Ombre Corte: Culture
Spazi in migrazione. Cartoline di una rivoluzione
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2012
pagine: 206
17 dicembre 2010-14 gennaio 2011: sono le date che ricordiamo come l'inizio e il primo compimento di una rivoluzione che ha dato il via a un improvviso sommovimento dello spazio che ha stupito il mondo. Il gesto estremo di Mohamed Bouazizi che si dà fuoco e poi il rapido riempirsi di piazze e strade, dalla Tunisia all'Egitto, da Sana'a a Tripoli e Damasco. Rivoluzioni contro le dittature e contro l'insostenibilità delle proprie vite, con pratiche di lotta che nella "presa dello spazio" hanno trovato un'insospettata capacità di azione comune. Esistenze che hanno deciso di contare, prendendosi strade, piazze, kasbe e medine, incontenibili nel loro movimento, dal Maghreb al Mashreq. Dalla Tunisia all'Europa. Sì, perché le "rivoluzioni arabe", e quella tunisina in particolare, sono riuscite a riempire di esistenze e di corpi anche le strade, le isole, le stazioni e i parchi dell'Europa, unendo due rive e due continenti, cancellando secoli di storia, agendo la loro "naturale" vicinanza. I materiali che compongono questo volume cercano di restituire alcune immagini di quanto accaduto a partire dal 17 dicembre 2010, provando a tracciare un racconto necessariamente frammentato, qualche cartolina appunto, inseguendo gli spazi in migrazione di questa rivoluzione lungo la scia del suo sommovimento a partire dai luoghi in cui le autrici e gli autori del libro sono collocati.
Spinoza e Nietzsche. Della potenza e le sue determinazioni
Federico Lodoli
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2012
pagine: 157
Se esiste un concetto attorno cui far ruotare un possibile rapporto tra Spinoza e Nietzsche, non può essere che quello di "potenza". Da un lato, la riflessione sulla potenza è alla base della critica alla tradizione filosofica europea, il platonismo dell'occidente, che tanto nell'opera di Spinoza quanto in quella di Nietzsche viene minato in tutte le sue declinazioni metafisiche, epistemologiche, etiche. Quello della potenza è l'orizzonte entro cui vengono smascherati i pregiudizi dei teologi, le grandi illusioni della coscienza, le credenze che alimentano gli idoli della religione, della scienza, della morale. Dall'altro lato, la meditazione sulla potenza fonda una critica che è, per entrambi, prima di tutto un atto di creazione in quanto scaturisce sempre da un'affermazione fondamentale. Ed è in questo duplice significato, al contempo critico e costruttivo, che tanto Spinoza quanto Nietzsche intendono la potenza, come figura concettuale e forza vivente attraverso cui costruire non solo un modo di pensare che sia irriducibile alla metafìsica ma anche un orizzonte pratico che sfugga alle categorie della morale. L'ipotesi di questo studio, dunque, si fonda sull'idea che, seguendo il filo conduttore di questo doppio movimento, il concetto di potenza sia in grado di far emergere le coordinate di un'immagine del pensiero che mette in relazione immediata la filosofìa di Spinoza e quella di Nietzsche in quanto fonda un territorio che entrambi sembrano abitare.
Il ritmo delle lotte. La pratica teorica di Antonio Negri (1958-1979)
Mimmo Sersante
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2012
pagine: 174
Il libro ricostruisce in modo minuzioso e documentato il lavoro teorico e politico di Antonio Negri, tra gli anni Sessanta e Settanta: dai "Quaderni rossi" a "Classe operaia", da Potere Operaio all'Autonomia operaia. Ne risulta un'opera assolutamente originale, che si muove su diversi piani, e nella quale l'esperienza personale del professore si intreccia indissolubilmente con quella del militante politico: dunque, con le vicende che hanno attraversato l'Italia, dal boom economico alla prima ristrutturazione capitalistica. Sono gli anni delle lotte dell'operaio massa" e della successiva contro-offensiva capitalistica, del declino della grande fabbrica e dell'affacciarsi dell'"operaio sociale": figura della nuova composizione di classe, in un contesto segnato da quella che poi verrà definita produzione biopolitica. L'idea di fondo dell'autore è che non si possa capire il percorso intellettuale e teorico di Negri senza sottolineare la sua fedeltà alle lotte operaie e, quel che più conta, alle sue forme. Ne emerge un pensiero le cui cadenze sono marcate dal ritmo stesso delle lotte che in quegli anni si sono sviluppate, nella prospettiva della liberazione dal giogo capitalistico e dalle sue istituzioni politiche. Il lavoro di Sersante è uno strumento per conoscere un pezzo rilevante della biografia politica e intellettuale di uno dei pensatori più importanti e originali del nostro tempo.
Bisogna uscire dall'euro?
Jacques Sapir
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2012
pagine: 158
Dalla Grecia all'Italia, passando per l'Irlanda, il Portogallo e la Spagna, l'eurozona è attraversata da una crisi profonda. Chi pensava che la moneta unica ci avrebbe protetto ha dovuto ricredersi. D'altra parte, le politiche neoliberiste messe in campo per salvare l'euro, se da un lato tranquillizzano momentaneamente i mercati, dall'altro aggravano ancor più la situazione economica e sociale dei paesi più deboli, gettandoli in una spirale depressiva che li sta rendendo ancora più poveri e indebitati. La politica della Germania sta trascinando l'Unione europea in una duplice crisi, economica e politica. La frenetica volontà di Berlino di imporre l'aggiustamento di bilancio ai vicini più fragili ha aggravato la recessione. Inoltre, le nuove richieste rivolte alla Grecia hanno sovvertito l'intero sistema istituzionale sul quale è stata costruita l'Unione europea. Berlino ha reinventato la "sovranità limitata", commissariando paesi e imponendo governi. Né sarebbe avventato chiedersi se il calcolo implicito fatto dai governanti tedeschi, ossia che il mantenimento dell'eurozona costa loro più caro del suo scioglimento, non sia una buona ragione per porvi fine. Sulla base di tali considerazioni, Sapir si propone di esaminare la crisi attuale, mettendone in evidenza origini e politiche che l'hanno causata, e ragionando sulle soluzioni ancora a disposizione, fuori dalla logica disastrosa che governa le regole della moneta unica.
Occupy! I movimenti nella crisi globale
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2012
pagine: 160
Gli anni Novanta del secolo scorso si aprivano con la retorica della fine della storia, per nutrire l'apologia dell'unico mondo possibile. Il primo decennio del nuovo millennio si chiude con la crisi, ormai permanente, di quello stesso mondo. È in questo quadro che possiamo cogliere la straordinaria importanza di un movimento emerso nel cuore del capitalismo finanziario: Occupy Wall Street, il cui esempio sarebbe immediatamente stato seguito da molte città negli Stati Uniti, a cominciare da Oakland. Dalla composizione sociale alle nuove forme di organizzazione, dalle pratiche di lotta all'uso dei nuovi media, Occupy ha dei tratti fortemente comuni con gli altri movimenti nella crisi, dalle insorgenze del Nord Africa alle acampadas spagnole. È un movimento che non pone domande, ma che agisce su un piano immediatamente costituente: proprio per questo motivo la sua comprensione sfugge a media e istituzioni della rappresentanza politica. I testi raccolti nel presente volume - documenti prodotti dalle occupazioni e materiali di inchiesta, interventi nelle piazze occupate e narrazioni, articoli di analisi e interviste -costituiscono allora contributi unici e indispensabili per comprendere dall'interno il movimento Occupy, le possibili prospettive, i nodi irrisolti. Ci aiutano quindi a interrogare gli elementi comuni e le differenze con le lotte in Italia degli ultimi anni, nel profilarsi di un movimento globale dentro la crisi strutturale del capitalismo.
La mediazione e i suoi destini. Profili filosofici contemporanei fra politica e diritto
Ferdinando G. Menga
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2011
pagine: 219
La dissoluzione della credenza in un fondamento originario della realtà caratterizza l'avvento stesso dell'epoca moderna, che fin dai suoi esordi oscilla tra l'accettazione della contingenza e il tentativo di esorcizzarne la dimensione tragica. La scena del pensiero contemporaneo è ancora animata dal conflitto suscitato dall'impraticabilità d'ogni via d'accesso immediata e diretta al significato ultimo dell'esperienza. Emerge da qui il ruolo centrale e inaggirabile della mediazione, unica strategia possibile per dare senso al reale. Seguendone le vicissitudini sul piano ermeneutico, politico e giuridico, nelle parti di questo libro - dedicate rispettivamente alle opere di Heidegger, Waldenfels, Ricoeur, Arendt e Böckenförde - l'esperienza contemporanea della soggettività, della società e del diritto diventa intelligibile come luogo di produzione del senso a partire dall'inaggirabile contingenza del dato.
Saperi in polvere. Una introduzione agli studi culturali e postcoloniali
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2011
pagine: 141
Più che un canone definito, il "postcoloniale" è un'attitudine, un insieme di pratiche discorsive che, a partire dai lavori di Edward Said e dalle intuizioni dei Subaltern Studies, ha decostruito radicalmente l'ordine del discorso coloniale e post-coloniale, restituendo lo sguardo di quei soggetti e di quelle masse subalterne la cui capacità di agire e di parola è stata per secoli neutralizzata da saperi scientifici, sociali e antropologici che hanno costituito e continuano a tradurre, in forme e contesti diversi, concetti come identità, nazione e storia in pratiche politiche e simboliche di dominio, violenza e sfruttamento. Attraverso uno sguardo parziale, inconsueto e spiazzante sulle questioni della differenza, della soggettività, della linea del colore e del genere, assumendo l'ibridazione, l'incontro tra le discipline e la falsa neutralità del sapere, gli studi culturali e postcoloniali si pongono come un percorso di ricerca, d'interpretazione e di nuova costruzione di punti di vista "di parte" strettamente connessi alle trasformazioni sociali e politiche contemporanee. Essi ci consentono perciò di affrontare e decostruire con nuovi strumenti la complessità del presente - ponendo l'accento sulle discontinuità, sull'emersione delle resistenze singolari e comuni, sulle rotture storiche che esse producono - e, nel contempo, di far sì che il nostro sapere sia immediatamente uno strumento d'intervento collettivo nel mondo materiale.
Chi decide? Critica della ragione eccezionalista
Massimiliano Guareschi, Federico Rahola
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2011
pagine: 201
Guantanamo, il Patriot act, le extraordinary rendition, ma anche i centri di detenzione per migranti, l'abuso della decretazione d'urgenza, lo strapotere della protezione civile, per non parlare delle global wars o del conflitto israeliano-palestinese: se il presente si definisce intorno agli imperativi dell'emergenza e della sicurezza, l'eccezione sembra costituirne la chiave di lettura privilegiata. Ma davvero viviamo in uno stato di eccezione permanente e generalizzato? Parlare di eccezione chiama in causa un atto che sospende temporaneamente un dato ordinamento, identificando un soggetto sovrano che decide. Di tutto ciò è difficile trovare traccia nella crisi in cui precipita oggi ogni possibile distinzione fra interno/esterno, guerra/pace, militare/civile, pubblico/privato. Nasce da qui la necessità di una critica che, attraverso una lettura innovativa di Carl Schmitt e Walter Benjamin e l'analisi degli strappi allo stato di diritto che caratterizzano gli ultimi decenni, incrina l'apparente unanimità con cui ci si appella alla ragione eccezionalista per dar conto delle anomalie del presente. Chiedersi "chi decide?", infatti, significa intraprendere un esercizio di immaginazione geografica, un percorso tra le cartografie sovrapposte e le sovranità multiple che definiscono la governance globale, per scoprire una trama complessa di attori, norme e procedure che si rivela irriducibile a ogni racconto fondato sullo stato di eccezione.
I corpi di mezzo. Biopolitica, differenza tra i sessi e governo della specie
Angela Putino
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2011
pagine: 148
Il pensiero femminista muove dai corpi, che coniuga al plurale senza cercarne una sintesi. E su questa acquisizione che si innestano le riflessioni che Angela Putino ha dedicato al biopotere e alla biopolitica, intervenedo con una posizione originale nel dibattito che vede coinvolti i maggiori filosofi e teorici della politica italiani. Nella prospettiva dell'autrice, i corpi non sono dunque un mero e indistinto dato biologico, né quell'essere comune sul quale si fonda la politica: i corpi, infatti, "sono sessuati oltre la biologia perché toccati dal senso, in lotta con dispositivi, resistenti alle distribuzioni normalizzanti, o anche presi al laccio di determinazioni di identità e di ruolo. I corpi sono sessuati perché sentono tutti questi contatti e sono sessuati perché dicono l'esistenza nel loro aver luogo. Non c'è un oltre; non c'è un corpo globale che quale essenza li raccolga. I corpi sono eternamente sessuati". Questo il punto di rottura del femminismo: aver proposto una politica dei corpi nell'epoca in cui la vera posta in gioco del potere è la governamentalità del vivente. Se la biopolitica stabilisce che cos'è il vivente e a quali procedure normative e di cura sottoporlo, Putino ne individua - incrociando l'ultimo Foucault e il femminismo - il punto di resistenza in un "partire da sé", in un divenire "parrhesiastes" di se stessi, cioè soggetti in grado di dire la verità su di sé.
La vita che verrà. Biopolitica per Homo sapiens
Felice Cimatti
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2011
pagine: 158
La vita che verrà è quella che, finalmente, di nuovo possiamo immaginare oltre quella che stiamo vivendo. Una vita che in molti hanno provato a farci credere fosse non solo l'unica possibile ma anche la migliore. Ma oggi sappiamo che questo non è vero, che altre vite sono possibili, che così come - ad esempio non moriamo più per il virus del vaiolo (che sopravvive ibernato solo nei frigoriferi di due laboratori scientifici), possiamo anche vivere senza e oltre il capitalismo. Non è certo la prima volta che una vita diversa viene immaginata, e non sarà certamente nemmeno l'ultima. L'idea di questo libro è che per provare a immaginare la vita che verrà sia necessario partire dalla natura umana. Siamo animali fatti di immaginazione, e quindi di desiderio, quello stesso desiderio di cui il filosofo Gilles Deleuze diceva che "non ce n'è mai abbastanza". E siamo questa capacità di immaginare perché la nostra natura biologica coincide, di fatto, con la facoltà di linguaggio. Forse allora è la biolinguistica, la scienza che studia il linguaggio come fenomeno biologico, che ci serve per capire come può essere una vita umana adatta alla nostra natura.
Prospettiva Deleuze. Filosofia, arte o politica?
Antonello Giuliano
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2011
pagine: 196
Per un testo che vuole essere introduttivo non è certo facile dare conto di un pensiero che, come quello di Deleuze, ha attraversato i campi e affrontato i problemi più diversi e apparentemente lontani. L'autore sceglie di misurarsi solo con alcuni dei molti temi di una trama di ricerche e di creazione di concetti tra le più ricche e straordinarie della filosofia contemporanea. L'intento espressamente dichiarato è quello di tracciare una mappa e fornire una "prospettiva" attraverso le quali cogliere l'originalità e la complessità del percorso di pensiero di Deleuze. Ciò lo porta inevitabilmente a rinunciare a molte delle tematiche affrontate dal filosofo francese. Ma grazie a questa rinuncia viene tenuta a freno ogni semplificazione di un mondo filosofico tanto generoso e potente quanto "modesto" e implacabile. Così, queste inevitabili lacune, come l'insieme del libro, valgono da pressante invito alla lettura diretta delle opere di Deleuze, di questo straordinario filosofo che è tanto più sovversivo quanto più è, come egli stesso orgogliosamente rivendicava, un "filosofo molto classico". E lo è, un "classico", proprio perché, come nessun altro, ha scompaginato, nella nostra epoca, e con la gioia di una gaia scienza atea e minoritaria, tanto la distribuzione degli esseri e dei concetti, quanto le prospettive etiche e politiche, facendoci vedere e sentire, con i suoi concetti, la miseria della forza del potere e quella della stupidità violenta del "pensiero" maggioritario.
Senza asilo. Saggi sulla violenza politica
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2011
pagine: 317
Il volume propone alcune riflessioni sulla scena nascosta della politica, quella in cui la violenza gioca un ruolo fondamentale tanto nell'ordinamento quanto nella disgregazione dei collettivi umani. Da diverse prospettive disciplinari, il tema della violenza politica è affrontato cercando di sottrarlo ai luoghi comuni che ne accompagnano l'osservazione contemporanea, in particolare quelli che vorrebbero limitarlo alla guerra e al terrorismo. L'attenzione è dunque rivolta a quelle dimensioni della violenza collettiva di cui è sempre più difficile comprendere il carattere politico. Le ricerche partono da una duplice constatazione: da un lato, che la violenza, quando interpretata politicamente, stenta ad assumere un "valore eticamente" univoco, tale da determinarne la condanna di ogni sua espressione (l'esempio tipico è quello delle professioni di non-violenza), dall'altro, che è sempre più problematico configurare un punto di raccolta (istituzionale, organizzativo, ideale) in cui le violenze collettive siano considerate legittime (come, ad esempio, accadeva nel passato nel cono d'ombra delle "rivoluzioni"). Le ragioni di questa problematicità dipendono sostanzialmente dalle trasformazioni di cui la violenza politica è stata protagonista nella storia recente, e i saggi qui proposti cercano innanzitutto di rendere osservabili alcune di esse.

