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Officina Libraria: Saggi in officina

Arti e lettere a Napoli tra Cinque e Seicento: studi su Matteo di Capua Principe di Conca

Libro: Copertina morbida

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2021

pagine: 834

Matteo di Capua (1568-1607), conte di Palena e secondo principe di Conca, Grande Ammiraglio del Regno di Napoli, fu il più munifico patrono delle arti e delle lettere a Napoli tra Cinque e Seicento. Al suo servizio furono, uno dopo l'altro, l'anziano Torquato Tasso e il giovane Giovan Battista Marino, insieme a uno stuolo di artisti, letterati, artigiani, scienziati e uomini di cultura. Il suo palazzo napoletano è stato spesso ricordato, oltre che come dimora dei due grandi poeti, per le conversazioni che vi ebbero luogo e che portarono al processo per eresia del celebre matematico Colantonio Stigliola. La sua biblioteca e le collezioni d'arte, ricche di opere attribuite a Correggio, Raffaello e Tiziano, furono tra le più importanti mai raccolte a Napoli: esaltate dalle fonti coeve, da Tommaso Costo a Giulio Cesare Capaccio, sono protagoniste delle Vite di Bernardo De Dominici, dove sono spesso ricordate (senza alcun fondamento) come il luogo in cui i pittori napoletani del Seicento avrebbero completato la loro formazione figurativa, davanti a illustri esempi "classici". Nonostante già alla fine dell'Ottocento se ne conoscessero gli inventari, la loro consistenza e la loro storia reale non erano mai state indagate. Le vicende del principe, della sua famiglia, delle sue residenze di Conca, Caiazzo, Napoli e Vico Equense, insieme a quelle delle sue raccolte erano pertanto allo stesso tempo famose e ignote. I saggi contenuti nel volume, in cui si confrontano storici della società, dell'architettura, delle arti antiche e moderne, della letteratura, della musica e del libro, insieme alla vasta documentazione d'archivio ritrovata e trascritta, costituiscono una monografia a più voci, che indaga per la prima volta la breve vita del principe e la formazione, la consistenza, la dispersione della sua biblioteca, delle sue collezioni e della sua corte, viste come punto di incontro tra arti, scienze e lettere.
48,00 45,60

The network of cassinese arts in Renaissance Italy

Libro: Copertina rigida

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2021

pagine: 343

35,00 33,25

Barocco in chiaroscuro. Persistenze e rielaborazioni del caravaggismo nell'arte del Seicento. Roma, Napoli, Venezia 1630-1680

Libro: Libro in brossura

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2020

pagine: 415

Il volume raccoglie gli atti del convegno tenutosi nel giugno del 2019 a Palazzo Barberini, al termine della mostra II trionfo dei sensi. Nuova luce su Mattia e Gregorio Preti. Giovani studiosi ed esperti di fama internazionale riconsiderano nel libro, attraverso diversi approcci metodologici, un importante nodo critico della pittura seicentesca: i tempi e i modi in cui le diverse declinazioni del naturalismo caravaggesco si sono susseguite, accostandosi — e talora sovrapponendosi — alle varie istanze classiciste e barocche nei decenni centrali del secolo. Si è soliti leggere nei manuali di storia dell'arte e in molti saggi specialistici che la moda generata dalle opere di Caravaggio si concluse rapidamente — almeno a Roma — attorno al 1630, ovvero all'indomani del celebre ciclo di tele commissionato da Asdrubale Mattei e della prematura scomparsa di Valentin de Boulogne (1632). Ma le cose sono andate proprio così? È davvero questo il momento finale del caravaggismo? Esisteva una fetta di mercato che, ancora negli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta, richiedeva opere dipinte dal naturale qualificate da forti contrasti chiaroscurali? Per rispondere a queste domande si è scelto di prendere in esame tre differenti contesti geografici e culturali, ognuno dei quali fortemente caratterizzato in ambito pittorico: Roma, Napoli e Venezia. I tre centri sono quelli che, non a caso, Mattia Preti toccò nel corso della sua lunga carriera, mantenendo viva nel pieno Seicento la grande tradizione naturalistica che all'inizio del secolo aveva conosciuto i suoi momenti più alti nella capitale papale e in quella del Viceregno. Del resto, mentre Andrea Sacchi e Pietro da Cortona meravigliavano il mondo con le loro volte in Palazzo Barberini, numerosi altri artisti più o meno noti — tra cui Ribera, Spadarino, Mendoz-zi, Chiesa, Stom e il giovane Luca Giordano — continuavano a dipingere nel solco caravaggesco. Pur con le debite differenze dovute alla specificità della produzione pittorica nelle tre città, non si tratta di episodi marginali e attardati, bensì di importanti testimonianze di un gusto ancora vivo e fecondo, rielaborato secondo una mutata sensibilità e nuovi valori formali.
39,00 37,05

Francesco da Sangallo e l'identità dell'architettura toscana

Dario Donetti

Libro: Libro in brossura

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2020

pagine: 246

Questa monografia presenta, per la prima volta nella sua interezza, la lunga e diversificata attività di Francesco da Sangallo (1494-1576), ultimo erede di una famiglia di artisti protagonisti del Rinascimento italiano. Lui stesso fu presenza duratura nella Firenze del Cinquecento e testimone privilegiato dell'ambiente intellettuale cittadino, coltivando frequentazioni che includevano, tra gli altri, Michelangelo Buonarroti, Benedetto Varchi, Giorgio Vasari, Vincenzio Borghini. Dalla sua poliedrica produzione — di scultore, già nota agli studi, ma anche di architetto e ingegnere militare, medaglista e poeta dilettante — deriva l'approccio multidisciplinare del volume, che presenta un catalogo di opere differenti per scala, tecnica e funzione, con l'aggiunta di significativi inediti. Comune denominatore di questi materiali è l'originale registro nostalgico adottato da Francesco, espressione di un'identità familiare da lui strenuamente impugnata nel dibattito che generò il nuovo stile nazionale della Toscana medicea.
29,00 27,55

Ritratto di una contessa. Lydia Caprara Morando Attendolo Bolognini

Libro: Libro in brossura

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2020

pagine: 108

Nata ad Alessandria d'Egitto in una ricchissima famiglia di banchieri originaria di Venezia, Lydia Caprara trascorse solo pochi anni nella terra dei faraoni, ma ne conservò un ricordo indelebile per tutta la vita. Arrivata in Italia nei primi anni Ottanta dell'Ottocento, si stabilì con la famiglia a Roma in un grandioso e lussuosissimo palazzo fatto costruire dal padre nella prestigiosa via XX Settembre e divenuto in seguito una sede del Ministero della Difesa. Grazie anche alle capacità relazionali della madre Elena de Laurin e alle non comuni disponibilità economiche paterne, Lydia fu ammessa a frequentare gli ambienti più esclusivi, fino ad entrare in contatto con l'affascinante nobildonna Eugenia Attendolo Bolognini. Fu proprio la duchessa a favorire, nel 1895, il matrimonio della giovanissima Lydia con suo nipote Gian Giacomo Morando de' Rizzoni. L'unione portò Lydia in un mondo ancor più ricco ed elitario: a fianco del marito e della zia si spostava tra Roma, la villa di Vedano al Lambro, il castello di Sant'Angelo Lodigiano e il palazzo di Lograto nel bresciano. Come la zia, che accudì sino alla fine, amò vivere circondata da agi e comodità, senza tuttavia dimenticare i meno fortunati. Insieme al marito, fu infatti generosa e instancabile benefattrice di numerosissime istituzioni, a cominciare dall Ospedale Maggiore di Milano. Promosse inoltre la costituzione dell'Orfanotrofio Morando Attendolo Bolognini di Lograto e quella della Fondazione Morando Bolognini di Sant'Angelo Lodigiano, dedicata alla ricerca scientifica nel campo dell'agricoltura. Al Comune di Milano destinò le sue collezioni — dipinti, mobili, reperti egizi, porcellane europee e orientali — una rara biblioteca esoterica e il palazzo di via Sant'Andrea, dove aveva abitato con il marito e dove ha oggi sede il Museo dedicato alla città di Milano e alla collezione di Costume e Moda.
16,00 15,20

Longhi e Ragghianti. Quel che resta di un dialogo. Lettere 1935-1953

Libro: Copertina morbida

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2020

pagine: 296

Tra i massimi storici dell'arte del Novecento italiano ed europeo, Roberto Longhi (1890-1970) e Carlo Ludovico Ragghianti (1910-1987) hanno segnato in modo decisivo la storia culturale del secolo. L'analisi ravvicinata del loro rapporto, basato su stima reciproca ma frequentemente rotto da polemiche, spesso violente e pretestuose, offre la possibilità di leggere in controluce uno spaccato non solo della critica d'arte del Novecento, ma anche dei rapporti interni alle più vive forze intellettuali che ne animano la storia. L'asse attorno a cui ruota il libro è una lunga lettera che Ragghianti inviò a Paola Barocchi nel 1986, in cui ripercorreva il suo rapporto con Longhi, allegando proprio selezionati passi dal carteggio. Basata su documentazione epistolare per la gran parte inedita, questa ricostruzione del rapporto tra Longhi e Ragghianti consente infatti di ripercorrere alcuni passaggi del complesso divenire degli studi storico-artistici in Italia tra gli anni Trenta e gli anni Settanta, dalla condirezione della rivista «La Critica d'Arte» al magistero di Benedetto Croce, dal coinvolgimento in iniziative editoriali (ad esempio con la casa editrice Einaudi) all'organizzazione di mostre e altre manifestazioni culturali, sino al dramma dell'alluvione di Firenze nel 1966. A far da sfondo, un diverso modo di concepire il ruolo dell'intellettuale rispetto agli orizzonti politici e alla società civile.
28,00 26,60

Il paesaggio veneto nel Rinascimento europeo. Linguaggi, rappresentazioni, scambi

Libro: Copertina morbida

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2020

pagine: 352

Il volume raccoglie una serie di saggi sul fondamentale tenia del paesaggio veneto e della sua importanza nella più vasta dimensione del Rinascimento europeo, indagati attraverso approcci disciplinari diversi. Un tema che ha alle spalle una lunga tradizione di studi, e che è qui ripercorso nei suoi snodi emblematici, con una novità di approccio che tiene conto di aspetti storici, storico-artistici, letterari ed economici. A partire dalla riflessione sull'eredità del mondo antico e di qui sul recupero rinascimentale del termine paesaggio, i testi affrontano il fenomeno eminentemente veneziano della riscoperta della natura, e della sua rappresentazione, prima ancora della codificazione come genere che avverrà soltanto a fine Cinquecento. Sono protagonisti in questa parte del libro Giorgione, Tiziano giovane e Giulio Campagnola e i loro interlocutori in campo letterario: Pietro Bembo, Jacopo Sannazaro e Andrea Navagero. Negli anni centrali del secolo, a seguito della riconversione produttiva della terraferma, il paesaggio veneto muta significativamente aspetto, sia per l'introduzione di nuove colture e tecniche agricole, sia per la reinvenzione della villa ad opera di Andrea Palladio e dei pittori che collaborano alla decorazione. Al tempo stesso le reti mercantili e le nuove vie di traffico instauratesi tra Venezia e l'Europa generano flussi di opere d'arte e di informazioni sugli artefici che alimentano la fama del paesaggio veneto oltralpe, in particolare nella formulazione della pittura di Tiziano.
35,00 33,25

Marco Zanuso. Architettura e design

Libro: Copertina morbida

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2020

pagine: 257

Il volume propone una lettura critica dell'opera e del pensiero di Marco Zanuso, professore al Politecnico di Milano e tra i protagonisti dell'architettura e del design italiani del Novecento. Fin dagli anni della sua formazione Zanuso coniuga un'intensa attività professionale negli ambiti dell'architettura e del design, condotta a stretto contatto con i settori più innovativi dell'industria italiana, con un'attiva partecipazione al dibattito architettonico del dopoguerra come membro del CIAM, del Movimento di Studi dell'Architettura, dell'AIA e dell'INU. Nella sua veste prima di capo-redattore della rivista "Domus" (19461948) poi di redattore di "Casabella-Continuità" (1953-1956), partecipa al dibattito architettonico di quegli anni, introducendo temi dei quali sarà uno dei più brillanti interpreti nel corso degli anni successivi: dall'urgenza della ricostruzione alle potenzialità della prefabbricazione edilizia, dalla conoscenza dei processi produttivi industriali al rapporto tra architettura e design, dalla sperimentazione sui nuovi materiali alla collaborazione dell'architettura con le arti, dal ruolo dell'architetto nella società industriale alla "progettazione integrata". Ai moltissimi progetti di design diventati icone del Novecento - dai mobili Arflex e Gavina, agli apparecchi radiotelevisivi Brionvega, alle macchine per cucire Borletti - affianca una originale attività di architetto, improntata a un "peculiare umanesimo". Lo stesso che ne orienta l'insegnamento al Politecnico di Milano dove, tra l'altro, contribuirà in modo determinante alla nascita della Facoltà del Design. Attraverso l'analisi dei materiali d'archivio, gli autori hanno indagato la complessità della metodologia progettuale dell'architetto-designer, connotata da una ricerca d'avanguardia incardinata sul sinergico intreccio tra due polarità: le "tecniche costruttive" e le "tecniche di progettazione". L'unicità di Zanuso deriva in larga parte, inoltre, dalla ibridazione tra le "tecniche di progettazione" dell'architettura e quelle dell'industriai design, secondanti un pensiero orientato da un approccio sistemico la cui datità sperimentale è di derivazione scientifica.
35,00 33,25

Le mura di Vicenza nel Cinquecento. Cronaca di un fallimento

Donata Battilotti

Libro: Copertina morbida

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2020

pagine: 191

Fin dall'inizio del Cinquecento Vicenza è al centro di iniziative per il rinnovamento della sua cinta muraria. La città si trova infatti in una posizione strategicamente delicata dello Stato veneziano, a pochi chilometri dal confine settentrionale con l'impero asburgico, e le sue alte mura medievali sono ormai inadeguate di fronte alla sempre più potente artiglieria e ai mutati sistemi d'assalto. Dopo un grandioso piano di fortificazione avviato da Bartolomeo d'Alviano e rimasto interrotto, si susseguono incalzanti, fino alla metà del secolo, interventi d'emergenza e progetti più o meno articolati che coinvolgono prestigiosi uomini d'arme e architetti, concludendosi però con un nulla di fatto. Tutti si scontrano con la presenza pericolosa del Monte Berico, con la necessità di radere al suolo parte della città, con la ribellione dei vicentini per la quota di spesa giudicata eccessiva, con la prassi decisionale veneziana che si nutre di un numero esponenziale di pareri di esperti. L'intera vicenda, nota nelle linee generali ma mai indagata a fondo, viene ricostruita attraverso le voci dei testimoni e dei principali protagonisti, a cominciare da quelle che emergono dalla fitta e inedita corrispondenza del capitano generale dell'esercito veneziano Francesco Maria I Della Rovere, duca di Urbino, e dopo di lui del figlio Guidobaldo II, con il loro agente a Venezia Giovan Giacomo Leonardi, esperto militare e autore di un trattato sulle fortificazioni.
29,00 27,55

Ghiberti teorico. Natura, arte e coscienza storica nel Quattrocento

Libro: Libro in brossura

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2020

pagine: 312

Lorenzo Ghiberti fu attivo negli anni cruciali del passaggio tra la tradizione artistica medievale e il periodo storico che oggi chiamiamo «Rinascimento». Leggendo le riflessioni teoriche contenute nei suoi Commentarii, si comprende quanto la rivalutazione dell'antichità classica, i nuovi sviluppi scientifici e un'osservazione più assidua della natura abbiano contribuito a mutare drasticamente sia i modi di produzione, che la ricezione delle opere d'arte. Ghiberti non si limitò a trasmettere questo ampio bagaglio conoscitivo agli artefici che frequentarono la sua bottega fiorentina (tra questi, molti degli artisti più promettenti della nuova generazione). Ghiberti fu anche il primo artista moderno dotato di una coscienza storico-critica. I Commentarii contengono il primo significativo resoconto storico moderno sulle arti, attento agli svolgimenti stilistici e alla filiazione delle diverse generazioni artistiche. Il presente volume indaga la genesi e il contenuto teorico dei Commentarii in relazione alle coeve pratiche artistiche e alla ricezione del pensiero di Ghiberti. Così facendo, porta all'attenzione del lettore problemi e domande che sono centrali per comprendere la trasformazione delle arti nel Quattrocento, e quell'ampio fenomeno culturale ad essa legato che è l'emersione della coscienza intellettuale dell'artista moderno.
39,00 37,05

Gli allievi di Algardi. Opere, geografia, temi della scultura in Italia nella seconda metà del Seicento

Libro: Copertina morbida

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2019

pagine: 368

Gli atti del convegno internazionale "Gli allievi di Algardi", organizzato nel 2015 dal Kunsthistorisches Institut di Firenze e la Scuola Normale Superiore di Pisa, affrontano, in alcuni punti nodali, il tema della diffusione e della fortuna del linguaggio dello scultore bolognese Alessandro Algardi (1598-1654) non solo a Roma, dove lavorò fino alla fine della sua vita, ma anche nei principali centri artistici della penisola. Il punto di partenza è la produzione dei «giovani» di Algardi (Ercole Ferrata, Domenico Guidi e Girolamo Lucenti), con approfondimenti su singole opere e una riflessione su alcuni aspetti centrali della loro ricezione. Si prosegue poi con l'assimilazione del linguaggio algardiano fuori dalla città pontificia, prendendo in considerazione opere realizzate da suoi allievi a Napoli, Genova, Bologna, Siena e Firenze. La circolazione dei modelli del maestro in Italia nel medio e tardo Seicento permetterà di misurare le qualità dell'insegnamento algardiano anche alla luce delle declinazioni locali. Infine, si utilizzeranno alcuni punti di osservazione privilegiati, quali il rapporto con l'Antico, il dialogo tra pittura e scultura, le evoluzioni del rilievo tardo barocco, la fortuna nella guidistica.
38,00 36,10

Wart Arslan e lo studio dell'arte tra metodo e ricerca

Libro: Libro in brossura

editore: Officina Libraria

anno edizione: 2019

pagine: 287

Nel 1942 Wart Arslan (1899-1968) divenne il primo docente ordinario di Storia dell'arte dell'Università di Pavia. Qui avviò pionieristiche indagini sul patrimonio storico-artistico locale e più in generale lombardo, mettendo a frutto, sul campo e nella didattica, il metodo di ricognizione, osservazione e catalogazione appreso a Roma, alla scuola di Adolfo Venturi, e maturato poi negli anni. L'infaticabile impegno di Arslan individuò vistose lacune negli studi sull'arte lombarda, in particolare sull'architettura altomedievale e medievale e sull'architettura e le arti figurative del Settecento nella loro particolare declinazione locale (che fu lui a chiamare «barocchetto lombardo»). Intorno a questi temi Arslan promosse a Pavia convegni internazionali, aprendo a un confronto ampio le novità emerse dalle ricerche locali. All'esplorazione del territorio, all'identificazione di maestranze artistiche fino ad allora ignorate e alla lettura stilistica delle opere egli avviò i suoi allievi, e la ricerca italiana ed europea.
35,00 33,25

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