Edizioni ETS: L'arca. Collana di studi e testi di storia moderna
Il mondo dei navicelli. Territorio, navigazione e commercio nella Toscana granducale
Narcy Gilles
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2025
pagine: 128
La trasformazione del porticciolo di Livorno in una grande città cosmopolitica e in uno snodo imprescindibile del commercio mediterraneo a partire dalla seconda metà del Cinquecento rappresentò già all’epoca un simbolo della politica dei primi granduchi medicei. Ma il successo dell’impresa fu reso possibile anche da un mondo più modesto, certamente meno noto ed eclatante, di quello dei grandi mercanti e dei traffici a lunga distanza. Viene qui svelata la storia dei navicellai, i navigatori fluviali e cabotieri che, lungo i fiumi toscani e le coste tirreniche, legavano invisibilmente le varie parti del mondo che convergevano a Livorno agli scali più umili e ai piccoli borghi della società contadina di Antico regime. L’attività portuale non era concepibile separatamente da una rete capillare di corsi d’acqua e canali su cui far viaggiare le merci più svariate. Moltiplicati dalle grandi opere idrauliche e dalla pianificazione territoriale messa in opera dalle nuove istituzioni del Granducato, i navicellai furono al centro, ma dal basso, del mondo globale e mercantile del Mediterraneo moderno, che aveva in Pisa e Livorno uno dei suoi fulcri. Raccontare la storia dei navicellai e del loro ambiente significa quindi spiegare, attraverso una prospettiva sociale e materiale, cosa voleva dire connettere spazi e luoghi distanti e diversi nelle società preindustriali.
Inglesi mediterranei. Livorno, Genova e la penetrazione britannica nel «grande mare» (1713-1783)
Danilo Pedemonte
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2024
pagine: 380
Nel corso del XVIII secolo si gettano le basi dell'espansione imperiale britannica e di quella egemonia economica e marittima che verrà esercitata dagli inglesi su scala globale per tutto l'Ottocento. Il volume indaga un aspetto spesso tralasciato nella narrazione della nascita dell'Impero inglese, ovvero il ruolo che ha recitato il Mediterraneo in questo processo fondativo. Attraverso l'analisi del supporto militare, sociale ed economico garantito, alla madrepatria, dalle comunità britanniche residenti a Genova e Livorno, questo libro ricostruisce il modo in cui, vincendo sulle distanze, il governo di Londra mantiene il controllo su un'area lontana, ma cruciale e ricchissima, come quella mediterranea.
«La bella curva dell'Arno». Per una biografia di Salvatore De Benedetti
Liana Elda Funaro
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2024
pagine: 252
Il libro, articolato in due sezioni, si pone come il primo tentativo di ricostruire la figura di Salvatore de Benedetti (Novara 1818-Pisa 1891) e la sua varia attività come critico letterario, poligrafo, insegnante, direttore di giornali e collaboratore di riviste prima della definitiva nomina come docente di ebraico presso la Sapienza pisana (1862). Nato in una piccola città del Piemonte della Restaurazione, formatosi presso il Collegio Foa di Vercelli e rifiutata a diciassette anni una promettente carriera rabbinica per desiderio di libertà e passione per lo studio e la letteratura, De Benedetti si spostò in una affannosa ricerca di una sistemazione a Milano, a Venezia, a Livorno, a Torino prima di approdare definitivamente all'insegnamento di letteratura ebraica presso l'Università di Pisa (1862-1891). Il libro ripercorre le tappe di questo insolito percorso personale ed intellettuale che offrì a De Benedetti l'opportunità di avvicinare e di entrare in relazione con le figure più significative della cultura letteraria italiana e con i maggiori esponenti dell'ebraismo ottocentesco italiano e straniero. Fra gli ebraisti dell'età dell'Emancipazione De Benedetti si distingue per una estesa cultura letteraria italiana ed ebraica, per un costante equilibrio fra i valori della tradizione religiosa e i valori universali della società contemporanea. La sua traduzione dell'antico Divan di Yehuda Ha-Levi, il Canzoniere Sacro di Giuda Levita (Pisa, Nistri, 1871) si pone come il vertice della sua varia attività e resta lavoro originalissimo anche nella produzione "orientalistica" della Toscana di fine Ottocento. Il ritratto è arricchito dalla numerosa corrispondenza inedita con ebraisti stranieri, con allievi e con colleghi intorno alla Sapienza pisana e al fiorentino "Istituto di Perfezionamento". Particolare rilievo viene dato allo scambio epistolare con Alessandro D'Ancona e con Isacco Artom, due figure assai vicine a De Benedetti in tutti i momenti della vita e della carriera universitaria.
Facchinerie. Immigrati bergamaschi, valtellinesi e svizzeri nel porto di Livorno (1602-1847)
Andrea Addobbati
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2018
pagine: 202
Sin dal Medioevo l'area alpina fornì le braccia per i lavori più umili alle economie urbane di pianura e agli scali marittimi. Sono brentadori, carbonari, carriolai, cestaroli e facchini. I camalli di Genova, il cui più antico statuto è del 1340, erano tutti montanari della Val Brembana. Anche i bastagi dei fondaci veneziani scendevano dalla Bergamasca, mentre si dice che i lavoratori di Urgnano fossero già impiegati come uomini di fatica dalla Dogana di Pisa nel XIII secolo. Sono le avanguardie di un movimento migratorio che si farà molto intenso tra '400 e '500. Nelle città di mercato il facchinaggio aveva una sua gerarchia interna, e un suo cursus honorum, che culminava con l'aggregazione in una compagnia privilegiata incaricata dai pubblici poteri di maneggiare e trasportare le merci sottoposte al dazio. Compagnie del genere ce ne furono ad ogni snodo doganale della rete commerciale italiana, specialmente nei porti marittimi, ed erano tutte formate da lavoratori immigrati. Il volume ripercorre la storia della Compagnia dei facchini della Dogana di Livorno dalla fondazione, nel 1602, fino alla soppressione, tenendo presenti le due prospettive attraverso le quali è possibile osservarla: la prospettiva marittima, quella del porto dove gli immigrati svolgono la loro attività, e la prospettiva alpina, quella delle famiglie e delle comunità di origine. Alla fine si scoprirà che una medesima storia può essere raccontata in maniere molto diverse.
I mercanti e l'arcivescovo. L'affermazione dei greci ortodossi a Livorno durante l'episcopato di Francesco Guidi (1734-1778)
Lorenzo Benedetti
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2023
pagine: 188
Per tutto il corso dell’età moderna l’arcidiocesi di Pisa ha ospitato entro i propri confini, e soprattutto nella città portuale di Livorno, persone e gruppi professanti religioni diverse dalla confessione cattolica dominante: ebrei, islamici, ortodossi si sono insediati nel tempo sul versante tirrenico della Toscana ed hanno rappresentato per la Chiesa un motivo di allarme e un oggetto di costante controllo. Questo volume prende in considerazione la presenza dei greci ortodossi, di rito orientale e non in comunione con Roma, nel periodo dell’episcopato di Francesco dei Conti Guidi (1734-1778) per indagare l’azione della Curia e l’operato degli ‘scismatici’ nella più complessa trama di relazioni con il potere civile locale e centrale, il pontefice e le altre ‘Nazioni’ stanziate nel porto. Ricostruendo tali dinamiche, emergono più chiaramente le fasi di affermazione della comunità ortodossa nel XVIII secolo e gli aspetti del governo pastorale dell’arcivescovo Guidi in rapporto a questa componente ‘eterodossa’ nel territorio di propria competenza: il presule si troverà infatti nell’obbligo di conciliare i doveri legati al proprio ministero, le pressioni esercitate dalla Santa Sede e le istanze improntate a una crescente autonomia di stampo giurisdizionalista della Reggenza lorenese e del regno leopoldino, determinati a incentivare la permanenza dei mercanti orientali nel Granducato.