concatenati terrà in estrema corsa il protagonista che dovrà vedersela non solo con un caso complesso, ma anche con molti colleghi che tenteranno di mandarlo in pensione prima del tempo.

«...L'amore gira ovunque, lo si percepisce subito, è il sentimento che prevale e rende tutta questa raccolta speciale (...) Bavassano trasmette la sua filosofia secondo la quale non servono grandi parole per chiamare vita il percorso dell'uomo, ma occorrono i fatti, il comportamento umile nel donarsi, sempre, senza aspettarsi dei ritorni.»