Il Ponte Vecchio: Storie
Alfredo Oriani e il corpo in politica. Asceta della modernità, «precursore» del fascismo e individualista senza eredi
Libro: Copertina rigida
editore: Il Ponte Vecchio
anno edizione: 2020
pagine: 136
Il corpo in politica nel Novecento ha per emblema Mussolini, ma pochi sanno che il culto del capo ebbe inizio con la sacralizzazione del corpo di Oriani. Nel 1924 il corpo dello scrittore faentino era dissepolto e messo in un sarcofago esposto al Cardello, dov'era nato e vissuto (1852-1909). Nello stesso anno, a Mosca, il gruppo dirigente comunista sacralizzava Lenin, imbalsamandolo. Era l'inizio del primato del corpo in politica, che sarà alla base della ricerca di legittimità dei regimi totalitari, il fascismo e il comunismo sovietico. Ma Oriani eletto "precursore" del fascismo perdeva così la propria identità. Questo libro ricostruisce l'originalità di Oriani mettendo il corpo al centro dell'analisi: il corpo rappresentato nelle sue opere letterarie, quello recitato dal genio incompreso, quello di carne tentato dalla libertà. Tra i primi, Oriani ha saputo individuare nel nascente culto del corpo la polarità fra ozio dei ricchi e lavoro del proletariato, individuando una via di emancipazione sganciata da una logica di classe. La chiamò Rivolta ideale, guidata da una nuova "aristocrazia", aperta a tutti i singoli capaci di darsi una disciplina fisica e una coscienza. Il "matto" del Cardello aveva intuito, infatti, che la nuova tecnologia, come la bicicletta, potenziava il corpo, dandogli la forza di sfidare i fantasmi della notte, lo spazio e la fatica; di percepire inedite sensazioni intime: il vento sulla pelle e la velocità; e infine di costruire un tempo per sé.
Malatesta Novello Malatesti. Signore di Cesena
Paola Errani, Marino Mengozzi
Libro: Copertina rigida
editore: Il Ponte Vecchio
anno edizione: 2018
Il volume si propone di fornire al più vasto pubblico, con un linguaggio appropriato e accessibile ma senza rinunciare alle prerogative della ricerca storica, con il fondamentale ausilio degli esiti e dei frutti della più aggiornata letteratura, un ritratto informato e sintetico sul signore di Cesena negli anni 1433-1465: l'età che vede rinascere e fiorire la città con uno splendore e una lungimiranza ancora oggi testimoniati dalla magnificenza della Biblioteca, il vero "monumento" di Malatesta Novello e della consorte Violante che l'UNESCO nel 2005 ha proclamato "Memoria del mondo". Da questo breve segmento cronologico dipendono l'aggettivo e il sostantivo che fanno di Cesena una città malatestiana e la città della Malatestiana. Gli autori hanno dunque pensato in primis ai Cesenati, per fornire loro un profilo conciso ma esaustivo sul concittadino forse più illustre, che realizzò una sorta di doppia respublica. Di qui la narrazione ordinata di fatti e vicende con l'apporto dei documenti, alcuni medaglioni sugli aspetti maggiori della personalità del Malatesti, un ritratto della moglie, le peculiarità della Biblioteca, le vicende delle spoglie mortali.
Leo Longanesi. Una vita controcorrente
Franco Gàbici
Libro
editore: Il Ponte Vecchio
anno edizione: 2018
pagine: 192
"Capiterà anche a me. Rievocheranno le mie battute, anche quelle che non ho mai pronunciato e magari mi chiameranno Maestro..." (Leo Longanesi). Una biografia di Leo Longanesi raccontata attraverso aneddoti e curiosità, ma dando anche voce alle sue opinioni che cambiarono il modo di pensare e di fare giornalismo. La sua morte prematura colse tutti di sorpresa. Per Vincenzo Cardarelli fu l'estremo dispetto che ha voluto farci. Oggi, a poco più di sessant'anni dalla scomparsa, Longanesi è ancora vivo e queste pagine intendono essere innanzitutto un omaggio a un grande romagnolo e alla sua indiscussa genialità. Per tutta la vita ha sferzato e castigato, litigando magari anche con se stesso senza mai rinunciare a quella missione di "grillo parlante" che molti avrebbero preferito schiacciare. Si autodefinì "carciofino sott'odio" e considerò l'odio "un grande ricostituente". Ma nel suo intimo fu un uomo solo. Talmente solo che "nemmeno lo specchio mi riflette più".
La guerra dei sei giorni in diretta
Rinaldo Ugolini
Libro: Copertina rigida
editore: Il Ponte Vecchio
anno edizione: 2017
pagine: 296
Esattamente cinquant'anni fa, tra il 5 e l'11 giugno 1967, il mondo assistette ad una guerra forse tra le più brevi della storia contemporanea e nello stesso tempo tra le più decisive, per le sue conseguenze. Relitto della seconda guerra mondiale e del genocidio nazista ai danni della nazione israeliana, lo scontro mortale tra il giovane Stato ebraico e le nazioni arabe scosse profondamente l'opinione pubblica mondiale tanto da segnare ancora oggi, violentemente, la vita politica e il destino di interi popoli del Medio Oriente. L'autore di questo libro, a Francoforte sul Meno in quel giugno terribile, si impegnò in un compito singolare, peraltro segno della sua passione di studioso: registrò su un magnetofono i vari giornali radio che trasmettevano notizie e commenti del conflitto e li collezionò come documenti preziosi i quotidiani di lingua tedesca, francese e inglese, europei e statunitensi. Sotto la suggestione del cinquantenario della guerra arabo-israeliana, Ugolini ha richiamato in vita questo patrimonio documentario e ce lo offre, in accurate traduzioni in italiano, con un vasto patrimonio di immagini, per raccontare una pagina fondamentale della storia del Novecento.
Vecchio delta ti dico addio. Fatti di gente del Po e delle valli
Bruno Traversari
Libro: Copertina morbida
editore: Il Ponte Vecchio
anno edizione: 2006
pagine: 168
Il delta del Po, le sue genti, i suoi paesaggi nella rievocazione di un giornalista di vaglia consapevole della scomparsa di un "pianeta" antico.
La sella perduta. L'oreficeria tardoantica a Ravenna a 100 anni dal furto della «corazza di Teodorico». Atti della Giornata di studi (14 giugno 2024, Museo nazionale di Ravenna)
Libro
editore: Il Ponte Vecchio
anno edizione: 2025
pagine: 320
La Giornata di studi organizzata dai Musei nazionali di Ravenna nel 2024 e dedicata al manufatto noto con il nome quasi leggendario di "Corazza di Teodorico", ha visto la partecipazione di vari esperti italiani e stranieri. In questo volume vengono pubblicati i contributi della giornata, durante la quale sono stati approfonditi i temi delle vicende del ritrovamento del prezioso oggetto, avvenuto nel 1854, e del furto del 1924, con un focus sulle indagini poliziesche allora condotte. La rilevanza del superbo manufatto di cloisonné, ora definito nella letteratura specialistica "sella di Ravenna", è stata analizzata con saggi sulle tecniche e la tipologia dell'opera e sullo studio del contesto storico e della cultura artigianale, materiale e visuale della Ravenna tardoantica. Questi Atti offrono un arricchimento della conoscenza del patrimonio culturale e possono fornire a un pubblico vasto e variegato i più recenti avanzamenti della ricerca, aggiungendo la possibilità di valorizzare il Patrimonio anche con l'utilizzo delle più aggiornate tecnologie.
Una comunità «dentro» la storia. Meldola e la Romagna nel Novecento: spazi locali e reti transnazionali (1912-1970)
Maurizio Ridolfi
Libro: Libro rilegato
editore: Il Ponte Vecchio
anno edizione: 2021
pagine: 400
Questa storia di comunità è venuta configurandosi attraverso la ricezione delle suggestioni provenienti dal rinnovamento storiografico indotto dalla "storia globale" e soprattutto dal suo intreccio con l'ancor feconda eredità della "micro-storia". Il "caso di studio" - muovendo dai territori di Meldola e della Romagna - è divenuto l'osservatorio ravvicinato, in una pluralità di spazi tra di loro interrelati e su diverse scale (locale e regionale, nazionale e transnazionale), di un percorso di ricerca sulla civilisation e sulla modernizzazione nell'età contemporanea. La "scoperta" in corso d'opera di un corposo pezzo di comunità approdata oltreoceano negli anni della "Grande Emigrazione" e riorganizzatasi nel lontano Connecticut, ha concorso a ridefinire le coordinate spaziali del progetto, con l'estensione dell'indagine alla contea di Litchfield e alla trasformazione di Meldolesi e Romagnoli in cittadini italoamericani. Privilegiando una storia sociale e culturale della politica, le forme politico-istituzionali e le élites locali attraverso cui si strutturano i rapporti di potere nella comunità e nelle relazioni tra periferie e centro supralocale rappresentano un collante nella narrazione storica delle fasi salienti: con le ricadute di guerre coloniali e di due guerre mondiali, di altrettanti dopoguerra, negli anni del regime fascista indagati attraverso le terre della famiglia Mussolini, nel primo ventennio repubblicano di "grande trasformazione" di costumi e modelli di vita. Le biografie individuali e collettive interagiscono con il milieu socio-culturale di contesti e paesaggi diversi, con percorsi esemplari di "vite globali" tra Europa e Americhe. Nell'approssimarsi ad una verosimile "storia totale", questa "storia di comunità" cerca inoltre di dare un nome ed un volto sia ai luoghi sia ai protagonisti della narrazione. La ricerca si avvale di un confronto tra il database digitale di Ellis Island a New York e la documentazione conservata presso gli archivi territoriali (a Meldola, come a Forlì e a Roma). Si fanno interagire fonti di natura archivistica e statistica, a stampa e fotografica, digitali e audio-visive, autonarrative e di luoghi di memoria. La storia del Novecento ci appare quasi in "presa diretta", con attori e comprimari di cui intravediamo la fisonomia e le movenze, ascoltandone i linguaggi e recependone le immagini; come fosse un film al Cinema Paradiso.
Lenin e Oriani. Il «corpo sacro» del leader nelle religioni politiche del Novecento
Dino Mengozzi
Libro: Libro rilegato
editore: Il Ponte Vecchio
anno edizione: 2021
pagine: 192
Due delle maggiori religioni politiche del Novecento, il fascismo italiano e il comunismo sovietico, si fondano su corpi defunti, eletti a sacre reliquie. Nello stesso anno 1924, infatti, Mussolini poneva le spoglie di Alfredo Oriani (morto nel 1909) in un sarcofago di pietra, creando un luogo cerimoniale al Cardello (dov'era nato) e la figura del "precursore" del fascismo; Stalin invece patrocinava l'immortalizzazione di Lenin, appena deceduto, ponendolo in un mausoleo sulla Piazza rossa a Mosca. Il culto del capo era impersonato da due vivi: la retorica intorno a Oriani parava il culto di Mussolini; l'imbalsamazione di Lenin quella del culto della personalità di Stalin. I totalitarismi ponevano così la loro legittimazione non sulle elezioni ma sulla pubblica condivisione dei corpi sacri dei "fondatori". Ne discendeva l'indiscutibilità delle ideologie ridotte a catechismi, un modello di leadership di tipo mistico, il primato dei dirigenti sui militanti. Un "lutto" prolungato impregnava sotterraneamente due morali sociali antindividualistiche, al fine di impedire che la formazione dell'io, propria della modernità, potesse scivolare verso l'individualismo e il corpo "edonista" dell'Occidente liberale. Questo libro ripercorre, attraverso l'attenzione alla sacralizzazione della politica, il ruolo del corpo del capo nella formazione del consenso.
Pio VII a Firenze e in Toscana. I cinque viaggi di papa Chiaramonti dal 1804 al 1815
Silvio Balloni
Libro
editore: Il Ponte Vecchio
anno edizione: 2020
pagine: 168
Attraverso una documentazione d'archivio rimasta sinora inesplorata, integrata dall'attenta ricognizione delle fonti edite, sono ricostruite in questo libro le vicende storiche, politico-diplomatiche ed ecclesiastiche che hanno preparato e scandito i cinque passaggi a Firenze e in Toscana di papa Pio VII, verificatisi tra il 1804 e il 1815. La presenza del pontefice a Firenze nel momento in cui la città è capitale del borbonico regno d'Etruria, poi del granducato di Elisa Baciocchi e infine del restaurato dominio Lorenese, è narrata con particolare attenzione al protocollo diplomatico e al cerimoniale di corte che hanno sovrinteso e organizzato l'accoglienza di papa Chiaramonti e del suo numeroso seguito. Ampie ragioni di politica internazionale, e sottili valutazioni di ambito ecclesiale determinano la diversa tipologia dei cinque viaggi del pontefice a Firenze: a partire dai primi due del biennio 1804-1805, attentamente pianificati e scaturiti dall'andata e ritorno del pontefice a Parigi per l'incoronazione imperiale di Napoleone, passando per l'avventurosa e brevissima presenza di Pio VII, ormai prigioniero dell'imperatore, alla Certosa fiorentina nel 1809, sino agli ultimi due passaggi negli stati toscani del 1815, resi necessari dalla fuga di Napoleone dall'Elba e dall'occupazione di Roma da parte di Gioacchino Murat, prima della definitiva restaurazione di Pio VII nei suoi domini. Spicca, sul tumulto e la storica complessità degli eventi, l'aura ora energica e intransigente, ora dolce e mansueta di Pio VII Chiaramonti, "papa delle rivoluzioni e dei tempi nuovi" (P. Boutry).
Selvapiana. Una curtis di una signoria monastica dalle origini al dominio di Firenze
Luigi Mosconi
Libro: Copertina morbida
editore: Il Ponte Vecchio
anno edizione: 2019
pagine: 120
Il castello di Selvapiana è menzionato, per la prima volta, in una donazione del 1232, quando il figlio di uno sconosciuto Taddeo lo sottometteva alla Chiesa romana. Intorno al 1274, Selvapiana apparteneva alla signoria dell'abbazia del Trivio (Montecoronaro) con la quale i discendenti di Taddeo, nominati Della Faggiola, condividevano il potere. Uguccione di Rainerio Della Faggiola, al principio della sua esperienza signorile, ma già famoso condottiere nell'Italia centro-settentrionale, custodiva insieme ai suoi fratelli il castello di Selvapiana e alla fine del XIII secolo lo aveva anche fortificato. È attendibile che nei primi anni del Trecento, Uguccione abbia ospitato Dante Alighieri nei suoi castelli «ne' monti vicini ad Orbino» - tra i quali non possiamo escludere quello di Selvapiana - come testimonia Giovanni Boccaccio nel suo "Trattatello in laude di Dante", e come vuole anche la tradizione. Alla fine degli anni Venti del XIV secolo, quasi tutto il potere della signoria del Trivio era passato nelle mani dei Della Faggiola. Dalla spartizione dei castelli e dei territori di quella casata, Selvapiana toccò a Paolozzo, poi a Cionarino e dopo di lui a un altro Paolozzo. Quest'ultimo tenne il castello fino al 1404, quando diventò un raccomandato del comune di Firenze. Nel 1424, passò dalla parte del duca di Milano e guerreggiò contro i fiorentini i quali, nel 1431, lo spogliarono di tutti i suoi averi. Il paese, quindi, fu aggiunto alle altre località della Val di Bagno che i Gambacorti tenevano sotto l'accomandigia di Firenze e quando questi ultimi decisero di lasciare la valle per trasferirsi nel reame di Napoli, Selvapiana fu incluso nel dominio fiorentino.
Una comunità nella «Grande Emigrazione». Meldola-Lichfield, Romagna-Connecticut, Italia-Stati Uniti. Ediz. italiana e inglese
Libro
editore: Il Ponte Vecchio
anno edizione: 2019
pagine: 224
La ricerca si avvale di un confronto tra il database "Ellis Island passenger search" e la documentazione conservata presso il ricco Archivio storico del Comune di Meldola. Una "reciprocità di sguardi" tra Romagna e Connecticut permette di ricostruire e narrare una esemplare storia transnazionale tra le due sponde dell'oceano Atlantico, tra Italia e Stati Uniti. Interagiscono fonti di natura archivistica e statistica, a stampa e fotografica, corrispondenze private e monumenti pubblici, molteplici fonti digitali. Si ricostruisce l'anagrafe di una comunità emigrante di circa 800 persone (tra 1896 e 1926), mettendo a fuoco storie sociali e culturali di nuclei e gruppi familiari attraverso successive generazioni nel corso del Novecento. È un progetto di Public History che si sviluppa tra Meldola e Litchfield, ricomponendo connessioni, reti e catene migratorie di cui si erano perse le tracce.
Militari ebrei in Romagna. Tra Grande guerra e leggi razziali
Alberto Gagliardo
Libro: Copertina rigida
editore: Il Ponte Vecchio
anno edizione: 2019
pagine: 88
Il 17 novembre 1938 si consumò, "nel nome della razza", un grande tradimento dello Stato italiano verso una parte dei suoi cittadini. Tra costoro ce n'erano tanti che per quello stesso Stato e per la sua monarchia solo venti anni prima avevano combattuto "con disciplina e onore" nelle trincee della Prima guerra mondiale. Qui si ricostruisce la storia della loro militanza patriottica, prima, e della loro espulsione, poi, e lo si fa inquadrando l'una e l'altra dalla prospettiva regionale della Romagna. Non per provinciale attaccamento alle "piccole patrie", ma perché tale riduzione del campo di indagine consente una prossimità con l'oggetto di studio che ne può restituire più a fondo i dettagli umani - i quali, oltre che essere un pietoso risarcimento per le sofferenze patite, sanno sempre illuminare l'intero quadro di cui essi sono una parte.