Europa Edizioni: Chronos. Autobiografie di cittadini

Cosa ti ha fatto l'amore? Cos'è un amore sano? Chi sei davvero? Perché ti senti solo? Cosa si nasconde nel tuo passato? Un uomo, il racconto di una vita percorsa sempre con il piede pigiato sull'acceleratore. Una vita "unica", ma con innumerevoli frammenti che riconducono alle vite di tutti noi. Tante le monete lanciate al vento, come in un frenetico gioco, in attesa di conoscere su quale faccia si sarebbero posate. Sarà amore o male di vivere? Sesso o dannazione eterna? Rinascita o Fine? In queste pagine tutte le risposte, insieme a tante altre. Senza filtri. Senza censure.

Questa è la storia di come ho imparato a non avere paura delle mie fragilità e a vederle come parte della mia forza; di come ho trasformato le mie sconfitte in opportunità di crescita, e di come, attraverso la fede, ho trovato una nuova pace interiore. Spero che chiunque si senta perso o sopraffatto, leggendo queste pagine, possa trovare il coraggio di risorgere così come ho fatto io; ricordando che non siamo soli, che la speranza è sempre possibile e la guarigione un cammino che vale la pena intraprendere.

Nata e cresciuta nella Bassa Pianura Padana, Patrizia si affaccia al mondo portando con sé un segno indelebile che avrebbe condizionato e, nel contempo, fortificato il suo essere. È l'avvio di un'esistenza vissuta tra lotte per l'indipendenza, slanci di coraggio e ostacoli da superare. Attraverso ricordi intensi di vita trascorsa in una piccola realtà di campagna, incontri segnanti e relazioni spesso complicate, l'autrice conduce il lettore in un viaggio fatto di parole sincere e poesie intime. Il suo percorso di emancipazione si intreccia con i movimenti femministi degli anni Settanta e con il desiderio di affermare la propria identità, al di là di ogni limite imposto dagli altri o dalla sorte. Ho indossato maschere, tranne che a Carnevale è un racconto autobiografico toccante e genuino: la testimonianza di una donna che, aprendosi al mondo con coraggio, scopre la forza di rialzarsi sempre e la bellezza di non arrendersi mai.

Capita, talvolta nella vita, di ritrovarsi in un puzzle in cui i pezzi non combaciano più. Tutto ciò che fino al giorno prima rappresentava impeccabilità, ambizione e perfetto incastro di aspettative e regole, tutt'a un tratto si dissolve: le tessere andranno quindi riposizionate per riuscire a sentirsi a casa. Una casa che non è fatta di mura né di persone, ma di quella reale essenza che ti rappresenta davvero. "Ero brava figlia, brava moglie, brava in tutto, ma…" Questa è la storia di un ricongiungimento familiare, tra me e me, di una vita lineare che lascia spazio a un foglio bianco da ridisegnare, di un desiderio di onnipotenza che lascia spazio all'opportunità di sbagliare, cadere e rialzarsi. Questa è anche la storia del dolore che accompagna certe scelte e del potere salvifico dei Cammini, quello di Santiago, la Via Podiensis e la Via Francigena, lungo i quali il puzzle si è ricomposto e la me di un tempo ha fatto pace con quella di oggi.

Cos'è il panico? O meglio, chi è il panico? In "Perfetta." l'autrice ci illustra la sua esperienza, il suo percorso e la sua crescita personale dove il cupo e spaventoso Mr. Panic la costringe, a più riprese, a doversi confrontare con sé stessa, con il nostro tempo sempre in corsa e con le molteplici realtà di una bambina, ragazza e infine donna e madre. L'autobiografia di Sara si presenta come un racconto tra fiaba e realtà, ricco di immagini archetipiche e preziose riflessioni che accompagnano il lettore a scoprire la battaglia contro un mostro invisibile e spesso incompreso.

Alicja, una bambina dagli occhi verdi, cresce in una Polonia segnata dalle restrizioni del regime comunista e dall'assenza di diritti fondamentali per le donne. La sua infanzia è scossa da conflitti familiari, violenza domestica e bullismo, ma anche accesa da una profonda voglia di riscatto. Mentre la caduta del Muro di Berlino e l'apertura verso l'Occidente cambiano il volto del Paese, Alicja lotta per costruire la propria libertà, trovando sostegno in poche figure amiche, nei servizi sociali e nell'amore per lo studio e i libri. Con uno stile sincero e intimo, l'autrice racconta luci e ombre del suo passato: il dolore di una famiglia spezzata, la forza necessaria per rialzarsi da ogni ferita e la volontà di diventare padrona del proprio destino. "La mia vita tra salite e discese. Storia di una fanciulla dagli occhi verdi" è un viaggio toccante e coraggioso, un inno alla speranza e alla capacità di credere in sé stessi anche quando la realtà sembra volerci spezzare.

"Come il rapporto con una narcisista manipolatoria con manie di controllo può condurre all’annientamento della vita di un uomo da sempre incapace di gestire le proprie emozioni, ma anche alla sua rinascita, grazie all’aiuto degli altri ed alla sua ferrea volontà di ritrovare sé stesso ed esprimere, finalmente, la propria personalità. È una storia di grande sofferenza, di carcere, di malagiustizia, di alcolismo." Alessandro Cossu nasce in Italia 57 anni fa. Dopo un'infanzia serena, vive un'adolescenza molto più turbolenta. Frequenta un liceo scientifico della sua città e il corso di pianoforte presso il conservatorio. Le molte ore di studio sottraggono tempo alle uscite con gli amici. Di carattere riservato e poco incline alla socialità, non riesce a esprimere pienamente la propria personalità, la propria unicità. Terminato il liceo, non è in grado di sostenere l'esame di ottavo anno al conservatorio, che abbandona. Incline all'uso di alcol e droghe, si ripiega su sé stesso. Svolge un lavoro che dovrebbe cambiare subito, ma che invece lascerà trentun anni dopo. Non è un bravo venditore, i clienti lo intimoriscono, si sente ansioso e impacciato, non riesce a stabilire buoni rapporti con i colleghi. Rientra dal lavoro carico d'ansia e passa le serate da solo, fumando e bevendo. A parte brevi periodi di relativa serenità, continua per anni ad anestetizzarsi e le sue emozioni rimangono sepolte, sempre più pesanti. Trova conforto nella musica e nella lettura. Ha diverse relazioni sentimentali di media durata, ma pian piano, dopo la prima fase di innamoramento, il suo sentimento si affievolisce e la relazione naufraga. A cinquant'anni conosce Vania, di cui si innamora perdutamente. Vania lo libera dal mondo, Alessandro non può pensare di perderla. Ma è la donna sbagliata, sfrutta il suo sentimento, lo manipola e lo conduce all'inferno, alla carcerazione, all'alcolismo.

Ricordati il mio "Ti voglio bene" è una moderna storia d'amore. In Italia siamo soliti esprimerci reciproco affetto con la frase "ti voglio bene". Un'espressione più tiepida rispetto al passionale "ti amo", ma solo in apparenza. In questa breve frase si cela infatti un affetto consapevole e intimo, un significato profondo che in questa autobiografia nasce tra le calde e luminose coste del sud mediterraneo e le alte, innevate foreste dell'alta Europa. Le vicende della protagonista e autrice non sembrano incoraggiare la fiducia nell'amore, ma non si avrà certezza degli esiti di questa storia fino all'ultima riga del libro.

Questa è la storia di Mirko, di un ragazzo della provincia toscana che non ha voluto rinunciare ai suoi sogni e alle sue aspirazioni, neanche quando erano in tanti, in troppi, a dirgli di lasciar perdere, di mettere la testa a posto e tenere i piedi per terra. Mirko li ascoltava ma di rinunciare ai suoi sogni non ne voleva neanche sentir parlare. Ha sofferto, ha provato e ha fallito, è caduto e si è rialzato e alla fine è riuscito in quello che era il suo proposito, ovvero dedicare la sua vita all'arte e trasformare l'arte in vita. Mirko è stato tante cose insieme, se stesso e "l'altro", lui e le sue infinite possibilità che poi, in fondo, sono quelle di tutti noi, dobbiamo solo scoprirle e imparare ad affermarle. Questo è un libro per tutte quelle persone che non vogliono lasciare indietro i propri desideri, che rivendicano il proprio diritto alla felicità, a essere libere insieme agli altri, condividendo le proprie gioie ma anche i propri dolori, perché da soli non si va da nessuna parte.

Me: maledetta euforia è il racconto intimo e coraggioso di un viaggio alla ricerca di sé stessi, tra cadute rovinose e improvvise altezze emotive. Maria Grazia Sorrentino ci conduce nella sua storia personale, segnata da un'infanzia vivace ma già percorsa da incomprensioni, da un'adolescenza carica di ostacoli e derisioni, fino all'età adulta, quando la vita la mette alla prova con la depressione, le delusioni d'amore, i sogni spezzati. Eppure, in queste pagine intense, s'intravede sempre uno spiraglio di speranza, un desiderio di rinascita che spinge a rialzarsi e affrontare il domani. Con uno stile autentico e senza filtri, l'autrice ci invita a fare un passo dentro le sue emozioni più profonde, ricordandoci che ogni ferita può diventare una cicatrice preziosa da onorare.

Bernardo Toraldo è un imprenditore agricolo di origine calabrese, modesto e raffinato. Da giovanissimo lascia la vita frenetica di Roma per tornare a vivere nella sua terra, a contatto con la natura più mite e selvaggia. Qui si dedica principalmente all'agricoltura e all'allevamento, portati avanti secondo un'antica tradizione. In questo volume l'autore descrive il suo sequestro, avvenuto il 23 settembre 1978, evento che cambierà ulteriormente la sua esistenza. Seguiranno lunghe giornate di prigionia in uno dei posti più remoti della Calabria, dove Bernardo Toraldo avrà la compagnia di un ruscello e di qualche voce indistinta. Studierà, capirà come uscire vivo da quella situazione, ricostruirà fedelmente tutti i dettagli - nonostante fosse legato e bendato - utili per l'arresto dei sequestratori. Ma il suo libro non è solo questo, è anche un inno alla vita, alle bellissime tradizioni contadine e a una grande rivalutazione della sua terra d'origine. Il tutto condito da belle ricette gastronomiche, dai segreti di un'agricoltura longeva, innovativa seppur con lo sguardo rivolto al passato.

Mia figlia era sola, indifesa; io ero sola e bloccata, non potevo starle accanto, in balia del mio corpo anestetizzato e degli orari di visita del reparto di neonatologia da rispettare. A me il contatto era stato negato e non potevo incolpare nessuno, nemmeno me stessa. Non potevo sentire il suo odore, toccare la sua pelle, baciarla, attaccarla al seno. Chi l'avrebbe nutrita, pulita, lavata? Chi le avrebbe cambiato il pannolino? Chi avrebbe consolato i suoi pianti? Quali mani e braccia sconosciute avrebbero potuto prenderla in braccio? Il mio istinto in gabbia, insieme al mio corpo e alla mia anima.