Vita e Pensiero: Filosofia morale
L'etica filosofica di Tommaso d'Aquino
Wolfgang Kluxen
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2004
pagine: 348
L'utilità del bene. Jeremy Bentham, l'utilitarismo e il consequenzialismo
Giacomo Samek Lodovici
Libro: Libro in brossura
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2004
pagine: XVIII-324
È giusto torturare una persona per scoprire un attentato? Fare esperimenti letali su un uomo per salvare le generazioni future? O clonare una persona per curarne altre? Uccidere un innocente per risparmiarne cento? A simili problemi l’utilitarismo consequenzialista risponde affermativamente, mentre il deontologismo e l’etica delle virtù danno una risposta negativa perché considerano tali atti intrinsecamente malvagi. In questa prospettiva, se è giusto considerare Kant e Aristotele come i numi tutelari dell’etica contemporanea, non bisognerebbe dimenticare il ‘fondatore-sistematore’ dell’utilitarismo classico, Jeremy Bentham, in quanto, nel panorama filosofico e nel senso comune, utilitarismo e consequenzialismo sono molto diffusi. Il saggio di Giacomo Samek Lodovici propone una disamina dell’utilitarismo, di quello benthamiano in particolare, e sviluppa un dialogo-confronto con l’altro grande modello teleologico alternativo, quello dell’etica delle virtù di Aristotele, di Tommaso d’Aquino e degli autori che ad essi si ispirano. L’autore analizza le articolazioni fondamentali dell’etica di Bentham, la cui rigorosità e coerenza sono state ancora recentemente apprezzate: i temi del fine, del bene, della felicità e della virtù, e le revisioni dei successori di Bentham. Assodato che tali revisioni difettano spesso della coerenza del paradigma benthamiano, quest’ultimo viene vagliato come una sorta di banco di prova complessivo della validità dell’etica utilitarista: esso è in grado di respingere buona parte delle critiche dei deontologi, che non colpiscono il suo nucleo fondamentale, cioè il consequenzialismo; risultano invece più efficaci alcune critiche dell’etica delle virtù, che consentono di riaffermare l’esistenza di atti intrinsecamente malvagi.
Etica e umanità
Charles Taylor
Libro: Libro in brossura
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2004
pagine: XXXII-332
La riflessione etica è davvero separabile da un'indagine sulla natura dell'uomo, come ritiene gran parte della filosofia morale contemporanea? Non è questa l'opinione di Charles Taylor, uno dei più importanti filosofi contemporanei: in questo volume, che riunisce un'ampia selezione degli scritti di etica e di antropologia filosofica, lo studioso canadese chiarisce come i due piani del discorso - quello etico e quello antropologico - si intersechino costantemente e fruttuosamente. Da questo intento trae origine una riflessione ricca di spunti in cui trovano spazio questioni filosofiche fondamentali. Il tutto in uno stile di pensiero originale che unisce il rigore dell'approccio analitico e l'ampiezza di orizzonti della filosofia continentale.
I confini dell'altro. Etica dello spazio multiculturale
Paolo Gomarasca
Libro: Libro in brossura
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2004
pagine: 197
L'incontro tra culture diverse caratterizza le società democratiche nell'era della globalizzazione. La convivenza con gli stranieri pone ovvi problemi giuridico-politici; meno ovvio, forse, è il fatto che i vari tentativi di soluzione siano influenzati dal modo individualistico con cui la modernità ha pensato il soggetto. Serve, allora, un'alternativa antropologica che valorizzi la relazione con l'altro come bene primario della soggettività in quanto umana. Infatti, solo a partire da un'etica della relazione è possibile pensare e attuare una politica di reale accoglienza: non un'apertura indiscriminata delle frontiere, o una generosità a senso unico, bensì l'attuazione di legami di riconoscimento che impegnano tanto chi dona quanto chi riceve.
Il realismo morale e i fondamenti dell'etica
David O. Brink
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2003
pagine: 440
Soggetto e libertà nella condizione postmoderna
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2003
pagine: XXXII-476
La ricerca proposta in questo volume illumina alcuni argomenti e interrogativi fondamentali sul tema della libertà nel pensiero contemporaneo. La riflessione si articola in tre momenti. Anzitutto si cerca di comprendere il contesto in cui oggi, nella condizione postmoderna, si pone il problema della libertà; quindi si procede a delineare un profilo teorico della libertà umana, colta nella sua dimensione antropologica, ontologica, teologica. Infine si affrontano alcuni aspetti tipicamente postmoderni, rilevanti e problematici per la questione della libertà.
Azione e persona: le radici della prassi
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2002
pagine: 180
È antica sfida per la riflessione filosofica confrontarsi con l'enigma dell'azione, problematico luogo di frontiera in cui s'incontrano il naturale e lo storico, l'individuale e il collettivo, l'interiore e l'esteriore. Dinanzi a questo paradossale Giano bifronte, anche i filosofi hanno percorso vie diverse, non di rado antitetiche. Ripartire oggi dall'azione significa intercettare un antico dilemma, attraverso il quale è possibile rintracciare in forme nuove, meno divaricate e più dialogiche, il volto e la responsabilità dell'essere personale. Il presente volume intende riprendere alcune domande fondamentali intorno a questo tema, affidando la riflessione a studiosi di livello internazionale, che aprono prospettive di notevole rilievo, in un intreccio di percorsi storiografici e proposte speculative: l'eredità del pensiero antico e moderno è posta a confronto con il dibattito epistemologico più recente, la ricerca di fondamenti ontologici ed etici si apre ai temi del diritto e della storia. In tale contesto, interrogarsi sulle radici personali della prassi rappresenta un antidoto contro ogni forma di semplificazione epistemologica e, nello stesso tempo, porta in primo piano l'anomalia della condizione umana, costantemente in bilico tra il peso mortificante del patire e il coraggio instancabile dell'agire. È proprio attraverso l'azione che la persona umana restituisce al mondo più di quanto riceve, affidando al coraggio dell'iniziativa.
Multiculturalismo e identità
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2002
pagine: X-326
La vecchia Europa vive una nuova stagione, come epicentro amato e odiato di una profonda migrazione di popoli che convengono soprattutto dall'oriente e dal sud del mondo, in cerca di una vita migliore o semplicemente per sfuggire alla fame, al dolore e alla morte. In non pochi casi, anche per ritrovare una dignità di vita. Come è accaduto e continua ad accadere per la vita sociale (e politica) americana, anche per noi europei v'è il problema di stabilire il giusto rapporto fra la necessità di reperire un codice comune di convivenza e l'istanza della molteplicità etnico-culturale. La letteratura sull'argomento oscilla tra due estremi, non facilmente componibili: da un lato, si cerca la soluzione per sottrazione, e si bada al reperimento di alcune costanti dell'umano che dovrebbero da tutti essere riconosciute per via della loro universalità; dall'altro lato si nega che un tale compito possa essere eseguito e si ricorre a una soluzione per addizione. Il molteplice culturale dovrebbe essere semplicemente registrato e tutte le differenze essere coltivate. La fragilità di entrambe le soluzioni, che pure contengono una loro verità, è diventata fin troppo evidente. Bisognava, dunque, volgere lo sguardo altrove. Bisognava dare indicazioni intorno a una universalità concreta degli umani, che onorasse tanto ciò che li accomuna quanto ciò che li fa differire.
Animali razionali dipendenti. Perché gli uomini hanno bisogno delle virtù
Alasdair MacIntyre
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2001
pagine: XXV-166
Nell’ultimo decennio, Alasdair MacIntyre ha svolto nel panorama filosofico l’ambivalente ruolo di una scomoda presenza-assenza. Presenza inevitabile, una volta pubblicato nel 1981 il suo celebre Dopo la virtù, è poi lentamente passato sullo sfondo, divenendo l’ispiratore o l’avversario obbligato in buona parte dei dibattiti di etica, da una parte e dall’altra dell’Atlantico. A partire da una prospettiva aristotelicotomistica, in un serrato dialogo con le correnti filosofiche e di pensiero a lui contemporanee, MacIntyre elabora nel corso degli anni una suggestiva proposta fondata sulla centralità delle comunità entro le quali possono nascere e maturare le virtù che costituiscono la vita buona per l’uomo. Le virtù rispondono, è la tesi di questo volume, al propo-sito di promuovere la specificità razionale dell’uomo, ma nella consapevolezza che egli è anche ed essenzialmente il proprio corpo, e quindi deve fare i conti con l’imperfezione, il limite, la malattia. Per questa via, attraverso analisi fenomenologiche, proprio dalle condizioni di vulnerabilità e dipendenza si ricavano le ragioni ultime dell’indispensabilità delle virtù: quelle «del ragionamento umano indipendente» e quelle della «dipendenza riconosciuta», queste ultime fondamentali per la comprensione del vero bene personale e altrui, e quindi necessarie per con-durre una vita veramente solidale. Mentre discute le posizioni di Heidegger e Davidson, dialoga con Nietzsche, Adam Smith e Rorty, e non disdegna incursioni tra le ultime scoperte dell’etologia e delle scienze umane, MacIntyre si mantiene sempre vicino anche alla prospettiva del lettore non specializzato. Questo infatti non è un libro scritto esclusivamente per filosofi: secondo lo spirito di Aristotele, suo compito è cercare di venire in aiuto a quanti, nei meandri dell’attuale società complessa e multiculturale, si pongono gli interrogativi fondamentali di sempre sul senso del proprio agire.
La malattia, un tempo per volere. Saggio di filosofia morale
Giuseppe Angelini
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2000
pagine: VI-246
Uno degli aspetti più celebrati del recente progresso civile è il grandioso sviluppo della medicina. Eppure, attendibili indizi segnalano che, stranamente, cresce anche il potere della malattia sull'uomo. Essa paralizza la libertà, il timore di esserne raggiunti è oggi più che mai insistente, la cura della salute si fa ossessiva. Se da un lato, grazie alla medicina, cresce il potere tecnico sulla malattia, dall'altro diminuiscono le risorse morali per affrontarla. Si deve infatti riconoscere che la malattia pone anche, e non marginalmente, un compito morale. Per questo, oltre a liberare l'uomo dalla malattia, è necessario fare di tale condizione un tempo in cui volere, e non in cui sospendere la vita in attesa che passi. La tradizione cristiana considerava la malattia come tempo di 'penitenza': non solo nel senso di pena e di espiazione, ma soprattutto nel senso di un tempo che propone il rinnovato appello alla conversione, chiedendo di riconsiderare la propria vita con altri occhi. Questo aspetto della malattia oggi non è più riconosciuto. Si parla con insistenza di etica della medicina, non di morale della malattia. Il valore in questione è sempre e solo il sollievo dalla sofferenza. Chi vive quell'esperienza in forme gravi, vede svanire le evidenze ovvie che sostenevano la sua vita nel tempo 'normale' della salute, ed è quindi coinvolto in una lotta per la speranza.
Che cosa sono le azioni? Un confronto filosofico con il naturalismo
Edmund Runggaldier
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2000
pagine: XIV-302
Molti conflitti tra gli uomini dipendono da differenti descrizioni e spiegazioni delle nostre azioni. Nel momento in cui ci domandiamo perché per noi è ovvio pretendere verità anche per le asserzioni sulle azioni, emergono problemi di grande portata. Nonostante le riserve di carattere analitico-linguistico, i filosofi di ispirazione naturalistica tentano oggi di interpretare le azioni al pari degli altri fenomeni naturali: le descrizioni d'azione come le descrizioni scientifiche, le spiegazioni d'azione come le spiegazioni causali e le ragioni delle azioni come cause. In questo confronto critico con il naturalismo ci si propone di mostrare che la peculiarità delle azioni può essere compresa in modo adeguato solo facendo riferimento a colui che di volta in volta agisce e alle sue capacità intenzionali. C'è necessità di un'ontologia in cui ci sia posto anche per agenti concepiti come 'continuanti' che rimangono identici con se stessi.
Identità e comunità. Il senso morale della politica
Francesco Viola
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 1999
pagine: X-230
La crisi dello Stato moderno e il trasferimento di alcune sue essenziali funzioni al mercato, da una parte, e alla società civile, dall'altra, hanno forse reso superflua la politica? L'hanno forse ridotta a compiti di mero controllo esteriore e di rispetto delle regole del gioco? Stretta fra l'universalismo dei diritti dell'uomo e il particolarismo delle comunità chiuse, la politica rischia di non trovare più il suo spazio vitale. Eppure proprio l'individualismo e il pluralismo stanno contribuendo a rivitalizzare l'istanza di una dimensione comunitaria dell'operare politico. Sono proprio le identità individuali e collettive a richiedere, non solo per la loro protezione e per il loro sviluppo, ma per la loro stessa costituzione un riconoscimento politico. Più che mai l'individuo ha bisogno, per elaborare e realizzare i propri progetti di vita, di un contesto pubblico che coltivi e renda accessibili una grande varietà di beni. Ciò vuol dire che per ben costruire la propria identità personale bisogna cooperare con gli altri nel mantenere aperto e vitale tutto l'orizzonte del bene umano. La tesi che sostiene quest'indagine è che non vi può essere politica come attività se non v'è politica come comunità, essendo questa il luogo dove si realizza l'autentica e piena fioritura della persona umana. In tal modo la politica, non più semplicisticamente identificata con gli apparati istituzionali, può ritrovare in un contesto democratico il suo senso morale.