Porto Seguro: Carpe diem

L’anima, come il mare, s’increspa, s’infrange, si calma - placida - travestendosi da lago. E in questa raccolta di poesie in verso libero, Massimiliano Giannocco, traspone il suo spirito, narrandolo nei tumulti della tempesta e nella tranquillità dalla quotidianità. Componimento dopo componimento, le liriche pure ed essenziali abbandonano ogni orpello superfluo accompagnando il lettore sul rollio impetuoso dei flutti del suo essere, nella dolcezza tipica di un innamorato quando il mare sulla rena si fa spuma e nell’ondeggiare agitato delle relazioni umane.

Sessantatré poesie che spaziano dalla convivenza con il virus, alla viabilità e alla vivibilità in città, all’indigenza della scuola pubblica, alle suggestioni dantesche, all’uso dei social, alla crisi ambientale; il tutto filtrato da uno sguardo penetrante, ironico e disincantato. Il risultato è una scrittura poetica estroversa, per nulla intimistica, ispirata ai più svariati campi informativi ed esperienziali, una sorta di tampone molecolare inserito nelle narici della società per conservarne odori e sapori e individuarne la presenza di virus verbali e idiosincrasie culturali.

Le poesie d’amore di Lubrano sono il tentativo dell’autore di trasporre in parole le emozioni che coinvolgono l’anima e il cuore di chi, con tutto se stesso, vive l’innamoramento perdendosi negli occhi della persona amata. Quello che ci propone attraverso i componimenti è un abbandonarsi a sensazioni uniche, a momenti sublimi e a lampi di felicità assoluta. Cristallizza l’emozione, il battito accelerato del cuore, la paura della perdita e quell’istante sublime in cui l’anima, nell’amore, percepisce l’eternità. “...a te Amore che, il cuor incontrando, all’anima parli.” In un alternarsi di poesie, riferimenti alla mitologia, ma anche attimi di vita quotidiana, Adriano Lubrano ci fa vivere momenti di unicità, esaltando la passione e l’amore anche attraverso il felice connubio con le opere di Paola Barrasso e le videopoesie multimediali ascoltabili tramite i QR Code presenti nel libro.

"L’aforisma diceva Nietzsche " è la forma dell’eternità" Ed è questa la struttura che Alessandro Perrotta ha deciso di dare ai suoi pensieri in Taccuino nero, cimentandosi in una riflessione attuale e universale sulla società e i costumi di oggi e di allora, sull’evoluzione dell’uomo, sui suoi valori e disvalori. Un lungo flusso di coscienza in pillole, per conoscere la filosofia dell’autore e confrontarvisi e sviluppare una propria coscienza.

Il desiderio va colto come foglie da un albero, foglie al vento che il poeta trasforma in parole, dando vita a un romanzo pieno di avventure, per poi trasportarle in luoghi più remoti e sconosciuti, dove i tramonti sono arcobaleni e dove in una danza delicata vengono condotte in un bosco in cui un salice e una mimosa, spinti dall’impeto si abbracciano innamorati. Questi versi compongono la seconda raccolta di Fra le ventose foglie. Tra poesie, aneddoti e aforismi, l’autore vuole indicare con i suoi versi la totale fusione tra essere umano e natura, dove l’amore regna imperante tra tutti gli esseri viventi che il creatore, questo sconosciuto, ci ha donato.

La passione per la musica prende lo spazio di queste pagine, che tracciano un percorso nella storia del cantautore romano, intrecciato a suo modo alla vita personale dell’autrice, la quale da lui si lascia ispirare per scrivere poesie, racconti e riflessioni sonore, in cui esplora l’artista in tutte le sue sfaccettature. A partire da momenti di vita e immagini impresse nella memoria, chi leggerà il libro potrà scoprire l’aspetto più intimo e umano, che rende così amato Achille Lauro.

“Cos’è una casa? Domanda ovvia, ne convengo, al limite del banale. Tutti o quasi viviamo in un luogo a base rettangolare, composto di vani e finestre cui diamo il nome casa. Ma oltre a questa breve e pur opinabile definizione, cos’altro possiamo dire?” In questa raccolta di poesie, l’autore prende per mano il lettore e lo accompagna in un’avventura tra le quattro stagioni che scandiscono il tempo sul nostro pianeta: la primavera, stagione della rinascita; l’estate, quella del gran caldo; l’autunno, la stagione dei colori; e infine l’inverno, il periodo più freddo dell’anno. L’opera, inoltre, è arricchita dalle suggestive illustrazioni di Michela Ficoccilli.

Peter è un robot dalle sembianze umane, Miryam una donna che a seguito di vicissitudini decide di prendere i voti. Dalla relazione di cura tra i due scaturisce un amore tenero. Eppure, al di là di questa calda dimora, l’esistenza di Miryam è un campo disseminato da eventi traumatici, un’impasse di dolore che porta a un punto cieco: la sua stessa morte. Ma tra le fratture prodotte della sofferenza emerge sempre un barlume di vita: attraverso Miryam, Peter scopre la propria dimensione umana e spirituale, sperimentando un attaccamento verso la vita che si materializza nelle forme di una silloge poetica. La voce interiore di Miryam viene riportata al mondo dal suo Peter. Come in un moderno mito di Orfeo ed Euridice, questa raccolta rappresenta l’ultimo punto di contatto tra due i due amanti, che prima di prendere vie diametralmente opposte, si incontrano con lo sguardo per un’ultima volta.

"L’inverno si trasforma sempre in primavera" è una raccolta di poesie che esplora la complessità dell'animo umano attraverso l'uso della parola. L'autore, con la sua scrittura sensibile e raffinata, riesce a trasmettere al lettore le sue emozioni più profonde, che spaziano dall'amore alla solitudine, dalla felicità alla tristezza o alla speranza. Le poesie sono scritte in uno stile semplice ma intenso, in grado di catturare l'attenzione del lettore e di trasportarlo in un mondo fatto di immagini, di colori e di sensazioni. Ogni poesia è come un caleidoscopio, capace di creare forme e sfumature sempre diverse, in base alla luce e all'angolo di osservazione. Attraverso la bellezza della poesia, l'autore ci invita a riflettere sulla nostra vita e sulle nostre emozioni, offrendoci uno sguardo nuovo e profondo sulle cose che ci circondano. È un libro che ci commuove, ci ispira e ci accompagna lungo un viaggio interiore alla scoperta di noi stessi.

Jennifer Quinn con la sua poesia ci trasporta in un mondo fatto di attimi fuggenti e di scorci di vita. Un susseguirsi di sensazioni e riflessioni legati alle stagioni, alla mitologia greca, al sali-scendi dell'umore e alla poesia in sé. In questa piccola raccolta di ventotto componimenti, l’autrice celebra i momenti semplici della vita, dando a ognuno di essi un piccolo palco per brillare. Una penna leggera e vivida, che prende per mano il lettore, trasportandolo in un mondo di suggestioni spontanee, regalandoci la possibilità di sbriciare nella parte più recondita della sua mente.

"Sogni e riflessi" è il grido di tutti coloro che si sentono marginalizzati dalla società. Attraverso uno stile che gioca con i numeri, la mitologia e i colori, l’autore crea metafore sui sogni delle persone. Racconta il proprio passato segnato dalla tossicodipendenza, ma allo stesso tempo la storia di chi, almeno una volta, si è sentito perso, solo, dimenticato. Le poesie di questa silloge tracciano un percorso di rinascita e di rivendicazione del proprio spazio nel mondo, incitando al coraggio di credere nei propri sogni. Perché i desideri non sono delle prefigurazioni astratte, ma un forte impulso all’azione. Così la scrittura diventa un mezzo potente per far emergere il proprio punto di vista, anche quando può essere considerato scomodo.

“La poesia è come il cielo” scrive Stefano Pelli. Ed ecco dunque che la voce delicata ma potente della sua silloge guida il lettore attraverso un turbinio di emozioni e pensieri, tratteggiando su carta la bellezza nascosta in ogni gesto e in ogni angolo del mondo. Le sue parole sono come rilievi sonori ai bordi del cielo, voci di vento che ci invitano ad una ricerca continua di significato e di poesia. Attraverso la sua visione del mondo, Stefano Pelli riesce a trasmettere una personalissima versione di sé stesso. Colpisce la distanza, non solo nel genere, ma nello stile, dalla prima opera, E nemmeno un rimpianto. Impossibile non volersi perdere tra le righe di un autore che sa disegnare per i suoi lettori percorsi senza fine.