Edizioni L.I.R

In questo libro: sogni e realtà si avvicendano nei meandri della memoria, riaffiorando, stimolati dalla volontà di scriverli e trasportarli nell’odierna quotidianità. Saranno lo spunto per un’analisi della propria vita, provando a reinterpretarla con la mentalità del terzo millennio.

Nella contemporaneità, il termine “tarocchi” rimanda l’immaginario a scenari occulti ed esoterici, ma non è sempre stato così. Essi nascono, in primo luogo, come strumento ludico e didattico volto a raccogliere, all’interno delle immagini presenti in un mazzo, i riferimenti culturali e cosmologici derivanti dalla filosofia tardomedievale e rinascimentale. Giunte al popolo per mezzo delle botteghe artigiane, le figure, note come trionfi, si trasformano e assumono i tratti e le caratteristiche tradizionali proprie del contesto socioculturale presso cui si sono diffuse. I Tarocchi Piacentini di Gaetano Bertola si pongono all’interno del panorama artistico tardo ottocentesco come esempio significativo di appropriazione e personalizzazioni di modelli standard noti tra la Francia e la Lombardia. Immancabile l’aspetto divinatorio di matrice popolare, che trova nell’ultimo capitolo spazio per avvicinare le persone più curiose ai misteri racchiusi nelle settantotto carte attraverso un’elencazione dei significati e la proposta di tre giochi ispirati alla città di Piacenza.

La bellissima ucraina Aneta viene uccisa nel parco davanti al cantiere del nuovo asilo nido di San Nicolò. Nell’indagare, la poliziotta Vincenza Barreca si trova catapultata in un contesto internazionale: fra i presunti colpevoli rientrano un russo, un ebreo e un palestinese. Per il femminicidio urge veloce soluzione. Vincenza si deve muovere con l’aiuto della novellina Loredana Martini fra un intelligente cagnolino, una scriteriata, il mondo delle badanti, una scoperta scientifica, il nuovo dirigente superiore e il questore in pensione Mauro Quagliaroli, suo perduto amore.

Una poesia, quella di Ernesto Grossi, che sa prenderci per mano e portarci in un mondo del tempo andato, versi musicali allo stile dei trovatori, d’amore per l’amore enfatizzando la figura della donna anzi delle donne che Ernesto incontra, vede, ama o semplicemente desidera, sogna, al modo dei poeti del Dolce stil novo. Un cammino intrecciato con i luoghi del vissuto, da Cremona a Piacenza e ancora Milano, Cortemaggiore, Fiorenzuola, ovviamente Casalpusterlengo; le acque azzurre del lago di Garda, il bergamasco. La poesia del vivere quotidiano. Gli amori, si diceva, ma anche i viaggi sulla vecchia Littorina, la sveglia della mattina, i banchi del mercatino, il vento che increspa l’acque del lago, il giorno di riposo. Amori passeggeri, amori sfuggiti, amori vissuti ma soprattutto istantanee in versi di vita quotidiana, istantanee nelle quali tutti possiamo riconoscerci, identificarci.

Questo libro, a modo suo, è un invito a non tagliare il ramo su cui si è seduti. Il lavoro a cui esso si riferisce mira ad una conoscenza di sé e delle condizioni che stanno alla base della propria esistenza sostenendola. Non si tratta quindi di filosofeggiare, nel senso peggiore che possiamo attribuire a questo termine, ma di sentire concretamente (cioè di essere consapevoli) a cosa nella nostra quotidianità diamo valore. Ciò a cui viene dato valore in queste pagine sono i valori stessi, incarnati nelle persone, nelle cose e nelle situazioni in cui ci troviamo. Sentire internamente significa riconoscere il valore, cioè la forza che una determinata cosa o persona o situazione esercita su di noi, per poter distinguere le due parti senza separarle.

Cosa si può creare prendendo in mano la pennina di uno smartphone? Ad esempio, la storia di due cimici, giovani e innamorate, che si sono scelte per la vita. "CimiciAmo... Una vita insieme!" illustra in chiave ironica alcuni aspetti della loro routine di coppia: scenette di quotidianità, alcune ispirate a fatti veri, altre decisamente più fantasiose, risate, piccoli battibecchi, momenti felici, ma soprattutto tanto amore.

Tutti i paesi d’anima si somigliano: basta capire la rotta, seguire una luna, due sassi a destra o a sinistra, a volte un cespuglio di ginestra, un po’ di nebbia - quel tanto che basta - e si arriva subito a destinazione. Ci vuole poco per fare un paese d’anima. Quasi un pensiero. Forse neanche quello. E poi basta vivere. “Le pietre hanno bisogno di sguardi: senza occhi la storia muore”.

Anni '70, 70 anni e... 70 poesie. Il racconto in prosa e in versi di un lungo percorso poetico all’insegna dell’aspirazione ad un mondo di pace, giustizia, equità, solidarietà, senza nucleare (“no nuke”) militare o civile che sia, ricordando che si vive d’amore e d’amicizia, che l’Italia ripudia la guerra ed è antifascista. Così vi propongo un percorso a partire da quel 1983 quando ho partecipato con le mie poesie scritte negli anni ’70 all’invito rivolto ai giovani aspiranti poeti piacentini dal Consorzio di pubblica lettura di Piacenza: eravamo 26 giovani di belle speranze, 24 vennero selezionati e le loro poesie inserite nell’antologia “I poeti dell’invito”. Due, io e un altro compagno di sventura, di fatto invitati a darsi ad altra attività. Per quanto mi riguarda, così non è stato e così eccomi qui a ripercorrere un’esperienza che mi auguro possa essere utile a qualche aspirante giovane poetante.

Il testo ripercorre la storia del mosaico, ideato da Achille Capizzano per il Sacrario della Casa della Gioventù Italiana del Littorio, progettata nella seconda metà degli anni trenta del novecento dall’architetto Luigi Moretti per Piacenza, in rapporto alle modifiche architettoniche dell’edifico avvenute nel corso degli anni, proponendo alcune linee di indirizzo per la conservazione e la valorizzazione, nell’ambito della tutela, del mosaico stesso. Il testo è completato da una triplice lettura della figura umana e professionale di Achille Capizzano, per una migliore comprensione del valore dell’opera.

Sono quell’alias comparso a Bellagio per volontà del caro e fraterno amico, Ernesto. Sono poi diventato il suo “Bernardo” lungo il resto delle vicende milanesi e parmensi. Ho provato a togliere dubbi all’Ispettore Prisco ed a risolvere dei casi per la Comandante Virdis. Speravo in una vita più tranquilla con Ernesto impegnato solo ad organizzare le presentazioni e vendite dei suoi libri… belli comodi in centro Lodi o nella Tenuta della Contessa Jolanda, ma…

É la storia di una fuga, ma forse no, di un atto di coraggio, di un tentativo di redenzione, sorretto dal desiderio di sfuggire alle sabbie mobili di un’esistenza dimezzata, caratterizzata da un vuoto interiore che disegna inquietanti scenari di impossibilità e di rovina imminente. Il tutto avviene all’improvviso: l’auto cambia direzione e inizia così un nuovo percorso, dove speranze e disillusioni si alternano, con l’apparire di vari personaggi che fanno da corona al tentativo del protagonista, Giorgio, di «riplasmarsi», di liberarsi, cioè, da quei fastidiosi laccioli che da sempre lo hanno costretto ad una rivoltante immobilità, paralizzato dalla paura, dal disamore, dal pregiudizio e dallo scherno. Accanto alla speranza c’è l’amore, magicamente ritrovato, quindi l’amicizia, come elemento nuovo da sempre sconosciuto, e il destino sembra arridergli, apprestando per lui prospettive allettanti di vita futura. Ma i dubbi e i rimorsi non tardano ad emergere, e a piccoli passi, ma costantemente, si prepara il cammino verso l’annientamento...

In questi ultimi tempi, prendere le distanze dalle situazioni che stiamo vivendo, semplicemente per sdrammatizzare o per raccontare le difficoltà che incontriamo nella quotidianità, sta diventando oltre che un momento di svago e di divertimento anche una strategia di sopravvivenza. Nelle pagine di questo libro si concretizza lo sforzo del nostro autore, il quale dopo il successo e la soddisfazione ottenuti dal suo precedente lavoro, continua ad aggiungere tessere al suo colorato puzzle di ricordi.