Pietro Vittorietti: La sapienza dello studio
L'essenziale del Vangelo. La lettera ai Galati
Saverio Corradino
Libro: Libro in brossura
editore: Pietro Vittorietti
anno edizione: 2020
pagine: 192
La Lettera ai Galati è un documento eccezionale del Nuovo Testamento: è stata scritta da Paolo in un momento di grande angoscia, perché una comunità fervorosa di ebrei e pagani, che aveva fondato e a cui era rimasto affezionatissimo, si trovava pervertita a causa dei «giudaizzanti». Costoro avevano accolto la fede in Cristo, ma non avevano abbandonato l'osservanza della Legge mosaica quale condizione irrinunciabile per la salvezza. È la Legge, non Cristo, che salva. Si tratta della prima riflessione storica su una questione di vita o di morte per la Chiesa nascente: qual è l'essenziale per la salvezza? Bisogna diventare ebrei per essere cristiani? I giudaizzanti ritenevano la Legge una realtà insuperabile, perché dono di Dio. E c'era un precedente autorevole: Gesù era ebreo, circonciso,e osservava la Legge. Di qui il carattere di grido appassionato che porta Paolo - lui solo, non Pietro, né gli altri apostoli - ad affrontare il problema. Nel Sinodo sull'Amazzonia, papa Francesco ha fatto due accenni alla Lettera ai Galati, riflettendo sullo «straripamento» o «traboccamento» della Redenzione: «A Dio non è bastato disciplinare le cose con la Legge: è dovuto ricorrere alla Grazia, che è un traboccamento, è quel "più abbondantemente" dell'agire di Dio». È il tema della Lettera, il superamento della Legge nella fede che opera nell'amore. L'altra riflessione riguarda l'assemblea di Gerusalemme, dove si chiarisce il rapporto tra la Legge mosaica e le prescrizioni per i battezzati. Ecco quanto «è accaduto nella Chiesa di fronte al conflitto fra tradizioni giudaiche e pagane. In quel caso le questioni non vennero risolte "disciplinando" i pagani, ma la Chiesa compì un "salto qualitativo", un salto di traboccamento, aprendosi all'azione dello Spirito». In quell'assemblea lo Spirito ha determinato l'unità della Chiesa attraverso il riconoscimento della verità del Vangelo. In tal modo la prima comunità cristiana è divenuta la Chiesa «cattolica», universale.
Roberto Bellarmino, cercatore della verità
Giancarlo Pani
Libro: Libro in brossura
editore: Pietro Vittorietti
anno edizione: 2021
pagine: 128
Tra il Cinque e il Seicento, Roberto Bellarmino (1542 - 1621) è stato uno dei teologi più celebri della Compagnia di Gesù e della Chiesa. Clemente VIII, durante il concistoro per i nuovi cardinali, ha fatto di lui un elogio quasi epigrafico: «Scegliamo colui che non ha eguali nella Chiesa di Dio quanto a dottrina, ed è nipote dell'eccellente e santissimo pontefice Marcello II». Bellarmino fu amato e detestato nell'intera Europa: amato per l'insegnamento teologico e per le Controversie, i trattati spirituali, il Catechismo e, soprattutto, per la passione con cui predicava. Ma fu anche detestato per essere divenuto il «martello» degli eretici, acuto studioso delle loro contraddizioni, contestatore del modo in cui essi veneravano dogmaticamente la Sacra Scrittura. Fu criticato non solo dai protestanti, ma anche da membri della Chiesa e perfino da alcuni confratelli. Implicato nel processo e nella condanna di Giordano Bruno, ebbe da Paolo V il compito di ammonire Galileo Galilei sul copernicanesimo. Non venne mai meno alla sua incalzante ricerca della verità, come impegno nell'insegnamento e come fedeltà sincera al Vangelo. Oggi lo definiremmo un intellettuale aperto ed equilibrato, capace di esercitare il proprio compito con spirito critico e autorevolezza, con rigore e fermezza, ma anche attento alle esigenze della Tradizione della Chiesa e della cultura contemporanea. Non furono agevoli le sue mansioni all'interno della Curia e nelle principali Congregazioni romane, in particolare quella della Penitenzieria apostolica, dell'Indice e del Sant'Uffizio. Tuttavia, Bellarmino fu un sincero servitore della Chiesa, che amò e a cui donò se stesso con instancabile tenacia, sempre sottoponendosi all'obbedienza, anche a quella più difficile: nel 1602 fu mandato «in esilio» a Capua, come arcivescovo. In due conclavi si fece il suo nome come candidato al soglio di Pietro, ma la cosa non ebbe seguito, perché «gesuita». Quando si sparse la notizia della sua morte era già venerato come santo. Paradossalmente, le doti umane e spirituali, nonché la dedizione nei servizi a lui affidati, gli procurarono anche degli avversari, che uscirono allo scoperto dopo la morte e bloccarono sul nascere il processo di beatificazione. Bellarmino, ritenuto «santo» in vita, fu canonizzato tre secoli dopo, nel 1930, e proclamato, l'anno successivo, «Dottore della Chiesa».
La sapienza
Saverio Corradino, Giancarlo Pani
Libro: Libro in brossura
editore: Pietro Vittorietti
anno edizione: 2019
pagine: 192
La Sapienza è un'interpretazione dell'Antico Testamento: un libro nuovo e poco considerato, forse perché è un «deuterocanonico». Sarebbe stato composto alla fine del I secolo a.C., verosimilmente quando Gesù era già nato. È l'ultimo libro dell'Antico Testamento: la sua novità e la sua forza derivano in larga misura da tale collocazione, che non è puramente cronologica, ma costituisce un ponte ideale con il Nuovo Testamento e testimonia quella trasformazione che sta sconvolgendo dall'interno la tradizione biblica prima della novità cristiana. Ed è chiaro perché sia l'ultimo: esso porta con molta dignità questa sua parte del più vicino al Nuovo Testamento tra i libri dell'Antico. Forse è la ragione determinante che ha spinto gli Ebrei a escludere la Sapienza dal canone della Scrittura Sacra.
Giona. Il profeta tradito da Dio
Giancarlo Pani, Saverio Corradino
Libro: Copertina morbida
editore: Pietro Vittorietti
anno edizione: 2016
pagine: 192
"Il libro di Giona asciuga le polveri bagnate delle antiche profezie per restituirle all'originaria potenza esplosiva. La novità tradizionale e insieme rivoluzionaria del libro rivela una direzione inattesa: quella del Vangelo. Pardossalmente Giona è una profezia della misericordia del Signore." (S. Corradino)