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Mondadori: Le scie. Nuova serie

Sangue sulla Resistenza. Storia dell'eccidio di Porzûs

Tommaso Piffer

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2025

pagine: 264

Il 7 febbraio 1945 un commando di partigiani comunisti dei GAP attaccò a tradimento un gruppo di partigiani dell'Osoppo stanziato alle malghe di Porzûs, a pochi chilometri in linea d'aria da quello che oggi è il confine italo-sloveno. Il comandante e il delegato politico dell'Osoppo vennero uccisi sul posto, insieme a una donna e a un giovane che si trovavano alle malghe. Altri quattordici partigiani furono fatti prigionieri e assassinati barbaramente nei giorni successivi. Tra le vittime, anche il fratello di Pier Paolo Pasolini, Guido. Fu il più grave scontro interno alla resistenza italiana, oggetto di un dibattito storiografico e politico che si è trascinato fino a oggi. Nel primo dopoguerra la magistratura accertò la responsabilità di parte degli esecutori, ma molti interrogativi rimasero senza risposta. Chi aveva ordinato ai GAP di attaccare il presidio osovano? Era stato il Partito comunista italiano? Oppure il comando della divisione Garibaldi Natisone, che era entrato in rotta di collisione con gli osovani sull'appartenenza della zona di confine alla Jugoslavia socialista? O era stato il IX Corpo sloveno, che non aveva mai fatto mistero di non tollerare nella zona contesa formazioni partigiane che non fossero sotto il suo controllo? Oppure era stata una iniziativa personale dei gappisti? Attraverso un imponente e accurato lavoro di archivio, che incrocia per la prima volta documenti inediti italiani e sloveni, Tommaso Piffer getta nuova luce su uno degli episodi più controversi della storia della resistenza italiana, dando un nome e un volto ai mandanti dell'eccidio e mostrando come i fatti di Porzûs non siano soltanto una storia di frontiera, ma uno «straordinario crocevia di tutta la storia del Novecento europeo».
23,00 21,85

Russia. Storia di un impero eurasiatico

Aldo Ferrari

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 372

La storia russa viene spesso vista come un processo altalenante di attrazione e repulsione nei confronti prima dell'Europa e poi in generale dell'Occidente, in cui momenti di grande apertura si sono alternati ad altri di chiusura più o meno completa. La storia della Russia non dovrebbe però essere letta come quella di una periferia europea, ma inquadrata all'interno di dinamiche autonome. Se infatti la prima Russia, la Rus' di Kiev, creata nella seconda metà del IX secolo dalle genti scandinave, slave e ugro-finniche, era decisamente aperta agli influssi europei, il periodo successivo - a partire dal «giogo mongolo» sino alla seconda metà del XVII secolo - è stato caratterizzato da un parziale allontanamento dall'evoluzione storica europea. È allora che la Russia, osserva Aldo Ferrari, «matura in maniera definitiva la sua particolare conformazione geografica, politica e culturale, divenendo un mondo diverso rispetto all'Europa, inserito in prospettive e orizzonti propri, particolari». Un mondo determinato non soltanto dalla sua dimensione slava e dai contatti con i paesi europei e l'Impero bizantino, ma anche dai rapporti con i popoli nomadi delle steppe e, più tardi, dalla competizione con gli altri imperi eurasiatici (ottomano, persiano e cinese). Nel corso dell'Ottocento e sino alla rivoluzione del '17, infatti, l'Impero russo ha completato la sua grande espansione territoriale, con la conquista di tutta l'Eurasia settentrionale. Questa dimensione eurasiatica perdura fino ai giorni nostri, sotto la guida di Putin, quando nel paese è tornato a consolidarsi un sistema incentrato sullo statalismo e sull'accentramento del potere nelle mani del presidente, riprendendo in un contesto politico del tutto nuovo la tradizione autocratica risalente almeno a Ivan IV, il Terribile. In un accurato e appassionante volume, Ferrari ricostruisce la storia della grande potenza russa attraverso gli elementi che ne hanno forgiato l'identità, ponendo particolare attenzione all'aspetto autocratico della sfera politica, frutto non solo dell'eredità bizantina, ma anche di quella mongola; alla natura multietnica del paese, tanto nell'epoca zarista quanto in quella sovietica; e infine alla politica neo-imperiale della Russia odierna e alla sua collaborazione con la Cina all'interno del progetto di una Grande Eurasia in opposizione all'egemonia occidentale.
23,00 21,85

Giovanni. Il discepolo che Gesù amava

Giulio Busi

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 156

Il Vangelo di Giovanni è il più colto dei Vangeli ma anche il meno affidabile dal punto di vista storico. È questa un'opinione antica, diffusa, tenace. Ed è però un'opinione profondamente falsa.
20,00 19,00

Il mito dei Borbone. Il Regno delle Due Sicilie tra realtà e invenzione

Andrea Mammone

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 192

Negli ultimi anni, la memoria collettiva dell'Unità d'Italia è stata messa in discussione e si sono moltiplicate le controstorie sul Risorgimento, in particolare da parte del movimento neoborbonico. Una rilettura della storia che vede nella spedizione garibaldina e nell'annessione del Regno delle Due Sicilie una vera e propria conquista coloniale da parte di un potere straniero, con tutte le conseguenze di violenza e subordinazione. I neoborbonici sostengono che i sabaudi avrebbero depredato il Meridione, impoverendolo a vantaggio del Settentrione, causando arretratezza culturale ed emigrazione di massa e lasciandolo in una condizione di inferiorità economica e sociale. Secondo questa fantasiosa interpretazione del passato, il più grande complesso siderurgico della Calabria sarebbe stato volutamente lasciato decadere per favorire l'industria settentrionale; le riserve auree dei Borbone e il sistema bancario del regno sarebbero stati depredati per riempire le casse sabaude. Una visione che considera i briganti come eroi resistenti, l'assedio di Gaeta come un evento da mitizzare, promuove giornate del ricordo per le vittime borboniche ma dimentica i tantissimi patrioti meridionali che si sono battuti per un'Italia unita. Attraverso un'appassionata e documentata analisi, lo storico Andrea Mammone esamina le numerose narrazioni antirisorgimentali e ne mette in luce le distorsioni, dissezionando il mito che le accompagna, raccontando le contraddizioni e la realtà del Regno delle due Sicilie e ripercorrendo i fatti ignorati dalla galassia revisionista. Partendo dal presupposto che il fenomeno del neoborbonismo è indissolubilmente legato alle attuali condizioni economiche e politiche. Perché l'abbandono del Sud è reale, e alimenta «il fascino di una narrazione che, in linea con le tendenze populiste odierne, e sfruttando alcune paure e malumori popolari, spinge al vittimismo e scarica le responsabilità su un nemico (immaginario o reale), offrendo soluzioni facili a problemi complessi».
20,00 19,00

Il fronte segreto. Gli Alleati, la Resistenza europea e le origini della Guerra Fredda 1939-1945

Tommaso Piffer

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 420

Durante la seconda guerra mondiale, mentre infuriava la battaglia tra gli Alleati e la Germania nazista, alle spalle del fronte si combatteva un altro conflitto altrettanto cruciale: quello per il futuro dell'Europa. Un conflitto fatto di operazioni speciali, guerriglia partigiana e intelligence. Un fronte segreto che vide inglesi, americani e sovietici sostenere, finanziare e tentare di dirigere i movimenti di resistenza che contendevano ai nazifascisti il controllo dell'Europa occupata. Per raggiungere i propri obiettivi gli inglesi crearono lo Special Operations Executive (SOE) e gli americani l'Office of Strategic Services (OSS). Mentre l'Unione Sovietica, che inizialmente aveva collaborato con la Germania di Hitler nella repressione della resistenza, dopo l'invasione tedesca del 1941 divenne il quartier generale politico, morale e in certi casi militare di uno degli attori fondamentali della resistenza antinazista: i partiti comunisti europei. Per Londra, Washington e Mosca la sfida però non era solo militare, ma anche politica. I boschi e le montagne dove i partigiani combatterono diventarono, per gli Alleati, i campi di battaglia di una guerra per procura per forgiare l'Europa che sarebbe sorta dalle ceneri del conflitto. Eppure, questa pagina di storia finora è stata raccontata per lo più in un'ottica di tipo nazionale, mai come una storia europea. Il ricco e ben documentato volume di Tommaso Piffer integra per la prima volta in un'unica narrazione la storia dei tre Alleati e quella dei movimenti partigiani europei, con particolare attenzione agli aspetti delle relazioni politiche e all'allestimento delle operazioni segrete sul campo, fornendo una finestra preziosa attraverso la quale guardare in modo diverso al conflitto mondiale nella sua interezza. Un'inedita lettura che getta nuova luce sull'impatto che quelle dinamiche ebbero sulle divisioni politiche e ideologiche del dopoguerra e sulle origini della guerra fredda.
28,00 26,60

Matteotti e Mussolini. Vite parallele. Dal socialismo al delitto politico

Mimmo Franzinelli

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 480

A un secolo dal delitto Matteotti, il ricordo del deputato socialista rischia di rimanere confinato alle terribili modalità della sua morte, che hanno fatto di lui un'icona del martirio. A ciò si è aggiunta l'evocazione di una poco convincente pista affaristica sulle ragioni dell'omicidio, che in realtà fu la risposta di Mussolini all'intollerabile sfida di quel tenace e inflessibile avversario che in Parlamento lo contrastava efficacemente. È dunque rimasto trascurato e poco conosciuto il vero Matteotti: il politico animato da un intransigente progetto riformista, il coerente assertore di una lungimirante visione internazionalista, il leader che si espone anche per i tanti compagni defilatisi quando la lotta diviene senza risparmio di colpi. Questo libro, frutto di una lunga ricerca su documentazione d'epoca, ricostruisce fin nei dettagli la figura di Giacomo Matteotti nella dimensione famigliare, nell'affermazione sulla scena nazionale quale implacabile oppositore dell'illegalismo fascista e – prima ancora – del massimalismo socialista. Ma non solo. In parallelo, quasi in un gioco di specchi, il volume illustra i significativi intrecci personali e politici con l'itinerario di Benito Mussolini, dall'iniziale collocazione in area socialista e dalle comuni pulsioni antimilitariste, e poi nelle diversificazioni dinanzi alla Grande Guerra, con una contrapposizione costante e irreversibile sino al tragico epilogo. La ricostruzione di Franzinelli va ben oltre l'arco temporale della vita di Matteotti: segue infatti le tracce degli assassini, approfondisce personalità e ruolo di esecutori e complici, individua i solerti depistatori ed esamina la (momentanea) disgregazione del blocco mussoliniano provocata dallo sdegno per il delitto, spiega le modalità di superamento della più grave crisi politica del Ventennio, svela le mistificazioni del processo alla «Ceka del Viminale» e porta alla luce il persistente legame tra il duce e il gruppo criminale cui commissionò l'eliminazione di quel suo nemico giurato. Un testo documentato e avvincente, che si leva al di sopra dei cliché sulla tragica fine del deputato socialista e dal quale emergono le variegate sfaccettature della personalità di Giacomo Matteotti, un politico che guardava all'avvenire e il cui insegnamento conserva aspetti di persistente attualità.
25,00 23,75

45 milioni di antifascisti. Il voltafaccia di una nazione che non ha fatto i conti con il Ventennio

Gianni Oliva

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 228

«In Italia sino al 25 luglio c'erano 45 milioni di fascisti; dal giorno dopo, 45 milioni di antifascisti. Ma non mi risulta che l'Italia abbia 90 milioni di abitanti»: la frase attribuita a Winston Churchill fotografa con la forza del sarcasmo la condizione di un paese che nel 1940 è entrato in guerra inneggiando all'aggressività fascista e tre anni dopo se ne è prontamente dimenticato. Dopo la Conferenza di Pace di Parigi del 1946, tutte le responsabilità della disfatta vengono infatti attribuite esclusivamente a Mussolini, ai gerarchi e a Vittorio Emanuele III. Una volta eliminati i primi a Dongo e in piazzale Loreto ed esautorata la monarchia con il referendum del 2 giugno, l'Italia può riacquistare la sua presunta integrità politica e morale usando la Resistenza, opera di una minoranza, come alibi per assolversi dalle responsabilità del Ventennio. Quando i perdenti salgono sul carro dei vincitori la memoria storica viene spazzata via e ha inizio una nuova stagione. Per eliminare una classe dirigente bisogna però averne un'altra a disposizione: come defascistizzare tutto e tutti se in quegli anni pressoché tutto e tutti erano stati fascisti? La rottura con il passato si rivela così un brusco e disarmante riciclo senza pudore di uomini, di strutture e di apparati: come nel caso eclatante di Gaetano Azzariti che, da presidente del Tribunale della Razza, massimo organismo dell'aberrazione razziale, diventa vent'anni dopo presidente della Corte costituzionale, massimo organismo di garanzia della democrazia, senza che nessuno gli abbia chiesto di ritrattare, né il monarchico Badoglio, né il comunista Togliatti, né il democristiano Gronchi. Gianni Oliva ci costringe, ancora una volta, a guardare alla storia con onestà, facendo luce su quanto i «conti non fatti sul passato» pesino ancora sul presente.
21,00 19,95

Le belle. Ritratti femminili nelle stanze del potere

Francesca Cappelletti

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 180

Nella seconda metà del Seicento, nei più importanti palazzi nobiliari, intere stanze erano destinate a ospitare i ritratti delle «donne famose» del tempo, quasi a catalogarle. Dame contemporanee, influenti personaggi di corte o bellezze leggendarie la cui fama si diffondeva velocemente fra i circoli dell'aristocrazia europea. Mogli di principi o future madri di cardinali, anelli fondamentali di alleanze politiche e pedine insostituibili di complesse strategie familiari. Personaggi celebri per la loro bellezza, spesso all'origine di passioni incoercibili e di eventi drammatici. Queste tele, note come «le Belle», popolavano le maggiori collezioni italiane ed europee. Una moda che aveva precedenti illustri e che Francesca Cappelletti racconta con appassionata ammirazione e competenza in queste pagine. Un affascinante viaggio che ci accompagna nelle camere dedicate ai ritratti femminili della cinquecentesca collezione Farnese, o in quella del cardinale Pietro Aldobrandini, nipote di Clemente VIII, passando per le «Stanze delle Veneri», allestimenti fra il mitologico e il licenzioso in cui erano esposti capolavori della pittura rinascimentale raffiguranti le dee e le eroine delle favole antiche, in un tributo non solo a Venere, dea dell'amore, ma anche alle grazie delle protagoniste, spesso sfortunate, dei miti ovidiani. La presenza in questa storia di alcune straordinarie figure catalizzatrici, come per esempio Clelia Farnese, Lavinia Fontana o Maria Mancini, è un ulteriore invito a riflettere «sulle metamorfosi del ritratto femminile, ma anche sul ruolo di alcune donne, sulla loro capacità di mettere in scena se stesse, di creare un personaggio in grado di autorappresentarsi e di generare forme di ritratto». Avvicinandosi ai loro volti fino a sfiorarli, Francesca Cappelletti ne disvela passioni, paure e speranze, ma soprattutto offre una nuova prospettiva per indagare il ruolo della donna nella storia.
21,00 19,95

Tra la terra e il cielo. L'uomo e la natura, una storia millenaria

Peter Frankopan

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2023

pagine: 780

«Quando consideriamo la storia» osserva lo storico Peter Frankopan «la maggior parte delle persone è in grado di indicare il nome dei grandi condottieri e delle principali battaglie del passato. Pochi invece conoscono le grandi tempeste, le inondazioni più devastanti, gli inverni più rigidi, le siccità più severe o il modo in cui questi fenomeni determinarono il fallimento dei raccolti, causarono pressioni a livello politico o favorirono la diffusione di malattie.» Eppure il clima e l'ambiente hanno ricoperto un ruolo centrale nel plasmare il corso dell'umanità. Integrare la storia umana con quella naturale è dunque di fondamentale importanza se vogliamo comprendere correttamente il mondo intorno a noi. In pagine frutto di un'approfondita quanto imponente ricerca, Frankopan non soltanto reinserisce il clima nel racconto del passato, mostrando dove, quando e come gli eventi climatici estremi, i modelli meteorologici a lungo termine e i cambiamenti climatici hanno avuto un profondo impatto sul mondo, ma ricostruisce anche «la millenaria storia dell'interazione umana con la natura, considerando in che modo la nostra specie ha sfruttato, modellato e deformato l'ambiente in base alla propria volontà, nel bene e nel male». Il risultato è una narrazione epica, che attraversa secoli e continenti ed espande gli orizzonti del nostro sguardo, tenendo conto di regioni e territori spesso relegati a un ruolo secondario, o finora interamente ignorati. Il nostro mondo è da sempre soggetto a trasformazioni, transizioni, cambiamenti: guardare indietro nel tempo è il modo migliore per affrontare problemi complessi e ricavare valide lezioni per affrontare le sfide attuali e future. "Tra la terra e il cielo" apre una prospettiva radicalmente nuova e ci invita a riflettere su come il nostro destino è indissolubilmente legato alla salute del mondo naturale. L'ambiente è il palcoscenico «sul quale si svolge la nostra esistenza, e modella tutto ciò che facciamo, chi siamo, dove e come viviamo»; e «se il teatro chiude o crolla, è la fine per tutti noi».
35,00 33,25

Gesù, il re ribelle. Una storia ebraica

Giulio Busi

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2023

pagine: 156

Chi è, veramente, Gesù? Sappiamo cosa è diventato dopo la sua morte, in duemila anni di fede cristiana. Ma come lo considerano i contemporanei? Cosa pensano quando lo ascoltano parlare e mentre lo vedono agire? Poco prima della fine, egli pronuncia su di sé parole enigmatiche: «Io so da dove vengo, e dove vado. Voi, invece, non sapete da dove vengo e dove vado» (Gv 8,14). Può questo messaggio di un «re» ebreo illuminare anche l'origine e la meta della nostra vita? Attraverso un fitto e appassionato dialogo con i Vangeli, Giulio Busi traccia il profilo di un Gesù ribelle, assai diverso dall'immagine del buon pastore, mite e mansueto, trasmessa da gran parte della tradizione cristiana. È il Gesù della polemica e dell'invettiva. E, insieme, il Gesù visionario che sovverte e trascende ogni limite di spazio e di tempo, in continuo movimento tra il «qui» della sofferenza e della sopraffazione e il «là» della pace e della vita spirituale. A delinearsi con chiarezza in queste pagine è, in particolare, una «storia ebraica» del maestro di Nazaret. Per lui, infatti, gli ebrei non sono mai «loro» ma «noi». E se la sua ribellione s'indirizza anche contro l'élite religiosa giudaica, è pur sempre la ribellione di un ebreo, orgoglioso della propria appartenenza, che sa interpretare la Torah in modo straordinariamente raffinato, eppure libero, nuovo, creativo. Alla fine, Gesù è un re proscritto, su cui pende un ordine di arresto. Un rabbi itinerante braccato e costretto a nascondersi. Quando sale a Gerusalemme per l'ultima Pasqua, sa che verrà tradito, catturato, percosso, ucciso. I suoi si sbandano, rinnegano. Solo un gruppo di donne non lo lascia nell'ora più oscura. E soltanto una donna cerca il proprio maestro e per prima lo trova, all'alba, in un giardino, al di là della morte. Il giudaismo ha rifiutato il regno senza potere impersonato da Gesù. Il cristianesimo ha trasformato la missione errante dei primi discepoli ebrei, senza famiglia e senza averi, senza bagaglio e senza armi, in una realtà solida, ben costruita, capace di durare per millenni. Ma la ribellione di Gesù ancora continua.
20,00 19,00

Il secolo mobile. Storia dell'immigrazione illegale in Europa

Gabriele Del Grande

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2023

pagine: 636

Cent'anni fa non esistevano passaporti, si viaggiava senza permessi né lasciapassare. Oggi, al contrario, il regime dei visti di Schengen vieta di entrare in Europa alla maggior parte dell'umanità: ovvero ai ceti poveri e prevalentemente non bianchi dei paesi a medio e basso reddito di Africa, Asia e Caraibi. Ai loro emigranti, respinti dai consolati, non resta che imbarcarsi di contrabbando dai porti franchi del Nord Africa e della Turchia. È così che negli ultimi trent'anni hanno attraversato il Mediterraneo tre milioni e mezzo di viaggiatori senza visto, mentre i corpi di altri cinquantamila giacciono tuttora sul fondo del mare mangiati dai pesci. Come siamo arrivati fin qui? E soprattutto, come ne usciremo? Con il rigore dello storico e il piglio del narratore, Gabriele Del Grande scrive la prima storia dell'immigrazione illegale in Europa. Una storia che spazia dallo sbarco delle truppe africane a Marsiglia nel 1914 fino alla crisi delle ONG a Lampedusa, passando per la stagione della libera circolazione con le ex colonie, il divieto di espatrio dal blocco comunista, i riots razzisti nelle capitali europee, la messa al bando dell'immigrazione non bianca, il crollo del muro di Berlino, il doppio cortocircuito dell'asilo e dei ricongiungimenti familiari e la stretta sui visti che dal 1991 alimenta il mercato nero dei viaggi. Nella sua ricostruzione Del Grande non perde di vista il contesto globale della decolonizzazione, della segregazione razziale oltreoceano, della guerra fredda, dell'ascesa dei movimenti islamisti, del ritorno della Cina e dell'India sulla scena mondiale e del boom demografico – e in prospettiva economico – dell'Africa. Il risultato è una narrazione avvincente, che intreccia le vicende dell'immigrazione con quelle dell'emigrazione e, al contempo, contrappone ai fantasmi del passato suprematista euro-atlantico uno sguardo cautamente ottimista sul futuro. Porre fine agli sbarchi e ai naufragi, infatti, è possibile. Prima però è necessario rimuovere l'ultima invisibile linea del colore. Quella dell'apartheid alla frontiera.
25,00 23,75

Schiavi di Hitler. I militari italiani nei lager nazisti

Mimmo Franzinelli

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2023

pagine: 432

All'annuncio dell'armistizio, divulgato radiofonicamente dal maresciallo Badoglio l'8 settembre 1943, segue rapidamente – in patria e all'estero – lo sfacelo del Regio Esercito. Da Milano a Roma, dalla Francia alla Jugoslavia sino all'isola di Cefalonia, i reparti italiani, lasciati senza direttive, sono esposti all'offensiva dell'ex alleato tedesco e oltre 750.000 tra soldati e ufficiali vengono catturati e deportati nei Lager del Reich. Di questi, solo una minoranza accetta di aderire alla Repubblica sociale italiana in cambio della libertà. Le esigenze dell'economia bellica nazista trasformano quella massa di uomini in forza lavoro coatta: «schiavi di Hitler» fino alla fine della guerra. Basandosi su diari, lettere e fonti d'archivio, Mimmo Franzinelli ripercorre la storia dolente della Resistenza senz'armi di quegli uomini sottoposti a condizioni terribili e per i quali verrà istituita la categoria di Internati Militari Italiani (IMI) per privarli delle garanzie internazionali previste per i prigionieri di guerra. Alle pagine di analisi storica, in cui vengono ricostruite le modalità di cattura di migliaia di giovani soldati, la loro odissea verso i campi di concentramento, le dinamiche collaborazioniste e la strategia «persuasiva» della RSI, subalterna alle esigenze dei nazisti, fa da contraltare la narrazione della vita quotidiana nei Lager in uno stato di privazione assoluta. A raccontare il proprio calvario sono i protagonisti stessi: uomini finora trascurati dalla storia, ma anche figure note, da Giovannino Guareschi a Mario Rigoni Stern. Corredato di una ricca bibliografia, con il censimento delle memorie di tanti internati, "Schiavi di Hitler" approfondisce anche la terribile realtà delle «stragi sconosciute», perpetrate in diverse località da militari tedeschi nella ritirata finale e ignorate nel secondo dopoguerra dalla magistratura militare italiana, in una negazione della giustizia di cui vengono esaminate ragioni e conseguenze. Ma l'opera di Franzinelli rappresenta soprattutto il doveroso omaggio ai tanti reduci dai Lager che, divenuti stranieri in patria ed esclusi per decenni dalla memoria collettiva, hanno ricevuto solo di recente un tardivo – e, per molti, postumo – riconoscimento del valore di quella loro Resistenza.
25,00 23,75

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