Il tuo browser non supporta JavaScript!
Vai al contenuto della pagina
Iscriviti alla newsletter

Venilia Editrice

Tanto vale vivere. Breve rassegna sui casi di suicidio nel mondo letterario

Tanto vale vivere. Breve rassegna sui casi di suicidio nel mondo letterario

Libro: Libro in brossura

editore: Venilia Editrice

anno edizione: 2017

pagine: 364

Questo libro presenta settanta figure di autori ed autrici che si sono uccisi, in una galleria composta di citazioni, fotografie, aneddoti e brevi racconti: un progetto antologico inedito il cui intento è invitare ad avvicinarsi alle opere di narratori e poeti del Novecento che, nonostante abbiano scelto una fine prematura, la letteratura ci consegna come immortali. Storie ora note, ora meno, alcune potranno risultare una scoperta anche per il lettore esperto. Niente di macabro o morboso, nessuna fredda pretesa d’indagare o sancire motivi e intenzioni, ma soltanto il calore di un’umanità condivisa. Natale Luzzagni sembra dire, a ciascuno dei settanta protagonisti: potevo esserci io, al posto tuo, forse con meno talento ma altrettante domande, perché la vita di chiunque è un susseguirsi di interrogativi e chi si suicida, semplicemente, sa darsi meno risposte, o forse invece qualcuna di più. Poteva esserci lui, come ciascuno di noi, non perché l’idea della morte lo seduca, ma perché lo attira la fragile forza della loro vita, anzi della vita in se stessa: la loro fine è quasi (quasi) un pretesto, una buona scusa per esplorare, con rispetto e senza clamori, le loro esistenze.
20,00

Santa Giustina dietro le mura e Pontecorvo

Santa Giustina dietro le mura e Pontecorvo

Pietro Stella

Libro

editore: Venilia Editrice

anno edizione: 2017

pagine: 142

Il volume presenta la descrizione di due zone contigue sviluppatesi, in epoche diverse, a ridosso delle mura di epoca veneziana nella zona della città rivolta ad est. In origine via Cavazzana era isolata dal corpo della città: in epoca romana su quell'area vi era una necropoli, mentre al tempo in cui la popolavano sessanta famiglie nei dintorni non c’era altro, eccetto la grande chiesa. La domanda che il libro si pone, cercando una risposta anche attraverso il dialogo con gente cresciuta in “Corte”, è perché mai e per quale strana ragione sia sorta, proprio a ridosso del corpo della grande basilica, una contada di casette modeste, costruite con materiali di risulta, e dedicate alle classi più umili? Poi, come spesso capita, una storia ne rivela altre, e così il libro ci racconta di Gasparo Pacchierotti, tra gli ultimi cantanti castrati della tradizione lirica italiana, insediatosi - dopo i successi internazionali - nell'area che poi diventerà l'Antonianum, e per diversi anni proprietario dei terreni che dall'Orto Botanico giungevano fino a Santa Giustina. Chi più è in grado oggi, transitando a Pons Curvus e guardando in basso dalla spalletta del ponte, di intuire che un tempo, tra le cinque arcate del ponte che scavalcavano il fiume, scorresse il Bacchiglione? Pontecorvo, ai tempi di Tito Livio, era confine della città. Poi per secoli, lungo la via che da Piove di Sacco giungeva a Padova, transitarono mercante soldati. Le mura di epoca carrarese disegnavano il margine della città medioevale e gli eserciti che la accerchiavano, dove oggi è il piazzale, collocavano le loro guarnigioni e le loro macchine da guerra. In seguito la zona venne inclusa entro la cerchia delle mura rinascimentali e nello spazio tra i nuovi bastioni e il fiume, poco per volta, si insediò e crebbe una popolazione di artigiani richiamati dalla presenza dei molti mulini. A valle del ponte, infatti, operava un'area industriale - la seconda, per importanza, dopo quella di Ponte Molino – dove, sfruttando la forza dell'acqua, si azionavano mulini, mangli e folli. Ovviamente, lì dove l'economia creava profitto, oltre ai commercianti e agli artigiani, non mancò chi, delle classi più agiate, decise di mettere su casa.
16,00

Il borgo dei mulini

Il borgo dei mulini

Pietro Stella

Libro

editore: Venilia Editrice

anno edizione: 2017

pagine: 110

Già il nome rivela come al centro della storia del borgo, per quasi mille anni e fino all’epilogo di fine Ottocento, vi siano stati i trentaquattro mulini che, senza tregua, hanno impegnato il corso del Bacchiglione, subito dopo il ponte e prima di Conciapelli. Una tale concentrazione di opifici, impegnati a trarre dall'acqua l'energia che serviva a far lavorare le macine, non poteva non condizionare profondamente la natura e lo sviluppo di tutta la zona. Il borgo cominciò a crescere nel XII secolo quando mugnai, artigiani e notai – legati alle attività che vi si svolgevano – stabilirono in zona la loro residenza. Fu il ripristino del ponte monumentale, non più ricostruito dopo la disfatta della Patavium bizantina, che favorì lo sviluppo della zona industriale. Dopo la sistemazione del ponte, non lontano, vennero costruiti la chiesa di San Giacomo e l'ospedale a essa collegato. In effetti, doveva destare meraviglia affacciarsi dal ponte perché ogni ruota, collegata alle altre, era parte di una fabbrica più grande, dove era alloggiato l'impianto meccanico di macina. Pochi sanno che, oltrepassato il ponte, si accedeva ad una vera e propria isola. “Isola di San Giacomo” era chiamata la zona racchiusa tra il Tronco Maestro e il canale della Bovetta, un piccolo naviglio che aveva origine da una chiavica dopo ponte San Leonardo e che si ricongiungeva al corso principale del fiume dopo la chiesa del Carmine. Anche da queste parti, a fare da battistrada alla città furono i conventi, numerosi e importanti, che qui come altrove – sorti lungo le via d'accesso alla città e nelle zone contigue di campagna – offrirono ai monaci la quiete necessaria per la preghiera e lo studio. San Giacomo, il Carmine, San Leonardo e poi ancora le Maddalene, i Crociferi, San Giovanni da Verdara, le Convertite e Sant'Antonio da Vienne, dove i malati si recavano per farsi curare il fuoco di Sant'Antonio
16,00

Tra il borgo e il giardino

Tra il borgo e il giardino

Pietro Stella

Libro

editore: Venilia Editrice

anno edizione: 2017

pagine: 100

Questo volume è dedicato alla zona di Santa Croce e di Città Giardino. Più di altre, questa parte della città mantiene leggibili le stratificazioni del tempo e i segni delle diverse epoche. Il vecchio borgo nasce sulle sponde del Bacchiglione, nel punto dove l’antico percorso stradale che conduceva a sud si avvicinava al corso del fiume prima che questo si approssimasse alla città. Per qualche secolo Santa Croce fu un borgo fluviale e per un periodo, prima che entrasse in funzione il San Giovanni delle Navi, fu il porto più importante della città. Un borgo popolato che, attorno alla vecchia chiesa e al lebbrosario, intesseva i suoi traffici e faceva del fiume la sua prima fonte di sostentamento. Il fiume, prima che Bartolomeo d'Alviano ne rettificasse il corso, dopo aver sfiorato la chiesa procedeva con il suo percorso ondulato fino al Castelvecchio e alla diramazione del Tronco Maestro e del Naviglio. Per secoli la zona che chiamiamo Città Giardino fu area di campagna soggetta ai capricci del fiume. Ancora poi, dopo la costruzione delle mura rinascimentali, il luogo rimase per lungo tempo insalubre, soggetto ai ristagni d'acqua e all'impaludamento. Forse fu la riluttanza del fiume a lasciarsi irregimentare che favorì la creazione di magnifici parchi. L'avvocato Piazza, a ridosso della Saracinesca, e la famiglia Treves al bastione Alicorno furono artefici di due tra i giardini più belli tra quelli che adornarono la città. Via Vanzo, a cavallo tra Otto e Novecento, era nota come la strada dei filosofi, perché, tra due file di alti cipressi passeggiavano gli studenti che frequentavano la scuola di teologia del convento dei Cappuccini. Fu nel Novecento che si mise mano al progetto di trasformazione di tutta l’area. Dopo la Grande Guerra, i quartieri centrali della vecchia e angusta città medioevale divennero un luogo inospitale per i propri abitanti. Si immaginò di poter abbattere e riedificare il vecchio centro storico e si pensò a Città Giardino come un'area residenziale moderna. Attorno a Palazzo Esedra, progettato dall'architetto Peressutti, molti degli architetti più noti lasciarono la loro impronta. Il rimpianto è che le belle abitazioni non sorsero a ridosso dei grandi parchi distrutti dalla guerra, dall'incuria e dalla speculazione.
16,00

I borghi di Ponente

I borghi di Ponente

Pietro Stella

Libro

editore: Venilia Editrice

anno edizione: 2017

pagine: 116

La fattura modesta di Porta saracinesca non deve trarre in inganno, perché era oltrepassato quel punto che si accedeva alla città del potere. Già l’imponenza di Castelvecchio stava ad indicare come non ci si trovasse in un luogo qualunque. Ma se, dopo la fortezza e gli alloggiamenti militari, ancora non fosse stato chiaro dove si era giunti ecco, lungo il corso del fiume, susseguirsi senza interruzione un rosario di conventi e chiese, oltre ad una lunga collezione di case signorili che si specchiavano sull’acqua. Perché raccontare la zona delle riviere è narrare di borghi che, più di altri in città, sono stati emanazione del potere politico, religioso ed economico. Lungo la riviera si trovavano il Porto di San Giovanni delle Navi, per molto tempo capolinea dei traffici che giungevano in città da monte, l'antica dogana, la chiesa e il convento di Sant'Agostino, espressione del potere carrarese e sede dell'Inquisizione. Chi oggi giunge alla Specola, difficilmente saprebbe dire della Cittadella Vecchia e della Nuova, della fabbrica del salnitro e dell'Accademia Delia, e pochi ricorderebbero il Circolo Familiare Padovano Florida, un dancing dove, dopo la guerra, la gioventù si incontrava e ballava i ritmi provenienti da oltreoceano. Tutti conoscono la caserma Piave, ma pochi sono al corrente che nella medesima area, fino a quando non giunsero in città i soldati di Napoleone a sparigliare le carte, sorgevano una grande chiesa (Sant'Agostino) e un convento importante. Sant'Agostino, San Prosdocimo, San Benedetto: un susseguirsi di chiese e conventi, costruiti prima che la città, erette le nuove mura, si espandesse verso ovest. Raccontare delle riviere è trascorrere da una suggestione all’altra, mescolando sacro e profano: vuol dire immaginare il vociare dei barcaioli e dei facchini e i canti delle lavandaie intende a lavare, lungo il fiume, gli abiti dei soldati. Dimore lussuose e osterie, poveri e ricchi, la vita del popolo e quella dei signori, che si svolgeva nei giardini privati e nelle dimore lussuose.
16,00

Ze solo fut-bol. Padova ai tempi di Rocco
15,00

Io credo

Io credo

Idelfonso Rossi Urtoler

Libro

editore: Venilia Editrice

anno edizione: 2009

pagine: 80

10,00

Per vene d'acqua e di terra

Per vene d'acqua e di terra

Enza Sanna

Libro: Libro in brossura

editore: Venilia Editrice

anno edizione: 2006

pagine: 80

10,00

Tipi più o meno strani

Tipi più o meno strani

Mario Meola

Libro: Libro in brossura

editore: Venilia Editrice

anno edizione: 2006

pagine: 48

10,00

Segni del senso

Segni del senso

Ennio Gennari

Libro: Libro in brossura

editore: Venilia Editrice

anno edizione: 2006

pagine: 48

10,00

Ora e tannu-Ora e allora. Poesie in dialetto siciliano

Ora e tannu-Ora e allora. Poesie in dialetto siciliano

Giacomo Luzzagni

Libro: Libro in brossura

editore: Venilia Editrice

anno edizione: 2005

pagine: 104

10,00

Fratelli di latte, fratelli di sangue

Fratelli di latte, fratelli di sangue

Matilde Padoan Tecchio

Libro: Libro in brossura

editore: Venilia Editrice

anno edizione: 2004

pagine: 144

13,00

Inserire il codice per il download.

Inserire il codice per attivare il servizio.