Hever: Portfolio
Boccadasse 1706-2006. Trecento anni di un borgo marinaro
Gabriella Airaldi, Paolo Lingua, Enrico Formica
Libro: Libro in brossura
editore: Hever
anno edizione: 2006
pagine: 96
Boccadasse non è solo l’ameno sobborgo di una mitica capitale del mare qual è Genova. Poche case colorate raccolte in una baia aprica, sovrastata da un lato dalla chiesa-santuario dedicata a Sant’Antonio (che da trecento anni protegge il borgo e la sua gente) e, dall’altro, dal castello che sul promontorio di Santa Chiara fronteggia l’imminente mare: Boccadasse, più che un sobborgo, è una categoria dello spirito. È stato realizzato per la Parrocchia di Sant’Antonio, per commemorare il terzo centenario della prima cappella dedicata al Santo di Padova.
Quando in Canavese esistevano le «grandi» fabbriche
Rolando Argentero, Michele Basanese
Libro: Libro in brossura
editore: Hever
anno edizione: 2006
Una storia socioeconomica della regione canavesana che si avvale delle accurate indagini svolte sul campo da Rolando Argentero, illustrate con immagini attuali di Michele Basanese e fotografie d’antan che rievocano lontane atmosfere. Poteva essere salvata la Olivetti? Alla domanda cui da dieci anni stanno cercando di dare risposta economisti, analisti finanziari, esperti in informatica, si aggiunge ora il libro Quando in Canavese esistevano le “grandi” fabbriche, scritto da Rolando Argentero. L’autore, partendo dalla metà del 1600, quando nella zona di Cuorgnè si installarono le prime officine meccaniche per rifornire l’Arsenale di Torino, ripercorre le varie attività che hanno contraddistinto la sub-regione canavesana, dalle miniere alla ceramica, dal tessile alla meccanica, dall’elettronica alla telefonia, e via innovando. Negli ultimi anni il Canavese è stato coinvolto in una crisi lunga e difficile, causata da scelte imprenditoriali spesso inadeguate che hanno portato il territorio alle sue attuali vicissitudini. Partendo dall’assunto che per interpretare il presente e progettare il futuro bisogna studiare il passato, Argentero ne ha tratto lo spunto per esaminare la tuttora inspiegabile dissoluzione dell’impero olivettiano, e la fine di aziende che parevano eterne: dalla Châtillon di Ivrea (oltre tremila dipendenti), alle grandi manifatture che sorgevano sulle rive dell’Orco (a Pont e a Cuorgnè), e a quelle nate in un secondo tempo un po’ ovunque – a Caluso, Strambino, Mathi, Rivarolo, San Giorgio – e che hanno consentito a lungo al Canavese di fare concorrenza al Novarese e al Verbano nello specifico settore...