Midgard

“Queste poesie affrontano diverse sfumature della vita, sfumature tanto delicate da richiedere al lettore di entrarci a piedi scalzi, con delicatezza e umiltà. Mi sento di poter dire che queste poesie cullano la persona in quella cosa che l’umanità ha perso: la fede, quella che è presente ovunque e in tutto. Quel tipo di fede capace di guarire la cecità delle persone, di spingere a vedere in modo nitido che la vita sta tutta lì nella libertà del “qui ed ora”, dove fioriscono le rose e i girasoli.“ (Francesca Belardi)

Storia di un ragazzo che malgrado ogni difficoltà non ha mai smesso di sognare. "Rifarei tutto quello che ho fatto, la vita mi ha dato tante di quelle cose e di quelle opportunità che non credevo di poter avere o forse non volevo avere, perché non ero pronto. Conoscere quei due grandi campioni, Vanni Oddera e Alvaro Dal Farra, mi ha dato una grinta incredibile. In poche parole non rimpiango niente di ciò che ho fatto. Non mi è mai mancato nulla, a partire dai vestiti, per esempio, ho avuto sempre tutto. Non mi è mancato mai niente e non posso lamentarmi. Rifarei tutto quello che ho fatto perché la vita è una e bisogna viverla al massimo. Vado al massimo, come dice Vasco. Sfruttare ogni momento, ogni momento della giornata e pensare come se fosse sempre l'ultimo. E andare sempre avanti. Viva la vita". (Stefano Sensi)

Sulla Terra, nell'anno galattico 3050, in un futuro non troppo lontano, sette ragazzi, Lucia, Sonia, Cio, Alan, Andrew, Marck e Caterina, si conosceranno presso il TFC, Tecnic Future College, uno dei tanti Istituti Scolastici ad indirizzo scientifico del Pianeta. Questo gruppo di adolescenti vive in un mondo moderno, tecnologico, asettico, fatto di omologazione ed uniformità, dove l'Arte è bandita. Ribellatisi all'Editto Planetario che vieta di praticare ogni forma artistica, i sette ragazzi decideranno di continuare a rievocare, segretamente, tutte le varie forme d'Arte. Contemporaneamente da un'altra dimensione giungerà loro in sogno la richiesta d'aiuto da parte dello Spirito di una principessa, Artesia, che li investirà del ruolo di Cavalieri dell'Arte, per risvegliare i sentimenti e il cuore dei vari popoli nell'intero Multiverso, minacciato dal malvagio principe Koros. Il primo volume della saga di Artesia.

L'intuizione della filosofa tedesca Edith Stein sulla questione dell'empatia ha stimolato la mia indagine. L'empatia si qualifica come quel vissuto che ci permette di sentire dentro lo stato d'animo dell'altro sapendo che non è il proprio. Si esce da se stessi per andare a cogliere il vissuto altrui, senza però che ci sia immedesimazione nell'altro, sentendo esattamente ciò che l'altro vive. La finalità di questo lavoro, sulla base di questo assunto, è quella di dare una risposta ad un interrogativo particolare: è possibile ascrivere a Gesù, nella sua vera umanità, un vissuto empatico nei confronti delle persone che gli sono accanto ed inoltre, esiste la possibilità di una relazione empatica tra Gesù e il Padre? E se ciò accade quali sono le modalità?

"I bianchi paragrafi che accompagnano le mie serate sembrano sempre più chiari e questo vino somiglia alle smorfie che sei solito mostrarmi negli attimi più creativi dei viaggi che non riusciremo più a fare, ma che continuiamo a sognare."

Azag, Raskik e Spurgo sono tre giovani verdognoli provenienti da realtà diverse di uno sperduto, lontano e povero regno. Le uniche cose che hanno in comune sono l'indigenza, il desiderio di sentirsi realizzati e soprattutto la morsa della fame che addirittura li spinge a cibarsi delle cose più immangiabili e rivoltanti, almeno per un essere umano. Ma tutto cambia quando il pensiero visionario di Azag li esorta a fare i bagagli e spingersi, come direbbe un famoso capitano spaziale, “Là, dove nessuno è mai stato prima!”. Questo però non prima di avere una serie di mirabolanti e assurde avventure che li porteranno addirittura oltre i confini del mondo da loro conosciuto. Primo della trilogia, “I verdognoli da Gubar. La terra non è piatta” è una tenera avventura di tre amici in cerca di fortuna. Un libro che tratta anche argomenti attuali come l'immigrazione, la disoccupazione, la corruzione delle classi più abbienti e l'individualismo che sfocia nell'indifferenza.

In una tranquilla città dai tratti medievali, dove il tempo sembra scorrere lento tra vicoli di pietra e botteghe artigiane, un evento sconvolge la quiete quotidiana: il corpo senza vita di un celebre orafo viene ritrovato nel suo laboratorio. Dietro le mura antiche e le apparenze di calma si nasconde un intreccio di segreti. A indagare sul mistero è un commissario intelligente e metodico, ma segnato da un passato complicato. Mentre la città osserva, lui dovrà scavare nel luccichio ingannevole dell’oro e dell’animo umano per trovare la verità.

Una delle domande a cui non saprò mai rispondere è la seguente: perché hai scelto di scrivere poesie? In realtà, io non ho scelto: le mie emozioni si sono all’improvviso tradotte in versi. Tra me e la poesia si è instaurato un legame impossibile da spiegare.

"Assenze" si compone di una raccolta di racconti brevi e intensi che si muovono come frammenti di memoria, toccando corde intime e universali. Ogni storia è un affondo nel silenzio lasciato da chi non c’è più e da chi ancora c’è: una figura importante, un gesto mancato, una parola mai detta, una presenza che non si è mai veramente incarnata. Le assenze si fanno corpo attraverso delle voci – tutte attraversate da una dolce malinconia e da una lucida consapevolezza. Con un stile essenziale, evocativo ed empatico, l’autrice dà voce a ciò che non si è potuto dire, offrendo al lettore uno spazio di riconoscimento e risonanza emotiva. Assenze è un libro che non racconta solo mancanze, ma anche il desiderio di ricucire, di comprendere, di tenere viva la memoria. Per quello che riguarda la copertina avrei un suggerimento, ovvero anziché utilizzare una immagine ho pensato ad un "filo rosso" annodato oppure interrotto. Tutto questo per simboleggiare la linea familiare, che può essere irregolare o "invischiata".....

"I luoghi dell’emarginazione attraversati dal popolo degli “ultimi”: prostitute, tossicodipendenti, malati psichici… Una Perugia livida e notturna raccontata dalla penna di un'esordiente."

Questa raccolta nasce da riflessioni sparse del mezzo inverno, favorite dalla quiete e dalla luce obliqua della stagione; stati d’animo, modi di essere, vizi e virtù, sono tratteggiati senza nessun intento didascalico e/o moralistico, ma con la serena e a volte giocosa partecipazione di chi vuole riflettere su un patrimonio dell’anima comune ad ognuno di noi.