Lindau: Universale film
Pier Paolo Pasolini. Accattone
Stefania Parigi
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2008
pagine: 240
A distanza di quasi cinquant'anni dall'uscita, "Accattone" sembra non aver perso nulla della sua carica eversiva. Lo si può guardare come un'aspra denuncia delle condizioni di vita dei sottoproletari romani o come lo straordinario documento antropologico di un passato che ancora si proietta nel presente. Lo scenario della periferia, infatti, accoglie continuamente nuove figure di emarginati. Ma al di là della dimensione politica e sociologica, la forza del film risiede soprattutto nella sua prospettiva estetica. "Accattone" è la folgorante invenzione di uno stile che infrange le regole della bella scrittura cinematografica e i consueti canoni neorealisti di rappresentazione della povertà. I suoi delinquenti pieni di innocenza non hanno speranze di redenzione sociale o religiosa, sono tragici eroi dell'impotenza e del nichilismo. Il loro unico riscatto è affidato alla trasfigurazione mitica dello sguardo pasoliano.
Pier Paolo Pasolini. Salò o le 120 giornate di Sodoma
Serafino Murri
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2007
pagine: 172
"Salò o le 120 giornate di Sodoma", ultimo film di Pasolini, è un "film in forma di enigma": la lucida visione di una società ingorda e assassina, contro cui il poeta ha lottato fino a restarne oscuramente vittima. Il film dipinge "more geometrico" il volto terribile e grottesco del fascismo repubblichino attraverso l'immaginazione sessuale di un grande sovversivo: il marchese De Sade, rivoluzionario e conservatore, violento e scandaloso intellettuale sui generis. Il "Divino Marchese", rappresentante dell'Illuminismo che per eccesso di razionalità degenera nel suo contrario, è strumento di una narrazione agghiacciante e bloccata, specchio di una società dei consumi fatta di parole, leggi e comportamenti concepiti per estirpare all'umanità la sua autonomia pensante. "Salò" ne descrive cause ed effetti: l'orrore della strage trasformato in quotidiana normalità.
Jean Renoir. La regola del gioco
Francis Vanoye
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2007
pagine: 154
«"La regola del gioco", dopo essere stato un film maledetto, è diventato un classico. È un film pessimista, ma il mistero, il paradosso, risiede nel fatto che ogni visione tonifica. Sono forse la comicità, l'ironia, la crudeltà, l'umanità del film che agiscono? O forse la forza bruta delle immagini e dei suoni?» (Francis Vanoye).
Stanley Kubrick. Barry Lyndon
Philippe Pilard
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2007
pagine: 155
Stanley Kubrick realizza, con "Barry Lyndon", uno tra i più affascinanti viaggi all'interno della civiltà britannica. Da cineasta abituato a sorprendere e innovare, adatta il romanzo di Thackeray per riflettere, attraverso le peripezie del protagonista, sulle sorti della civiltà e dell'uomo, sul concetto di Storia al cinema e sulle diverse forme di violenza che segnano il nostro vivere quotidiano. Ambizione notevole, non priva di rischi, come dimostrano le esitazioni, l'incomprensione di una certa critica, l'insuccesso commerciale del film. A distanza di tempo, tuttavia, "Barry Lyndon" s'impone come un "classico" del cinema moderno.
Stanley Kubrick. L'arancia meccanica
Giorgio Cremonini
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2006
pagine: 120
Roberto Rossellini. Roma città aperta
David Bruni
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2006
pagine: 208
"Roma città aperta" è un film la cui lavorazione resta circondata da una serie di leggende, alcune infondate, altre suffragate da testimonianze. All'epoca, per la sua capacità di interpretare una svolta storica epocale, caricandosi di una forte connotazione simbolica, venne definito il "Potëmkin italiano", ovvero la massima incarnazione cinematografica dello spirito alla base del 25 aprile e della Resistenza. Pur non riscuotendo consensi unanimi all'uscita, colpì da subito per il coraggio nel raccontare situazioni e fatti ispirati a una realtà tragica appena vissuta: l'occupazione nazista della capitale, quando Roma fu dichiarata, per ironia della sorte, "città aperta"; e venne presto considerato l'atto di nascita del neorealismo.
Alfred Hitchcock. Intrigo internazionale
Alberto Boschi
Libro: Copertina morbida
editore: Lindau
anno edizione: 2005
pagine: 216
Opera polisemica, stratificata e complessa, che nasconde dietro la sua apparente "leggerezza" profondità insospettate, "Intrigo internazionale" ha stimolato più di ogni altro film di Hitchcock l'esercizio interpretativo. Di volta in volta, il capolavoro hitchcockiano è stato ridotto a una versione moderna dell'"Amleto", a un compendio dei seminari di Lacan o a un saggio antropologico sulla società americana. Di fronte alla sua complessa geografia anche il critico più avveduto rischia talora - come Cary Grant - di perdere la bussola. All'origine di questo lavoro vi è dunque l'esigenza di mettere un po' d'ordine, accogliendo le intuizioni critiche più persuasive ma prendendo al tempo stesso le distanze dagli abusi interpretativi perpetrati a suo danno.
Marco Bellocchio. I pugni in tasca
Antonio Costa
Libro: Copertina morbida
editore: Lindau
anno edizione: 2005
pagine: 196
Marco Bellocchio aveva 25 anni quando girò I pugni in tasca (1965). Il film fu immediatamente salutato come il più importante esordio italiano dai tempi di Ossessione. Divenuto un caso politico, oltre che cinematografico, scatenò il dibattito tra gli intellettuali più in vista dell'epoca. E, nel '68, taluni lo interpretarono come il film-manifesto della "rivoluzione". Antonio Costa, in questo saggio, ne propone una rilettura approfondita: oltre alla lista delle sequenze e alla descrizione analitica di due di esse tra le più famose, il libro presenta un esame comparato della sceneggiatura originaria e del montaggio definitivo, e analizza personaggi, ambientazione, drammaturgia.
Jean-Luc Godard. Fino all'ultimo respiro
Jacopo Chessa
Libro: Copertina morbida
editore: Lindau
anno edizione: 2005
pagine: 176
"Fino all'ultimo respiro" è uno di quei film in grado di offrire nuovi stimoli a ogni visione. La varietà delle letture che suggerisce, dei temi che chiama in causa, delle forme che utilizza, lo rende qualcosa di più che un film innovativo divenuto nel tempo un cult-movie. L'immediatezza e l'universalità del linguaggio, la forza del ritmo incalzante, la trasgressione delle regole (il film è una vera e propria apoteosi del salto di montaggio - il jump-cut e del falso raccordo) fanno del capolavoro di Godard un'opera ideale per chiunque ami il cinema.
Stanley Kubrick. Barry Lyndon
Philippe Pilard
Libro: Copertina morbida
editore: Lindau
anno edizione: 2004
pagine: 192
Stanley Kubrick realizza, con "Barry Lyndon", uno tra i più affascinanti viaggi all'interno della civiltà britannica. Da cineasta abituato a sorprendere e innovare, adatta il romanzo di Thackeray per riflettere, attraverso le peripezie del protagonista, sulle sorti della civiltà e dell'uomo, sul concetto di Storia al cinema e sulle diverse forme di violenza che segnano il nostro vivere quotidiano. Ambizione notevole, non priva di rischi, come dimostrano le esitazioni, l'incomprensione di una certa critica, l'insuccesso commerciale del film. A distanza di tempo, tuttavia, "Barry Lyndon" s'impone come un "classico" del cinema moderno.
Alfred Hitchcock. La donna che visse due volte
Maurizio Del Ministro
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2004
pagine: 192
In "La donna che visse due volte", nell'odissea dello spazio e del tempo, miseri amanti, immersi nella spirale di una città, San Francisco, vivono nel desiderio sempre umiliato di un paradiso terrestre impossibile. Questa fiaba cinematografica ci invita a una riflessione sui legami precari della coppia e sulla falsa rispettabilità della famiglia, sul pregiudizio razziale e sull'ambiguità delle leggi, sul silenzio di Dio e sull'enigma della nostra identità. Privo di un perno in cui consistere, l'uomo vive in uno stato di solitudine incosciente. Nella sua analisi Del Ministro attinge, fra varie fonti culturali, ad alcune immaginose coordinate create da Joyce in "Il ritratto dell'artista da giovane": John Scottie Ferguson.

