Il Piccolo Torchio

«Tutta la trama è costruita sul motivo dell'inadeguatezza della conoscenza umana: solo la conoscenza divina è perfetta, ma gli dèi non partecipano la verità agli uomini, o la svelano quando è ormai troppo tardi. Edipo, colui che ha saputo liberare Tebe dalla morsa della Sfinge in virtù della sua intelligenza, adesso deve lottare con l'enigma per lui più difficile e fatale, fino a scoprire di non conoscere neppure la propria identità: così il saggio si rivela ottuso, l'inquisitore colpevole, il giustiziere vittima della propria giustizia. Edipo è simbolo dell'impotenza dell'uomo di fronte alle forze che trascendono la sua volontà» (Alberto Borgogno).

Una raccolta di poesie dedicata a Lidia Brisca Menapace (Novara, 1924-Bolzano 2020), partigiana, politica e saggista italiana.

Una raccolta poetica che presenta una grande varietà di argomenti, stili e complessità, e che tuttavia si armonizza grazie a una originale scansione tematica interna, accompagnata da pregevoli riproduzioni artistiche, e che rappresenta una sorta di riflessione sul cammino poetico dell'autrice e sulla funzione ed essenza della poesia, «segreta musica» della vita. Presentazione di Gabriella Burba.

«Quello che leggerete è un racconto autobiografico, vissuto in prima persona. La storia di un ragazzo che si innamora perdutamente di una ragazza al punto da donarsi completamente a lei, e di una ragazza che lo ha sempre amato anche nelle situazioni più drammatiche, anche quando si è sentita abbandonata»: così scrive l'autrice nel presentare questo libro che parla di sogni giovanili, di amori estremi ma anche di sofferenza e voglia di rinascita.

Un titolo in inglese per un viaggio nella memoria, più che un libro in senso stretto, in cui si mescolano imprese agonistiche e pellicole cinematografiche di variegata levatura, essenzialmente delimitate da quel calderone ribollente catalogato come XX secolo, con stringate propaggini ottocentesche e un assaggio di terzo millennio. Un percorso (parecchio italiano, ma non solo) attraverso i lustri e le decadi, inframmezzato dalla narrazione particolareggiata di taluni incontri calcistici divenuti, per svariate e intrinseche motivazioni, leggendari, insieme all'analisi sufficientemente dettagliata di un manipolo di film, entrati (in diversa misura) nell'immaginario collettivo. Il calcio e altre discipline sportive, affiancati dalla magia del cinema, tradizionalmente fra i maggiori svaghi dei cittadini, troppo spesso entrati in contatto (o in conflitto) con avvenimenti storici di colossale portata. Un intreccio tra competizioni, pellicole di celluloide ed evoluzioni sociali, ma, al fine di non risultar troppo prolisso, invito il lettore ad "allacciarsi" le canoniche cinture di sicurezza, e incominciar ad assaporare questo tragitto... ultra secolare.

Il vecchio mondo di campagna fa da sfondo alla storia di Riccardo. Tornato nella casa paterna dopo molti anni rivive alcuni tristi eventi della sua infanzia. I ricordi del protagonista affiorano gradualmente, minacciando la sua serenità personale e famigliare, e costringendolo finalmente a fare i conti con il proprio passato, per lasciarselo alle spalle una volta per tutte.

Un uomo in età avanzata torna alla casa paterna ormai vuota da anni, tra pensieri e sentimenti contrastanti. Forse nonostante tutto qualcosa di molto forte lo lega ai suoi ricordi e alla sua città, Pontremoli, che pure non ama. Ed ecco che il ritrovamento improvviso delle lettere dei suoi genitori, separati dalla guerra, innesca una serie di riflessioni che lo costringono a tornare indietro, a ripensare alla propria vita, alle proprie scelte e ai propri errori. La storia di un io che non vuole smettere di sentirsi fanciullo.