Jimenez
Verso Nord
Willy Vlautin
Libro: Libro in brossura
editore: Jimenez
anno edizione: 2022
pagine: 224
Secondo romanzo di Willy Vlautin, "Verso Nord", al tempo della sua prima uscita, nel 2008, confermò ciò che in molti avevano già intuito: stava nascendo un autore in grado di dare voce agli emarginati, a quegli individui la cui esistenza è un campo di battaglia senza premi, se non la semplice sopravvivenza. Definito fin da questi esordi il nuovo John Steinbeck – per i temi affrontati ma anche per la prosa secca e cristallina e per lo sguardo compassionevole ma mai troppo sentimentale verso i propri personaggi – Vlautin ha consolidato questa sua vocazione anche con i successivi romanzi. Dopo avere raccontato, in "Motel Life", la storia di due fratelli in fuga per le strade del Nevada, in "Verso Nord" Vlautin si concentra su una figura femminile che con loro ha molto in comune. Anche lei abita un mondo di desolazione e sconfitta, anche lei è aggrappata alla speranza di una nuova vita. Da Las Vegas, dove vive, Allison Johnson fugge da un insoddisfacente lavoro come cameriera e e da un fidanzato violento e si mette in viaggio verso nord, diretta a Reno, Nevada. Appena ventenne, ha un bambino nella pancia, una dipendenza dagli alcolici e una pessima considerazione di sé. Tormentata dagli errori del passato, Allison tenta di ricostruirsi una nuova esistenza in una nuova città, avendo come unico conforto le conversazioni immaginarie che intrattiene con il suo eroe, Paul Newman. Fino a quando, tra i casinò, i diner e le strade di periferia, non troverà qualcuno che combatte la sua stessa battaglia.
Queste montagne bruciano
David Joy
Libro: Libro in brossura
editore: Jimenez
anno edizione: 2022
pagine: 256
"Queste montagne bruciano" è un romanzo al contempo esilarante e feroce, disperante e vitale, radicato in una terra bellissima e devastata dagli incendi, reali quanto metaforici. Qui vivono tre uomini a cui il destino chiede di unire le forze: Raymond Mathis, un padre solo, impotente, frustrato dalle lungaggini burocratiche e dalle limitazioni della legge; il giovane Denny Rattler, segnato da un incidente sul lavoro e sempre a caccia di una dose; Ron Holland, l’agente della Dea che non sa rinunciare a un caso. Da mesi l’Agenzia Federale per cui lavora sta cercando di ricostruire la fitta trama del traffico di stupefacenti che interessa l’ampio territorio occidentale della Carolina del Nord, al confine con il Tennessee, tra i maestosi boschi e le montagne che attraversano le aree tribali degli indiani Cherokee. Una riserva non certo preziosa, non certo immacolata. L’agente Holland sa che serve solo trovare la traccia giusta. E la traccia arriva quando al giovane Denny, ladruncolo astuto che segue poche e semplici regole per tenersi lontano dalla prigione, si presenta un’occasione cui è difficile resistere. Il caso si apre quando il figlio tossicodipendente di Raymond si mette nei guai con il suo spacciatore e Ray deve giocarsi tutto quello che gli resta per salvargli la vita, almeno un’ultima volta. Un padre, un tossico, un uomo di legge: mentre il caso avvicina questi uomini da punti diversi di un’implacabile epidemia, si compone il ritratto di un’umanità sul punto del tracollo, costretta a confrontarsi con una sola realtà: “Le nostre vite sono la somma di tutte le scelte che abbiamo fatto. Cosa sarebbe il mondo senza le conseguenze?”.
Wyoming
Barry Gifford
Libro: Libro in brossura
editore: Jimenez
anno edizione: 2021
pagine: 112
Un bambino di nove anni e la madre, in macchina, sulle strade dell’America degli anni Cinquanta, ritratti nel loro vagabondaggio tra campagne e motel, notti alla guida e giornate fitte di parole. Una minuscola famiglia persa nella vastità del mondo. Mentre la strada scorre alle loro spalle madre e figlio osservano il paesaggio che li circonda, ascoltano canzoni e notiziari, e parlano: dei ricordi di famiglia, delle ingegnose idee di Roy, del papà sempre altrove, dei luoghi in cui si fermeranno per mangiare o dormire, dell’esistenza dell’anima, di dinosauri, fenicotteri e coccodrilli, della saggezza e della follia. Insieme, attraverso le parole, trovano la forza di immaginare un’esistenza migliore, anche quando tutto sembra opporsi a una possibile felicità. E mentre si spostano da Chicago a Miami, da New Orleans a Kansas City, Roy sogna di andare un giorno nel Wyoming, quella terra di campi sconfinati che ha visto sulla cartina geografica: una terra ideale per correre liberi, magari con un cane, un posto dove nessuno potrà mai raggiungerli e ferirli, un luogo dell’anima a cui pensare quando le cose si mettono male. E la mamma non può che dargli ragione, perché tutti, grandi o piccoli, «abbiamo bisogno di un Wyoming». Costruito solo sui dialoghi, "Wyoming" è un romanzo diretto, essenziale, con un protagonista che ricorda – per sagacia, ingenuità e tenerezza – quello di Oscar e la dama in rosa (EricEmmanuel Schmitt), Huckleberry Finn di Mark Twain, i personaggi dei racconti di Ring Lardner o di Jerome D. Salinger.
Domani è un posto enorme. Un’amicizia con Chuck Kinder
Nicola Manuppelli
Libro: Libro in brossura
editore: Jimenez
anno edizione: 2021
pagine: 352
“Non lasciare mai che la verità intralci una buona storia” amava dire Chuck Kinder a Nicola Manuppelli, il giovane italiano che avrebbe voluto scrivere la sua biografia. Le cose che Kinder gli andava raccontando di sé non erano necessariamente vere, ma erano buone storie. I due si erano conosciuti nel 2008. Divenuti presto intimi amici, il celebre scrittore gli aprì le porte del suo mondo: un’allegra brigata di “pessimi uomini” con i loro meravigliosi romanzi e le loro vite disastrate e complesse, rinsaldate però da un fortissimo senso dell’amicizia. Basato sulle lunghe chiacchierate e le centinaia di email che Manuppelli ha scambiato con Kinder, la moglie e gli amici, Domani è un posto enorme è un romanzo di iniziazione, ma pure il ritratto di un eccezionale circolo letterario. Nelle sue pagine rivivono le atmosfere, le discussioni, le bravate compiute da quei “fuorilegge” che gravitavano in-torno a Chuck Kinder: amici e allievi quali Raymond Carver, Richard Ford, Scott Turow, Lee Maynard, Thomas Zigal, Tobias Wolff, Larry McMurtry e Michael Chabon, il quale fece rivivere queste esperienze nel romanzo – poi film – Wonder Boys. Tra feste, sbronze colossali, gite in rafting e lezioni di scrittura, dall’imprevedibile giorno in cui Chuck Kinder e Raymond Carver divennero amici per la pelle a quello in cui lo stesso Carver suggerì all’allora esordiente Richard Ford di andare a conoscere Kinder per sbloccare la sua crisi creativa, il memoir di Manuppelli tratteggia uno speciale approccio all’arte, all’amicizia, all’esistenza e anche all’amore; al tempo stesso, celebra l’opera di Chuck Kinder e ricorda a tutti, lettori e aspiranti scrittori, che “domani è un posto enorme”, come lo sono la vita e la letteratura.
Beeswing. I Fairport Convention, il folk-rock, la mia voce. 1967-75
Richard Thompson
Libro: Libro in brossura
editore: Jimenez
anno edizione: 2021
pagine: 272
Richard Thompson raggiunse la maggiore età in un momento cruciale della cultura britannica; era il 1967 e la popular music era lo specchio di un grande risveglio culturale. Nel pieno di questi fermenti, il diciottenne Thompson fondò i Fairport Convention e contribuì a inventare un nuovo genere di musica. Nei suoi anni giovanili Thompson collezionò più di una vita di esperienze. Nel periodo chiave compreso tra il 1967 e il 1975 mise a frutto il suo talento innato per diventare un musicista importante e stimato, sopravvisse a un tremendo incidente automobilistico e abbandonò i Fairport Convention al picco della loro popolarità, per formare un duo insieme alla moglie Linda, sodalizio artistico e sentimentale che avrebbe fruttato alcuni dei dischi più suggestivi degli anni Settanta. La scoperta del sufismo, che abbracciò incondizionatamente, avrebbe poi rimodellato il suo approccio alla vita e, di conseguenza, alla musica. In Beeswing, titolo preso in prestito da una delle sue canzoni più celebri e struggenti, Thompson torna con la memoria alla propria infanzia, ricrea lo spirito dei Sixties e ci porta con sé sulle strade d’Inghilterra e d’America, incrociando il cammino – e spesso dividendo il palco – con gente come Led Zeppelin, Pink Floyd, Nick Drake, Jimi Hendrix. Racconto di scoperte musicali, storie personali e rivelazioni sociali, Beeswing restituisce vividamente l’esistenza di uno degli artisti più significativi della musica moderna colto in un passaggio di inebriante slancio creativo, in un mondo sull’orlo del cambiamento.
Un diluvio di veleno
Jordan Farmer
Libro: Libro in brossura
editore: Jimenez
anno edizione: 2021
pagine: 266
Hollis Bragg è il figlio deforme di un predicatore delle colline della West Virginia, negli Stati Uniti. Vive isolato in una zona rurale vicino al guscio carbonizzato della chiesa del suo defunto padre e si guadagna da vivere scrivendo canzoni per una famosa band che ha abbandonato la povertà dei monti Appalachi e non è più tornata. Nessuno conosce il suo segreto, nessuno sospetta che in lui convivono il grottesco e il sublime: una spina dorsale ricurva che lo tormenta, una musica gloriosa che lo ossessiona. Quando una devastante fuga di sostanze tossiche avvelena le acque locali la situazione precipita, con Hollis che viene stanato nel suo rifugio, diventa testimone oculare di un omicidio, patisce un odioso tradimento e deve infine venire a patti con il suo corpo e con il suo passato. È arrivato per lui il momento – come per tutti – di scegliere se rimanere aggrappato alle sicurezze, alle consolazioni offerte dalla solitudine, o aprirsi al mondo e al futuro accettando il fatto che “nulla è mai completo e il massimo che possiamo sperare sono dei momenti di grazia nel grande arco della dissonanza”. Ambientato in uno dei tanti angoli di mondo dove convivono povertà, fanatismo religioso, superstizione, pretese di autosufficienza, "Un diluvio di veleno" è un romanzo sui corpi deboli della società, sul corpo malformato di un uomo, sulle cicatrici impresse dai sogni mancati.
Mixtape interstellare. La storia del Voyager Golden Record
Jonathan Scott
Libro: Copertina morbida
editore: Jimenez
anno edizione: 2021
pagine: 320
Nel 1977 un gruppo di scienziati e artisti si riunì a Ithaca per realizzare una compilation visionaria, un disco fatto di immagini oltre che di suoni, per raccontare a esseri non terrestri cos'è la Terra e chi sono i suoi abitanti: in breve, si stava cercando di catturare l'anima dell'umanità in 90 minuti di musica e figure. Oggi, quasi mezzo secolo dopo, quel disco viaggia ancora nello spazio interstellare in attesa di essere intercettato da forme di vita extraterrestre. È il Voyager Golden Record, passeggero speciale delle sonde Voyager 1 e Voyager 2 che la Nasa fece decollare da Cape Canaveral per mandare un messaggio ad altri abitanti del cosmo, nel caso, in un futuro lontano, manifestino la loro esistenza. Il compito di "costruire" fisicamente il messaggio fu affidato all'astronomo Carl Sagan, il quale mise insieme una squadra composta, tra gli altri, dall'astrofisico Frank Drake, dall'artista Linda Salzman Sagan, dalla regista Ann Druyan e da Alan Lomax, uno degli etnomusicologi più importanti del Novecento. Il risultato è un "bignami della Terra" racchiuso in un disco (in realtà due, uno per navicella) che contiene musiche di Beethoven e di Bach, Johnny B. Goode di Chuck Berry, brani tradizionali dell'India, della Cina e dell'Africa. E poi, tra molte altre cose, immagini della nostra civiltà, saluti in varie lingue e un messaggio di pace del presidente Carter agli alieni. Il saggio di Jonathan Scott svela tutta la storia che sta dietro al Voyager Golden Record, dall'idea iniziale al lancio sulle due sonde. Basandosi su materiali dell'epoca e interviste ai protagonisti superstiti, oltre che sui libri dello stesso Sagan, Scott catapulta il lettore nel cuore dei fatti, delinea tutti i particolari tecnici e li rende immediatamente comprensibili grazie a uno stile narrativo da romanzo d'avventura, a una prosa incalzante e rock in cui non mancano momenti pieni di umorismo e improvvisi slanci lirici.
La notte arriva sempre
Willy Vlautin
Libro: Libro in brossura
editore: Jimenez
anno edizione: 2021
pagine: 208
Lynette ha poco tempo per non cedere alla sconfitta. Ad appena trent’anni, è già esausta. Eppure il suo sogno è modesto: comprare la casa in cui vive con la madre e il fratello e procurare loro quella sicurezza che non hanno mai avuto. Nella sua città, una Portland sempre più alla moda, i prezzi delle abitazioni in pochi anni sono più che raddoppiati, le case popolari sono state convertite in condomini prestigiosi, i negozi a gestione familiare rimpiazzati da boutique di lusso. È l’illusione del sogno americano: benessere per tutti. Ma c’è un prezzo da pagare, ed è un prezzo che non tutti possono permettersi. A Lynette sono serviti una miriade di lavori e l’aiuto della madre per poter trovare i soldi necessari all’acquisto. E quando la madre le nega i soldi promessi, è costretta a spingersi oltre i propri limiti per ottenere il denaro di cui ha bisogno. Ambientato nell’arco di due giorni e due notti, "La notte arriva sempre" segue la frenetica odissea di Lynette, una spirale di impotenza e speranza che la porta ad affrontare avidi riccastri e ambigui trafficanti, in una città nel pieno di un boom economico che la sta trasformando radicalmente. Mentre cresce l’angoscia e le sue richieste di aiuto rimangono inascoltate, Lynette fa una scelta pericolosa. Nel tentativo di salvare il futuro della famiglia, è costretta a immergersi nelle zone più oscure del proprio passato e a confrontarsi con la vera realtà della sua vita.
Il grande addio. Chinatown e gli ultimi anni di Hollywood
Sam Wasson
Libro: Copertina morbida
editore: Jimenez
anno edizione: 2021
pagine: 395
Roman Polanski, il geniale regista che aveva stregato la Mecca del cinema con le torbide ossessioni di Rosemary's Baby che stava cercando di elaborare il lutto per la tragica morte di sua moglie, Sharon Tate; Jack Nicholson, l'ineffabile attore rivelatosi con Easy Rider, qui per la prima volta impegnato in un ruolo da protagonista; Robert Evans, il visionario produttore che aveva ridato linfa all'agonizzante Paramount, trasformandola nel più fecondo e intraprendente degli studios; Robert Towne, l'angosciato sceneggiatore che voleva scrivere la storia della sua vita e non vincere un Oscar (e però lo avrebbe vinto); Hollywood, nella sua stagione più ribelle, avventurosa e creativa, dopo il classicismo ormai stantio della golden age e prima della svendita alle mega-corporazioni, Sono questi i protagonisti di Il grande addio, il volume che celebra uno dei più grandi film della storia - Chinatown, anno 1974 - e insieme reinventa un genere narrativo, più vicino alla letteratura che alla cronaca saggistica, così come il film aveva reinventato un genere cinematografico (da noir a neonoir). Sam Wasson ci guida dentro la testa fratturata di un Polanski bambino nel ghetto di Cracovia e adulto davanti alla porta insanguinata della villa di Cielo Drive; negli abiti ben stirati di Jack Nicholson, un uomo senza padre e con troppe donne destinato a grandi imprese: nell'inquieta frenesia di Robert Towne, che contemporaneamente a Chinatown scriveva due storici film di Hal Ashby (L'ultima corvè e Shampoo) e intanto dava una mano a Coppola per risolvere le scene più delicate del Padrino; nella residenza di Robert Evans, Woodland, dove tra le fontane della piscina, le ragazze in bikini e le orchidee sempre fresche si faceva la storia del cinema: e infine, ma non ultimo, nella "nascita" di Los Angeles, avvenuta sulle macerie degli abusi di potere, della corruzione, della guerra dell'acqua, dell'addomesticamento del deserto, della mercificazione del sogno americano e dell'imboscamento dei segreti più terribili, uno dei quali - il più terribile di tutti - è il motore che fa girare Chinatown a un ritmo mai più eguagliato.
Selvaggi
Katherine Johnson
Libro: Copertina morbida
editore: Jimenez
anno edizione: 2021
pagine: 352
Basato su una storia vera, Selvaggi ci fa viaggiare dall'Australia coloniale al cuore dell'Europa nel biennio 1882-83, quando tre giovani aborigeni furono fatti esibire - in lotte, danze e lancio del boomerang - davanti a un pubblico di massa nei cosiddetti "zoo umani", spettacoli etnici molto diffusi all'epoca. Bonny, Jurano e Dorondera non furono certo i soli: si stima che, tra il 1800 e il 1958, oltre 35.000 "performer esotici" furono ammirati da un miliardo di spettatori sulle due sponde dell'Atlantico. Ma in questo romanzo, per la prima volta, l'autrice predilige il punto di vista dei presunti "selvaggi", storicamente esclusi dai resoconti ufficiali di quanto avveniva nei giardini botanici, nei parchi pubblici e nelle esposizioni universali. Pur non potendo contare sulle testimonianze dirette dei tre giovani aborigeni prelevati dall'Isola di Fraser (la meravigliosa e incontaminata "isola dei dingo"), Katherine Johnson immagina la loro storia facendo interagire personaggi reali, tra cui numerosi scienziati interessati alle teorie della razza e dell'evoluzione umana, e altri di finzione; tra questi ultimi, Hilda, giovane tedesca che, dopo sei anni trascorsi nelle colonie australi della Corona d'Inghilterra, intraprende il viaggio insieme a suo padre (l'ingegnere Luis Müller, altro personaggio realmente esistito) e ai tre ragazzi aborigeni, di etnia batdjala, che ormai considera suoi amici. Ne risulta una vicenda al contempo appassionante e dolorosa, in cui si alternano l'euforia della scoperta, i palpiti amorosi e il senso di impotenza di fronte alle ingiustizie e all'atavica stupidità degli uomini.
Non fare stronzate, non morire. Un addio a Vic Chesnutt
Kristin Hersh
Libro: Copertina morbida
editore: Jimenez
anno edizione: 2019
pagine: 189
"Ciò di cui era capace quest'uomo era sovrumano. Vic era brillante, spassoso e indispensabile, le sue canzoni messaggi dall'etere privi di censura. Aveva sviluppato uno stile alla chitarra che gli consentiva di suonare il basso, la ritmica e la solista nella stessa canzone, e questo utilizzando solo due dita. Il tempo fluido della sua musica era inimitabile, la sua poesia era incontaminata da influenze. Era il mio migliore amico. Non ho mai visto la carrozzina, per me era invisibile, ma lui sì. Quando il nostro camerino era in cima a una rampa di scale, mi diceva con nonchalance che ci saremmo visti dopo, al bar. Quando entrambi contraemmo la stessa malattia, gli dissi che non avevo mai provato un dolore più forte di quello. «Io non provo dolore» mi disse lui. Ovviamente. Me n'ero dimenticata. Quando gli chiesi di farci una passeggiata sotto la pioggia sul marciapiede mi disse che le sue mani si sarebbero bagnate. Seduta sul palco con lui, gli chiedevo di suonare una canzone e lui mi faceva il dito medio, che significava "oggi queste dita non funzionano". A me sembrava inespugnabile, immenso e meraviglioso, ma credo che Vic vedesse Vic come qualcosa di piccolo, difettoso, triste. Non so se riuscirò ancora ad ascoltare la sua musica, ma so quanto è necessario che la ascoltino gli altri. Quando ricevetti la telefonata che avevo temuto per quindici anni, persi il mio equilibrio. Tutto il mio essere si spostò a sinistra. Non riuscivo a stare in piedi senza finire contro il muro, e morivo di freddo. Non credo che mi piaccia questo pianeta senza Vic. Avevo giurato che non ci avrei mai vissuto, qui, senza di lui. Ma quello che ci ha lasciato è il suono di una vita che aveva combattuto i propri limiti, come tutte le vite dovrebbero fare. È il suono di qualcuno in fiamme. Fa di questo pianeta un posto migliore. E, volendo essere onesta con me stessa, ho ancora l'impressione che lui sia qui, ma libero dalle costrizioni. Forse ora è davvero immenso. Intatto. E felice."
Camera d'albergo
Barry Gifford
Libro: Libro in brossura
editore: Jimenez
anno edizione: 2023
pagine: 112
Nel 1993 l’emittente televisiva statunitense HBO mandò in onda "Hotel Room" ("Camera d’albergo"), miniserie in tre episodi, due dei quali diretti da David Lynch e uno da James Signorelli. Gli episodi erano tutti ambientati nella stessa camera di un albergo a New York. Per le sceneggiature, Lynch aveva interpellato lo scrittore Barry Gifford, con cui aveva già lavorato per la trasposizione cinematografica del romanzo "Cuore selvaggio" (1990), e al quale avrebbe continuato a ispirarsi portando sul grande schermo "Strade perdute" (1997). Nella versione televisiva di "Hotel Room" Lynch adattò due dei testi proposti da Gifford, realizzando gli episodi "Tricks", con protagonista Harry Dean Stanton, e "Blackout"; quei testi più un terzo, "Mrs Kashfi", furono poi pubblicati in volume, adattati per il teatro e interpretati sui maggiori palchi statunitensi ed europei. È questo che troviamo in "Camera d’albergo", tre plays dalle atmosfere chiaramente “lynchiane”: oscure, ipnotiche, in cui gli spazi ristretti costringono i personaggi a confrontarsi tra loro e con sé stessi, con le proprie paure e fragilità, ma anche con la forza che ciascuno si porta dentro. Assoluti protagonisti delle opere sono i dialoghi – veri e propri modelli di scrittura per chiunque aspiri a fare letteratura, cinema o teatro – in cui bastano poche, scarne battute a rivelare il complesso mondo interiore dei protagonisti, l’epoca e il mondo a cui appartengono. Prefazione di Sandro Veronesi.