Sellerio Editore Palermo: La nuova diagonale
Nobili contraddizioni. Vizi e virtù dell'aristocrazia inglese del Settecento
Francesca Sgorbati Bosi
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2023
pagine: 384
Le guerre tra Francia e Inghilterra che coprirono tutto l'arco del XVIII secolo non furono combattute solo sui campi di battaglia. Uno dei conflitti più profondi tra le due nazioni andò in scena nei salotti, nei club e sulle pagine dei giornali. In un tempo in cui il massimo esempio di eleganza era costituito dall'etichetta francese, l'aristocrazia inglese ritenne di doversi emancipare dall'influenza culturale di quella nazione cattolica, assolutista e sconvenientemente sottomessa alle donne. Così costruì un proprio modello di comportamento che valorizzasse le naturali virtù britanniche. Intellettuali, filosofi e moralisti diedero vita a un nuovo galateo, la politeness, un insieme di regole concepito per plasmare la classe dirigente inglese, per formare i gentlemen e le ladies che avrebbero guidato l'Inghilterra verso il compimento di un destino glorioso che la Storia aveva promesso loro. Questo «galateo per una nazione di eroi» rimodellò e disciplinò la quotidianità della nobiltà inglese, sebbene non si riuscì ad evitare che le regole venissero frequentemente contraddette. Dalla frequentazione dei club per soli uomini e di circoli improbabili al gioco d'azzardo patologico, dall'abbigliamento da adottare nelle diverse occasioni al modo di conversare (o, per le donne, di rimanere in silenzio), dall'arredamento della casa di Londra secondo l'ultima moda agli sport da seguire e praticare. E in quest'ottica vanno lette anche l'educazione violenta dei giovani gentlemen per renderli padroni di sé, le soffocanti regole che relegavano le donne alla sudditanza, dalle quali alcune tentarono di liberarsi attraverso arte e cultura, come le celebri Bluestockings. E, ancora, l'esperienza pedagogica del Grand Tour, dal quale però i giovani tornavano con più pregiudizi di quanti ne avessero prima della partenza, rafforzati nella convinzione della superiorità del proprio popolo. Aneddoti e curiosità, abitudini scandalose e comportamenti divertenti, queste pagine trascinanti, arricchite da 12 immagini a colori, rivelano le contraddizioni, le ipocrisie, i pregiudizi e le virtù della nobiltà britannica e di un popolo che sin dal Settecento ha fatto dell'etichetta una forza politica e sociale.
La ragazza con il compasso d'oro. La straordinaria vita della scienziata Émilie du Châtelet
Paola Cosmacini
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2023
pagine: 272
Émilie du Châtelet (1706-1749) fu una delle personalità più straordinarie del suo tempo. Scrittrice, traduttrice, donna colta e curiosa, si intendeva di filosofia, fu memorabile soprattutto per la storia della scienza: matematica di genio riconosciuto e scienziata sperimentale, con le sue pubblicazioni e traduzioni aiutò a diffondere in Europa il «newtonianismo». Figlia di un barone funzionario di corte e moglie di un marchese appartenente all'alta aristocrazia, univa in sé le più preziose caratteristiche delle classi fortunate della sua epoca: femme savante in anni in cui la diffusione dei saperi apriva alle donne accademie e biblioteche, sempre in movimento tra la Parigi frenetica, i suoi castelli e altri tranquilli ritiri, benevola e amichevole nei salotti mondani, frivola quando ciò la ispirava. Nel 1733 l'incontro con Voltaire, da cui nacque un legame sentimentale e soprattutto intellettuale. «C'è una dama a Parigi che si chiama Émilie e che per creatività e capacità di ragionamento supera di gran lunga coloro che si vantano e dell'una e dell'altra. Ella comprende Locke assai meglio di me», scrisse il filosofo nella sua Corrispondenza. Mme du Châtelet divenne infatti sua protettrice e benefattrice nel celebre ritiro di Cirey, interlocutrice autorevole nei dibattiti, talvolta guida scientifica per quel filosofo non segnatamente versato in queste discipline. Questa biografia vivace e documentata entra in tutti gli angoli di una vita di scienza e di passione, abbandonando la storia della donna «addomesticata», musa-amante. E mentre accompagna il lettore nella società aristocratica della prima metà del XVIII secolo, offre il ritratto di una donna che anticipa i temi dell'emancipazione femminile, rivendicando il diritto all'uguaglianza e a una educazione libera da pregiudizi.
Il giovane Mozart in Vaticano. L'affaire del Miserere di Allegri
Giacomo Cardinali
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2022
pagine: 257
L'11 e il 13 aprile 1770 sotto la volta della Cappella Sistina si ritrovarono, tra le decine di presenti avvolti nel suggestivo buio della liturgia pasquale, due uomini: un ragazzino già prodigioso e destinato a fama immortale, e uno di cui la Storia non avrebbe ritenuto nemmeno il nome, se non ne fosse stata ora scoperta una traccia in un manoscritto della Biblioteca Apostolica Vaticana. Il prodigio era Wolfgang Amadeus Mozart, lo scampato all'oblio Carlo Cristofari da Novara. I due si sarebbero incontrati nuovamente qualche sera più tardi in occasione di un ricevimento romano, quando nello stupore generale avrebbero discorso per qualche tempo, loro due soli, in tono di immediata complicità, per poi non rivedersi mai più; ma il danno era ormai fatto. La nuova fonte manoscritta, incrociata con la cronaca e i documenti del tempo, e con l'epistolario mozartiano, permette una ricostruzione più dettagliata e vivida del celebre affaire della trascrizione a memoria, effettuata da Mozart, del Miserere di Gregorio Allegri, di cui era proibita ogni divulgazione e che veniva eseguito due volte l'anno ed esclusivamente dai Cantori della Cappella Sistina, di cui Cristofari da appena un mese era entrato a far parte. Attorno a questo episodio ruotano i personaggi più diversi: dal nuovo pontefice agli osti di Roma, dal castrato Farinelli a ministri e ambasciatori, da spie e sbirri a vecchie glorie del teatro lirico europeo, a cardinali e biscazzieri. E poi le estenuanti controversie sindacali dei cantori sistini, storie di raccomandazioni e di impresentabili, preghiere e suppliche per il bel tempo e per la pioggia, stipendi e regalie, esecuzioni musicali e multe, e un ricchissimo corredo di editti e di divieti a impedire tanto i giochi invernali quanto i refrigeri estivi. Fino all'ignobile gogna che sabato 31 marzo 1770 ha attraversato la città tra insulti e lanci di verdura marcia in una Roma ostinatamente refrattaria a ogni Illuminismo.
Inquisitori, negromanti, streghe nella Sicilia moderna (1500-1782)
Maria Sofia Messana
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2022
pagine: 864
La repressione della magia (e la sua diffusione) in Sicilia è un aspetto finora non indagato abbastanza, negli studi sull'Inquisizione spagnola. Se ne ha correntemente l'idea di un tribunale interessato per lo più a singoli casi di eresia, malcostume e magia che man mano si presentavano. Dalla chiara esposizione di Maria Sofia Messana, fondata su una enorme vastità di fonti (fino a 6.500 casi giudiziari provenienti dagli archivi siciliani e spagnoli), emerge il disegno di una strategia inquisitoriale, la trama ben più complessa della sua attività. Ossia: abolire o sovvertire ogni autonomia nel pensare il soprannaturale e nella pratica del rapporto con esso. Con uno scopo duplice, religioso e politico: da un lato, «il preciso disegno di dominare e guidare la cultura popolare», riducendo ogni rapporto con il soprannaturale a un rituale sotto il controllo della chiesa; dall'altro, «di servirsi della lotta contro l'eresia per ristabilire distanze, ruoli e ranghi». Un attacco che si dipana a onde successive: l'offensiva contro gli eretici e gli «immorali», e più oltre contro la magia alta, contro la stregoneria e le affatturazioni, contro la negromanzia e le pratiche di magia medica e le credenze popolari: tutt'una visione del mondo più diffusa e pervasiva di quanto si creda. In due secoli di repressione non semplicemente distruttiva ma anche produttiva di una nuova mentalità. Gli autodafé rimandano, come uno specchio fedele, «un profilo dell'eretico, del rinnegato, della strega, dell'adultero, come lo vede l'inquisitore, come lo individua il delatore o come lo rappresenta la popolazione». Questo libro è un itinerario nell'universo inquisitoriale che è anche un viaggio nel magico della Sicilia tra medioevo e moderno.
«Andai perché ci si crede». Il testamento dell’anarchico Serantini
Michele Battini
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2022
pagine: 167
Franco Serantini conobbe molte celle: dell'orfanotrofio, del collegio, del riformatorio - senza colpe se non d'essere orfano e povero - sino alla cella numero 7 del carcere Don Bosco di Pisa. Qui morì il 7 maggio 1972. Due giorni prima era stato arrestato ai bordi di una manifestazione antifascista e massacrato da agenti dell'ordine pubblico. Restò ad agonizzare nell'inerzia del magistrato, dei medici, di infermieri, agenti e funzionari della prigione. Poco dopo, alla «vita e morte dell'anarchico Serantini», Corrado Stajano dedicò uno splendido libro. Raccontò la sua storia, si interrogò sul conflitto tra i poteri dello Stato e una persona sola e inerme. Mezzo secolo dopo, questo testo rintraccia le carte dei tribunali e degli archivi degli avvocati di parte civile e di singole persone di buona e integra volontà, la cui azione fu determinante per impedire che i documenti di un omicidio venissero cancellati. Sono ora depositati e consultabili presso l'archivio della Biblioteca pisana che alla memoria di Franco Serantini è intitolata. Là dove si decise per un «non luogo a procedere», l'indagine storiografica e la ricostruzione del contesto politico portano assai lontano dalle conclusioni dei giudici di allora. L'archivio del caso custodisce i riscontri di un crimine e gli indizi sulle responsabilità. Ma le carte hanno serbato anche, nonostante loro, il testamento politico e morale del ventenne anarchico. E con esso un prezioso sguardo sulla ribellione operaia e studentesca in una delle città cruciali del lungo Sessantotto italiano, e sulle sue radici nelle culture eretiche marxiste e libertarie di due secoli. E la vita breve e la lunga agonia di Franco Serantini riconducono al destino di Giuseppe Pinelli e alla tormentosa vicenda giudiziaria e storica che da Piazza Fontana arriva ai processi per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi.
Il volto di Vivaldi
Federico Maria Sardelli
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2021
pagine: 300
Questo libro è interdisciplinare: parla di pittura, di musica e di storia. Incrocia l'analisi tecnico-scientifica e stilistica dei ritratti con i dati noti o dubbi della biografia, alla ricerca di un volto vero, quello di Antonio Vivaldi, il Prete rosso, il settecentesco creatore delle Quattro stagioni e firma di una moltitudine di musiche barocche che si vanno ancora scoprendo. Chiunque segua la musica conosce il desiderio bruciante di vedere l'espressione del viso di chi compose una volta certe note che hanno attraversato secoli; e qui i primi capitoli, molto vivaci, indicano i pericoli, i falsi amici, le fuorvianti scorciatoie che l'iconografia musicale può incontrare. Così le pagine iniziali sono piene di buffi abbagli storici e divertenti paradossi che nascono quando si pretende di ricavare le informazioni biografiche e caratteriali dai tratti somatici. Nel caso del musicista veneziano è ancor più difficile scongiurare le trappole del riconoscimento, dato che Vivaldi, dopo la morte, cadde nell'oblio completo, per riuscirne solo agli inizi del Novecento. Le tracce sono quindi da districare in una serie di dipinti e disegni a lungo anonimi, e in quelli identificati solo due secoli dopo, scoperti per un puro caso e attribuiti con scarso approfondimento. Questo libro intende fare il punto della situazione: quanti e quali sono i ritratti di Vivaldi; quali quelli autentici, dubbi o mal attribuiti. Di ciascuno analizzare il contesto storico, in relazione alla sua vicenda biografica. E per la prima volta indagare chi erano quei pittori e incisori che si cimentarono con il suo volto, perché lo ritrassero, quanto erano capaci e cos'altro erano soliti fare nella propria attività: così contestualizzati quei ritratti ci parlano diversamente. Alla fine si trovano conferme di tradizionali attribuzioni e smentite di altre ritenute sicure, spuntano rarità conosciute pochissimo nonché scoperte ex novo di ritratti finora ignoti, di cui uno forse importantissimo. Perciò questi atti relativi all'effigie del Prete rosso formano un'indagine serrata, intellettualmente insidiosa, un'avventura dell'induzione e della deduzione in base a dati setacciati con precisione; limpida prova di ciò che è stato definito il «paradigma indiziario», ovvero un'anatomia di dettagli per accedere al grande fatto artistico e culturale.
Il Partito Radicale. Sessanta anni di lotte tra memoria e storia
Gianfranco Spadaccia
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2021
pagine: 764
La storia del partito dei radicali comincia nella metà degli anni Cinquanta dalla confluenza di tre elementi: la sinistra liberale del «Mondo» - la famosa rivista di Mario Pannunzio -, i liberalsocialisti e azionisti di Ernesto Rossi e, terza componente, i giovani dell'organizzazione, l'UGI, degli universitari laici repubblicani e di sinistra con Marco Pannella come leader più in vista. In origine, quindi, il partito in-tende porsi come forza progressista, laica nel senso di libera da ideologie: è l'esigenza della «terza forza», sottovalutata e sottorappresentata all'ombra dei mastodontici partiti tradizionali di massa. Ma se ci riferiamo ai radicali come a quel composto inconfondibile di idee, presenza e stile, la svolta, ovvero l'atto di nascita più autentico si ha negli anni Sessanta quando, al posto delle vecchie logiche da cui ci si separa, si afferma l'intuizione di quella che viene presto intesa come l'Alternativa radicale. È questa, prima di un obiettivo politico da realizzare, un modo d'essere. È stata probabilmente la vitalità di questa Alternativa radicale a consentire una coesistenza sor-prendente: tra un successo elettorale limitato e il grande successo di opinione, tra la poca influenza di potere e alcuni risultati di portata storica. Il libro di Gianfranco Spadaccia è la prima storia completa del Partito Radicale. Con enorme ricchezza di documentazione e testimonianze, ricostruisce e interpreta la presenza dell'Alternativa radicale nella vita italiana. Descritta appunto quale presenza nello scenario della vita politica e civile, piuttosto che come una formazione di partito, del Paese. È un resoconto in prima persona, faccia a faccia, poiché Spadaccia è stato tra i fondatori, e protagonista di tutte le vicende accadute. Quindi, rappresenta non soltanto quello che succedeva nella lotta politica, ma an-che l'intensità delle passioni che l'hanno sempre accompagnata. E ricordando la drammatica e movimentata vicenda radicale, in un tempo in cui il suo soggetto principale Marco Pannella non c'è più, Gianfranco Spadaccia vuole anche preservare un patrimonio che resta prezioso per opporsi a una politica fondata solo sul potere o peggio sull'intolleranza e sull'odio.
Una spia tra le righe
Salvatore Silvano Nigro
Libro: Copertina morbida
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2021
pagine: 364
"Una spia tra le righe" è titolo che rimanda a una vera spia internazionale, ad Antonio Pérez segretario del re di Spagna Filippo II: al suo romanzo barocco, alla sua storia più volte raccontata tra intrighi evidenti e occultamenti sottaciuti. Ma è anche una traccia retorica nell'intera narrazione del libro. I racconti critici qui compresi sono infatti tra loro legati da un'idea conseguente che ha nei saggi e nei trattatelli narrativi di Giorgio Manganelli la sua suggestione massima: là dove le pagine letterarie vengono sottratte alla loro piattitudine tipografica e consegnate a una stratigrafia a più dimensioni nella quale leggere ciò che sta «oltre», «accanto», «attorno», «dietro», per potervi precipitare dentro. Ed è una narrazione lunga, questa del libro, che prende le mosse dal quattrocentesco prospettivismo geometrico e dalla precisione matematica applicati alla «follia», per attraversare le gore secentesche, e risalire lungo l'Ottocento e il Novecento per strade inedite o poco battute. Fra una notevole varietà di protagonisti come Soldati, Sciascia, Bonaviri, Consolo, Camilleri, abitano il libro un grande architetto e mago degli abissi psichici, che vuole «lo 'ncerto altrui mostrar visibile», i segretari barocchi che si convincono della necessità del tradimento, l'iniziatore del romanzo italiano che si ingegna con la narrativa seisettecentesca e collabora con l'illustratore del suo capolavoro, un padre della patria che, «minchionando, minchionato», si fa falsario, una ostinata zitella siciliana che, tra Verga e Capuana, inscena un femminismo convinto e provocatorio, un prete canadese che fa scoprire alla Yourcenar l'opera di Tomasi di Lampedusa per poi infrattarsi in un romanzo di Maria Bellonci accanto a Isabella d'Este e a Matteo Bandello novelliere del Rinascimento, un poeta in piazza che si rinnova inseguendo il giudizio competente di Pasolini, un ritrattista che disegna come altri scrivono e narrano. I racconti critici sono brevi e densi. E sono concepiti come capitoli di un libro unico; come soste di una passeggiata letteraria di ampio perimetro, programmata ma non priva di incontri inaspettati come quello riguardante Cervantes morente che predispone la restituzione all'Italia del Settecento e dell'Ottocento di un episodio della grande novellistica italiana del Cinquecento.
Roulette russa. La vita e il tempo di Graham Greene
Richard Greene
Libro: Copertina morbida
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2021
pagine: 876
La storia personale di Graham Greene è stata appassionante e originale quanto quella dei personaggi da lui inventati. Ebbe un'infanzia difficile, e la sua vita fu segnata dalla malattia bipolare. Giornalista, agente dei servizi segreti, viaggiatore inquieto, fu testimone di molti degli eventi chiave dei suoi tempi. Un ritratto che nasce da migliaia di pagine inedite, ritrovate in tempi recenti, che riguardano la vita e la carriera dello scrittore, e raccoglie nuove testimonianze delle persone che lo hanno conosciuto intimamente.
1968. L'autunno di Praga
Demetrio Volcic
Libro: Copertina morbida
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2018
pagine: 186
Demetrio Volcic, per molti decenni corrispondente RAI dai paesi comunisti dell'Est europeo, racconta in presa diretta ciò che successe nei giorni della Primavera di Praga repressa cinquant'anni fa dall'invasione dei carri armati del Patto di Varsavia. Della sua cronaca, ravvivata dall'essere nata come un racconto in viva voce per la radio poi trascritto in libro, colpisce il modo che ha l'autore di presentare i fatti. È il punto di vista spaziale, concreto che assume che gli dà il potere di trascinare il lettore in mezzo alla scena, quasi fosse lì fianco a fianco con quei ragazzi che osservavano attoniti e disperati altri ragazzi dell'esercito «fratello venuto a liberarli». O davanti a Jan Palach che si cosparge di benzina il corpo. O al supermercato assieme a un Dubcek semplice e sorridente. O seduto di fronte a Breznev un po' alticcio che non può credere che un capo del regime nutra tanto astratto idealismo. O, più indietro nel tempo, nella stanza da bagno da dove Jan Masaryk spiccò il volo di morte suicida o omicida. Immagini che restano impresse perché, dentro il filo della grande storia a partire dal secondo dopoguerra, Volcic fa scorrere episodi e cose viste, e di ogni personaggio di rilievo, al suo entrare in scena, disegna il minuzioso ritratto politico e burocratico, ma riportando insieme il più delle volte (dato che Volcic li ha visti tutti) l'impressione viva di un incontro, la figura umana come notata dai vicini di casa, gli aneddoti del carattere risaltanti in una semplice occasione. L'autunno di Praga è soprattutto il ritratto espressivo di una grande illusione che diventa tremenda delusione. Militanti cittadini e dirigenti praghesi e cecoslovacchi ci credevano davvero al «socialismo dal volto umano» e che i burocrati di Mosca potessero lasciargliela passare. E questa illusione-delusione, la sua luce e il suo buio, viene trasmessa dall'interno, dall'intimo della vita di un popolo. Questo libro è una vivida testimonianza storica. E anche un esempio dell'armoniosa naturalità di rappresentazione che sa raggiungere l'arte del reporter. Un grande giornalista non giudica, e in questo modo accende il gusto della libertà.
Antonio Gramsci. 1891-1937
Antonio A. Santucci
Libro: Copertina morbida
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2017
pagine: 204
"Chi mi crede un satanasso, chi mi crede quasi santo. Io non voglio fare né il martire né l'eroe. Credo di essere semplicemente un uomo medio, che ha le sue convinzioni profonde e non le baratta per niente al mondo". Fu lo stesso Antonio Gramsci, figura leggendaria per intere generazioni di democratici e antifascisti, a scoraggiare ogni mitografia. Sollecitazione pienamente accolta da Antonio A. Santucci, lo studioso che Eric J. Hobsbawm non esita a definire «il massimo interprete» degli scritti gramsciani insieme al maestro Valentino Gerratana. La conoscenza profonda del pensatore sardo - che in questi anni sta vivendo in tutto il mondo una vera e propria Gramsci Renaissance, maturata in decenni di prezioso lavoro filologico - permette a Santucci di tracciarne un ritratto politico e intellettuale a tutto tondo: il giornalista e il promotore del primo gruppo dirigente del Partito comunista d'Italia, il teorico della cultura e l'analista della produzione economica, lo storico e il militante dell'Internazionale. Nato come «guida al pensiero e agli scritti», il volume è stato giudicato da Tullio De Mauro «la via migliore per accostarsi all'eredità intellettuale di Gramsci». Denso e informato, quanto sobrio e limpido, il saggio trova un naturale completamento in un più recente intervento di Santucci sull'importanza di Gramsci in un mondo «senza comunismo». Perché -questa l'idea di fondo che muove gli scritti qui raccolti - dialogare con l'autore dei Quaderni è ancora necessario. Santucci si presta a fare da brillante tramite, in sintonia con la sottile ironia del biografato, senza mai rinunciare a quello «scrupolo d'esattezza» e a quella «lealtà intellettuale» che Gramsci stesso considerava requisiti essenziali per uno studioso.
Pensieri di un ottuagenario. Alla ricerca della libertà nell'uomo
Achille Occhetto
Libro: Copertina morbida
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2016
pagine: 217
«Questo libro di Achille Occhetto ha la natura di un giornale di bordo. Le sue pagine consegnano a chi legge il resoconto di una complicata navigazione. Di un viaggio tortuoso, in cui l'autore registra con veridicità e passione il va e vieni, gli intoppi e le oscillazioni della sua ricerca. E la ricerca prende le mosse da una convinzione meditata e "inattuale": quella secondo cui l'agire politico deve avvalersi degli esiti dell'indagine intellettuale, sia essa dovuta allo sviluppo dell'impresa scientifica o alle avventure di idee dell'esplorazione filosofica. Il tema dominante è quello del rapporto fra necessità e libertà. Occhetto imbraccia, sin dalle prime pagine, la sua lanterna di Diogene e si impegna a gettar luce su una vasta gamma di problemi e di dilemmi che si delineano a chi si metta in viaggio alla ricerca dello spazio della libertà umana. «Il viaggio è tortuoso: vi sono incontri ineludibili e incontri inaspettati. Così, la ricerca assomiglia a un vagabondaggio 'à la Montaigne' nei territori di differenti saperi, a partire da quelli scientifici e filosofici. [...] Achille Occhetto è una persona che ha dedicato la sua vita alla politica come vocazione. È stato un leader politico che si è assunto, soprattutto nel corso degli anni Ottanta e Novanta del secolo breve, responsabilità severe e si è impegnato come dirigente in scelte tanto difficili quanto lungimiranti per le prospettive di una sinistra fin de siècle che traghettasse il meglio della sua tradizione in un progetto innovativo e sperimentale, abbandonandone con consapevolezza il peggio, i tratti oscuri e condannati senz'appello dalla storia e dallo sviluppo di complesse trasformazioni e vicende. Occhetto è stato, negli anni dell'incertezza e dell'inaspettato, nel giro di boa affannoso di fine secolo, l'ultimo segretario del Pci e il primo segretario del Pds. Questa passione persistente per l'impegno politico e civile è, nelle pagine di 'Pensieri di un ottuagenario', il vero motore della ricerca. Ne è la motivazione radicale.» (Dall'Introduzione dì Salvatore Veca)

