Vita e Pensiero: Filosofia morale
L'emozione del bene. Alcune idee sulla virtù
Giacomo Samek Lodovici
Libro: Libro in brossura
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2010
pagine: XX-311
"Il cuore ha sempre ragione, libera le tue emozioni". È spesso questo il motto dell'uomo contemporaneo, che non di rado è un homo sentiens che cerca di vivere delle emozioni continue e sempre più intense. Perciò le virtù sono oggetto di un pesante discredito: la persona virtuosa - si dice - è remissiva, è spenta, vive in modo rigidamente ascetico, e la virtù è ritenuta un freno alle passioni. Perché mai riparlare di virtù come fa il presente testo? Il punto è che (come argomenta l'autore) l'homo sentiens non è felice. Inoltre l'etica moderna ha palesato diverse lacune ed insufficienze, che hanno sospinto diversi autori, soprattutto dell'anglofona Virtue Ethics, a rilanciare i temi del carattere e della virtù. Questo testo argomenta, per esempio, le seguenti tesi: l'uomo ha bisogno di un fine per poter dare senso alle norme; ha bisogno di essere amato e la moralità consiste in un qualche esercizio dell'amore, in un ordo amoris; ha bisogno di virtù e di coltivare delle emozioni appropriate. In particolare, questo lavoro tematizza le emozioni e promuove non già la loro repressione, bensì l'assunzione della loro energia, investigandone la natura ed illustrando alcune attività che consentono di gestirle e di non essere da loro dominati. L'autore mostra come le emozioni possano diventare alleate della ragione e costitutive della virtù, come possano darci slancio e supportare positivamente la ragione. È vero che a volte possono fuorviarci, tuttavia non bisogna contrapporle alla ragione...
Donne, uomini. Il significare della differenza
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2010
pagine: XX-396
Immanuel Kant, critica della ragion pratica. Un commento
Giovanni B. Sala
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2009
pagine: 512
Il libro presenta per la prima volta dopo oltre due secoli un commento al testo della seconda Critica di Kant. Paragrafo per paragrafo l'autore guida il lettore a una intelligenza diretta del testo che tiene presente sia il complesso degli scritti di Kant sia il contesto della riflessione morale alla fine del secolo XVIII. Nell'intento di cogliere il significato obiettivo della Critica, l'autore evita una lettura armonizzatrice che passi sopra a scabrosità e incongruenze del testo e che miri a costruire un'etica aggiornata alle discussioni moderne, ma estranea alle argomentazioni del filosofo di Königsberg. Il commento è inframezzato da numerosi excursus nei quali vengono discussi separatamente concetti e problemi di particolare rilevanza che si presentano nel corso della Critica. L'autore ha cercato di distinguere l'esegesi immanente, nella quale ci si prefigge di individuare il significato obiettivo del testo kantiano, da un'esegesi esterna la quale valuti l'etica di Kant dal punto di vista di quell'esperienza morale che è comune a tutti gli uomini. Una siffatta valutazione coincide largamente con la filosofia morale di san Tommaso.
L'esperienza della parola. Testo, moralità e scrittura
Silvano Petrosino
Libro: Libro in brossura
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2009
pagine: 334
Intento del volume è contribuire alla comprensione della natura del rapporto che il soggetto umano intrattiene con la parola. La riflessione ruota intorno a due interrogativi fondamentali: innanzitutto qual è, se ve ne è uno, lo specifico dell'esperienza umana della parola? Tale questione si è imposta a partire dalla constatazione che il linguaggio è un fenomeno che non coinvolge solo l'uomo, che non riguarda solo il soggetto umano, ma interessa, ad esempio, anche il mondo animale e ampi settori del mondo tecnologico. Il secondo interrogativo al centro di queste pagine è il seguente: qual è il luogo dell'esperienza della parola? A queste e altre questioni il volume risponde sviluppando una riflessione che, sulla base di alcune importanti distinzioni, come quelle tra "essere loquens" ed "essere eloquens", tra "reagire" e "rispondere", tra "trasferimento di informazioni" e "comunicazione", tra "scrivente" e "scrittore", giunge a identificare un rapporto di essenza tra l'ordine dell'esperienza e quello della parola, e quindi tra l'atto di parola e l'atto morale.
Azione e narrazione. Percorsi del narrativismo contemporaneo
Francesca Cattaneo
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2008
pagine: 350
Il termine 'narrativismo' rimanda alla centralità della categoria di narrazione nei più svariati ambiti della cultura contemporanea, anche filosofica. L'estensione del termine sembra però minacciarne la densità: che cos'è la narrazione, che il narrativismo nomina di continuo? Il volume di Francesca Cattaneo prende le mosse dalle origini del termine 'narrativismo' e dalla sua accezione più stretta, riferita a una corrente della filosofia della storia angloamericana sviluppatasi dalla prima metà degli anni Sessanta. Analizzandone la genesi e le principali evoluzioni fino agli anni Ottanta, il testo si propone di mostrare come il narrativismo sviluppi uno studio del collegamento narrativo e delle sue differenti funzioni, approfondendo ora la dimensione sequenziale della narrazione, ora la sua dimensione sintetica (portata in primo piano dall'opera di L. O. Mink e H. White). Nelle diverse proposte narrativistiche viene inoltre identificato come centrale il nesso tra azione e narrazione, esplorato tramite lo studio del rapporto tra narrazione e azione narrata (primo narrativismo), oppure tematizzando l'azione stessa del narrare in quanto azione poetico-retorica (dopo la 'svolta' whiteana), o interrogandosi sul rapporto tra le azioni narrate e l'azione del narrare, come nel caso del narrativismo di matrice fenomenologica (F. A. Olafson, D. Carr), che analizza le implicazioni ontologiche della continuità tra le narrazioni storiche e le azioni che vi sono rappresentate.
Etica di frontiera. Nuove forme del bene e del male
Libro: Libro in brossura
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2008
pagine: XXVIII-472
L'etica è una delle teorie più legate alla fluidità della vita umana, perché è mirata al governo dell'agire, che è sempre singolare; dunque determinato dalle coordinate dell'empiria (lo spazio e il tempo; cioè poi il molteplice e il divenire). Essa orienta in tal modo la vita. Ma, se deve seguire della vita le volute, deve pure, nel contempo, ritrarsene. Come ogni teoria. Una teoria, anzitutto e per lo più, risulta dalla comprensione dei fenomeni. L'etica deve coniugare il singolare con l'universale, cioè stare al singolare con uno sguardo universale, per rendere universale il singolare. L'etica, allora, non è una teoria come tutte le altre. Se comprende il singolare per orientarlo all'universale, deve stare in certo modo sempre alla frontiera, cioè deve sempre scrutare la realtà del nuovo che avanza, se vuol dargli la forma trascendentale dell'oggetto conveniente con il buon uso della libertà. La frontiera è una cifra simbolica piena di fascino, perché sembra alludere nel linguaggio comune alla possibilità di straordinarie avventure. Tace, però, quasi sempre intorno ai rischi che tutto questo porta con sé. Quando qualcosa viene a noi, non sempre è per noi. Anzi, non di rado è contro di noi, fino a minacciarci di morte. Per questo le frontiere sono state sempre, in realtà, vigilate. Essere alla frontiera è lo stesso che vigilare sulla frontiera. In faccia al nemico, perché il nemico non sorprenda. Essere alla frontiera è proteggere dal male e custodire il bene.
La generazione del bene. Gratuità ed esperienza morale
Francesco Botturi
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2008
pagine: XVI-400
L'interesse principale del volume è il nesso fra antropologia e morale, cui non è estranea una perplessità nei confronti dell'etica contemporanea, ricca di prospettive e di contenuti, ma anche impegnata con modelli etici troppo lontani da una riflessione antropologica fondamentale. È vero inoltre che certe parole, dense di significato speculativo, sembrano divenute impronunciabili: esperienza e soggetto, giudizio e verità, desiderio, volontà e libertà, natura e bene. La ricerca di questo volume va nella direzione non solo di un confronto critico costruttivo con alcuni atteggiamenti speculativi del moderno, ma anche in quella della riproposizione di alcune categorie classiche in una chiave genetico-dinamica. Il titolo allude all'idea che la generatività sia al cuore dell'esistente: il bene è fondamento ontologico dell'esperienza stessa. La tesi antropologica centrale è che il soggetto umano stesso ha un'identità relazionale generativa, che ha nell'accadere dell'essere e nel suo dinamismo il fondamento, nel desiderio trascendentale il suo orizzonte e nell'esperienza morale la condizione storica del suo esercizio.
Prospettiva dell'azione e figure del bene
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2007
pagine: 286
L'azione offre una prospettiva privilegiata entro la cultura contemporanea del fare. Questa ricerca offre un ampio spettro di indagini fondanti e applicative sul tema. L'impianto è delineato dalla riflessione sulle strutture antropologiche (F. Botturi) e intenzionali (E. Ortiz) dell'agire e sulle loro implicazioni etiche in termini di motivazione (R. Mordaci) e di virtù (G. Samek Lodovici). Su questa base si indagano le figure del bene entro vari e suggestivi ambiti: 1) l'agire tecnologico (M. Marassi), l'agire economico (S. Semplici) e la razionalità pratica politica (M. Cangiotti); 2) le forme della comunicazione (A. Fabris), l'azione narrativa (F. Cattaneo) e la pratica letteraria (S. Petrosino); 3) l'iniziativa pedagogica (C. Fedeli), la prassi della cura (Sara Casati) e l'esperienza religiosa (G. Colombo).
Geografie della ragione. Robert Audi e la questione della razionalità in etica e in politica
Paolo Monti
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2007
pagine: 207
Gli ultimi decenni di riflessione filosofica nel contesto americano sono stati estremamente stimolanti e fruttuosi nel ripensamento dell'epistemologia morale e dell'etica normativa, nel confronto vivace sulle grandi questioni dell'etica pubblica e sui temi fondamentali della teoria politica. La vasta produzione filosofica di Robert Audi, pensatore di interessi comprensivi e scelte teoriche originali, rappresenta una matrice di percorsi possibili all'interno di quel territorio speculativo, una proposta di sintesi inedita a partire dalla quale mettere a tema criticamente l'identità e le ambizioni di un settore ampio e influente della filosofia contemporanea.
Il legame del dono
Susy Zanardo
Libro
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2007
pagine: 656
La figura del dono si è imposta negli ultimi anni come cifra essenziale della post-modernità. Pensatori come Husserl e Heidegger hanno preparato il terreno. Altri e più recenti protagonisti del dibattito filosofico (soprattutto J. Derrida e J.-L. Marion) hanno dedicato al dono libri fondamentali. Ma una teoria del dono, dopo il celebre saggio di Mauss, non può ignorare la relazione tra dono e legame. Come purtroppo, sinora e per lo più, è stato fatto. Questo libro affronta in modo diretto e deciso il senso della questione e propone una direzione di indagine nuova, attraverso una discussione serrata e illuminante delle tesi di Marion e di Derrida. Tanto l'onnipresenza della 'donazione' (Marion) quanto l'impossibilità del 'dono' (Derrida) vengono ponderate con cura e giudicate con equilibrio. Una insolita profondità di sguardo mette a nudo con implacabile rigore tutte le fragilità dei due pensatori francesi antagonisti e prepara l'affondo teorico finale che ne oltrepassa le rigide unilateralità mediante la tessitura del rapporto tra dono e legame come reciproco riconoscimento tra due (o più) soggettività in relazione. Il dono, in ultima istanza, si dice in questo libro, è sempre 'dono di noi stessi ad un altro come noi': è la piena realizzazione della struttura dell'umano come essere per altri. Tutte le forme di dono declinano la simbolica di questo gesto originario, ma non possono esserne che versioni 'ridotte'.
La ragione negli affetti. Radice comune di logos e pathos
Paolo Gomarasca
Libro: Libro in brossura
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2007
pagine: 278
A prima vista, il percorso dell'etica occidentale appare segnato da un'ostilità irriducibile tra logos e pathos. L'affanno filosofico principale sembra dovuto al tentativo di limitare il commercio con le passioni, assumendo il controllo razionale dell'esperienza. Ma più il logos ha cercato di mantenersi puro, più le passioni si sono scatenate, divenendo il controcanto della ragione. Oggi l'antica discordia si è lentamente trasformata in una separazione senza ritorno. Così, da una parte, il pathos è celebrato nella forma privata e insindacabile dell'emozione; dall'altra, il logos si muove entro la corta misura della ragione scientifica. Dipende dalla premessa: se il pathos è "alogon", cioè un "altrove" irrazionale della razionalità, allora è impossibile rimediare a un'estraneità così radicale. Se l'affettivo è concepito come un modo di funzionare che è proprio della ragione, se pathos e logos hanno una radice comune, allora c'è spazio per comporne l'unità. Muovere da questa seconda premessa non pare insensato: persino coloro che hanno inteso difendere la purezza della ragione, come gli Stoici, Platone, Descartes, Spinoza, Kant, non sono così lontani dall'idea di una primordiale e reciproca afferenza di logos e affettività. Idea che la tradizione classica è stata capace di pensare e che la fenomenologia ha in qualche modo reinventato accreditando la consapevolezza che una soggettività razionale finita, situata in un corpo, è pensabile a partire dalla presenza della ragione negli affetti.