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Adelphi: La collana dei casi

L'albero intricato

David Quammen

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2020

pagine: 536

A guidare la mano di Darwin mentre nel 1837 tracciava il primo schizzo del suo “albero della vita” c'era l'idea della discendenza delle specie da un antenato comune: idea audace, perché andava contro il dogma creazionista e stabiliva una continuità tra gli esseri umani e creature ben più primitive. Da allora l'albero filogenetico non ha fatto che espandersi. Ma il bello doveva ancora venire. E il bello, scopriamo grazie a David Quammen, è venuto negli anni Settanta con le scoperte di Carl Woese, che rivelano una realtà molto più complessa. L'albero della vita è più intricato di quello immaginato da Darwin, e forse non è neppure un albero. I geni non si spostano solo in senso verticale, da una generazione alla successiva, ma anche lateralmente, varcando i confini di specie, o passando da un regno a un altro, e creando degli ibridi. Alcuni sono entrati di traverso nella nostra linea di discendenza da fonti estranee e insospettate, in un “equivalente generico di trasfusione di sangue”: sangue infetto, e tra i “donatori” ci sono gli Archaca, organismi primigeni che si nutrono di idrogeno e ammoniaca e vivono in luoghi infernali, come lo stomaco delle mucche e gli scarti acidi delle miniere. Gli archei sono dentro di noi, nella bocca, nell'intestino, e sono responsabili della creazione di superbatteri resistenti agli antibiotici. Le implicazioni teoriche e pratiche della rivoluzione messa in moto da Woese, a lungo docente di Microbiologia alla University of Illinois, faranno discutere il mondo della scienza per molti anni ancora – e di Woese, nonché degli altri protagonisti di questa epopea, Quammen lascia un ritratto che rimarrà impresso a lungo nella mente di chi leggerà questo libro.
28,00 26,60

Il dono oscuro

John M. Hull

Libro: Copertina morbida

editore: Adelphi

anno edizione: 2019

pagine: 221

Ci sono libri che sembrano sottrarsi a ogni giudizio o classificazione, perché parlano da un luogo così distante che è difficile anche solo individuarne la fisionomia. Sono porte che si aprono su altri mondi - mondi nei quali, senza di loro, ci sarebbe impossibile entrare. Libri come questo, di John M. Hull: una delle più precise e asciutte testimonianze su che cosa significhi quel particolare stato della vita e della coscienza che chiamiamo cecità, scritta in forma di diario da un uomo che non è nato cieco, ma lo è diventato a quarant'anni. Hull però non si limita a raccontare la sua lenta discesa verso la cecità: parte proprio da questa, per arrivare alla sobria descrizione di qualcos'altro, quello che lui chiama «il dono oscuro». Uno stato ultimo e molto raro, dove la mente recide ogni residuo legame con i suoi fantasmi perché li dimentica, diventando incapace anche di tradurre tutte quelle approssimative informazioni che il mondo le invia attraverso gli altri sensi, e non potendo così fare altro, per sopravvivere, che inventare un nuovo linguaggio, o altrimenti sprofondare in sé stessa. «Non esiste, che io sappia, un resoconto altrettanto minuzioso, affascinante (e terrificante) di come non solo l'occhio esterno, ma anche quello "interno" svanisca con la cecità» ha osservato Oliver Sacks. E «se Wittgenstein fosse diventato cieco, avrebbe scritto un libro come questo».
20,00 19,00

Una segreta complicità. Lettere 1933-1983

Emil M. Cioran, Mircea Eliade

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2019

pagine: 300

Nella fotografia riprodotta sulla copertina di questo libro, che ritrae Mircea Eliade e Cioran insieme a Parigi, negli anni Settanta, colpisce il contrasto tra le due fisionomie. Un contrasto che sembra rispecchiare la distanza che umanamente e intellettualmente separava i due grandi romeni: il fecondo e ammirato studioso, in grado di maneggiare con scioltezza le concezioni religiose di tutte le culture; e il sulfureo flâneur del pensiero, l'antiaccademico ancorato a poche e lancinanti ossessioni. Da subito, del resto, non erano mancati gli scontri visto che, all'inizio degli anni Trenta, Eliade aveva attaccato Cioran per via della sua tanatologia, che gli faceva prediligere le tenebre e la negazione alla luce e alla creazione; e Cioran, da parte sua, aveva demolito Eliade in un articolo che sin dal titolo aveva tutto il sapore di una sentenza inappellabile: "L'uomo senza destino". Ma, dietro le divergenze, si celava anche un'intesa, una complicità che alimentò una fervida, inossidabile amicizia, come testimonia questo volume in cui sono raccolte le lettere che i due si scrissero nell'arco di un cinquantennio, scambiando riflessioni, pareri letterari, impressioni di viaggio, osservazioni politiche, ricordi. Lettere a volte accese da vampate di humour, non senza contraddizioni e paradossi — ma sempre contrassegnate da quella sincerità che spingeva Cioran a confessare: «Benché io provi per te un'infinita e non smentita simpatia, a volte sento il desiderio di attaccarti, senza argomenti, senza prove e senza idee. Ogniqualvolta ho avuto l'occasione di scrivere qualcosa contro di te, il mio affetto è aumentato».
22,00 20,90

Nulla di ordinario. Su Wislawa Szymborska

Michal Rusinek

Libro: Copertina morbida

editore: Adelphi

anno edizione: 2019

pagine: 228

Il 3 ottobre del 1996 l'Accademia di Svezia comunica a Wislawa Szymborska che le è stato assegnato il premio Nobel. Da quel momento, lei così schiva, è costantemente sollecitata: arrivano lettere, telegrammi, manoscritti, richieste e proposte spesso del tutto incongrue. Il telefono squilla anche di notte. Si impone il supporto di un segretario. Quando Michal Rusinek, neolaureato ventiquattrenne, si presenta in casa sua, la trova sgomenta. «Allora» racconta «chiesi cortesemente un paio di forbici e tagliai il cavo. Il telefono smise di squillare. La Szymborska esclamò: "Geniale!". E fu così che venni assunto». Le resterà accanto per più di quindici anni. In questo libro - basato su ricordi di prima mano - Rusinek getta un fascio di luce su aspetti della grande poetessa rimasti finora in ombra: le sue a volte stravaganti passioni (per i limerick e per il Kentucky Fried Chicken, per Vermeer e per gli oggetti kitsch, per Woody Allen e per «Il Circolo Pickwick» - e soprattutto per le sigarette); il suo bisogno di solitudine; il modo in cui nascevano le sue poesie («Sosteneva che l'utensile più importante nella casa di un poeta fosse il cestino della cartastraccia») e quello in cui creava i suoi collage; i suoi (complessi) rapporti con l'altro grande premio Nobel polacco, Czeslaw Milosz; i rituali della scrittura e quelli che precedevano qualunque spostamento. Ma inanella anche decine di aneddoti esilaranti, di battute fulminanti e di osservazioni acuminate, in cui ritroviamo l'«esprit» settecentesco, la sottile ironia e la capacità di stupirsi di una delle poetesse più fervidamente amate dai lettori di tutto il mondo.
20,00 19,00

Il cuore del cacciatore

Laurens Van der Post

Libro: Copertina morbida

editore: Adelphi

anno edizione: 2019

pagine: 287

Questo libro è «una sorta di improvvisato, piccolo ponte di corda sull'abisso profondo che separa il primo abitante dell'Africa dall'uomo moderno». La storia di un viaggio in un grande deserto ostile, quello del Kalahari - «Terra della Grande Sete» -, alla ricerca degli ultimi esemplari dell'unico e quasi estinto primo popolo dell'Africa australe, i Boscimani: antichissima stirpe di piccoli cacciatori nomadi, sterminata in maniera equanime da invasori neri e bianchi nel corso degli ultimi mille anni. Attraverso le loro storie, i loro miti, i loro sogni e l'appassionata descrizione del giornaliero rapporto con il deserto - la perenne, sfibrante ricerca dell'acqua, la caccia all'antilope, il legame indissolubile con gli animali e le stelle, anch'esse «grandi cacciatrici» -, Van der Post è riuscito nell'impresa di farci entrare, almeno di sfuggita, nella mente di questi esseri remoti, ancora oggi testimonianza vivente di uno stato dell'umanità dietro il quale sarebbe difficile intravedere qualcosa di precedente. Quasi che la parola «boscimano» , più che indicare l'appartenenza a un popolo o a un luogo, rappresentasse una modalità della mente a noi per sempre preclusa: quella in cui non sembra essere mai intervenuta una reale distinzione tra l'individuo che agisce e il mondo circostante, e dove chi agisce tutto sa, percepisce e sente sulla propria pelle, prima ancora che questo avvenga.
24,00 22,80

Il buonuomo Lenin

Curzio Malaparte

Libro: Copertina morbida

editore: Adelphi

anno edizione: 2018

pagine: 311

«Spero di mostrare un Lenin del tutto diverso da come appare agli occhi dell'opinione pubblica europea» confida Malaparte all'amico Halévy nel settembre del 1931. Il suo intento era, in realtà, ancora più audace: mostrare Lenin come appare agli occhi dei «Russi intelligenti». O, se vogliamo, analizzare un fenomeno entro la sua stessa logica, come già aveva fatto nell'"Intelligenza di Lenin" per spiegare il bolscevismo. E il nuovo libro, uscito a Parigi nel 1932, avrà l'effetto di una scossa elettrica. Perché in questo romanzo-ritratto Lenin non è affatto il Gengis Khan proletario sbucato dal fondo dell'Asia per conquistare l'Europa, raffigurazione ideale per chi voglia ricacciarlo al di là dei confini dello «spirito borghese»: semmai, un piccolo borghese egli stesso. Di più: freddo e riflessivo, sedentario e burocratico, animato da un'immaginazione meticolosa e da una «crudeltà platonica», ostile a ogni romanticismo terrorista e incapace di agire all'infuori della teoria, a suo agio più nelle discussioni politiche e nelle faide personali che non nel confronto con la realtà, Lenin non è che un europeo medio, un buonuomo violento e timido, un «funzionario puntuale e zelante del disordine», un fanatico e un opportunista, per il quale la rivoluzione è una questione interna di partito, il risultato di ossessivi calcoli. Non a caso quando, giunto al potere, non potrà più attendere gli eventi e osservarli da lontano, e - proprio lui, dotato di un vivo «senso dell'irrealtà» - dovrà fare i conti con la realtà, si risolverà a inventarla, a crearla, imponendola «a se stesso, ai suoi collaboratori, al popolo di Russia, alla rivoluzione proletaria, all'avvenire dell'Europa».
20,00 19,00

Il professore e il pazzo

Simon Winchester

Libro: Copertina morbida

editore: Adelphi

anno edizione: 2018

pagine: 262

Nel cuore di quella grande impresa dello spirito moderno che fu la redazione dell'"Oxford English Dictionary" è nascosta da sempre una storia straordinaria. Il primo a scoprirla, e in parte a viverla, fu il professor James Murray, anima e responsabile del maestoso progetto. Dopo anni di lavoro, Murray si rese infatti conto di come una parte consistente dei lemmi - che qualsiasi «letterato» poteva redigere, su base volontaria - arrivassero alla redazione da un unico posto in Inghilterra, e recassero in calce sempre la stessa firma: «W.C. Minor». A questo punto Murray decise di incontrare il suo prezioso e infaticabile collaboratore, salvo scoprire che il luogo da cui tutte quelle lettere partivano era Broadmoor, e il loro autore uno degli ospiti più in vista del temibile manicomio. Sì, anni prima, per le strade di Londra, W.C. Minor - un medico militare reduce dalla Guerra di Secessione, e vittima di una gravissima sindrome paranoide - aveva ucciso un passante, e adesso era rinchiuso in una cella dove gli era stato concesso di trasferire la sua collezione di libri antichi. L'incontro fra questi due personaggi era già materia per un grande romanzo vittoriano. A Simon Winchester, in fondo, non è rimasto che scriverlo.
19,00 18,05

Brutti incontri al chiaro di luna. Il rapimento del generale Kreipe

William Stanley Moss

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2018

pagine: 212

Creta, 26 aprile 1944. Due ufficiali inglesi travestiti da tedeschi e tre partigiani cretesi rapiscono il generale Kreipe nei pressi di Villa Ariadne, la sua residenza ufficiale, e a bordo della sua automobile, come in un sogno, riescono a superare ventidue posti di blocco e a raggiungere le pendici del Monte Ida. Là si scatenerà una delle più epiche e rocambolesche cacce all'uomo di tutta la seconda guerra mondiale: venti giorni in fuga, braccati da migliaia di soldati, al termine dei quali, grazie all'aiuto della resistenza cretese, il commando lascerà miracolosamente l'isola alla volta del Cairo. Quei due ufficiali inglesi erano il capitano William Stanley Moss, detto Billy, un ragazzone di ventidue anni dai modi non proprio cordiali e che non sapeva una parola di tedesco, e il maggiore Patrick Leigh Fermor, detto Paddy, solo di qualche anno più vecchio, ma che già aveva attraversato a piedi l'Europa come un cavaliere errante e presto sarebbe diventato uno dei grandi scrittori di viaggio del Novecento. Molte storie sono state raccontate su questa impresa leggendaria - e Fermor stesso scrisse sull'episodio alcune pagine memorabili -, ma soltanto il libro di Moss permette di ricostruire dall'interno come siano andate veramente le cose: un resoconto asciutto e dettagliato dei fatti, annotati in forma di diario mentre stavano accadendo, che ancora oggi non ha perso nulla della sua forza romanzesca.
19,00 18,05

Lettere. Volume Vol. 1

Samuel Beckett

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2018

pagine: 528

Samuel Beckett è stato a lungo conosciuto, e venerato, anche per la sua aura, dovuta all'aspetto fisico, all'inaccessibilità e al singolare dono per cui certe sue battute - scritte o recitate che fossero - entravano subito nella leggenda e nell'uso quotidiano. Ma soprattutto colpiva, intorno a lui, una zona di silenzio, che era in primo luogo una cifra stilistica. Così, di fronte alle sue lettere straripanti torna in mente il celeberrimo slogan inventato dai produttori di Nìnotchka per la Garbo: Beckett parla! Sì, perché nelle sue lettere Beckett parla, moltissimo, e di tutto: del suo primo datore di lavoro, «Mr Joyce»; delle regioni più impervie della psiche, che esplorava con l'aiuto di Wilfred Bion; delle numerose lingue che abitava, e da cui spesso si sentiva posseduto; della miseria in cui era costretto a vivere; della stupefacente quantità di rifiuti editoriali accumulati dal suo primo romanzo, Murphy ; e dei suoi viaggi in Europa, su cui spicca una straordinaria esplorazione della Germania di Hitler, in cui Beckett si addentra con il proposito di vedere quadri degli antichi maestri ma anche dei moderni, esattamente quelli che i nazisti, ritenendoli degenerati, avevano appena tolto dalla circolazione. A tratti, le pièce che il giovane viaggiatore avrebbe scritto dopo la guerra sembrano ispirate a fatti realmente accaduti e il «Fallire ancora, fallire meglio» appare qualcosa di più che un programma estetico. E, a libro chiuso, si ha la sensazione rara che, con Beckett, le sorprese siano appena cominciate.
50,00 47,50

Lo scrittore e il mondo

Vidiadhar S. Naipaul

Libro: Copertina morbida

editore: Adelphi

anno edizione: 2017

pagine: 544

Chi desidera sapere - nel senso innanzitutto di vedere - come è fatto il mondo, oggi e l'altro ieri, non ha che da aprire questi reportage di Naipaul, che coprono quattro decenni e abbracciano quattro continenti, soffermandosi anche in luoghi-crocevia come la «sua» Trinidad. Empatico e spietato al tempo stesso, Naipaul vede in molti degli scenari che attraversa un'irrisolta concentrazione di modernità e decadenza, esito di una continuità deviante tra il periodo coloniale e i governi-regimi successivi. Così è in un'India disseminata di villaggi anonimi semi o sottosviluppati e di stazioni ferroviarie che la notte rende «indistinguibili l'una dall'altra». O in un Congo-Zaire - quello della dittatura di Mobutu, «cittadino, capo, re, rivoluzionario» - che si riverbera, al di là dell'Oceano, in tanti frammenti dell'«Africa della diaspora». O, ancora, in un'Argentina velleitaria e impoverita, predata e predatoria, archetipo di tutte le dittature latino-americane che hanno imparato «a sfruttare l'effetto drammatico del silenzio» come parte della «strategia del terrore». L'effetto finale, anche grazie a una prosa capace di alternare lunghi indugi descrittivi e improvvise sintesi aforistiche, è una contemporanea compressione e dilatazione del mondo. «In seguito mi sono reso conto - credo di averne avuto sentore per tutta la vita, ma l'ho compreso filosoficamente solo mentre preparavo questo discorso - di quanto sia bella l'idea della ricerca della felicità. Parole familiari, facili da dare per scontate; facili da equivocare. L'idea della ricerca della felicità è il vero motivo per cui molti di coloro che stanno al di fuori o alla periferia di questa civiltà ne sono attratti. Trovo meraviglioso constatare che, dopo due secoli e dopo la storia terribile della prima parte di questo secolo, l'idea abbia cominciato a dare i suoi frutti. E un'idea elastica, valida per tutti. Presuppone un certo tipo di società, uno spirito illuminato di un certo tipo. Non credo che i genitori di mio padre sarebbero riusciti a comprenderla. In sé racchiude molto: l'idea di individuo, responsabilità, scelta, la vita dell'intelletto, l'idea di vocazione, perfettibilità e realizzazione. E un'idea umana immensa. Non si può ridurre a un sistema rigido; non può generare fanatismo. Comunque si sa che esiste, e in virtù di questo, alla fine, altri sistemi più austeri saranno spazzati via».
45,00 42,75

La vita segreta. Tre storie vere dell'èra digitale

La vita segreta. Tre storie vere dell'èra digitale

Andrew O'Hagan

Libro: Copertina morbida

editore: Adelphi

anno edizione: 2017

pagine: 222

Sempre più spesso usiamo con disinvoltura parole e nomi di cui pochissimo sappiamo. Bitcoin, ad esempio. Che cosa sono? Chi è Satoshi Nakamoto, l'individuo - o l'oscura entità collettiva - che li ha inventati? E perché li ha inventati? Che cos'è il dark web, e cosa significa «viverci» dentro? Che cos'ha veramente fatto, Julian Assange? E chi è? Per trovare le prime risposte serviva uno scrittore puro, qualcuno cioè disposto a partire per un viaggio senza mappa, provvisto di un'arma ancora efficace: una qualche confidenza con il romanzesco. Qualcuno come Andrew O'Hagan, insomma. O'Hagan è sceso davvero negli abissi largamente sconosciuti della rete. E al suo ritorno, come un esploratore vittoriano, ha steso tre relazioni estremamente accurate, che anche quando sembrano sul punto di sconfinare nella farsa - come nel caso dell'abortita collaborazione con Assange - sono in realtà altrettanti racconti del terrore. Di cui si ha da subito la sensazione, però, di non potere fare a meno.
22,00

Sotto una stella crudele. Una vita a Praga (1941-1968)

Heda Margolius Kovaly

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2017

pagine: 214

Si può scampare alle persecuzioni dei due grandi regimi totalitari del Novecento e poi scrivere un libro di memorie come questo: sobrio, indomito, luminoso. Heda Bloch è fuggita dalla marcia della morte verso Bergen-Belsen, ma Praga la riaccoglie con ostilità: troppo forte, per i suoi amici, è il terrore delle rappresaglie naziste. Dopo la liberazione e la «rinascita comunista», nel 1952 il marito, Rudolf Margolius, alto funzionario governativo - un «mercenario al servizio degli imperialisti» -, verrà condannato all'impiccagione nel clima plumbeo e maligno del processo contro il segretario generale Slànsky. Inizia il periodo del «silenzio attonito, terrorizzato»; solo le seconde nozze con Pavel Kovàly salveranno Heda e il figlio Ivan da una lunga, tragica vita da reietti. E quando sta per giungere il lieto fine, quando dopo la Primavera di Dubcek tutta la popolazione di «una città che non riusciva a dormire per la gioia» si riversa festosa in strada, ecco l'estremo orrore: l'arrivo dei carri armati sovietici.
20,00 19,00

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