Guida: Lettere italiane

I luoghi in cui è ambientato il romanzo di Angelo Di Muro sono fra i più belli del mondo: La Maddalena, Palau, Arzachena, Porto Cervo, Porto Rotondo, Santa Teresa di Gallura, Olbia. L'eccezionalità del territorio li rende ancora più struggenti. II panorama unico dell'isola di La Maddalena, con le case, il porto, il forte che domina sullo splendido braccio di mare, le solitarie colline intorno all'abitato, il lungomare coi suoi graziosi palazzi ottocenteschi, le piazze, i numerosi panfili ormeggiati insieme alle variopinte barche dei pescatori, fa da cornice ai sentimenti che animano i due protagonisti, Andrea e Rosa. Le coste frastagliate dell'arcipelago sono i tormenti, i ricordi, le contraddizioni e l'infinita voglia di amare dei due protagonisti. Quel mare incantato, con le sue onde carezzate dalla brezza del mattino, è l'amore che permea ogni azione dei due innamorati.

" ...La vita degli affetti ha nel romanzo un suo originale colore, le donne hanno sempre una commossa fisionomia di personaggi senza ipocrisie. Si comincia dal grado zero: Giusy, la segretaria sollecita e oculata, e ci si imbatte nel contempo nelle tre donne che hanno suggerito il dibattuto titolo dato al manoscritto: 'Tre donne intorno al cor...': Thania, madre dell'unico figlio di Telemaco e ora sposa separata, ma riemergente alla luce della storia e alla logica degli affetti. Ci sono poi Roberta Felici, la segretaria-architetto dal fascino "sottile e calamitante", e Darly, la donna veramente amata da Telemaco, ma assediata da un passato tormentoso per Telemaco perché pieno di itinerari sospetti..." (Dante Della Terza)

C'è ancora qualcosa da dire sull'argomento "ontologico". La cosiddetta "liquidazione" kantiana suscita sempre più insofferenza e, per quanto sia ormai un luogo comune della filosofia accademica, è ormai a buon punto per essere a sua volta liquidata. Essa non si riferisce che ad una forma "pervertita" dell'argomento stesso, in rapporto alla quale neppure è del tutto ineccepibile. Si tratta, dunque, di riportare alla luce il senso provocatorio e paradossale dell'argomento nella sua forma prima, che, rompendo gli argini e le barriere artificiali del raziocinio, spinge la mente ad aprirsi all'evidenza stessa della realtà e a riconoscere la profonda semplicità del mistero. Niente altro che un Koan! Anzi, il Koan dei Koan per il pensiero ad una dimensione dell'Occidente moderno.

Nei secoli X e XI, la più fulgida espressione del monachesimo nell'Italia del Sud, fu la regione ascetica del Mercurion: centro di produzione libraria con biblioteche e scriptoria. Ad accendere la fantasia dell'autore alcuni manoscritti conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, che attestano l'esistenza nella turma del Mercurion, di un monastero di S. Nicola di Donnoso. Il racconto è calato in un momento tra i più intensi, che vede il Mercurion ancora vitale, l'impero bizantino in agonia, gli arabi asserragliati in Sicilia, i normanni alle porte: l'Oriente si ritrae sotto i colpi dell'Occidente, ma il Medioevo continua.

Un libro a metà tra il giallo psicologico e il racconto poliziesco. Con un linguaggio semplice e immediato e un ritmo incalzante, narra la vicenda di un uomo intraprendente, sicuro di sé, talvolta cinico ma che, in seguito ad un assassinio, inizia a cambiare atteggiamento fino a diventare... quasi paterno e a voler cambiare vita. Si avverte nella scrittura a tratti nervosa e sempre attenta ai particolari della scena, la mano di un autore che ha grande dimestichezza con il teatro.

Luca è un ragazzo come tanti, con sogni e speranze, una moglie, un lavoro e tanti progetti che all'improvviso devono cambiare registro di fronte all'inattesa fine della sua storia d'amore. Ripartire è difficile, ma il contraccolpo a volte può farti rimbalzare in una nuova dimensione che, forse, mai avresti visitato se qualcuno non ti avesse finalmente aperto gli occhi.

"Quando per la prima volta mettemmo piede nella palestra napoletana di Cavalli di Bronzo..." comincia così la galoppata attraverso 60 anni di pallacanestro casertana di chi li ha vissuti quasi sempre in prima persona. Dal campo in terra battuta della mitica Palestra Giannone al Palamaggiò, dal pionierismo al professionismo, dalle scarpe con i buchi alle Nike Air, dagli stentati campionati di serie C allo scudetto tricolore, da Santino Piccolo, Messore e Farina M e L, al grande Giovanni Maggiò, questa è sì, la storia della Juvecaserta, ma anche di una città, che si è specchiata nel basket per sollevarsi dai tanti dolori. E oggi il Palamaggiò, simbolo dell'era moderna, può essere considerato una seconda Reggia, anzi la Reggia del basket.