ABE: Marchioni d'Italia
Nova civitate regia, la marca della gran contea Apulia: i Loritello consoli di Gaeta a S.Nicola di Herola e Magdaluna del monte Essart di Caserta Vetere
Arturo Bascetta
Libro: Libro rilegato
editore: ABE
anno edizione: 2025
pagine: 136
Mont essart dell'harola vetere, è il trono dell'Apulia di Baroli, fra Teano e Capua. Nel Capitolo 44° del suo libro, Histoire de Braine et de ses environs, Stanislas Prioux parla di un castello chiamato Mont Essart, eretto in Francia, al ritorno dalle Crociate. Egli dice che ancora nel 1500, i pellegrinaggi cristiani, erano molto venerati per la dinastia Valois. «In diversi punti erano state costruite cappelle isolate, senza donazione e senza ministri, al solo scopo di servire da stazioni per le processioni e per le persone che onoravano con un culto particolare il santo sotto la cui invocazione erano state erette. Nei pressi di Braine, oltre alle cappelle di Vauberlin, Mont-Essart e altre località, Enguerrand, signore di Courcelles, per adempiere a un voto fatto durante le Crociate, ne fece erigere una nel 1265, nei pressi del villaggio di Courcelles, su un luogo elevato che si trovava ai margini della grande strada romana, attualmente strada reale da Parigi a Reims, e le diede il nome di Calvario. Questo signore la fece costruire solidamente e le diede una forma quadrata che terminava con una volta: Courcelles si trova alla stessa distanza che il Calvario aveva da Gerusalemme. Ogni anno, il Venerdì Santo, la gente si reca lì in pellegrinaggio per raccogliere le offerte dei passanti caritatevoli. C'erano anche altri pellegrinaggi nella zona attorno a Braine: per esempio, da tutte le parti la gente veniva a Serches per curare il mal di gola; a Saint-Rufin de Bazoche per gonfiore; a Viel-Arcy e Chery per i bambini che muoiono di tisi e a Limé per proteggersi dall'idrofobia. Nella chiesa di questo luogo sono ancora conservate le reliquie di Sant'Uberto, in onore del quale un tempo fu fondata una confraternita».1 Il toponimo di Mont Essart è quindi antico e si fa risalire alle Crociate, per essere, evidentemente, parte integrante di una terminologia giunta dalla Giudea. Adolphe Gros, nel Dictionnaire étymologique des noms de lieu de la Savoie, dice di non illudersi perché è un nome che lo si trova di frequente nei documenti di tutta la Savoia, derivabile da Exartis, essendo di base latina, exartum ou essartum, riducendolo a un monte fangoso, o bonificata dal bosco, quindi calva perché sradicata, selvaggio, sbiancato, rivoltato e forse limaccioso, scabbioso, come le pareti di un vulcano spento.2 Ma ciò che interessa è che il toponimo era vivo in Italia ancora ai tempi del Duca Luigi d'Angiò, intorno al 1381, creato Dux conquistatore dell'Apulia dall'antipapa di Avignone, per dominare e intronarsi Re d'Apulia e poi Re di Sicilia e di Gerusalemme, contro le scelte del filo-durazziano papa di Roma, Urbano VI. Il titolo era valido una volta entrati nelle due contee del Tricarico di Ascoli e della Grotta, rispettivamente di Puglia e Sicilia. Esse infatti avevano originato i due Ducati, quello dei Siciliani a Nova Loreto della Magdaluna del Monte Essart, e quello dei Pugliesi di Yriano al Monte Pelusia. Da qui i due Principati delle due diverse urbe che anticamente erano le rispettive capitali di Latini e Greci. - Herola, trono dell'Apulia antica a Vetere Urbe Uria; - Capua, Principato del trono di Sicilia a Vetere Eca. Un bel viaggio da fare per il Re, lungo l'Appia, poi divenuta Via Francigena, se si considera che i luoghi antichi sono fra Lazio e Campania, ma che i luoghi della nuova Puglia e nuova Sicilia, rifondati dai Popoli Italici dopo la migrazione del 950 a cui seguirono le guerre fra Altavilla e Loritelli, si ritrovavano raddoppiati sulla costa sipontina. Qui, la sede di Contea di Bitonto aveva originato la provincia Ducale di Baruletto in quel di Trani. Il Principato di Nova Baruletto fu a Bisceglie e dopo lo spostamento nacque Barletta a Canne. Inglobando Bisceglie Principato nel proprio territorio, la reggia gerosolomitana fu fatta coincidere con la vicaria del Regno di Gerusalemme in Canne, sede della corona del Principato gerosolomitano.
Le due capitali ai tempi della prima crociata: Caserta consolato romano dei Loritello, Canosa principato imperiale di Boemondo
Arturo Bascetta
Libro: Libro rilegato
editore: ABE
anno edizione: 2025
pagine: 164
Prima due Dux, poi tanti Ducati provinciali; prima due Principi, poi tanti Principi metropolitani. E poiché i Popoli Italici non si sono fatti mancare mai niente, giunse il momento delle opposte capitali; prima come vicarie e poi a sede di due reami diversi che avviarono la lunga sequela altomedievale che porterà a quattro regni diversi sul territorio che, finalmente, nel lontano 1348, andranno a formare il Regno di Napoli e pian piano quello delle Due Sicilia. Insomma il cammino fu lungo e, negli anni trattati in questo libello, di vicende ne capitarono a bizzeffe, soltanto intorno alla fondazione di due città, ambedue chiamate Ad Novas, manco a dirlo, perché sulle Vetere, cioè nei pressi dei ruderi delle antiche urbe romane, furono fondate, Caserta e Canosa. A dire il vero, il parto per la nascita del Tricarico casertano, che sloggiò i primi Normanni capuani, fu proprio lungo, ma il Papa ebbe la meglio e i consoli caetani, di famiglia calabrese, insedietisi nelle terre salernitane degli avi di stirpe carolingia, a cominciare da Goffredo dell'Aquila, un posto a Luriano lo trovarono. Anche quando furono cacciati da Capua dal comitato di La Pelusia, fomentato dagli Altavilla di Palerno, perché divennero consoli a Teate, come ai tempi degli antichi Romani di Bubulco, e riuscirono a rifondare la Chiesa cattrolica, ripartendo da Montecassino per giungere a Caserta e nominarsi Marchioni d'Italia. Furono questi i Normanni detti Loritelli, eredi dei Capetingi, che litigarono per 150 anni con gli Altavilla, originari della Sarmazia, sebbene con molti di essi imparentati, mantenendo però le distanze, fra le bandiere dei Magnifici dell'Aquila di Puglia e quelle dei Gloriosi Altavilla di Palermo, ormai padroni di Capua. Manco a dirlo, proprio gli Altavilla litigarono in casa alla morte del Guiscardo, con Borsa che rifondò Salerno sposando la causa dei Magnifici nemici, e Boemondo che prese la via di Costantinopoli, sposando la causa dei Magni. Proprio costui, che doveva avere la peggio, appena giunto a Bizanzio, cedette alle lusinghe dei Cumneni e si alleò con Alessio, liberando l'Oriente dai Turchi e ricevendone in cambio il vessillo di S.Sofia portato direttamente dal pontifex Giovanni col potere temporale. Boemondo ebbe infatti la promessa che nella sua Canosa tornassero a risplendere gli ori bizantini fra i ruderi dell'antica «Hea» apula, trono epico di Magna Grecia, e che egli stesso divenisse principe in veste imperiale d'Oriente e d'Occidente, nel nome del rito greco e ortodosso, liberando i territori cristianizzati dagli arcivescovi e facendo tornare il rito misto, come era nei patti iniziali coi papi. Non a caso il regalo che gli fece l'Imperatore d'Oriente fu proprio l'imperio su 1/2 Romània bizantina, che egli riconquistò con le sue forze, risalendo dalla nuova Puglia, verso l'Abruzzo e il Molise, giungendo nel Ducato di Ascoli, sede della sua vicecapitale provinciale, scippandolo al papa e fondando quello che nel 1111 si chiamerà Giustizierato imperiale del Regno di Heapula di Re Tancredi. Non a caso i papi spingeranno i comitati militari dei consoli casertani dell'Aquila contro il nemico, contrapponendogli il vicetrono consolare del Regno di Gerusalemme. Chi crede che la cosiddetta Longobardia meridionale morì per un'invasione dei Normanni piovuta a casaccio si sbaglia. Questi guerrieri della stirpe degli Altavilla detti Dell'Aquila dai Francigeni, giunti dalla Sarmazia, cioè dal fiume Rama, sempre guidati da un solo dittatore, un Duce, capo del potere militare in quanto Comes dei Comes.
Il marchesato di Atripalda, lo stato di Costantino Castriota Scanderbg: traduzioni edite e inedite da Eliseo Danza da Montefusco e Nicolò Franco Beneventano
Virgilio Iandiorio
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2024
pagine: 132
Ho suddiviso questo lavoro in due parti: 1) la lode della città di Atripalda, fatta dall'avvocato Eliseo Danza nella prima metà del XVII secolo; 2) le lettere di Nicolò Franco indirizzate, nella prima metà del XVI sec., a Costantino Castriota, marchese di Atripalda, a testimonianza degli interessi culturali che coinvolgono non solo quella nobile famiglia, ma anche la città. Nell'una e nell'altra parte, l'attenzione è rivolta alla città sul fiume Sabato. La sorte non fu benevola con i Castriota di Atripalda, perché nello spazio di mezzo secolo finirono tutti i discendenti. Le lettere di Nicolò Franco, ci restituiscono un personaggio che fece parlare di sé nella difesa di Malta dai Turchi; non solo, ma anche per i suoi interessi letterari testimoniati dalle sue pubblicazioni. Cinque secoli fa, il poeta e scrittore beneventano Nicolò Franco, per intingere la sua penna nella satira contro famiglie potenti del suo tempo, finì non in tribunale ma sulla forca a Roma per oltraggiose offese. Nel suo Epistolario, raccolta di lettere su vari argomenti indirizzate a personaggi noti e meno noti, un genere letterario molto in voga nel secolo XVI, l'autore beneventano ne scrive una indirizzata alla Lucerna, la lampada ad olio, con la preghiera di illuminare la sua esistenza con la luce della sapienza e della verità:" Deh cara lucerna mia, se iniquo vento non spiri mai contrario a la tua luce, e se con la vista ci sia concesso da i fati sormontare al cielo, al pari del più rilucente occhio, che tiene il giorno". Ma dove leggeva Scipione Bella Bona la perorazione di Eliseo Danza pro Atripalda città? Andavo ripetendo tra me e me, mentre sfogliavo i tomi del Tractatus (1) del Danza. Perché nei Ragguagli della città di Avellino (2), il Bella Bona ribatte punto per punto le tesi pro-Atripalda dell'avvocato di Montefusco, come se le avesse lì sotto gli occhi. Si tratta di una confutazione, ma molto garbata, che il Bella Bona scrive sull'attribuzione, per lui non dovuta, ad Atripalda del titolo di città. Questo titolo, come si sa, non l'hanno tutti i paesi, anche se oggi, quando lo usi in maniera impropria, nessuno ti viene a rimproverare. Ai giorni nostri siamo tutti caballeros. Eppure in un passato non molto lontano, c'era una gerarchia di titoli per classificare i nuclei abitati; e il titolo di città nel Regno di Napoli potevano vantarlo pochi di essi. E gli altri erano Terre, Castra, Oppida, Casali, Ville. Secondo il frate avellinese, Atripalda non poteva essere considerata città perché non ne aveva i titoli. E chiama in causa il suo comprovinciale e contemporaneo Eliseo Danza, stimato studioso del diritto e validissimo avvocato, che aveva espresso in una sua opera parere diverso. Ma non riuscivo a trovare in quale dei tre tomi del Tractatus il Danza aveva esposto queste sue valutazioni.
Ugo Pagano da Forenza magistro dei Templari: Vita del I° Gran maestro degli 8 Cavalieri del 1119 e dell'ordine del Santo Sepolcro
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2024
pagine: 144
In una complessa guerra di religione si innesta la storia di Fra' Ugone, ovvero Ugo, figlio di Pagano del feudo di Forenza di Potenza, partito nel 1119 per Gerusalemme insieme a un altro cavaliere e creato difensore della via che conduceva al Santo Sepolcro. Dopo che gionsimo qua in Hierusalem io et Alessandro vostro figlio e mio cordialissimo fratello con altri Genthilomini nostri compagni, tra dieci ch'erarno io et Alessandro fummo eletti che andassimo a baciar la mano et far riverenza alla Maestà del Re Balduino con condolerci della morte del Sig. Duca Goffredo suo fratello et avendoli ragionato della nostra ferma deliberazione di havere a guardare et far sicuri tutti quelli passi per dove li fedeli Cristiani veneno a visitare lo Santo Sepolchro, et che sempre da assassini infedeli molestati et che da noi gentiluomini d'honore per l'amore di Nostro Signore Gesù promettemo d'osservare con voto di voler morire in ogni modo che mancare di farlo e tanto più che molti altri dei nostri concorrono a detta difesa. Da Sua Maestà fummo assai lodati et con abbracciamenti come veri figliuoli licenziati. Onde essendo noi quasi ogni dì a crudel battaglia con nemici della Santa Fede, Alessandro, essendo andato ad un aguaito con due suoi servitori e venticinque soldati se trovò di tal maniera intrigato che con havere usato lo suo valore de animoso gentiluomo contro cento infedeli assassini di passo, ottenne la vittoria di tutti fandoli passare per fil di spada. Però dei nostri morsero li due suoi servitori et cinque soldati, et Alessandro fu ferito in testa malamente che hoggi è passato da questa vita con infinito mio scontento. Però considerato che se ne è andato in Paradiso, resto assai consolato; è stato pianto da tutti per il suo valore, in specie dalla Maestà di Re Balduino; è stato sepolto in un tumulo di marmo con honore grande accompagnato dal re et infiniti Gentiluomini et soldati; mi comandò all'ultimo di sua vita che scrivesse a Vostra Signoria che restasse consolato per il volere di Dio Benedecto; però, signor zio, la prego ad havere pazienza et stia sicurissimo che l'havemo in Cielo, dove prega per tutti noi; ho scritto a mio padre in Nocera che mi faccia gratia venire a Rossano per consolare V.S. et a Madama Zia Hippolita, e a tutti nostri parenti et che tutti stiamo allegramente che Alessandro è vivo in Paradiso, e che trattando che mio padre non venerà le mando questa lettera acciocchè V.S. Madama Zia Hippolita vostra moglie et il signor fratello mio carissimo Anzoise, et tutti li parenti preghino Iddio per me, che se haverò vita venerò a starmi in Rossano per l'amore che porto a tutti. Ugo de' Pagani.
La cristianizzazione templare dei Pagano. Il milite di Florentia fondatore dell'ordine del Santo Sepolcro nella Gerusalemme del 1118: Hugo dei Pagani
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2024
pagine: 108
C'è confusione fra due omonimi: Ugo dei Pagani e Ugo di Champagne. In questo libro Bascetta comincia a rimettere ordine alle inesattezze sui Pagano, dimostrando che il primo Ugo dei templari era figlio del feudatario di Forenza in Valle Basilicata, la cui casata, benché francese, era in Lucania già da un secolo, ai tempi dei Lombardi di Re Corrado di Pavia, sceso alla conquista del Sud al fianco del Papa e contro il padre Imperatore, e quindi non c'entra con casi omonimi, specie quelli della champagne francese, tantomeno con quelli successivi di Nocera dei Pagani, da essi rifondata dopo la distruzione angioina di Lucera in Capitanata detta Nocera. Bascetta ripercorre la storia di Ugo fino alla morte, distinguendo i diversi ordini gerosolimitani, senza incorrere nell'errore di alcuni storici, specificando i diversi periodi di nascita di Templari, Gerosolomitani, Giovanniti, etc.
Il principato dei «giudei» a Barola del Monte Sacro. La Trinità di Cava dell'Episcopio di San Marco d'Eca capitale mariana alla Ripalonga di Vieste
Arturo Bascetta, Sabato Cuttrera
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2022
pagine: 106
Le monache di Santa Sofia, partite dal lago dei Beneventani per la pesca delle anguille, si trasformarono nel più imponente monastero del Gargano dell'anno Mille. Esse spadroneggiarono e ripopolarono le coste di Rodi, ripartendo da «Harola», forti dell'amicizia con Roberto il Guiscardo che per loro fondò Castelnuovo del Ducato di Puglia, scippando il Vetere a Bisanzio. Le monache di Amato, abate del monastero sofiano costruito alla Ripalonga di Vieste, divennero così potenti da gestire da sole la colonia dei deportati mariani che adoravano i santi martiri nell'Episcopio del vescovo greco S. Marco d'Eca. Gli Altavilla gettavano così le basi alla nascita della Civitate del Monte Sant'Angelo, dove si impose il Papa dopo il terremoto del 1085. La corte vaticana riuscì a stroncare sul nascere la nuova capitale del Principato di Puglia, di cui s'era fatto padrone Ruggero Borsa alla morte del padre Guiscardo, donatore del Castelnuovo di San Giacomo, fulcro di «Barola» del Monte Sacro. Il libro ripercorre le tappe salienti di questo breve viaggio che porterà alla successiva fondazione di «Baroletta» e di Troia, quando le monache si trasferirono presso S. Stefano protomartire sulla Via Tarantina di Barletta, e i mariani furono deportati nella nuova Civitate Troiana, guardati a vista dai Beneventani che vi fondarono Bovino. Qui, dopo il successivo terremoto del 1088, saranno tumulate le spoglie del santo ecano dei giudei che adoravano i martiri di Cristo, a suo tempo uccisi dai consoli romani a Urrita di Teate. Proprio fra quei ruderi ne rinvennero il corpo, nel luogo del Mercato dell'Episcopio di Barulo, dove Marco perse la vita sotto le macerie mentre tentava di disseppellire le spoglie del magico San Felice. Aveva appena scoperto le mura antiche di Urbe Teate, il consolato romano del Principato Italia.
La signoria di Forenza in principato di Nazareth. «Florencie» feudo dei pagano di Nucera nel regno dei templari di Gerusalemme
Arturo Bascetta, Sabato Cuttrera, Francesco Russo
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2021
pagine: 128
Le province commissariate e sequestrate ai feudatari di Re Tancredi Altavilla, tornarono ad essere amministrate dalla Chiesa, che nel salvaguardare l'eredità all'Imperatrice Costanza, riportava il potere alle carceri delle rocche con sede nelle contee. Così rinacque l'amministrazione della giustizia periferica, dipendente da un carcere che ebbe sede in ogni singola contea. Tutte le contee appartennero ad una provincia in costruzione, cioè che si andava formando e quindi dai confini instabili, sottraendo feudi alle province storiche rimaste nelle mani dei sopravvissuti tancredini, ex fedelissimi del nemico Altavilla. Ogni provincia intese raggruppare tutte le terre demaniali strappate al defunto Re Tancredi Altavilla in Giustizierato. Nel caso del Giustizierato della provincia del Ducato Apulia e Principato Capua il giustiziario giustiziere fu il conte Giacomo di Sanseverino, detto dei Tricarici di Caserta, che fece nascere la contea nel luogo che mutò nome in Tricarico, sposando la figlia del deposto Re Tancredi, dei cui beni si era impossessato Enrico Imperatore, che si disse avvelenato dalla moglie Costanza. Tanto è vero che una volta avuto Federico II, restituì il regno al papa e ai Sanseverino. Questo testo a più mani, introdotto dal cav. Francesco Russo e chiuso da Sabato Cuttrera sul periodo svevo, si avvale di uno studio del prof. Rotundo su Ugo e Pagano dei Pagani, a dimostrazione del grande lavoro svolto dai templari in diversi secoli nei luoghi strategici del Regno di Puglia. Il libro si snoda intorno ad una ricerca sulle pergamene del Codice di Malta, in cui si conserva un documento dove si afferma che il feudo di San Martino di Forenza, cioè Forenza prima di Forenza, fu fondato dai templari gerosolomitani ai tempi della prima crociata, quando la zona apparteneva ai Pagani.
L'incendio di Teramo: la città dei greci di Partenope distrutta dai Normanni nel 1155
Arturo Bascetta
Libro
editore: ABE
anno edizione: 2021
pagine: 112
La prima notizia sulla diocesi di Teramo appartiene all'anno 1053, sui confini della cattedra aprutina, racchiusi fra il Tronto e il Vomano, dopo una lite col vescovo di Ascoli. Nessuna fonte indica la prima costruzione dello stabile, da molti fatto coincidere con la S. Maria di Palazzo Pompetti, già intitolata a s. Getulio, custode dei resti del Beato vescovo Berardo, senza che nessuno ne accertasse la provenienza. In verità nessuna conferma fa coincidere con Teramo la costruzione di una prima chiesa sotto il titolo di «Ecclesia Sanctae Mariae» ossia «chiesa di Santa Maria» che seppure si trovi nell'anno 897, può essere riferita a qualsiasi luogo dell'antica area dell'Interame. In realtà i confini ufficiali della nuova cattedra teramana precisati da Anastasio IV con una bolla, redatta ad istanza del Vescovo Guidone, cioè Guido I, al quale furono confermate le parrocchie del territorio vescovile del 1053. È da questa data che parte il nostro viaggio nel vero Medioevo, quando fino ad allora si chiamava Abruzzo solo la provincia di Teramo...
Nella Salerno del Guiscardo. Il duca di Venosa Roberto il Guiscardo sfida il cognato principe Gisulfo
Arturo Bascetta
Libro
editore: ABE
anno edizione: 2017
pagine: 112
Il fiume Carapelle prima di Carapelle: fra Rocca Ordona e Palazzo Pantano nel Marchesato dei Campi Marini
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 156
E' un testo con notizie inedite. Ecco gli argomenti. Castelvetere di Ripalonga Il Castelvetere dei Greci dato a Benevento Castelnovo Mello in Silva Ripalonga e S.Amato L'ex Contea Boviano, da Ripalonga a Toro I Castrametati di S.Stefano discesi dal Calore Toro, Cantalupo,Viano, Butticella e Harneto Baronia di Fenucolo a Montemarcone a Vetere S.Pietro a M. Marcone sede del gonfaloniere Giordano prende Marcone, perde Fiorentina Assedio di Templana al M.Sableta e Pelusia M.Calvello Ripalonga a Viano, Santa Sofia a Va-Yrano Civitate Biviano a S.Matteo e Civitatem Larino dei Campimarini Vairano è Portanova sul Candelaro: Urbiriano 2. urbiriano marchesato di nova La città Nova di Portanova futura Manfredonia Il Carapelle dalle sorgenti del Monte Rumolo L'Orta, Ordona sul Carapelle e Palazzo Pantano Urbiriano del Marchese e Urbiviano del Papa Aquadia e Larino nel Marchesato di Nova Malfrit fu Tasselgardo di Larino primo Marchese 3. neapola marchesato di m.s.angelo Via da Siponto per la nuova urbe: il Marchesato dei Templari Monte S.Angelo: Marchesato della Neapolis Trani Campimarini: Larino Contea usurpa Porto Yriano Vetere a Serra di Venacausa: Civitate Aquadia 4. nella contea imperiale d'apulia Le città del Pantano date dai papi a S.Sofia Chiese e luoghi del Pantano in bolle e diplomi Roberto II capo della Contea fino al rio Triolo di Lucera Vena Maggiore di Lesina, Gaudio di Larino Alarino su Venamajor: è contea di Lesina I toponimi in 100 anni di bolle beneventane Vena illiana in Serra Vetere è l'Isola Tremiti di Civitate Termoli Orsara ex dipendenza di Urbe Campo Marino I Campi Marini di Troia rifondati in Molise Nasce la provincia di Capitanata a Vicum S.Angelo degli Iliani Da Termoli alla Contea dell'Isola Vaticana Luoghi teramani: S.Agata e S.Nazario (Apricena) Il Principato «at Laureto» detto «Taureto» foggiano Laureto, il Marchesato di San Pietro a Castello 5. il giustizierato del principato Nel Pantano dei Campi Marini della Civitate di Termoli Nuova Termoli, ex Civitate Tremiti Tutto il Pantano con Termoli fino all'isola di Tremiti Il Giustiziario coi giudici della Capitanata Capitanata è Caput in Ate dell'antico consolato Atense I Giustizieri del Giustizierato Dove sono le Rocche e il Palazzo sul Carapelle? Il tenimento di Rocca Ordona e Palazzo Pantano Fiorentino era verso Borgo Celano e Molisio Porto a S.Scolastica sulla Via Vetere di Apricena Terra Calene, Sala, il Triolo, Torremaggiore Palazzo del Marchese presso S.Giovanni in Lamis Villanova, S.Lazzaro, l'Insula, Salzoburgo Bellovedere (Poggio I.), A Pricina e Consio Caprilio a Campaldo, S.Chirico e Carbonaria 6. foggia sede del «giustiziario» Giustiziario a Foggia contro Capitanata di Barulo S.Pietro Castello di Bassano in Foggia Templari nelle Paludi: il Marchesato de Umburch (Rumburg?) Civitate M.Sant'Angelo ex Rebus e Siponto col Monte Sacro w S.Giorgio Montecorvino a Colle Aidone, Ripa e S.Paolo 7. fra cerignola e barulo: il vicinato La Cidiniola dei romani fra Cerignola e Ortanova Torretta Samaricio a S.Margherita e Tressanti di Civitate Salpie col Pozzo del Sale I documenti di Civitate Salpie sita sulla via di Cannaro.
Gli armeni di Forenza: nei feudi dei templari la sostituzione del culto di S. Maria dei Lombardi nel Marchesato di Gravina
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 136
Barletta inglobandola al Principato, sloggiò i giovanniti dal Casale del Castello diruto di Alipergo verso Alberona, e ripristinò il vicetrono di Pavia a Civitate, nella basilica di S. Giovanni de Lama, che faceva coppia con la diruta S. Maria, fra i ruderi del consolato romano di Teate apulo. Così rinacque la Langobardia Minor nel luogo naturale di Agia Sofia, con l'appoggio dei Bulgari, sottomettendo i mariani che adoravano i martiri della croce di S. Paolo e liberando la capitale del pagani-troiani dai gerosolomitani e dal papa che, falsamente, aveva tentato di rifondare la Langobardia Major del 1092 nella Basilica garganica di S.Pietro, presso il Catepanato dei Troiani di S. Giovanni Rotondo inglobato da Civitate S. Severo. Ecco perché, detronizzato del titolo imperiale, a Federico II parve cosa buona e giusta riprendersi il trono ecano dei pagani che aveva fatto grande l'Italia longobarda di Pavia, partendo dalla Basilica del Principato di Loreto, nato nella borgata di S. Giovanni in Lamis (e non della Lama, dove il pontefice aveva inglobato il Catepanato di Bizanzio fondando Civitate S.Maria detta S. Maria Maior, nei luoghi che si dissero fondati da San Pietro. Quella del Loreto, invece, era la madonna nera dei greci, venerata dal paululo Andrea di Patrasso, capo dei cenciosi cristiani della croce di S. Paolo, nata nei luoghi toccati dai seguaci di S. Andrea, nel nome di S. Paolo. Essa non fu nella basilica di Civitate S. Severo dei napoletani, ma presso l'Andria, che da lui prese nome, e dove ebbe sede il Principato Italia della Sicilia Ultra, cioè presso la vicaria Yriano di Canosa, ex Hea di S.Marco in Eca. Nell'antiregno dell'altra Urbe S. Maria nata a San Giovanni della Lama, quello presso S. Severo di Foggia, invece, era in territorio di San Marco in Lamis di S. Giovanni Rotondo, che aveva assorbito il Castello del Catepanato troiano di Bisanzio, fra S. Scolastica di Lesina e la Riva Longa di Vieste. Ecco perché risulta intricato affermare dove sia stata effettivamente ubicata la capitale di Federico II, cioè in quale delle S. Giovanni, in Lama o de Lama, punto che andrebbe posto su Canosa, ovvero nel luogo del Casteldelmonte che da essa si staccò e fu inglobato da Andria. Fatto è che la Canosa sequestrata a Boemondo fu sede del Principato di Costantinopoli sottomesso a Gerusalemme, cioè alla Longobardia del Regno di Pavia.
Bovino Vicaria Ecana. La Civitate Troiana di Luniano scippata ai Salernitani di Cava dai Siciliani di Rocca S.Agata e data agli Aversani del Papa
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 128
Nell'ottobre del 1086 le donazioni dei gloriosi siciliani di Ruggero I, incitati dal papa, avvenivano a favore della badìa di Cava, cioè soltanto in nome della di essa Trinità. Per via dei continui sconvolgimenti, anche Rainulfo Brittone, in nome del glorioso Domino Duca Ruggero I Altavilla, si affrettò a salvare il patrimonio del Casale e il priorato cavense di S.Pietro Olivola, le Chiese di S.Maria Guardiola e di S.Benedetto in pertinentiis Vici oltre a varie pezze di terre, ai villani e al mulino in iscla Maccarono, donando tutto alla Trinità meteliana Cava in Salerno. Fino al 1086, il fiume Oliva, morto il Guiscardo, appare un luogo finibus Apulia, cioè un casale sorto presso Rocca S.Agata nel nome di S.Pietro e di proprietà, fra uomini e vari rebus, dell'abbazia di Cava. Episcopio bivinense del 1200 in «bibino» col giudice in città e a torre s.Agata Nasce Bovino, la terza città rifondata dai greci con Ascoli e Troia che hanno accolto il rito latino La Cattedrale di S.Maria di Olivola annette il Cappellone di San Marco 18 maggio 1197 si inaugura S.Marco in Arce: l'abbazia dei 7 vescovi con Teora a Montaguto La storia di San Marco di Eca modificata da biografi apocrifi Palazzo dell'Episcopio di Bovino del 1210 e orti di S.Lucia e S.Simeone dati a M.Vergine Civitate Bibino sul fiume Beletro e Monte Rotondo sulla via di Asculu e Palude Rocca Sant'Agata con S.Andrea Fontana Fure e Illibano Il beato Beneventulo di Corneto e Deliceto Un'abbazia dedicata Vergine come a Valleverde di Spagna Il nuovo Duomo cominciato nel 1310 Una Campana chiamata Barbara La morìa del 1517 coi morti seppelliti in casa e Montaguto infettata dagli eretici di Lutero San Procopio e le altre chiese sconsacrate e le reliquie di S.Marco rinvenute dal Guevara.