Luni Editrice: Sol Levante
Yukio Mishima. Enigma in cinque atti
Danilo Breschi
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2020
pagine: 256
«Spero di trovare una morte conforme al mio sogno di sempre, una morte degna del rivoluzionario e del reazionario che sono», così ha lasciato scritto il francese Pierre Drieu La Rochelle, suicida nel marzo del 1945, sul finire della seconda guerra mondiale. In quello stesso anno, in estremo Oriente, agli antipodi dell’Europa, sopravvissuto ai bombardamenti americani, il ventenne Kimitake Hiraoka diventava definitivamente Yukio Mishima, il quale venticinque anni dopo avrebbe saputo darsi una morte spettacolare e scandalosa, in perfetta aderenza alla figura di rivoluzionario reazionario con cui aveva nel frattempo inteso costruirsi anima e corpo. Secondo l’antico rituale samurai del seppuku, il 25 novembre del 1970 si uccideva uno dei più grandi scrittori del Novecento. Ponte culturale tra Oriente ed Occidente, Mishima è stato l’artefice e il carnefice della propria gloria letteraria. Poche altre scritture scuotono e percuotono, affascinano e respingono, inquietano ed esaltano in misura così intensa, offrendo il proprio contenuto composto da una carica esplosiva, urticante, dentro la forma cristallina di una prosa elegante e sempre controllata. Il pensiero poetante e letterario di Yukio Mishima è un corto circuito tra il medioevo più feudale, gerarchico e guerriero, ed una modernità talmente avanzata da anticipare il postmoderno. Fuori da ogni stereotipo, la ricerca di Danilo Breschi propone una completa analisi della vita e dell’opera dello scrittore giapponese. Il suo enigma è circumnavigato ed interrogato attraverso autori affini per gusto e destino, da Kierkegaard a Dostoevskij, da Burke a Rilke, da Pirandello a Camus, da Baudelaire a D’Annunzio, da Nietzsche a Kundera, da Proust a Cioran, da Wilde a Miller. Questo libro intende restituire Mishima alla sua grandezza, originalità e insanabile contraddizione di artista.
Memorie di corte
Murasaki Shikibu
Libro
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2019
pagine: 112
Murasaki Shikibu è 'autrice del "Genji monogatari", uno dei più grandi romanzi della letteratura mondiale, considerato da molti critici il primo vero romanzo psicologico della storia. Può darsi, anzi, che questo diario, che in realtà è frammentario (riguarda solo gli anni dal 1008 al 1010) sia stato anche una raccolta di note prese per essere usate nella composizione del romanzo. La vita di Murasaki Shikibu è stata oggetto di molti studi e molte ipotesi, ma con poche certezze. Il nome stesso con cui è passata alla storia, “Murasaki”, un fiore di colore viola, è tratto da uno dei personaggi centrali del suo romanzo, la moglie del principe Genji. Murasaki Shikibu, figlia di un nobile appartenente al clan dei Fujiwara, nata verso il 978, rimase vedova molto presto con una bambina, e diventò in seguito dama d'onore dell'Imperatrice, morendo verso il 1014, a meno di quarant'anni. La sua cultura e il suo talento le valsero l'apprezzamento e i favori della corte imperiale, ma suscitarono anche molte invidie e gelosie. In quel mondo raffinato all'estremo, abitato solo da nobili e aristocratici sottoposti a cerimoniali ferrei, in quella gabbia dorata, ovviamente si nascondevano rivalità velenose e lotte di potere a tutti i livelli, dai membri della famiglia imperiale alle dame di corte, dai ministri ai più oscuri funzionari. Dietro alle sontuose descrizioni delle cerimonie, ai passatempi letterari e musicali, agli abiti complicati e sfarzosi, si rivela la sottile crudeltà che costituisce la trama eterna della vita dei potenti. La finezza e la profondità delle osservazioni di Murasaki fanno così rivivere i momenti di un mondo lontanissimo e perduto che ridiventa attuale davanti agli occhi del lettore, come un racconto orale trasmesso di generazione in generazione.
Sulla strategia. Huainanzi
Libro
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2019
pagine: 112
Il "Huainanzi", manuale del Principe o Maestro di Huainan, è una notevole opera filosofica cinese del II sec. a.C. ancora poco conosciuta ma di fondamentale importanza per la filosofia e il pensiero che racchiude. Il capitolo XV, "Sulla strategia", è dedicato all'arte della guerra e alla gestione del conflitto. La sua lettura rivela i princìpi fondamentali del Dao così come dovrebbero essere applicati alla strategia militare, fino a giungere alla loro massima espressione: vincere senza combattere. È solo seguendo il Dao che l'uomo – nel caso specifico il sovrano e il comandante – può agire in sintonia con il flusso naturale della vita. È questa la strategia più efficace di tutte. La dialettica del pensiero cinese è sempre stata una questione di equilibrio: il gioco della complementarietà e opposizione di yin/yang, che è alla base di qualsiasi fenomeno, rappresenta l'emergere di una dinamica continua che si proietta su tutto l'esistente e che perciò diviene sociale, politica, psicologica, artistica, intima. Il conflitto non è altro che ricerca di equilibrio. Se i princìpi che regolano l'universo si fondano dunque su questa dinamica e se sono gli stessi che regolano quelli umani, risulta evidente che un manuale di guerra altro non è che un trattato sulla pace nel quale la prospettiva massima è quella di vincere senza dover incrociare le armi, rendendo così l'azione di guerra perfettamente inutile. Come dice il testo, chi è abile nel combattere – conoscendo quelli che sono i fattori in gioco, ovvero le chiavi di armonia e disarmonia – “ottiene la vittoria prima”. Se la chiave della “vittoria” sta nella capacità di previsione che deriva dalla comprensione della coerenza insita nei processi naturali, l'auspicio è che la lungimiranza possa divenire un termine chiave in un cambio di prospettiva del pensiero e dell'agire nel quale la cooperazione degli opposti rappresenti una via per il vivere comune. È così che questa antica opera risulta ancora più attuale in un contesto come quello contemporaneo, in cui sempre più si ravvisa l'esigenza di una chiara visione e di saggezza nell'indirizzo della vita comune. In uno dei folgoranti passi del volume è scritto: «Chi è abile nell'uso delle armi prima coltiva il perfezionamento in se stesso e poi lo richiede agli altri; prima si rende invincibile e poi cerca la vittoria».
La spada del destino. I samurai nel cinema giapponese dalle origini a oggi
Stefano Locati
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2018
pagine: 576
I samurai sono parte del nostro immaginario. A forgiarne l'immagine hanno contribuito soprattutto una manciata di film, a partire dal classico di Kurosawa "I sette samurai" (1954). I film storici sono stati il paradigma dominante del cinema giapponese dagli anni Venti fino alla fine degli anni Sessanta del Novecento. In seguito il loro ascendente è calato, fino quasi a eclissarsi, per tornare alla ribalta solo sul finire degli anni Novanta. Questi film sono stati e rimangono una fucina di innovazioni tecniche e narrative, oltre che un'inesauribile fonte di storie e personaggi memorabili. Per comprendere le sfumature del complesso sistema simbolico di rappresentazione della classe dei guerrieri del Giappone feudale è necessario avventurarsi oltre i pochi film noti in Occidente. Il libro non guarda solo ad autori conosciuti come Kurosawa Akira e Mizoguchi Kenji, ma anche alle opere di registi innovativi come Ito Daisuke, Yamanaka Sadao, Kobayashi Masaki, Gosha Hideo e tanti altri. L'analisi fa emergere come l'ambientazione storica sia spesso una metafora dei problemi e delle istanze del periodo in cui sono stati girati i film. Il volume presenta oltre cento anni di cinema storico giapponese, dai funambolici film muti d'avventura degli anni Dieci fino alle vibranti riflessioni filosofiche del nuovo millennio. Si tratta di un repertorio di storie e pratiche di messa in scena dirompente, che passa dalle commedie scanzonate alle tragedie più cupe, da battaglie epiche a duelli leggendari, fino a storie d'amore contrastate e cronache di ribellioni spesso finite nel sangue. Un viaggio appassionante e sorprendente alla scoperta dello straordinario archivio visivo e culturale dei film storici giapponesi.
L'uccello dalle ali d'oro
Munyol Yi
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 96
Agli inizi della colonizzazione della Corea da parte dei giapponesi (1910-1945), in pieno caos istituzionale, un ragazzo è affidato alle cure di Sŏktam, letterato confuciano e grande maestro di calligrafia e pittura. Si crea così un rapporto fra maestro e allievo che ben presto si rivela problematico: il vecchio letterato, infatti, considera la calligrafia e la pittura il punto d’arrivo di un preciso percorso filosofico interiore, laddove l’apprendista (che poi prenderà lo pseudonimo di Kojuk) interpreta l’arte figurativa come un estemporaneo prodotto della mente guidato solo dal talento innato. In breve, le divergenze si rivelano insanabili e il maestro si ritrova a dover cacciare l’allievo, che a quel punto comincia a vivere da girovago bohémien traendo sostentamento dalle sue pitture. A poco a poco, però, Kojuk comincia a percepire un vuoto interiore sempre più intenso che gli fa capire che l’arte non è solo mercimonio, ma anche e soprattutto tesoro dell’anima: rivalutato così il suo vecchio maestro, Kojuk diventa uno dei massimi pittori del Paese. Il tempo passa, e Kojuk arriva egli stesso alla vecchiaia. Sentendo la morte vicina, comincia allora a fare una spietata autocritica della propria arte e, dopo aver raccolto tutti i suoi dipinti sparsi per il Paese, ordina ai suoi allievi di bruciarli. E sarà proprio nel bel mezzo di quel gesto estremo che Kojuk, ormai definitivamente ravveduto e pentito, poche ore prima della sua morte raggiungerà la propria apoteosi.
La via della solitudine. Ricordi dal padiglione sul lago. Chiteiki
Yoshishige no Yasutane
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 48
"La via della solitudine. Ricordi dal padiglione sul lago", o nell’originale giapponese, Chiteiki, scritto da Yoshishige no Yasutane verso la fine del X secolo e qui presentato per la prima volta in traduzione italiana dal giapponese antico, è considerato uno dei primi esempi di zuihitsu, un genere ibrido tra diario, saggio e riflessione personale. Prima opera giapponese della letteratura del romitaggio, all’apparenza il Chiteiki è un testo umile dal sapore taoista: un uomo racconta la scelta di costruirsi una modesta casa nei sobborghi orientali di Kyōto. Ma dietro questo semplice gesto si cela un'interrogazione profonda sulla vita, sull’instabilità della condizione umana, sulla vanità degli onori mondani e sul rapporto tra individuo e comunità. Attraverso una prosa raffinata e ricca di riferimenti alla cultura cinese, l’autore mostra un’intelligenza critica e una sensibilità poetica fuori dal comune. Il Chiteiki non è solo un’opera letteraria: è una meditazione senza tempo sul vivere la quotidianità, sul desiderio di semplicità e sulla fragilità della condizione umana. In un’epoca come la nostra, segnata da incertezze e rapidi cambiamenti, le parole di Yasutane risuonano con sorprendente attualità.
L'altra faccia di un ricordo oscuro
Yi Kyunyong
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 96
Nei primissimi anni Ottanta del secolo scorso Seoul è una delle più affollate città del mondo e continua a espandersi selvaggiamente, sotto la dittatura militare di Chon Tuhwan che ancora impone il coprifuoco da mezzanotte alle 4:00 del mattino. L’esercito controlla le strade e, nelle università, gli studenti protestano contro il regime solo per venire in gran numero manganellati, torturati o addirittura uccisi. In questo drammatico contesto sociale un oscuro impiegato, costretto a lavorare come tutti ben oltre il normale orario, cerca di scaricare lo stress ubriacandosi in un sabato sera insieme a un amico, e in tale occasione perde una borsa piena di documenti importantissimi per la sua azienda. Il mattino seguente comincia a cercare la borsa smarrita, tentando di ricostruire il percorso fatto la sera prima, ma questo cammino a ritroso lo porterà involontariamente a ricordare il terribile dramma vissuto durante la propria infanzia e che ormai aveva apparentemente dimenticato. "L’altra faccia di un ricordo oscuro" è il capolavoro di Yi Kyunyong, che analizza con rara sensibilità le conseguenze traumatiche di una spaventosa tragedia collettiva, come la Guerra di Corea, capaci di rimanere quiescenti per decenni nella psiche dei sopravvissuti, ma pronte a riaffacciarsi e a riaprire le vecchie ferite in ogni momento e in ogni occasione.
La via dello zen
Eugen Herrigel
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 112
Eugen Herrigel è stato uno dei primi intellettuali europei che cercarono di comprendere il buddhismo Zen, avendo il privilegio di studiarlo in Giappone sul finire degli anni Venti del Novecento. Grazie alla sua formazione di filosofo e studioso del misticismo medievale, cerca di comprendere lo Zen dall’interno, adottando la sua prospettiva e mettendolo a confronto con la filosofia e la mistica europea. Aiuta in questo modo a capire qual è il percorso che conduce a esperienze che, in definitiva, non si possono descrivere con i criteri della logica sulla quale si fonda il nostro modo di interpretare il mondo. Herrigel ci offre una testimonianza rara e preziosa, non uno studio sullo Zen, ma un’immersione nel suo cuore più autentico: descrive gli elementi fondamentali come il satori, i koan, la meditazione, la pittura e, più in generale, i metodi per praticarlo, non da osservatore esterno ma da praticante immerso nella disciplina. Fornendo una chiave per “entrare” in contatto con il profondo spirito che anima lo Zen, crea un ponte fra due tradizioni filosofiche e religiose tra loro estremamente diverse, lasciando a ognuna le sue prerogative, permettendoci di apprezzare fino in fondo la ricchezza che entrambe portano in sé. La Via dello Zen è un cammino silenzioso, tracciato dall’autore, filosofo straniero in una terra di silenzi, rituali e maestri invisibili; Herrigel impara che non si tratta di “cercare”, ma di essere presenti, vuoti, aperti. Lo Zen non ha né teorie né dogmi, è Mushotoku, “senza desiderio di profitto, senza scopo, senza spirito di guadagno”: fare qualcosa perché è giusto farla, non per ciò che se ne può ottenere. È una forma di gratuità radicale, un atto puro, privo di attaccamento al risultato. La Via dello Zen è una specie di viaggio interiore, un incontro tra Oriente e Occidente, tra filosofia e pratica, tra parola e silenzio.
Le confessioni dell'Ultimo Imperatore
Pu Yi
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 400
Questo libro racconta la storia di un bambino, Pu Yi, strappato all’età di due anni agli affetti più cari, isolato e rinchiuso nella gabbia dorata del palazzo imperiale di Pechino, per essere il nuovo imperatore del Celeste Impero. È la storia di un uomo che fu tre volte imperatore, una volta capo del governo, esule per otto anni, prigioniero per quattordici, e poi ortolano, giardiniere, studioso, attivista comunista, deputato al Congresso nazionale del popolo della Repubblica Popolare Cinese. In queste pagine, tratte dai suoi diari personali e dalle memorie e confessioni che era stato obbligato a scrivere dopo la fondazione della Repubblica Popolare come esercizio di autocritica durante il suo processo di rieducazione, Pu Yi, imperatore del Celeste impero con il titolo di Xuantong – come si legge nel “Prologo” del volume – racconta in prima persona la sua triste e drammatica vicenda. Così facendo apre anche al lettore le porte della Città Proibita, accompagnandolo a scoprirne i sontuosi ambienti, a seguire i complessi e meticolosi rituali della vita quotidiana della corte, fissati da regole consolidate nei secoli, ad assistere alle cerimonie ieratiche e solenni che sembrano trasportare i presenti in una dimensione extra-umana. E poi, la fine di tutto: le rivolte, la guerra civile, l’invasione giapponese, il crollo dell’impero, la repubblica, la guerra mondiale, la fuga, la prigionia, l’internamento. Pu Yi trascina con sé il lettore nel turbine travolgente e implacabile della Storia, vittima e protagonista di accadimenti più grandi di lui, in una sequenza di eventi dalla cui narrazione è difficile distaccarsi. In fondo, una vicenda triste e tragica, contrassegnata da colpi di scena e rovesciamenti di fortuna, drammaticamente vissuta dal protagonista in balia degli eventi storici e politici, nella più totale assenza di affetti e di sentimenti di amicizia e vicinanza, anche nei momenti più pericolosi, strazianti e umilianti della sua vita.
Pensieri nella quiete
Kenko Yoshida
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 208
"Pensieri nella quiete" o "Tsurezuregusa", capolavoro della letteratura giapponese, è una raccolta di 243 capitoli oscillanti fra le poche righe e le poche pagine, in forma di riflessioni filosofiche sulla vita quotidiana, di usanze e di cerimonie della corte imperiale, di esempi di illustri personaggi, di emozioni che si provano alla vista delle bellezze naturali che il monaco buddhista Yoshida Kenkō descrisse nella solitudine del suo eremo. Scritto tra il 1319 e il 1331, è stato sempre letto e apprezzato dai giapponesi e ha contribuito ad acuire la loro innata sensibilità estetica tanto che ancora oggi, il modo di costruire le loro case e i loro giardini è modellato sugli insegnamenti di questo libro. Nel prologo Kenkō dice di aver iniziato a scrivere “assurdi pensieri, non avendo altro da fare”, ma il motivo principale che lo spinse a scrivere fu la compassione per le sofferenze dei suoi contemporanei e la volontà di mostrare loro una via di salvezza nell’insegnamento buddhista. Pensieri nella quiete può essere considerato come il diario del suo cammino interiore di monaco, di poeta e di scrittore; appartiene al genere letterario zuihitsu (“seguire il pennello”) che esprime con brevità e semplicità le impressioni e i sentimenti del momento. I suoi erano non soltanto i sentimenti di monaco buddhista, ma anche di poeta e di uomo di corte: con stile originale ed elegante, egli parla della bellezza della danza e della musica, delle gioie della vita di famiglia, del fascino femminile e dell’uomo pazzamente innamorato, della giovinezza e della vecchiaia, della costruzione di una casa e del suo arredamento, della scelta delle piante e dei fiori per un giardino. Questo alternarsi del ricordo dell’impermanenza di tutte le cose e della morte imminente, nonché dell’urgenza della pratica della Via, con l’invito a gustare le gioie che la vita ci offre ogni giorno nella contemplazione delle bellezze naturali, sembra contraddittorio e incoerente; si ha l’impressione che Kenkō, pur avendo lasciato il mondo con il sincero desiderio dell’Illuminazione, nella solitudine del suo eremo, rimpianga i piaceri mondani. Ma più che di contraddizione e di incoerenza si potrebbe parlare di una sua “via di mezzo” tra un facile edonismo e una dura disciplina ascetica e, pur mancandogli la radicalità dello Zen e il coraggio dei samurai, praticò la compassione nella ricerca sincera della pace del cuore e dell’armonia con tutti gli esseri, teso tra l’ottimismo della religione shintoista, fondato sulle realtà terrene, e il pessimismo del messaggio buddhista tutto teso verso l’aldilà.
I simboli dell'astrologia cinese
Margherita Sportelli
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 224
Il mondo cinese ha sviluppato un’astrologia – alternativa a quella costruita dal mondo occidentale sull’eclittica – che ha manifestato una singolare continuità con le forme di divinazione più antiche come quella con le ossa oracolari e l’arte dei pronostici, non occupandosi mai degli esseri umani come individui ma delle predizioni relative agli affari di stato e ai destini delle comunità. I simboli dell’astrologia cinese intende mettere in evidenza la funzione di legittimazione politica che l’astrologia ha avuto nella lunga storia della Cina imperiale e la linea ininterrotta di sviluppo, dalla fonte viva dei testi classici, nei quali ha radice la risonanza profonda della reciproca eco tra uomo e natura, tra storia sociale e cosmologia, fino alla formulazione di una astrologia popolare, con le sue credenze e i suoi almanacchi della vita rurale. A fondamento dell’astrologia popolare è possibile riconoscere la vitalità del pensiero classico, espressa sia dalla tradizione centrale del Confucianesimo e dei suoi testi canonici, a partire dallo Yijing e dal Li Ji, il Classico dei Mutamenti e quello dei Riti, sia dalle tradizioni periferiche daoista e buddhista. Il pensiero analogico e la cosmologia correlativa, propri della raffinata cultura cinese dei filosofi e dei letterati, attraversano in profondità anche l’astrologia del popolo e del mondo contadino. Il pensiero classico riconosce carattere di sacralità al mondo animale e potere numinoso alle specie. Proponendo una lettura simbolica e numinosa del bestiario zodiacale, I simboli dell’astrologia cinese interpreta la riflessione sull’astrologia come un aspetto degli studi demologici, ai quali restituire dignità, superando lo snobismo del mondo scientifico verso le credenze del popolo e la cultura contadina. Il quinto capitolo del testo è composto alla stregua di un vero e proprio Almanacco, con le previsioni e i consigli, collegati ai dodici segni animali, a beneficio della curiosità del lettore, divertissement per l’autrice, per tutti spunto di indagine su come il pensiero scientifico nasca dal pensiero magico ed entrambi, piuttosto che confliggere, possano cooperare allo sviluppo di un pensiero laterale.

