Medusa Edizioni: Le api
Sostituirsi a Dio. Saggio su Solov'ëv
Alexandre Kojève
Libro
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2009
pagine: 142
Il filosofo francese di origini russe Alexandre Kojève divenne un mito della cultura dopo il seminario hegeliano che tenne a Parigi negli anni 30, dove ebbe come allievi, tra gli altri, Lacan, Bataille, Merleau-Ponty, Queneau, Caillois, Aron. La sua riflessione è ancora da indagare in alcuni aspetti: per esempio, il rapporto con la religione. Per tutta la vita Kojève fu ossessionato dall'idea di Dio, fino a spogliare la teologia del suo abito divino. L'immagine speculare atea di una visione religiosa: è questa, in fondo, la lettura che ci ha dato di Hegel. Una disposizione derivata dalla sua terra d'origine, la Russia,e dall'Oriente. Oltre a Dostoevskij e Tolstoj, egli fu molto influenzato dal pensiero di Solov'ëv, al quale dedicò il saggio che qui presentiamo, rielaborato e pubblicato nel 1934-1935. Pagine dove troviamo la prima importante indicazione sul rapporto con la religione: era già chiaro a Kojève che qualsiasi compimento della metafisica implicava andare oltre quella propriamente detta o religiosa. Vale a dire: andare alla ricerca di un sostituto di Dio che sia il libero risultato dell'azione umana nella storia, che permetta cioè all'uomo di comprendere la propria storia in generale, e quella religiosa in particolare, senza il ricorso a Dio. Un dibattito sull'ateismo e la "fine della storia" più che mai aperto.
L'arte di piacere
François-Augustin Paradis de Moncrif
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2009
pagine: 128
Tra le opere di Moncrif, gli Essais sur la nécessité et les moyens de plaire (noti come L'arte di piacere) sono quella che conobbe maggior successo ai suoi tempi, e che al lettore di oggi può ancora offrire uno dei modi migliori e più suggestivi per penetrare nello spirito dei salotti e delle corti settecentesche. Essa non è solo un manuale di buone maniere per gentiluomini (e, nella sua seconda parte, un trattato di pedagogia per futuri gentiluomini): attraverso uno stile di grande scorrevolezza e levità, Moncrif espone una vera e propria filosofia della socievolezza, intesa appunto come "arte di piacere". Malgrado l'elegante disinvoltura dell'esposizione, quella che Moncrif finisce per tratteggiare è un'immagine della vita sociale (che è piuttosto un ideale), i cui valori sono quelli della cortesia e del buon gusto: in essa, l'amabilità, la disponibilità nei confronti degli altri, il rispetto per il loro amor proprio costituiscono gli elementi di un'"arte di vivere", che esprime, al contempo, una precisa visione del mondo, dove la fraternità non è né un precetto religioso, né un utopico progetto rivoluzionario, ma una questione di buona creanza. Nella società odierna, dove i rapporti tra uomini assumono ogni giorno di più il carattere brutale della competizione e dello scontro, L'arte di piacere di Moncrif acquista, per contrasto, un'attualità che esige di essere meditata.
Barceló o la pittura
Castor Seibel
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2009
pagine: 64
"L'artista è il vero materialista", scriveva Francis Ponge. Una definizione che sembra coniata appositamente per Miquel Barceló, pittore che con la materia intrattiene da sempre un rapporto complesso e privilegiato. Di tale rapporto parla l'autore di questo libro, tra i primi a essersi interessato al lavoro dell'artista di Maiorca che, da parte sua, ha trasformato il "critico" Seibel in soggetto per una delle sue più celebri serie di ritratti. Attraverso cinque testi brevi, scritti fra il 1992 e il 2007, Seibel indaga l'universo pittorico di Barceló senza offrire alcuna soluzione apparente al mistero che si nasconde dietro la materia convertita in luce e pittura. Senza rinchiudere l'arte in un sistema ma liberando, al contrario, uno sguardo lucido e al tempo stesso spiazzante su un'opera che necessita di interrogazioni costanti. Una pittura che custodisce gelosamente il proprio mistero, ma non per questo cessa di offrirsi allo sguardo. Come ogni grande opera, anche quella di Barceló è polivalente: per questo, conclude Seibel, quando si scrive "non si scrive per il pittore, ma per l'amore che si nutre verso la sua pittura. Tanti sguardi quante visioni, quante interpretazioni possibili".
Il Dio degli increduli (Villon e Rabelais)
Étienne Gilson
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2009
pagine: 124
In questo piccolo libro, Étienne Gilson (1884-1978), filosofo cattolico neotomista si occupa di due autori apparentemente lontanissimi dal suo campo di indagine: François Villon, il poeta francese del Quattrocento autore della celeberrima Ballata degli impiccati, ladro, malfattore, bandito, per lo più ritenuto ateo; e François Rabelais, l'autore del Gargantua e Pantagruele, letto generalmente come pre-libertino, carnale, pagano e mondano, fastidito dalla teologia proprio a causa del suo passato di frate francescano. «Bisognerebbe mettersi nelle condizioni di comprendere i testi, prima di commentarli». Sulla base di questo principio, Gilson smonta queste immagini semplificate dimostrando la familiarità di Villon e Rabelais con la Bibbia, la patristica e il lessico filosofico medievale, il che dà ancora più forza alla posizione di eccentricità scelta dai due scrittori. Basta leggere il Gargantua, dice Gilson, grattare appena la superficie delle parole e delle locuzioni, per trovarvi la ripresa di luoghi biblici e teologici, così familiari all'orecchio dell'uomo medievale, da non poter sfuggire nemmeno al più distratto dei commentatori. È una lettura che fa giustizia di tanti facili alibi storiografici, come la "frammentazione postmoderna". Non ci sono frammenti se non dove non si ha voglia di raccoglierli: questa è la sostanza del monito di Gilson, a suo modo progressivo e, nel nostro tempo, anche costruttivamente eretico.
Visita ad Heidegger
Jean Guitton
Libro
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2008
pagine: 82
Fine anni '50, il grande filosofo tedesco vive ormai quasi da eremita nella sua celebre capanna in mezzo ai boschi; un altro filosofo, Jean Guitton, francese, cattolico, amico di Paolo VI, è a Friburgo per una conferenza su Pascal e Leibniz. Heidegger è fuori città; non potendo assistervi, il giorno dopo invia a Guitton un biglietto invitandolo nella sua casetta fra i boschi. Heidegger è già il filosofo messo sotto accusa per il "peccato" nazista degli anni Trenta, però la sua filosofia è sempre un riferimento per il pensiero esistenzialista. Guitton è curioso di conoscere come vive questo pensatore che si è ritirato dal mondo. Queste pagine memorabili sono la cronaca umana e filosofica di quell'incontro sul "sentiero di campagna". Guitton delinea con brevi tratti incisivi l'aspetto fisico, il modo di atteggiarsi, il parlato, gli oggetti sul tavolo del filosofo tedesco, la moglie, sposa devota del mito. Guitton cerca di cogliere la verità di quell'uomo, la "sua maniera di essere", egli è - annota - "un uomo il cui corpo cerca il lusso del silenzio e della semplicità". E Heidegger conclude la giornata con la consegna del suo testamento: Il sentiero di campagna.
Parigi fantasma
Louis-Sebastien Mercier
Libro
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2008
pagine: 64
Se Parigi è meno una città che un mito, parte del merito andrà ascritta a Louis-Sébastien Mercier, il quale nel Tableau de Paris ne ha fornito un ritratto suggestivo, pieno di vita e di passione. Nato in uno dei quartieri più antichi e popolari della città, Mercier la osserva con l'occhio curioso e attento del conoscitore, ma anche con tutto il trasporto dell'innamorato. Per il lettore di oggi, a ogni pagina, vengono come evocati gli spettri di una Parigi scomparsa per sempre: nelle sue descrizioni, vivaci e pittoresche, riaffiora una "Parigi fantasma", che vive nelle strade e nelle piazze, nelle botteghe e nei caffè, formicolanti di artigiani, operai, letterati squattrinati, oziosi aristocratici, delinquenti, sbirri, accattoni, prostitute.
La Madonna a Treblinka
Vasilij Grossman
Libro
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2007
pagine: 48
La raffigurazione immortale della maternità, e quindi della continuazione della vita, colta nella bellezza "oscura" della Madonna Sistina di Raffaello, evoca in Grossman il ricordo delle più grandi tragedie vissute dall'uomo contemporaneo. Anche qui, come in Vita e destino, non esita ad accostare il nazismo hitleriano al bolscevismo di Stalin, Treblinka agli orrori della collettivizzazione forzata. Tale inaudita spregiudicatezza non poteva certo essere tollerata dalla censura sovietica nel 1955, anno della stesura del saggio, agli inizi di un timido disgelo, nel cui clima si inquadrava anche l'esposizione a Mosca dei capolavori della Pinacoteca di Dresda, da dove erano stati prelevati dalle truppe sovietiche alla fine della Seconda guerra mondiale. Il veto non cadde neppure dopo il XX Congresso del Pcus (1956), il "discorso segreto" di Krusciov e l'avvio della destalinizzazione. Si è dovuta così attendere la perestrojka gorbacioviana per vedere la pubblicazione dello scritto sulla Madonna Sistina sulla rivista "Znamja", nel 1989.
Idea del teatro
José Ortega y Gasset
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2006
pagine: 116
«Urge che il teatro ritorni a essere qualcosa di vivo, di forte, che turbi i cuori inerti: una doccia al servizio dell'igiene morale», scriveva José Ortega y Gasset nel 1930. Un teatro che non esitava a definire "ultramondo", "ultravita", dov'è possibile «convertire se stessi in irrealtà»; l'altro mondo per eccellenza. Ma oggi, almeno in Occidente, osservava l'autore, «non c'è quasi niente che non sia in rovina...»: il teatro in forma, quello di Eschilo, Sofocle, Aristofane, oppure quello di Shakespeare e Ben Johnson, Lope de Vega e Calderón, o ancora quello di Corneille e Racine, di Goethe e Schiller, o della Commedia dell'Arte napoletana, non esiste più. Se «la città moderna non produce, consuma», anche il teatro si è infine consumato. L'uomo-massa di Ortega è divenuto uomo mass-media, dove «il mondo virtuale-irreale e fantastico del teatro, alternativa al mondo della realtà vista come un contorno imposto, come rigida circostanza», è soppiantato da un ultramondo prefabbricato, globalizzato e mediatico. Alla tv-spazzatura, osserva Francesca Falchi nella Prefazione, corrisponde oggi il teatro-spazzatura, che assolda critici per sostenere un nulla che si crea e che non si può distruggere, non perché il flusso sia continuo, ma perché il nulla inteso come assenza radicale di idee è indistruttibile.
Il futuro a vapore. L'Ottocento in cui viviamo
Alessandro Zaccuri
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2004
pagine: 63
Da quando il Novecento è diventato il "secolo scorso", l'Ottocento è tornato a giocare un ruolo inatteso nel nostro panorama culturale, riportandoci indietro di cento anni esatti e costringendoci ad affrontare i grandi problemi che il "secolo breve" ha lasciato irrisolti. Più in profondità, il XIX secolo e il XXI si rivelano legati da affinità geopolitiche, in conseguenza delle quali il panorama del tardo Ottocento appare simile a quello determinatosi dopo l'11 settembre. L'inquietudine per l'avanzata del fondamentalismo islamico, l'incertezza davanti all'imperscrutabilità del colosso cinese, la lotta per l'indipendenza della Cecenia sono elementi del presente che trovano nel passato ottocentesco la loro motivazione più autentica.
Goethe. Un ritratto dall'interno
José Ortega y Gasset
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2003
pagine: 130
Le biografie di Goethe, osserva Ortega y Gasset, sono state elaborate secondo un'ottica monumentale, una visione solamente dal di fuori, a distanza e senza dinamismo interiore. Il "suo" Goethe – promette l'autore spagnolo – sarà invece costruito secondo un'ottica inversa: un "Goethe dall'interno" che, inutile al suo io, è stato proprio l'uomo che ci ha insegnato la fedeltà al nostro. Però, come scrive nella Prefazione il filosofo Stefano Zecchi, «Goethe è celebrato e ammirato, ma è il vero sconfitto della nostra civiltà che si è costruita attraverso la radicale scissione dei saperi, che ha sviluppato una modernità specializzando le conoscenze, disgregando qualsiasi idea di organicità della vita. Non c'è neppure un pezzetto di Goethe nella nostra cultura, perché lui è il più geniale antimoderno della modernità, perché la sua visione del mondo, se avesse trionfato, avrebbe configurato una diversa concezione dell'uomo sulla Terra e in Cielo». Il chiarimento della sua figura, in modo che ci possa servire, lo si può ottenere soltanto rovesciando il nostro rapporto con Goethe. Una operazione che salva il classico, usandolo senza riguardo per la nostra salvezza, un tentativo di risurrezione che lo risommerge nell'esistenza. Ne risalta un Goethe vitalmente inquieto e insoddisfatto: e lo è come il suo Faust, come Werther e Meister.
La voce delle passioni
Jean-Loup Charvet
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2003
pagine: 64
Il mito perenne dell'androgino è da Charvet attualizzato e ricollocato nel quadro dell'epoca barocca, soprattutto di quella musicale. La penna dell'autore è posta "al servizio di un pensiero fecondo, preciso", dal quale sprigionano a raffica "intuizioni avvincenti sulla musica dell'età barocca". È questo un libro che aiuta nella comprensione di un'epoca, quella Barocca, dalla cronologia labile, dai mille volti di Proteo, dai caratteri sfumati; epoca caratterizzata da un negativo antropologico tornato, oggi, di moda. La cui aspirazione massima, avverte Charvet, era quella di poter "vivere il doppio per meglio raggiungere l'uno", quello di "partecipare al molteplice per accedere all'unità".
Sul colonialismo. Verso un incontro tra Occidente e Oriente
Simone Weil
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2003
pagine: 86
In questo scritto inedito del 1943, Simone Weil propone un'analisi inquietante dell'impresa coloniale. La filosofa evidenzia le analogie, di metodo e di risultati, fra il colonialismo e il nazismo: entrambi hanno soprattutto praticato, con l'uso sistematico della forza, lo sradicamento culturale e religioso di intere popolazioni.